I cartelli messicani della droga
L’ impero del narcotraffico di cocaina con il colombiano cartello di Medellin dominato dal suo fondatore ed indiscusso signore della Pablo Escobar si impose negli anni ottanta fino alla sua caduta, ma ne seguirono altre potenti organizzazioni che continuarono a diffondere dappertutto l’ ambita polvere bianca dalla Colombia. Nel frattempo la criminalità che trafficava marijuana in Messico, per l’aumento della domanda dal vicino e florido mercato statunitense trovò il più lucroso commercio nella cocaina, con la nascita e l’ incontenibile ascesa di quelli che divennero i potenti Càrteles messicani con i loro traffici che hanno continuato ad infestare e sprofondato nella violenza questo paese. In quella geografia del narcotraffico latino americano fino agli anni novanta il devastante commercio internazionale della cocaina rimaneva monopolio assoluto delle potenti e feroci organizzazioni colombiane, adoperando per il trasporto bande messicane verso il più lucroso mercato statunitense. Con la decadenza dei cartelli colombiani e la fine del più potente di Medellin, quelli che erano solo i trasportatori ne divennero protagonisti iniziando il nuovo traffico dei cartelli dalle dimensioni enormi con il controllo e l’ apertura di nuove vie per gli Usa, coinvolgendo anche le organizzazioni statunitensi e non solo quelle palesemente criminali.
Il Cartello di Guadalajara
La popolosa città di Culiacán è la capitale dello stato di Sinaloa nel nord ovest messicano , all’ inizio degli anni ottanta il governatore Sánchez Celis aveva come guardia del corpo e suo protetto l’ ex poliziotto federale Félix Gallardo che nel frattempo lavorava per il trafficante di marijuana Pedro Avilés detto El León de la Sierra, ne riuscì ad espandere le coltivazioni di cannabis e il commercio nel mercato statunitense divenendone il capo. Era protetto dagli apparati governativi e la Dirección Federal de Seguridad, sostenuta dai servizi statunitensi per combattere i movimenti comunisti e nota come la famigerata Dfs , con la Cia che usava i canali dei traffico di droga inviando armi alle formazioni di destra dei Contras per spodestare il legittimo governo del Nicaragua. Così Miguel Ángel Félix Gallardo divenne grande esportatore di marijuana poi, anche con la mediazione del narcotrafficante Ballesteros sostenitore dei Contras per conto della Cia, iniziò con la cocaina colombiana quando Matta Ballestreros lo fece incontrare con El Mexicano, come era chiamato Josè Gonzalo Rodriguez Gacha, che era uno dei fondatori del potente cartello colombiano di Medellin, incrementandone enormemente il traffico. In breve Félix Gallardo detto El Padrino divenne il più potente trafficante di droga messicano, fondando la prima e potente organizzazione per il traffico di droga con il cartello di Guadalajara negli anni ottanta assieme a Rafael Caro Quintero detto El Prìncipe o Don Rafa, ed Ernesto Fonseca Carrillo noto come Don Neto, si aggiunse poi Juan José Esparragoza Moreno chiamato El Azul, che era stato nella Dirección Federal de Seguridad corrotta Oltre all’ appoggio della corrotta Dfs e le altre forze di polizia, per il suo aiuto ai Contras nella paranoia anticomunista statunitense aveva anche il beneplacito della Cia, inaugurando il sistema di corruzione e perverse alleanze del narcotraffico messicano. L’ agente della Dea Enrique Camarena dopo quattro anni di indagini nel 1984 scoprì il rancho del Búfalo con l’ immensa piantagione di cannabis del potente trafficante di droga Rafael Caro Quintero Don Rafa, che venne distrutta sequestrando oltre ventimila tonnellate di marijuana. Poco dopo venne rapito e torturato a morte dai sicari di Quintero e su ordine di Felix Gallardo, colplendo direttamente la Dea che inviò agenti per investigare in quella che fu detta l’ operazione Leyenda, Rafael Caro Quintero ed Ernesto Fonseca Carrillo furono catturati, solo recentemente si è saputo che la responsabilità non fu solo dei narcotrafficanti e che Camarena fu ucciso per aver scoperto il legame della Cia con il traffico di droga. Sfuggito all’ arresto per le sue protezioni politiche e l’ immancabile sostegno della Cia, Félix Gallardo nel 1987 lasciò il suo territorio di Culiacán convocando i suoi soci ad Acapulco per dividere in tre organizzazioni il suo cartello di Guadalajara, così da evitare di farlo cadere in un solo probabile attacco permettendone la sopravvivenza. Gallardo fu poi arrestato nel 1989 per traffico di droga e mandante di omicidi compreso quello dell’agente Camarena e condannato a quaranta anni di detenzione, ma inizialmente continuò a dirigere i suoi traffici fino a quando non fu rinchiuso nel carcere di massima sicurezza noto come Altiplano.
