Belize
Affacciato sul mar dei Caraibi, anche qui ci giunsero gli spagnoli trovandolo tra quel Messico meridionale che andavano conquistando devastandolo e il Guatemala, come prolungamento dello Yucatàn con monti e foreste fino alla splendida costa fronteggiata dalle splendide isolette coralline dei cayes. A lungo ignorato dalle colonie spagnole e rifuglio di pirati e bucanieri, solo sul finire del’700 interessò i britannici per le rotte caraibiche che ne fecero colonia sconfiggendo gli spagnoli a caye St. George, molti anni dopo si chiamò Honduras britannico e tale rimase fino all’ indipendenza nel 1981. Qui la gente discende dalle ciurme dei pirati e dagli schiavi portati dall’Africa all’ epoca della tratta negriera, molti mescolati tra loro che ne fanno la popolazione più creola dell’ America centrale e simile al resto dei Caraibi, così che a Belize City par d’essere nelle capitali di Barbados, Dominica, Antigua o Trinidad e Tobago con le vecchie tradizioni nei ritmi ora scandite dal reggae e innaffiate di rum. Tra neri, meticci e qualche bianco s’ incontrano anche mennoniti che sdegnano ogni modernità come i confratelli del settario Anabattismo protestante che si trovano tra pittoreschi Amish nordamericani e come loro che se ne vanno vestiti ai vecchi tempi.
Nel resto del paese tra le foreste dei monti a nord si trovano gli inconsapevoli eredi indios dei Maya, mentre a sud quelli che discendono dalle unioni tra indigeni Arawak di stirpe Caribe e i i neri ch’erano schiavi si fanno chiamare garifuna, seppur ormai indipendenti tutti sudditi di sua maestà britannica, rappresentata dal governatore. A Belize City stanno i ricordi drlla vecchia colonia con le case colorate e il porto, la gente più o meno socievole, ma non è che sia molto agevole restarci giacchè almeno quando ero da queste parti dilagavano rapine quotidiani e scesa la sera le bande scorazzanti violente come in tutti gli slum disgraziati di tante altre parti di quest’America. Dalla capitale in una trentina di chilometri si va alla riserva del Baboon Sanctuary dove si nascondono le scimmie urlatrici note come alouatta e per le paludi del Crooked tree svolazzanti di uccelli, nell’antico cuore Maya. A sud nel distretto Toledo verso Punta Gorda si incontra il sito Maya di Lubaantan e s’attraversa il territorio immerso nella foresta dei Garifuna passando per i centri di Dangriga sul golfo di Honduras e Hopkins davanti la barriera corallina, ove la gente è molto meno arcigna che nella capitale.
Dalla costa con qualche villaggio tra le mangrovie è facile farsi portare sulla vicina barriera corallina dove s’inseguono le isolette dei cayes incrociando tra le più grandi Caye Caulker di Hicaco e Ambergris Caye, fino alle suggestioni dell’ Half moon caye , ai magnifici riflessi cromatici del Blue Hole e agli splendidi atolli delle isole Turneffe.Anche in questo Belize, mentre l’ Europa viveva il suo medioevo lontano, i Maya lasciarono misteriosamente le loro splendide città nella foresta, templi, piramidi e palazzi lasciati alla jungla fino a quando non sono stati scoperti molti secoli dopo i resti d’una raffinata civiltà, ma intanto i discendenti s’erano dispersi aspettando invano il ritorno del Serpente Piumato nel mito di Quetzalcoatl. Come nel Messico meridionale e in Guatemala, quella raffinata civiltà ha lasciato i suoi resti imponenti, tra le foreste tropicali che racchiudono antichi segreti. A nord di Belize City s’ammira la Grotta di Crstallo di Actun Tunichil Muknal, poi il maestoso sito di Altun Ha, nella regione centrale sta il vasto K’axob e nel distretto di Cayo Belize si susseguono suggestivi tra la jungla. Da San Ignacio si va per Baking Pot e le vicine grotte di Barton Creek, poco distante Cahal Pech e El Pilar, verso Xunantunich s’inconta il magnifico El Caracol e a nord da Orange Walk passando per l’antica Lamanai si trova Colha, continuando a Cuello fino a Ka’Kabish e verso il Guatemala per La Milpa.Gli ultimi eredi dalla scomparsa di quei Maya, a volte si dice vanno tra le misteriose rovine dei loro antenati dei quali hanno perso memoria della nobile storia e portano scolpiti nei volti il mistero d’un popolo che ha creato una grande civiltà e l’ha abbandonata tornando alla foresta.