Beluchistan
Ad est dell’ Iran Il Beluchistan affaccia sulla costa del Mar Arabico che continua fino al Sindh, mentre dall’ estremità meridionale del kyber Pakhtunkhwa si stende lungo il territorio sud occidentale dell’ Afghanistan e a nord est verso le pianure nella storica regione del Punjab. Dall’ altopiano iranico orientale i massicci dei monti Sulaiman si stendono verso il litorale nell’ antico territorio della Gedrosia ove nel deserto del Makran perirono di stenti centinaia di soldati di Alessandro, tornando della sua leggendaria spedizione, a lungo attraversata dalle vie dell’Asia, fin dal VII millennio a.C.vi fiorì la neolitica cultura di Mehrgarh che prende nome dal suo più vasto sito rinvenuto nel distretto di Kachhi . A metà del II millennio vi fu l’ estensione più occidentale della grande civiltà dell’Indo e dopo la sua decadenza vi giunsero le migrazione delle popolazioni Indoariane, tra quelle di stirpe dravidica si insediarono le tribù antenate del popolo Brahui di tradizioni induiste , nel VI secolo a.C. si affermò la più potente poi chiamata Paraitakenoi dal grande storico greco Erodoto incontrata durante la spedizione in Asia del grande Alessandro che ne conquistò il territorio. Dall’ epoca in parte legata a quella del Pakistan si sono susseguiti i secoli nella lunga storia del Beluchistan , con la divisione degli sconfinati territori conquistati da Alessandro è divenuto anch’ esso una satrapia del vasto impero Seleucide fino al 303 a.C. quando fu conquistato ed invaso dall’ impero indiano Maurya dopo la guerra Seleucide. Dal I secolo d.C. per i due successivi fu dominio del regno fondato dalla dinastia Parataraja indo partica di stirpe iranian , seguita da quella Sewa fino al VII secolo che tra la popolazione completò la diffusione dell’ induismo in Beluchistan assieme al vicino territorio del Sindh governato dall’altra induista dinastia Brahman che ha dominato fino al 712 quando iniziò la rapida espansione islamica del califfato arabo Omayyade in India. In Belucistan Il dominio arabo continuò fino alla fine del X secolo mentre venne convertita gran parte della popolazione assieme a quella del Sindh, all’inizio dell’XI secolo il sultano Mahmud di Ghazni conquistò la regione indiana nord occidentale e nel Sindh si affermò il regno fondato dalla dinastia Soomra fino a metà del XIV secolo quando venne sostituita della dinastia Samma, lasciando entrambe centri ove rimangono palazzi e mausolei in stile islamico centroasiatico così come quelli della successiva dinastia turco mongola Arghun che vi ha regnato fino all’inizio del XVI secolo. Nel 1595 dopo il breve dominio della potente dinastia persiana Safavide il Baluchistan come il resto del territorio pakistano entrò nel vasto impero indiano Moghul islamico e vi rimase fino al 1638 seguendo poi la storia del Pakistan fino al XIX secolo con il dominio britannico che ne stabilì i confini con la provincia coloniale del Baluchistan istituita nel 1877, mentre quella sud orientale divenne provincia iraniana del Sistan.