Il clan Arellano Fèlix di Tijuana
L’ organizzazione criminale fu divisa nel cartello di Sinaloa , affidato a colui che era stato a lungo il braccio destro di El Padrino Héctor Salazar e l’altro suo fido Joaquin Guzmàn Loera destinato a divenire il più potente signore della droga messicana come El Chapo, ben presto in conflitto con l’ altro che fu chiamato cartello di Tijuana dai fratelli Arellano Félix e nipoti dell’ ormai tramontato El Padrino Gallardo, per questo detto anche Arellano Félix Organización o Afo . Il cartello divenne molto potente da quando nel 1997 ne prese la guida il rude Ramón Arellano che impose subito violentemente il potere assieme al fratello Benjamín e gli altri Francisco Javier, Eduardo, Francisco Rafael, Luis, Fernando, Carlos, oltre sorella Enedina. Dominanti nel grande traffico di droga verso la limitrofa frontiera statunitense, nel 1998 i fratelli Arellano Felix si allearono con il cartello di Sonora, fondato nell’ omonimo territorio messicano e guidato da uno dei capi del decaduto cartello di Guadalajara Miguel Caro Quintero assieme a suo fratello maggiore detenuto Rafael che riusciva ad occuparsi dei suoi loschi affari dal carcere. Ne venne una potente federazione di narcotrafficanti con enormi profitti, estendendo il suo dominio con il Cártel del Istimo Díaz-Parada noto come il cartello di Oaxaca nei territori meridionali dell’ omonimo stato di Oaxaca e il ChIapas. Negli anni successivi i fratelli Arellano Félix finirono uccisi o catturati cominciando da Ramón Arellano , ufficialmente caduto in uno scontro con la polizia nel 2002, ma ucciso dai sicari del Chapo Joaquín Guzmán Loera durante il carnevale di Mazatlán, Francisco Javier fu catturato nel 2006, due anni ebbe stessa sorte l’altro fratello Eduardo Arellano, prese le redini del clan Arellano Fèlix per qualche anno Francisco Rafael che venne ucciso in una festa nel 2013 da sicari travestiti da pagliacci. Delle quattro sorelle, la signora della droga Enedina ha preso il comando del cartello fino alla sua cattura nel 2014 assieme al fratello Carlos Arellano , poi scomparso e non risulta più ricercato. Ne rimase brevemente alla guida il nipote degli Arellano Luis Fernando Sánchez o detto El Ingeniero, poi anche lui catturato nel 2014 e rinchiuso come altri signori della droga messicani nel carcere di massima sicurezza dell’ Altiplano. Dopo i cruenti scontri e gli attacchi del cartello di Sinaloa nel 2006 e la fine del clan Arellano Félix, anche il potente cartello di Tijuana ha visto il suo rapido declino e ne sono sopravvissuti alcuni gruppi come quello di Teodoro Garcia Simental detto El Teo o El Alamo poi catturato nel 2010. La decaduta organizzazione di Tijuana nel 2016 è stata rifondata su ciò che rimaneva della Beltrán Leyva Organization o Blo , nel 2014 fu arrestato il capo Hector Beltran Leyva noto come El H e tre anni dopo in un conflitto con l’ esercito fu ucciso il socio Juan Francisco Patrón Sánchez o El H2 che dirigeva la fazione sotto l’ autorità del nuovo cartello di Jalisco fondato nel 2010 da Rubén Oseguera Cervantes detto El Mencho, scontrandosi con il cartello di Sinaloa in declino per l’ uccisione o cattura di vari capi, così come gli altri avversari Los Zetas .
Sonora e Colima
Oltre alla spartizione dei territori negli altri cartelli più potenti, il cartello di Guadalajara si ramificò in altre organizzazioni criminali, dopo l’ arresto nel 1985 di Don Rafa Rafael Caro Quintero, il grande traffico di marijuana e riciclaggio fu preso da suo fratello Miguel che iniziò ad importare e trafficare anche cocaina colombiana per proprio conto fondando la sua organizzazione che prese il nome di cartello di Sonora controllando le vie della droga per il Texas, Arizona, California e Nevada fino alla sua cattura nel 2001, estradato poi otto anni dopo per essere detenuto negli Stai Uniti. Nello stesso periodo José Amezcua Contreras, oltre la marijuana locale e la cocaina colombiana, fu tra i primi criminali messicani ad iniziare l’altro micidiale traffico di droghe sintetiche prima importando l’asiatica Efedrina, estratta dalla pianta Ephedra sinica o canapa gialla, per poi produrre e diffondere la Metanfetamina. Ben presto José de Jesús Amezcua Contreras assieme a Luis e l’ altro fratello maggiore Adán , concentrarono le loro attività criminali sul nuovo traffico di droghe sintetiche fondando il cartello di Colima che dall’ inizio degli anni novanta invase il mercato di anfetamine. Anche dopo la cattura di Josè e Adàn Amezcua Contreras alla fine di quel decennio, il grande traffico di droghe sintetiche è continuato con la guida delle sorelle Patricia, Martha ed Emma Amezcua Contreras assieme a Trinidad Ramirez, Telesforo Baltazar Tirado Escamilla con i figli Rolando e Luis Alfonso Tirado Diaz, mantenendo i lucrosi affari criminali del cartello di Colima divenuto una multinazionale che, oltre alle altre droghe, con la Pseudoefedrina ha intossicato il mondo .
