James Cook
[blockquote author=”James Cook”] L’ambizione mi porta non solo più lontano di quanto qualsiasi uomo sia stato prima di me, ma tanto lontano quanto penso che un uomo possa spingersi.[/blockquote]
Come le lapidarie frasi di altri protagonisti della storia dei viaggi ed esplorazioni del passato anche questa di James Cook esprime lo spirito che ispira chi dedica la vita a quella insostituibile esperienza e conoscenza che solo il viaggio può dare e per ciò anche di lui, come di molti altri, ho cercato di ritrovarne i luoghi raccontati nei suoi itinerari sulle Rotte del Pacifico e viaggiando in Oceania.
Il richiamo del mare
Tra i nove figli dei un bracciante di Marton in Cleveland nello Yorkshire, James Cook era nato il 27 ottobre del 1728 e fu mandato giovanissimo dall’ indigente famiglia come commesso nella costiera Staithes , frequentata da gente di mare che lo incantarono di racconti su terre lontane ed avventure. A diciotto anni era imbarcato nella compagnia mercantile Walker di Withby divenendo in breve comandante in seconda e invece di frequentare taverne e bordelli come gli altri marinai il tempo libero lo passava ad erudirsi di astronomia e matematica, affinando non poco l’arte della navigazione.
Quando Francia e Austria iniziarono a scontrarsi con Prussia ed Inghilterra nella Guerra dei sette anni, nel 1755 James Cook entrò nella Royal Navy ove era ben difficile la carriera per chi aveva origini tanto umili, ma la sua abilità e competenze lo elevarono a comandante di goletta e poi a topografo di Terranova e Labrador. Alla fine della guerra era ancora nel Nordamerica britannico apprezzato cartografo e topografo per importanti rilevamenti sulle coste della Nova Scotia, l’ isola di Terranova e sul fiume San Lorenzo, tornando poi in madrepatria ove prese moglie e casa in Mile End Road a Londra.
Il richiamo del mare tornò nel 1768 quando la Royal Geographical Society gli affidò un’importante missione e la sua grande avventura sulle rotte del Pacifico iniziò a quaranta anni, quando fu incaricato nel suo primo viaggio di raggiungere il punto ideale nell’oceano per osservare il passaggio di Venere sul sole con un astronomi e naturalisti guidati dal giovane e nobile botanico Joseph Banks imbarcati nella sua Endeavour il ventisei agosto del 1768.
Così come per altre imprese dell’ epoca il vero incarico era quello voluto da sua maestà britannica ad esplorare quante più terre ancora ignote da rivendicare quali possedimenti d’ Inghilterra in quella competizione sui mari con Francia e Spagna, vera protagonista delle esplorazioni settecentesche. Fin dai viaggi di Cristoforo Colombo le migliori rotte per l’ Asia orientale erano quelle d’ occidente, ma ostacolate dall’ America con le sue estremità settentrionale e meridionale affacciate dai mari gelidi e pieni di ghiacci vaganti pressoché insormontabili e aldilà l’ immensità del Pacifico ove soffiavano venti ancora ignoti.
Dopo le leggendarie spedizioni di Magellano e Francis Drake pochi s’erano avventurati sulle rotte del Pacifico percorse fortuitamente e ancora sconosciute in quell’ oceano che pacifico era solo nella regione centrale dei venti alisei tra i due tropici, mentre a nord e sud si scatenavano imprevedibili uragani e cicloni, la rotta meridionale di Capo Horn flagellata da tempeste e venti antartici. Navigando lungo quel capo posso assicurare che anche nelle giornate migliori si rimane impressionati dalla furia dei venti e delle onde, così come incrociando altre rotte nel Pacifico ne ho provato l’ improvvisa violenza di tempeste ed imprevedibili tifoni.
Endeavour
Per navigare a vela in questo oceano occorre una conoscenza precisa di venti e correnti che all’epoca di quel primo viaggio di James Cook era molto confusa, non vi erano indicazioni chiare da chi lo aveva preceduto, tantomeno calcolare esattamente posizioni e distanze percorse, giacchè per stabilire e quindi misurare la latitudine e la longitudine senza la strumentazione adeguata calcolando la velocità della nave, si usava un pezzo di legno che passava costantemente da prua a poppa, mentre un marinaio prendeva nota del tempo occorso con una clessidra o cantilenando delle frasi convenzionali. In tali condizioni la navigazione poteva essere solo improvvisata seguendo quotidianamente eventi imprevedibili e affidata all’abilità e intuizioni del comandante.