Baluchi
La regione del Beluchistan con la sua lunga storia prende nome dal popolo di antica stirpe iraniana dei Baluchi dalle origini mitiche nelle loro più remote leggende che raccontano del biblico Nimrod e il suo popolo dedito al culto della suprema divinita creatrice Baal che, dalla lontana terra di Haleb ove sorge la città di Aleppo in Siria, giunsero qui sottomettendo le popolazioni Dravidiche, divennero poi predoni e controllando il traffico carovaniero fino all’ l’epopea di Ameer Chakar Rind, che unificò tutte le tribù. Dopo l’ islamizzazione della regione un’ altra tradizione vuole che i discendenti di Muttalib compagno del Profeta giunsero che nella regione costiera del Makran alla fine del VII secolo rimanendovi per i successivi fino a quando la tribù Hoth con il clan dei Kalmati si spostò a nord tra il Baluchistan e il Sindh ove a metà del XIV secolo fondarono il principato di Kalmat ove dall’ epoca si sono diffuse le varie tribù e clan dei Beluchi. I khan locali nel XVI secolo divennero vassalli dell’ impero Moghul, poi con Aḥmad Qambarani nel 1666 venne rifondato il Khanato di Kalat indipendente, a lungo accessibile solo ai mercanti che dovevano pedaggio ai potenti Khan locali, fino all’ espansione dall’ India della colona britannica durante la prima guerra Afghana occupando la regione nel 1839 accordandosi con i Khan Beluchi per porre fine alla loro tenace resistenza e il territorio divenne il baluardo occidentale per l’impero Anglo Indiano del British Raj . Tra il Beluchistan pakistano e i limitrofi territori iraniano e afghano sono divisi in vari clan e tribù Beluch che ne popolano centri e villaggi, legati dai dialetti della lingua Balochi e antiche tradizioni comuni, simili alle popolazioni Pashtun del kyber le famiglie sono divise in clan con i capi Khanche seguono le varie leggi tribali come la pratica del Baad per il risarcimento con fanciulle nelle frequenti faide , mentre la legge è regolata dalle grandi riunioni tribali della Jirga e anche tra i Beluchi l’ identità tribale è fondata sulla cultura comunitaria con rigidi codici, assieme a quelle islamiche conservano antiche tradizioni tribali come i poteri sovrannaturali nazzar negli elementi del vento e le acque da non superare, popolati dagli spiriti jinn da esorcizzare. Tra le varie tradizioni sono celebrate le feste religiose islamiche dell’ Eid-ul-Fiter e l’ Eid-ul-Azha con la decorazione delle case mentre gli abitanti sfoggiano gli antichi abiti, mentre l’ Eid-Meladun-Nabi celebra la nascita di Maometto, da antichissime tradizioni nel sito di Mehergar si tengono feste annuali che celebrano l’ antica civiltà. Tutte le festività sempre nei costumi tradizionali tra banchetti e mercati sono accompagnate da musica, danze, e in alcune occasioni la tradizione del Buzkashi ove gli uomini si cimentano a cavallo a contendersi una pelle di capra. Già diffuso negli anni trenta, dopo l’ indipendenza pakistana Il nazionalismo Beluchi Inizialmente laico e progressista ha rivendicato l’ autonomia della regione, poi sempre più condizionato da movimenti islamici per l’indipendenza che hanno scatenato le varie insurrezioni in Baluchistan estese al territorio iraniano del Sistan dal 1947 che si sono susseguite per un trentennio, tra le altre con migliaia di vittime tra l’ esercito pakistano, gli insorti Beluchi e la popolazione civile. Dal 1973 trascinato per cinque anni il quarto conflitto del Baluchistan , continuate poi nei decenni successivi fino ad intensificarsi dal 2000 con la fondazione dell’ esercito di liberazione Baluchi che, oltre ad attacchi e violenti scontri contro l’ esercito pakistano, ha rivendicato una lunga serie di attacchi terroristi, assieme alle formazioni LeB del Lashkar-e-Balochistan e quelle del Fronte Unito di Liberazione Bluf , mentre tra il 2005 e il 2021 si sono scatenati altri cinque conflitti nel limitrofo Sistan in Iran con le milizie dei soldati di Dio come è noto il movimento di resistenza iraniano Jundallah. La radicalizzazione islamica nei conflitti, oltre alle migliaia di vittime tra i contendenti e la popolazione, ha portato ad una drammatica violazione dei diritti umani in Baluchistan , come nel resto del paese si è radicata con le leggi per la completa Islamizzazione dello stato dagli anni ottanta oltre all’applicazione della più tetra Shari’a contro le residue comunità di altre fedi nell’ ambito della più estesa violenza settaria in Pakistan. Qui tra le altre violente formazioni islamiche dalle sue basi afghane sono state consumate dalla famigerata Lashkar-e-Jhangv In violenze ed attacchi terroristici contro ogni minoranza oltre la persecuzione e i massacri della popolazione Hazara di fede sciita nella regione e come le altre formazioni terroriste sostenute dal Pakistan si finanziano con grande traffico di droga che passa anche in questo territorio dominato dalle milizie talebane riunite nella Shura di Quetta.