Il Cartello di Juarez
Mentre l’ organizzazione di Guadalajara lucrava sul grande traffico di droga, quella che divenne Il cartello di Juárez si impose sul territorio centro settentrionale e di Chihuahua lungo il confine texano, inizialmente guidato da Rafael Guajardo, che era stato ufficiale nella corrotta Direccion Federal de Seguridad, assieme a Pablo Acosta Villarreal detto El Zorro di Ojinaga. Ben protetto dalla Dfs, polizia locale e ufficiali corrotti dell’ esercito. nella cittadina sul confine texano di Ojinaga riuscì a fondare la sua base per gli aerei che mensilmente portavano cinque tonnellate di cocaina colombiana. Rimasto ucciso nel 1987 da un’ incursione di elicotteri dei federali messicani con la supervisione della Dea, nel 1993 il socio Guajardo fu fatto assassinare per prendere il comando da Amado Carrillo Fuentes , ben presto noto come El Señor de Los Cielos per la flotta di aerei usata nel trasporto dei carichi di droga. Nipote di Ernesto Fonseca Carrillo Don Neto, che fu uno dei capi del cartello di Guadalajara, assieme ai fratelli con i suoi aerei ha incrementato enormemente l’ importazione di cocaina per poi farla transitare, solo per dare un’ idea dell’ enorme traffico nel 1989 la Dea riuscì ad intercettare un solo carico ben ventuno tonnellate di cocaina nella loro base di Sylmar in California dal valore di sette miliardi di dollari. Il cartello Juárez divenne molto potente nel narcotraffico messicano con la guida dell’ ambizioso Carrillo Fuentes negli anni novanta, protetto da funzionari corrotti e dal governatore dello stato di Morelos Jorge Carrillo Olea che, quando si dimise per essere incriminato, Carillo Fuentes decise di sottoporsi ad una plastica facciale per non essere identificato nel 1997, ma morì durante l’ intervento. Ne prese il posto al comando suo fratello Vicente Carrillo Fuentes che era detto El Vicerey, rimasto al potere fino alla sua cattura nel 2014, mentre il figlio del defunto padrino di Juàrez Vicente Carrillo Leyva, chiamato Ingeniero per la sua laurea, si occupava di riciclaggio e per questo arrestato nel 2009. Il Cártel de Juárez entrò ben preso in competizione con gli affari dell’ organizzazione criminale di Sinaloa mentre era detenuto dopo il suo arresto in Guatemala il suo capo supremo Joaquin Guzmàn Loera El Chapo che, quando riuscì ad evadere nel 2001, riprese il potere accogliendo diversi associati di Juàrez compreso uno dei suoi capi Juan José Esparragoza Moreno El Azul . Nel 2004 Guzmàn inviò i suoi sicari ad uccidere il fratello di Vincente Carillo Fuentes Rodolfo, scatenando la guerra tra i due cartelli, iniziando dalla vendetta di Vicente che fece assassinare in prigione il fratello del Chapo Arturo Guzmán Loera detto El Pollo, per due anni si trascinò il violento conflitto tra i due cartelli con scontri, omicidi, attentati, torture e uccisioni nella famigerata Casa de Muerte di Ciudad Juàrez dove erano portati i nemici del Vicerey Vincente che si serviva di addestrati paramilitari dell’ organizzazione chiamata La Línea ben presto famosi per le loro sanguinarie esecuzioni, usando anche l’altra banda dei Los Aztecas come cruenti di sicari. Coinvolgendo anche vittime innocenti la guerra continuò nella violenza tra le spietate bande rivali seminando il terrore in quei territori fino al 2012, poi parte del grande traffico di droga miliardario della famiglia Carrillo Fuentes passò nel controllo di Sinaloa, nel 2013 fu catturato Alberto Carrillo Fuentes detto Bety Feo e l’ anno dopo con quello del fratello Vicente finiva la potente dinastia che aveva dominato il cartello di Juarez.
Il Cartello del Golfo
A metà degli anni novanta cartello del Golfo si impose ad ovest nel territorio verso la costa dalla città di Matamoros con a capo Garcia Abrego, poi catturato nel 1996 e ne prese il comando favorendone l’ ascesa il socio Cárdenas Guillén che fu chiamato El Mata Amigo per aver assassinato il suo vecchio amico divenuto rivale Salvador Gómez. Ormai Indiscusso capo nel cartello del Golfo, Cárdenas Guillen divenne il più potente narcotrafficante messicano assieme ai suoi fedeli e il meno noto fratello Antonio, imponendo violentemente il suo dominio con l’ agguerrita banda nota come La Compañía e l’alleanza con sicari Los Zetas, che presero nome dal codice identificativo del loro primo capo Arturo Guzmán Decena Z uno e che poi fondarono il loro cartello di narcotrafficanti. Con le sue bande paramilitari il cartello del Golfo scacciò dal territorio sterminando l’ organizzazione dei Los Chachos guidata da Dionisio Román García Sánchez noto come El Chacho, alleato alla famiglia dei Los Valencia che avevano fondato la loro organizzazione alla fine degli anni settanta divenuta poi il cartello del Milenio. Nella sua violenta espansione con le sue bande paramilitari il cartello del Golfo entrò in conflitto con l’ascesa dell’altrettanto potente cartello di Sinaloa iniziando una feroce guerra tra le bande dei Los Zetas con quelle rivali dei sicari di Sinaloa noti come Los Negros fino a quando Osiel Cárdenas Guillén fu arrestato nel 2003. Dal cartello del Golfo le bande organizzate alla fine degli anni novanta da Cárdenas Guillén per il predominio su ciò che restava del decaduto cartello si scatenarono tra loro in quelli che sono stati chiamati i conflitti nel Golfo.