Vanno aggiunti anche i non indifferenti disagi della navigazione in un veliero dell’ epoca come l’ Endeavour che stazzava solo 368 tonnellate dagli angusti spazi per le 94 persone a bordo, l’ equipaggio dormiva sottocoperta in piccole amache, il rancio era scarso e arricchito solo di carne salata qualche giorno a settimana, pescare sottraeva tempo al continuo lavoro a bordo e quindi saltuario, solo per gli ufficiali e gli studiosi imbarcati il viaggio poteva essere appena un po’ più confortevole. Tra le altre innovazioni James Cook introdusse carichi di agrumi e limoni anche in succhi concentrati per combattere lo scorbuto, mentre le razioni di rhum e birra erano ormai consuetudini sui vascelli britannici.
Polinesia
Partito da Plymouth il veloce brigantino Endeavour traversò rapidamente l’ Atlantico fece scalo a Rio de Janeiro, doppiò Capo Horn e l’ undici giugno del 1769 sbarcò in Polinesia nell’ isola di Tahiti stabilendo ottime relazioni con gli indigeni, individuò il punto preciso per l’osservazione del fenomeno astrale a Venus Point con gli studiosi a seguito, mentre l’ equipaggio piantava agrumi e piante portate da Rio che ancora sono rigogliose nell’isola. Qui finalmente James Cook poteva annotare con meritato orgoglio.“una circostanza forse mai accaduta ad altre navi in questi mari così temuti per le terribili tempeste, tanto che doppiare Capo Hcìrn è ritenuto da alcuni un fatto grandioso”.
Durante i tre mesi di permanenza mentre gli studiosi osservavano il passaggio di Venere e catalogavano piante, lui si dedicò ad osservare la vita dei polinesiani ei marinai s’abbandonarono al piacere della loro ospitalità soprattutto femminile, così come ebbero a goderne gli equipaggi che seguirono in quel paradiso polinesiano.
Fu tra gli altri uno dei motivi del celebre ammutinamento del vascello britannico Bounty nel 1789 guidato da Fletcher Christian e i suoi marinai contro le angherie del capitano William Bligh che poi riusultò uno dei più abili navigatori dell’ epoca. Abbandonato dagli ammutinati nell’ oceano su una scialuppa assieme a diciotto fidi, qualche cibaria, una bussola, un’ orologio, un sestante rotto, qualche tavola di navigazione e senza carte nautiche, percorse 6.700 chilometri in quarantasette giorni nell’ immensità dell’ oceano raggiungendo le Indie orientali olandesi a Timor.
Tornando al capitano James Cook, lasciata Tahiti ne esplorò l’arcipelago polinesiano battezzato Isole della Società in onore della Royal Geographic Society, cercò poi la rotta meridionale per la leggendaria Terra Australis e giunse in Nuova Zelanda che scopri’ essere di due isole separate da uno stretto che lo si chiama con il suo nome.
Australia
Vi navigò attorno per sei mesi facendo i suoi consueti ed attenti rilevamenti cartografici, poi attraversò il Mar di Tasman battuto dai gelidi venti antartici e il 20 aprile del 1770 avvistò il lembo di una terra ignota annotando “il grande vuoto mare si abbatteva da sud-est con alte ondate su tutta la riva”, sbarcando su quella costa che non stava in nessuna mappa ne’ in racconti di marinai pensò d’essere giunto nella mitica Terra Australis che da allora fu nota come Australia.
Chiamò Nuovo Galles quella costa sbarcando a Botany Bay e nel vicino Port Jackson ove poi nel 1788 Arthur Phillip fondò l’ insediamento che divenne Sydney, non vi trovò indigeni simili ai thaitiani e tantomeno così ospitali, ma aborigeni che subito minacciarono d’ incendio l’ accampamento dei britannici sbarcati.
[blockquote author=”James Cook”]E sono arrivato così vicino alla riva da distinguere diverse persone sulla spiaggia del mare che appaiono essere di un colore molto scuro o nero, ma se questo sia il vero colore della loro pelle o dei vestiti che indossano non so[/blockquote]
James Cook in questo suo primo viaggio risalì la costa orientale del Queensland per trarne rilevamenti topografici e disegnarne la carta, procedendo lungo la Grande barriera corallina ove s’ incagliò, giunse nell’estremità dell’ Australia settentrionale a Capo York e prese possesso delle nuove terre in nome di sua maestà britannica.