Makran
La storica e lunga costa del Makran dal deserto meridionale si allunga sul Mar Arabico per il golfo di Oman e verso ovest fino alla baia di Sonmiani nel Sindh poco distante dalla capitale pakistana Karachi , dal 2004 percorsa per oltre seicento chilometri con l’autostrada nazionale costiera di Makran, dalla limitrofa regione Sindh si allunga la catena dei monti Kirthar con sorgenti, cascate e grotte, da dove continua per la splendida spiaggia di Kund Malir , tra il deserto e la foresta costiera il territorio è protetto dal parco nazionale di Hingol con le paludi popolate da una gran varietà di uccelli migratori. Poco distante in una stretta gola si trova il tempio induista di Hinglaj da secoli frequentato dai fedeli che si radunano a migliaia durante il grande pellegrinaggio annuale dell’ Hinglaj Yatra, tra i centri costieri la città di Gwadar dall’ animato porto con il suo territori, dalla fine del XVIII secolo a lungo parte del sultanato omanita di Muscat fino alla sua cessione al Pakistan nel 1958. All’estremità orientale della baia di Gwadar con il suo porto sorge città di Jiwani da dove sul delta del fiume Dasht si allunga il litorale tra villaggi di pescatori con foreste di mangrovie e paludi nota come la zona umida costiera di Jiwani, habitat di uccelli migratori e altra fauna endemica . Continuando ad est si trova l’ altra città portuale di Ormara estesa da un antico centro ove sostò l’armata di Alessandro al ritorno della spedizione in Asia e dalla lunga storia sulle rotte marittime, dal 1742 parte del principato di Las Bela rimasto indipendente fino al 1955. Anch’ esso dall’ antica stori ove la civiltà dell’ Indo nella sua estensione più meridionale edificò un suo centro rivenuto tra i resti del sito di Sokhta Koh, per secoli rimase un fiorente villaggio di pescatori ove si estese la città di Pasni.
Sibi
Lasciata la costa verso la regione centro orientale si stende il vasto distretto di Khuzdar , In un ambiente suggestivo tra le scogliere si apre la gola di Moola Chotok ove precipita l’ omonima cascata, durante il regno Brahui di Makran ne era capitale Quṣdār estesa nella città di Khuzdar, salendo i a nord ovest ove si apre l’ omonima valle si entra nel distretto di Mastung per un suggestivo ambiente popolato da una ricca fauna endemica protetto dal parco nazionale Hazarganji-Chiltan. Nel vicino territorio incrociava la vecchia via del Sindh che giungeva partendo dalla storica città di Sukkur passando per campi e villaggi entrando poi nella pianura del Kachi con il suo lunare ambiente desertico ove dal VII millennio a.C. fiorì l’ omonima cultura neolitica che ha lasciato i suoi resti nel sito di Mehrgarh con edifici e necropoli ove sono state rinvenute statuette tra le più antiche raffigurazioni umane e poco distante la civiltà dell’ Indo durante il suo più antico periodo di Harappa edificò una citta rinvenuta nel sito di Nausharo. La vecchia pista continuava verso i monti Brahui centrali e lungo i fiumi Pishīn Lora e Zhob nello storico distretto di Sibi ove anche qui si estese la cultura di Mehrgarh e la successiva civiltà dell’ Indo che ad est del fiume Nan nel XVIII secolo a.C. edificò una delle sue città fiorita per quasi un millennio lasciandoi suoi resti nel sito di Pirak. Poco a nord da un antico centro carovaniero nell’oasi ai margini del deserto si è estesa la città di Sibi con i suoi caravanserragli dove per secoli hanno sostato le carovane che percorrevano diramazioni delle vie della Seta, ne conserva il grande mercato animato da cammelli e carretti colorati, donne