Los Zetas
Quando Osiel Cárdenas consolidò il potere nel traffico di droga prese al suo servizio Arturo Guzmàn Decena , ufficiale esperto e corrotto del Grupo Aeromóvil de Fuerzas Especiales o Gafe , nel 1997 si unì all’ organizzazione criminale che si stava imponendo come Càrtel del Golfo tra gli stati di Tamaulipas, Nuevo León e Michoacàn fondando ed organizzando i mercenari paramilitari che chiamò Los Zetas assieme ad altri ufficiali ed esperti militari nei corpi speciali del Gafe. Suo codice identificativo nell’ organizzazione era Z-1 come capo, mentre Z-2 lo era di Heriberto Lazcano o El Lazca anch’ egli ex militare esperto del Gruppo aeromobili di Fuerzas Especiales , come anche Jaime Gonzàles Duràn detto El Hummer e Jesùs Entrique Rejòn Aguilar noto anche come El Mamito che si occupava dell’ addestramento paramilitare e poi responsabile del traffico nel territorio del nord est di Coahuila assieme a Miguel Treviño Morales che divenne lo Z-40, originario di Nuevo Laredo sul confine texano ed esperto nelle spedizioni oltre frontiera che successivamente prese il potere come capo di quello che divenne l’ indipendente, potente e violento Càrtel Los Zeta. Inizialmente per sette anni dal 2001 i cartelli del Golfo e Los Zetas si unirono nell’ organizzazione nota come la Compañía sbaragliando la banda dei Los Chachos che trafficavano nel loro territorio al servizio del Càrtel Milenio che, guidati da Dionisio Román García Sánchez El Chacho nel 2003 insidiavano i territori del Golfo alleandosi con l’ altro potente ed emergente Càrtel Tijuana. I Los Zetas divennero sempre più potenti nel sodalizio della Compañía, non solo con il grande traffico di droga, ma anche con estorsioni, rapimenti, riscatti, protezione mafiosa, il controllo sul territorio con attentati, omicidi, mutilazioni, nemici uccisi esposti nelle strade e ogni tipo di macabra ferocia. Gli unici in grado di contenerli e combatterli furono le formazioni paramilitari dei Los Negros organizzate dal rivale cartello di Sinaloa. Dopo l’arresto di Osiel Cárdenas Guillen nel 2003 presero il potere nel cartello del Golfo i suoi soci Jorge Eduardo Costilla Sánchez detto El Coss assieme a Antonio Ezequiel Cárdenas Guillén noto come Tony Tormenta, mentre dei Los Zetas divenne capo supremo lo Z-2 Heriberto Lazcano El Lazca che nel 2010 entrò in conflitto con loro identificando ormai il cartello del Golfo con il suo, per poi finire ucciso anche lui due anni dopo. Imponendosi ferocemente nella sempre più sanguinosa narcoguerra messicana con massacri ed omicidi, spesso tollerati da forze di polizia corrotte ad aiutati da quelle complici, i Los Zetas presero il controllo in gran parte del traffico di droga, oltre la cocaina, le piantagioni di oppio con il laboratori per l’ eroina, droghe sintetiche di vario genere e i rapporti nel traffico mondiale accordandosi con la ’ndrangheta calabrese sempre più potente nel narcotraffico internazionale grazie alla sua criminale alleanza con i più influenti cartelli messicani. Dopo le scissioni dei Los Zetas ed altre organizzazioni criminali tra i capi rimasti del Gulf Cartel, come era chiamato dalla Dea, Sergio Entrique Ruiz Tlapanco detto El Tlapa venne arrestato nel 2009, poi Sigifredo Nájera Talamantes noto come El Canicòn morto in carcere sei anni dopo, Ezequiel Cárdenas Guillén o Tony Tormenta rimase ucciso nel 2010 in un conflitto a fuoco sul confine statunitense, Jorge Eduardo Costilla Sánchez El Coss è stato arrestato nel settembre 2012, l’ anno dopo stessa sorte ha avuto Mario Ramirez Treviño noto con l’ alias X-20 che era divenuto uno dei capi degli scissionisti Los Rojos. Noto poi come El R1 Juan Mejía González, assieme all’altro sicario della vecchia banda Rafael Cárdenas Vela detto El Junio, si scontrarono con gli scissionisti dei Metros, per fondare ed organizzare un ’altra violenta organizzazione di narcotrafficanti. Alla fine degli anni novanta quando ascese al potere Osiel Cárdenas Guillén, mentre si espandeva l’ organizzazione dei famigerati Los Zetas , venne creata anche la banda di sicari chiamata Los Rojos, anch’ essa divenuta un’agguerrita organizzazione indipendente nel narcotraffico nel decennio successivo con la guida di Juan Mejía González, assieme a Rafael Cárdenas Vela che nel 2011 si scontrarono con la fazione dei Metros , fedele all’altro boss del Golfo Jorge Eduardo Costilla Sánchez, ordinandone l’ assassinio del capo Samuel Flores Borrego noto come Metro 3 .Gli scontri nel violento conflitto che ne seguì furono chiamati le lotte nel Golfo tra attentati e omicidi che portarono all’ uccisione di vari contendenti e le consuete vittime innocenti, oltre alla cattura di diversi capi nel 2011 come Cárdenas Vela arrestato nella sua lussuosa residenza texana, Ramos García a Rio Grande, José Luis Zúñiga Hernández sempre in Texas, il potente Mario Cárdenas, fratello di Osiel Cardenas Guillèn nello stato messicano di Tamaulipas, dove venne catturato anche lo stesso Costilla Sánchez . Terminato nel 2013 quel conflitto per spartirsi i domini del cartello del Golfo sui confini texani e il traffico oltre frontiera ha consolidato il potere di quello che è considerato il nuovo cartello dei Los Metros.