Entrato nello stretto di Torres provò a sbarcare in Nuova Guinea scontrandosi con gli indigeni ostili che lo impedirono, prese la rotta per l’ Indonesia sostando nella colonia olandese di Batavia a Giava ove un’ epidemia decimò l’ equipaggio.
L’ Endeavour tornò in Gran Bretagna il 13 luglio del 1771 a quattro anni dalla partenza, portando la prima grande documentazione sulle rotte del Pacifico, la “scoperta” delle isole in Polinesia, la Nuova Zelanda e il territorio dell’ Australia, consacrandolo come grande navigatore ed esploratore, sebbene ne fu glorificato Joseph Banks quale rampollo di quella stupida aristocrazia britannica che poteva essere ricevuto a corte. Così uno dei più grandi navigatori della storia ma d’ umili origini non poteva ottenere quegli onori cortigiani, tornandosene a casa in Mile End Road per la sua ben più importante attività tra carte nautiche e rilevamenti topografici.
Cercando il continente Australis
Ne venne un grande progetto per esplorare i punti più meridionali dei tre oceani, Atlantico, Indiano e il Pacifico, tra i 100 e i 160 gradi di longitudine ove nessuno aveva mai osato e dove poteva trovarsi quella leggendaria Terra Australis che non aveva incontrato nel primo viaggio. Il progetto ebbe subito l’ incarico della Royal Geographical Society e il capitano James Cook partì da Plymouth il 13 luglio del 1772 con la Resolution che stazzava 462 tonnellate e la ’ Adventure un centinaio meno.
Nel secondo viaggio, al posto di Joseph Banks che l’aveva calunniato a corte, tra gli “ studiosi” l’ accompagnava il poliedrico naturalista, antropologo e giacobino tedesco Georg Forster che da questo viaggio trasse il suo A Voyage Round the World con attente decrizioni della Polinesia e di buona parte dei suoi popoli. Il primo studio etnografico su quelle popolazioni che, assieme alle opere di Bronisław Malinowski, Claude Lèvi Strauss e altri autori successivi hanno sempre accompagnato i miei viaggi in Oceania e seguendo le rotte del Pacifico compresi questi viaggi del capitano James Cook.
Attraversarono rapidamente il Pacifico meridionale e le due navi arrivarono alla banchisa dell’ oceano antartico a dicembre seguendone la costa orientale, tra iceberg e tempeste glaciali, Cook attraversò le estremità meridionali dell’Oceano Indiano e Pacifico nella regione esplorata poi settanta anni dopo dal francese Dumont d’ Urville in prossimità del circolo polare arrivando in Nuova Zelanda.
Vi sostò dedicandosi allo studio dei Maori annotandone costumi e tradizioni, riprese le rotte del Pacifico dopo aver visitato Tonga e incrociando Samoa in attesa dell’ estate australe, a novembre le due navi ripartirono l’ oceano antartico, ma trovarono solo un’immensa distesa di mare ghiacciato. Nel dicembre del 1773 Cook giunse in prossimità dell’ Antartide che non poteva avvistare tra nebbie, tempeste glaciali e l’ incubo dagli icebergs, mai prima e dopo di lui nessuno s’era avvicinato alla posizione del continente Antartide fino alla spedizione del norvegese Roald Amundsen 135 anni dopo.
Quella parte dell’ itinerario continuò navigando in quelle condizioni impossibili, Cook si convinse dell’ inesistenza di un altro continente australe e che comunque nessuno avrebbe mai potuto sopravvivere tra ghiacci, tempeste glaciali e temperature tanto gelide da non permettere alcuna forma d’esistenza. Lasciando la regione tornò in Polinesia per fermarsi a Tahiti, dove ormai dal primo viaggio il capitano aveva dignità regale presso gli indigeni. Continuò l’esplorazione delle isole ribattezzate della Società nel vasto arcipelago polinesiano, proseguendo con Samoa e Tonga, le melanesiane Nuove Ebridi, scoprendo quelle che furono chiamate Nuova Caledonia e l’isola di Norfolk .
Raggiunse Rapa Nui che era stata ribattezzata dagli spagnoli Isola di Pasqua, dopo la sosta navigò per cinque settimane ad est fino alla Tierra del Fuego e oltre il Capo Horn entrò nell’ Atlantico meridionale incrociando le australi Sandwich e Georgia, sbarcando a Possession Bay in un’ isola dell’ arcipelago che ribattezzò Georgia del Sud, sulla via del ritorno sostò nelle isole di Fernando de Noronha e la sperduta Sant’Elena.