Il clan Beltrán Leyva
Il cartello di Sinaloa iniziò a spostarsi nei territori controllati dal cartello del Golfo dal 2002 dopo la cattura del suo fondatore e capo Osiel Cárdenas con violenti scontri da bande di sicari che, oltre ad ammazzarsi tra loro, provocarono centinaia di vittime tra agenti di polizia, giornalisti e inermi cittadini. Dopo l’ evasione di Joaquín El Chapo Guzmán dal carcere nel 2001, i fratelli Beltrán Leyva suoi soci e il capo del cartello Juárez Vicente Carrillo Fuentes, si allearono in una federazione per riorganizzare il traffico di droghe, ma Alfredo Beltrán Leyva venne catturato nel 2008 a Culiacán. La federazione fu sciolta quando anche Alfredo venne arrestato per il tradimento di El Chapo e si scatenò una violenta guerra tra Guzmàn e i fratelli Beltrán Leyva, Marcos Arturo, Carlos, Alfredo e Héctor che fondarono il loro cartello Beltrán-Leyva, divenuto tra i più potenti e violenti nel narcotraffico messicano. Oltre che lucrare enormemente con tonnellate di cocaina trafficata assieme ad eroina e droghe sintetiche Arturo Beltrán , che ne era il Jefe de Jefes e chiamato anche La Muerte, si alleò con l’altrettanto violenta organizzazione in ascesa dei Los Zetas per combattere scacciare quello di Sinaloa da altri stati, fino a quando non fu ucciso dai corpi speciali della Marina a Cuernavaca nel 2009. Mentre Arturo continuava a dirigere il cartello poco prima della sua morte, il fratello Alfredo Beltrán Leyva detto El Mochomo si occupava del trasporto di droga, riciclaggio e corruzione di funzionari pubblici, negli stati di Sinaloa, Sonora, Chihuahua, Durango, Jalisco e Nayari. Continuando la sanguinaria guerra venne catturato nel 2008 dall’esercito a Culiacán, estradato sei anni dopo per i suoi crimini e il grande traffico di droga negli Stati Uniti, l’ anno dopo sempre nella stessa città venne arrestato anche Carlos Beltràn che, anche se divenuto anch’ egli ricco e potente, aveva un ruolo minore nel cartello. Tra i soci del cartello Edgar Valdez Villarreal El Güero chiamato anche Barbie fu catturato nel 2010 e poco dopo stessa sorte ha avuto Sergio Villarreal Barragán detto El Grande o Comeniños. Dopo la morte del fratello Marcos Arturo e la cattura degli altri prese il comando del clan Beltrán Leyva El General, come era chiamato Héctor Beltàn che, a differenza degli altri, cercò di mantenere un basso profilo continuando i suoi affari criminali, ma finì anche lui arrestato nel 2014 a San Miguel Allende e morì quattro anni dopo.
El Chapo Guzmàn di Sinaloa
Dalla spartizione dell’ organizzazione di Guadalajara venne anche il cartello di Sinaloa, fondato da Joaquín Guzmán Loera detto El Chapo che ben presto impose il suo dominio sugli altri con l’ enorme traffico di droghe, non solo marijuana messicana e cocaina colombiana, ma anche eroina prodotta dalle piantagioni di oppio tra le montagne del suo Triangulo de Oro e droghe sintetiche come l’ Mdma, gran quantità di metanfetamine e l’ oppioide sintetico dagli effetti devastanti noto come Fentanyl. Nella sua incontenibile ascesa entrò in conflitto con l’ altro potente cartello di Tijuana che dominava i territori occidentali con la giuda di Ramón Arellano e il suo violento clan dei fratelli Arellano Felix, tra sparatorie, attentati ed omicidi che coinvolsero molte vittime innocenti, nell’indifferenza spesso complice da funzionari governativi e di polizia corrotti. Quando nel 1993 in un agguato a Guzmàn fuori dall’ aeroporto di Guadalajara i sicari degli Aurellano Felix uccisero per errore dell’ arcivescovo Posadas Ocampo, fu costretto ad intervenire il governo del presidente Carlos Salinas, poi accusato di connivenza con il narcotraffico, con mandati di cattura per i capi di entrambe i cartelli. Mentre era in Guatemala per trattare un carico di droga con il trafficante Herrera Garcia , assieme all’amante Maria del Rocio del Villar Becerra in quello stesso anno Guzmàn fu catturato dai militari guatemaltechi, consegnato alle autorità messicane e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza dell’ Altiplano ad Almoloya vicino la capitale che ha ospitato altri noti narcotrafficanti, ma il grande traffico di droga del Sinaloa continuava con i suoi fidi guidati dal fratello Arturo Guzmán Loera detto El Pollo , poi assassinato dai sicari di Tijuana. Dopo anni di prigionia, corrompendo agenti di custodia e funzionari, nel 2001 El Chapo evase e riprese subito il controllo del suo cartello ricominciando il conflitto contro i rivali in un altro lungo e violento periodo di quella che fu definita la guerra di droga. Non solo tra le organizzazioni criminali, ma anche con parte dell’ esercito e polizia che i cartelli non erano riusciti a corrompere, mentre il resto degli apparati di sicurezza e governativi continuava la connivenza nel morbo della corruzione in Messico impedendo a lungo un vero contrasto al narcotraffico dominato dai potenti cartèlos in perenne e violento conflitto che ha devastato il paese in una lunga cronologia di guerra con centinaia di migliaia di vittime. In quel tragico periodo il governo del presidente Calderón pressato dall’ opinione internazionale impegnò l’ esercito dal 2006, prima con l’ operazione Michoacán nello stato omonimo e per due anni dal 2008 in quella chiamata Norteste negli altri stati settentrionali, seguita dall’ altra operazione detta Scorpion. Nello stesso periodo dall’accordo dei governi messicano e statunitense fu emanato il Plàn Mérida contro il narcotraffico coinvolgendo altri paesi centroamericani, ma l’ iniziativa di Mérida rimase poco più che un proclama con scarsi risultati per gli interessi politici e la corruzione, lasciando il nefasto dominio dei cartelli. Comunque per far fronte alla campagna governativa antidroga e alle operazioni dell’ esercito, le organizzazioni criminali giunsero ad una tregua che il cartello di Sinaloa non rispettò scatenando la guerra contro quello di Juárez uccidendone il capo Rodolfo Carrillo Fuentes noto come il Viceroy nel 2004 e nei due anni successivi per il conflitto si contarono oltre sessantamila vittime. Guzmàn Loera si scontrò poi con l’altro potente cartello del Golfo dove, dall’ arresto del suo fondatore e capo Garcia Abrego nel 1996 e dopo l’assassino dell’altro socio e amico Salvador Gómez, era guidato da colui che divenne noto come El Mata Amigo Cárdenas Guillén. Nella guerra contro Sinaloa disponeva dell’agguerrita banda chiamata La Compañía e dei paramilitari Los Zetas, noti per aver sconfitto Los Chachos legati al Cártel de los Valencia del clan omonimo che fondò poi il cartello Milenio, mentre Guzmàn si servì delle altrettanto sanguinarie bande paramilitari dei Los Negros. Dopo il violento confronto con il cartello del Golfo El Chapo continuò la sua ascesa ne dominio sul narcotraffico in un altro sanguinoso periodo della narcoguerra dal 2005 contro i vecchi alleati di Sinaloa che da Tijuana avevano fondato il cartello del clan Beltrán-Leyva guidato dal El Mochomo, come era noto più feroce dei fratelli Beltràn Leyva Alfredo, dopo la sua cattura nel 2008 e l’ uccisione dell’altro fratello Arturo, la guida dell’ organizzazione criminale di Tijuana fu presa Héctor con la gestione finanziaria e il riciclaggio dall’ altro fratello Carlos. El Chapo Guzmàn Loera è stato a lungo protetto da istituzioni governative e di polizia con un vasto sistema di corruzione , finanziando campagne elettorali e sembra anche quella presidenziale di Felipe Calderón nel 2006 che, con la sua dichiarata guerra al narcotraffico colpì molto meno i cartello di Sinaloa rispetto agli altri rivali. Il cartello di Tijuana dei fratelli Aurellano Fèlix fu decimato dalla guerra con Sinaloa e dagli arresti, la polizia uccise Ramón Arellano nel 2002, lo stesso anno fu catturato il fratello Benjamín Arellano Félix El Min, nel 2006 medesima sorte ebbe Francisco Javier Aurellano Felix chiamato El Tigrillo e due anni più tardi l’altro fratello Eduardo. Dopo essere stato a lungo detenuto il comando fu preso nel 2008 da Rafael Arellano che venne anche lui ucciso cinque anni dopo e del potente clan Aurellano Felix rimase Carlos allontanatosi dalle attività criminali del cartello, mentre il comando fu preso dal El Ingeniero Luis Fernando Sánchez Arellano assieme alla sorella Enedina. Decaduto il cartello di Tijuana e decimati gli altri, rimase il potere di Sinaloa con l’imprendibile Joaquín Guzmán Loera sempre protetto da politici, funzionari governativi e di polizia corrotti anche dopo la vittoria alle presidenziali di Peña Nieto nel 2012. Nel frattempo alcuni capi dei Los Zetas, che avevano combattuto contro SInaloa per conto del Golfo, si allearono nell’altra organizzazione criminale che dal 2006 venne chiamata la Familia, divenuta potente nello stato del Michoàcan e quindi nota anche come i narcotrafficanti del Michoacano. Inizialmente guidata da Nazario Moreno González detto El Chayo e il Màs Loco che più tardi fu tra i fondatori dei sanguinari Caballeros Templarios, poi da José de Jesús Méndez Vargas noto come El Chango in guerra con le altre organizzazioni terrorizzando la popolazione nel Michoàcan, così come facevano i mistici e feroci Templaros di Moreno Gonzales. In quel nuovo tragico e devastante capitolo dell’ infinita narcoguerra, la solida protezione governativa a Guzmàn Loera iniziò a mancare anche per la pressione della Dea statunitense e a Mazatlàn nel 2014 fu catturato per essere subito di nuovo confinato nel carcere dell’ Altiplano. L’anno dopo Joaquín Guzmán Loera fuggì da un tunnel scavato fino alla sua cella in una spettacolare evasione per poi essere definitivamente arrestato ed estradato ponendo fine alla carriera criminale del più potente narcotrafficante al mondo noto come El Chapo Guzmàn.