A tre anni dalla partenza la grande spedizione tornò in patria nel luglio del 1775 sfatando definitivamente il mito di un’ altra Terra Australis continentale a sud dell’ Australia ancora da esplorare che aveva appassionato tutti i navigatori sulle rotte del Pacifico, ma i miti hanno sempre fondamento nella realtà e l’ immenso mare ghiacciato che aveva raggiunto non è che la banchisa polare del vero continente Antartide.
Passaggio a nord ovest
Mentre iniziava la guerra per l’ indipendenza delle colonie britanniche nordamericane, il grande navigatore di umili origini e di eccezionali meriti venne nominato capitano e presentato al re Giorgio III, oltre a divenire membro dell’ esclusiva Royal Geographical Society che qualche tempo dopo lo incaricò di cercare un passaggio a nord ovest tra l’Asia e l’America dal Pacifico, essendo risultate invane le ricerche dall’Atlantico.
Il terzo viaggio di Cook partì a metà luglio del 1776 con i velieri Discovery e il suo preferito Resolution, navigando a sud oltre il Capo di Buona Speranza incrociò le isole Kerguelen, procedendo per la Tasmania e giungendo in Nuova Zelanda. Di qui nel 1777 passò l’anno tra le isole ribattezzate dell’Amicizia Samoa e Tonga, le altre polinesiane della Società oltre le Isole Cook che presero il suo nome, tornando poi a Tahiti ove ormai era più che onorato tra la popolazione.
A dicembre ripartì da Bora Bora incrociando una nuova isola nelle Kiribati il venticinque del mese e che battezzò Christmas, giungendo poi in un piccolo arcipelago ignoto chiamandolo Sandwich in onore dell’ ammiraglio lord Sandwich suo protettore. Nel gennaio 1778 fu il primo europeo a sbarcare nelle Hawaii ed esplorate le isole prese la rotta settentrionale giungendo nella primavera del 1778 al largo dell’Alaska da dove cercare il passaggio nell’ignoto mar Glaciale attraverso l’ arcipelago artico canadese per l’ Atlantico settentrionale.
Navigando nel Mare di Bering oltre l’ omonimo stretto sfiorò l’estremità settentrionale d’America a Point Barrow in acque gelide colme di giganteschi iceberg che impedivano la navigazione a nord, si diresse dunque al largo della siberiana Kamčatka dirigendo sulle Aleutine fino all’isola di Unalaska ove sostò per riparare le navi danneggiate dall’impegnativa navigazione artica. Vista l’ impossibilità di trovare un qualche agibile passaggio tra i due oceani tornò a sud per le Hawaii ove giunse il 17 gennaio 1779 nella baia di Karaka kooa sulla costa occidentale dell’isola di Grande Hawaii.
[blockquote author=”James Cook”]Nel corso dei molti viaggi miei non ho mai incontrato indigeni così stupiti come questi che montavano a bordo della nave. Il loro sguardo andava rapidamente da un oggetto all’altro, l’emozione selvaggia delle loro espressioni e dei loro gesti rivelava la loro intera ignoranza su quanto ad essi si presentava e il fatto che non fossero stati mai visitati prima da europe…[/blockquote]
Qui si concluse il terzo degli avventurosi viaggi e la vita del grande navigatore James Cook , accanto al Discovery alla fonda gli indigeni sottrassero una grande scialuppa, così Cook sbarcò per prendere in ostaggio il loro re Kalani’opu’u e farsi restituire il maltolto, i guerrieri lo ostacolarono minacciandolo e reagì sparando, quando videro stramazzare uno dei loro iniziarono a tirare sassi contro gli inglesi sbarcati che a loro volta spararono. Mentre cercavano di riguadagnare le scialuppe inseguiti Cook fu colpito da una mazza e trucidato, del corpo rimasero pochi pezzi poi restituiti e inumati in mare dalla Resolution.
Così finì la vita di James Cook che fu il più grande navigatore sulle rotte del Pacifico ed esploratore dell’ Oceania onorato in Polinesia tra gli indigeni di Tahiti e fatto a pezzi quelli bellicosi delle Hawaii.
[blockquote author=”James Cook”]Tuttavia non ho fatto grandi Scoperte, anche se ho esplorato più io del Grande Mare del Sud di tutti quelli che sono andati prima di me, tanto che poco resta ora da fare per avere una conoscenza approfondita di quella parte del Globo.[/blockquote]
© Paolo del Papa: Viaggiatori ed esploratori. Vol.Attraverso gli Oceani.James Cook.
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