Jalisco Nueva Generación
Nel 2009 emerse il cartello di Jalisco , che iniziò ad operare nell’ omonimo stato, chiamato poi Cártel de Jalisco Nueva Generación o Cjng in violenti conflitti con gli avversari con sue bande di sicari dei dei Los Mata Zetas e Los Torcido, fondato da Nemesio Oseguera Cervantes detto El Mencho. Iniziò la sua carriera criminale immigrato negli anni ottanta in California nel territorio della Bay a San Francisco assieme al fratello maggiore Abraham, arrestati e condannati come trafficanti di droga, tornato in patria si legò all’organizzazione Los Valencia noto anche come cartello del Milenio sposando una delle sorelle del potente clan della famiglia Valencia Rosalinda che ne era la responsabile per il riciclaggio degli enormi proventi dal traffico di droga. Nell’ organizzazione ebbe un ruolo di rilievo per i traffici nel territorio statunitense, assieme al cognato Abigael González Valencia detto El Cuini, mentre tra i suoi fratelli ebbe come braccio destro Antonio . Nel 2010 dopo la morte di Ignacio Coronel Villarreal detto Nacho, che fu tra i capi del cartello di Sinaloa, si scatenò il conflitto per la successione dove il nuovo cartello Cjng di Jalisco, che stava emergendo guidato con l’ autorità di El Mencho, si affermò su tutte le altre fazioni contando sui solidi legami con il clan dei fratelli Valencia del cartello Milenio che aveva a lungo dominato il Michoàcan. L’ ascesa di Nemesio Oseguera Cervantes e il suo Cártel de Jalisco Nueva Generación fu rapida assieme al potente clan dei Cuinis formato dai numerosi figli di Abigael González Valencia, come la moglie di El Mecho Rosalinda González Valencia poi arrestata, le sorelle Noemí, Berenice, Marisa, Erika, María Elena, Abigail ed Estela, che hanno preso l’ amministrazione degli affari criminali del cartello dopo l’ arresto dei cinque loro fratelli, Ulises, Elvis , José, e Abigael, infine il figlio di El Mencho Rubén Oseguera González e pertanto detto El Menchito arrestato anche lui nel 2015. Nel frattempo, esasperate dalle violenze dei narcotrafficanti, estorsioni, rapimenti e brutali assassini tra la popolazione con la connivenza delle autorità e forze di polizia corrotte, nel 2013 le comunità del territorio crearono spontaneamente la milizia popolare di autodefensa come Policia Comunitaria del Michoàcan, guidata fino al suo arresto dal medico José Manuel Mireles . In quel territorio il Jalisco Nueva Generaciòn, anche sostenendo e armando le milizie popolari di autodefensa, si scontrò violentemente con le formazioni paramilitari dei Los Zetas e dei Caballeros Templarios di Michoacán. L’ organizzazione criminale dei Templarios, come si definiscono i sanguinari narcotrafficanti ispirandosi ai crociati Cavalieri Templari in Terrasanta, alleati di Sinaloa presero poi il dominio nei territori del decaduto e altrettanto feroce cartello noto come La Familia di Michoàcan, guidato da Nazario Moreno González detto El Chayo finito poi ucciso nel 2014. Dalla cupa ideologia intrisa di misticismo religioso che ha ispirato i fondatori Enrique Plancarte chiamato El Kike , José Antonio Gonzáles detto El Pepe e Servando Gómez Martínez noto come La Tuta , Intrisi di fervore mistico e messianico dalle rigide regole, i Templarios hanno seminato il terrore nel loro territorio con massacri, omicidi, torture e mutilazioni. Sostenendo le milizie di autodefensa le bande armate di Nueva Generaciòn nel Michoàcan e quelle definite Los Mata Zetas negli stati di Guerrero e Vera Cruz, con poi il tardivo intervento dell’ esercito, sconfissero i Templarios e Los Zetas scacciandoli da quelle regioni nel 2014 e, mentre le autorità iniziarono a disarmare le formazioni dell’ autodefensa, la vittoria permise al cartello di Jalisco di controllare quei territori. Il suo capo supremo El Mencho è divenuto ben presto il nuovo signore nei narcos messicani, la sua organizzazione non ostenta violenza evitando di attirare attenzione e mentre le altre organizzazioni criminali continuano una guerra senza fine tra loro e contro i governi per controllare le vie della droga verso il territorio statunitense, la Nuova Generazione di El Mencho ha conquistato i lucrosi mercati europei ed asiatici nella perversa collaborazione con le mafie che infestano il mondo, oltre che quelle della vecchia Europa e con il disgustoso primato italico della più potente ’ndrangheta calabrese.
Le violente schegge dei cartelli
Oltre alla cocaina e le droghe sintetiche che alimentano gli affari miliardari dei cartelli l’eroina messicana chiamata China Blanca si è aggiunta al devastante traffico di droga che continua ad ammorbare il mondo, mentre la storia dei càrteles si è frantumata in una serie di violente e spietate organizzazioni criminali nel cinismo e l’ ipocrisia della guerra alla droga con rapimenti, omicidi e vere stragi imputate alle corrotte forze di polizia locali, estensioni della criminalità dilagante nella complicità di funzionari governativi, politici nazionali e locali, come Josè Luis Abarga , il famigerato sindaco di Iguala responsabile del rapimento e la strage degli studenti di Ayotzinapa. Dal Càrtel del Pacífico, come era chiamata l’ estensione del Sinaloa, la banda di sicari al servizio di Ismael Zambada Garcia El Mayo ed alcune guardie di altri capi come Vicente Zambada Niebla El Vicentillo, nel 2008 a Culiacàn si organizzarono nell’autonoma organizzazione di narcotrafficanti Los Ántrax. Guidata da José Rodrigo Aréchiga Gamboa detto El Chino, Jesús Peña González o El 20 e René Velázquez Valenzuela noto anche come El Sargento, El Gato Negro per il suo cupo aspetto e El Talibán per la barba e la violenta personalità, successivamente sembra che partecipò alle loro attività criminali anche Sandra Ávila Beltrán nota come la Reyna quando fu rilasciata nel 2015 dopo sette anni di detenzione. Tra la Baja California e l territorio lungo la costa del Pacifico Los Ántrax si imposero nel narcotraffico entrando in conflitto con l’ organizzazione dei Los Mazatlecos formata dai sicari dei Beltràn Leyva che nel 2011 uccisero Arce Rubio detto l’ Antrax Rubio, mentre la carriera criminale di El Chino è finita nel 2013 arrestato dall’ Interpol all’aeroporto di Amsterdam, l’ anno dopo stessa sorte ha avuto El 20 Jesús Peña catturato in territorio messicano e poi evaso nel 2017 assieme a la figlio del Chino Rafael Guadalupe Félix Núñez detto Changuito Ántrax e Juan José Esparragoza Monzón, figlio del potente boss si Sinaloa Juan Josè Esparragoza Moreno El Azul . Nel frattempo venne ucciso Melesio Beltrán Medina El Mele a Culiacán e dalla decimazione dei capi Los Antrax, sembra abbia preso il potere l’ avvenente modella Claudia Ochoa, mentre ciò che rimane dell’ organizzazione continua i loschi affari in un territorio più limitato. Come per altre organizzazioni criminali emerse dai vecchi cartelli anche le gesta degli Antrax sono state cantate dal genere musicale del Movimiento Alterado con le ballate della droga dei narcocorridos nell’esaltazione della cocaina e la violenza. Dal decaduto cartello Beltrán Leyva, Isidro Meza Flores El Chapo Isidro, che comandava i sicari di Hector Beltrán, divenne capo della nuova organizzazione di narcotrafficanti chimati Los Mazatlecos dal nome dall’ omonima città costiera di Mazatlan nello stato del Sinaloa dove operava. Lo stesso Chapo Isidro, dopo l’estradizione del suo storico nemico El Chapo Guzmán , ha mantenuto il controllo del traffico di droga nel territorio di Sinaloa associandosi nella distribuzione di eroina a José Luis Ruelas Torres che con la famiglia ha fondato il suo cartello di Ruelas Torres incrementando i lucrosi affari criminali con la guida del Il figlio Joel Efrén Ruelas Torres nel traffico di eroina prodotta dai laboratori messicani per il mercato statunitense. Nel 2009 dopo la morte di Arturo Beltrán varie organizzazioni criminali hanno cercato di impadronirsi dei resti di un impero nei vasti territori centrali messicani scatenando violenti conflitti, le bande di Édgar Valdez Villarreal hanno continuato fino al suo arresto nel 2010 e l’anno dopo Cleotilde Toribio Rentería o El Tilde ha fondato l’ancor più sanguinaria organizzazione di sicari narcotrafficanti nota come Guerreros Unidos assieme a quella di Mario Casarrubias Salgado detto Sapo Guapo che presto hanno dominato violentemente le regioni centrali messicane, oltre al traffico di droga con varie attività criminali, estorsioni e rapimenti.
Una strage senza fine
Come gli altri cartelli del passato anche le violente organizzazioni più recenti si prestano alle esigenze dei corrotti politici locali dove operano, nello stato del Guerrero sono stati sempre presenti movimenti di sinistra, ispirati anche dall’ Ejercito Popular Revolucionario o Epr fondato bel 1996, che si sono espressi in manifestazioni popolari, mentre vari politici erano collusi con i narcotrafficanti, come l’ ex governatore dello stato Rubén Alcocer, l’altro influente politico locale e presidente municipale di Cocula Ramírez Crespo assieme al sindaco César Miguel Peñaloza Santana e il sindaco di Iguala José Velázquez. Per reagire alle pacifiche manifestazioni studentesche di quel periodo si celebrò un altro dei i tanti episodi del lungo e devastante connubio tra i narcotrafficanti e la politica messicana con la strage di Iguala, come fu detta quella avvenuta vicino la città di Iguala nel settembre del 2014, dove la repressione culminò con il brutale rapimento e massacro di Ayotzinapa quando la polizia locale attaccò tre autobus con inermi studenti dell’ Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa uccidendone sei, venticinque gravemente feriti e rapiti quarantatrè, poi consegnati ai sanguinari narcotrafficanti Guerreros Unidos finiti torturati e trucidati. Dall’ epoca stragi simili con vittime inermi si sono moltiplicate, assieme ad attentati, sparatorie, omicidi, avversari o solo sospettati di disturbare i narcotrafficanti impiccati per le strade, fatti pezzi e decapitati per ostentarne i trofei, torturati in video e diffusi nei social media. Con la presidenza di Enrique Peña Nieto, anche se è cambiata la guerra al narcotraffico, dallo sgretolarsi degli storici cartelli nelle sue schegge criminali, in quella lunga guerra messicana che pare infinita e sempre più fuori ogni controllo e cruenta. I più recenti capitoli non sono mai rivelati dai media , ma raccontati da quello ormai noto come Blog Narco che tenta di documentarne la violenza e i personaggi coinvolti in questo conflitto dal 2010, quando ha iniziato a rivelare la situazione messicana della guerra di droga nella tragica quotidianità dei suoi eventi. Oltre che dalle altre fonti nelle mie ricerche seguo questo narco blog , continua a diffondere informazioni e notizie del narcotraffico messicano che stampa, televisione e altri media temono di rivelare, privo di censure ed ogni tipo di mediazioni, racconta gli eventi con reportages, testimonianze, immagini e video, spesso di inaudita violenza che mostrano scontri e conflitti a fuoco tra bande rivali e con la polizia, attentati, omicidi, scene di torture, mutilazioni e decapitazioni. Continuando nella corruzione per la connivenza di funzionari governativi e polizia, è una guerra ormai dimenticata con altre novantamila vittime da quando ne è iniziato l’ ultimo capitolo, oltre che nei conflitti tra le forze di sicurezza e i narcotrafficanti, in gran parte tra le bande criminali tra loro nell’ interminabile contesa per il mercato della droga, coinvolgendo a migliaia cittadini inermi che nulla hanno a che fare con questa ordalia di sangue e terrore.