imprigionate nei Burqa, bambini vocianti, visi antichi dalle barbe fluenti e pesanti turbanti a bere chay fumando nei narghilè, mercanti sprofondati tra le merci, odori di spezie nel fumo di carni arrostite . A febbraio i nomadi scendono nella città e si accampano poco fuori, emergono tra la folla con il portamento fiero nei costumi tradizionali, ostentando vecchie armi e le bardature dei cammelli con i contrassegni tribali, dal 1885 vi si tiene il grande raduno annuale del Sibi Mela con il suo mercato del bestiame, feste, corse di cammelli e manifestazioni culturali. Un tempo parte del Sibi il limitrofo distretto di Ziarat si stende nel fertile territorio coltivato a frutteti attorno ai villaggi tra le vaste foreste di ginepro del Ziarat, il territorio con i suoi centri e villaggi fu devastata dai violenti terremoti del 2008, compresa la capitale che ne prende nome come la città di Ziarat, ne rimase intatta la residenza Quaid-e-Azam ove ha trascorso gli ultimi mesi di vita Muhammad Ali Jinnah venerato fondatore del Pakistan indipendente, ma che non è stata risparmiata ed incendiata nel 2013 dall’ attacco terrorista di Ziarat da parte degli indipendentisti Beluchi .
Quetta
Da qui si continua per il distretto nord occidentale del Quetta che si stende lungo il confine afghano ove dall’ Hindu Kush si allunga la catena del Sulaiman a sud con i monti Toba kakari , e tra le montagne si apre la valle di Urak con vari villaggi in gran parte abitati da comunità Gharghashti delle tribù Kakar di stirpe Pashtu, la valle inizia ove alla fine del XIX secolo con una diga si è formato un bacino con il lago Hanna che splende tra le montagne. Poco ad ovest circondata dai massicci Koh-i-Chiltan da una centro sull’antica carovaniera sorse Shalkot esteso nella grande città di Quetta divenuta la capitale del Baluchistan percorrendone gran parte della sua storia e che conserva alcuni antichi quartieri con edifici moschee e animati baazar. Fondata da Mahmud di Ghazni che nel medioevo islamizzò la regione. Da questo centro fortificato si controllavano i passi strategici di Bolan e Khojak divenendo avamposto dell’impero Moghul contro le incursioni dei persiani Safavidi, poi lo fu durante la colonia britannica . Dalla più moderna via Shara-E-Pelhavi si arriva ai bazaar di Shaharah-E-Iqbal e Shaharah-E-Liquat, tra artigiani, bancarelle, molti Baluchi, qualche Pashtun e vagavano dai vicini campi i profughi afghani all’epoca numerosi sfuggiti alla guerra, ma ormai anche qui tutto è Infestato dalla Shura di Quetta che riunisce i Talebani pakistani. Non distante si apre il passo di Bolan tra le sue strette e suggestive gole, secolare percorso carovaniero frequentato dai nomadi verso la regione afghana meridionale sulla via per Kandahar, a lungo unico percorso più accessibile per mercanti, nomadi ed invasori, prima dell’apertura del Kyber più a nord nel Pakhtunkhwa. Si incontrano nomadi con cammelli e muli carichi di masserizie, non hanno mai riconosciuto le frontiere che nei loro territori, da sempre abituati a definire il mondo solo in pascoli estivi ed invernali, Anche loro costretti a mutare ritmi secolari dal primo lungo conflitto in Afghanistan durante l’ invasione sovietica fino al 1989 e dalle violenze dei mujaheddin, finanziari ed armati dall’ occidente seguito dal nefasto regime integralista e dal 2001 la ventennale nuova ed inutile guerra in Afghanistan che ha riportato la potere in quel paese, dilagando con le loro sanguinarie milizie islamiche e i Talebani, tra terrorismo, traffico di armi , droga e tutto ciò che travolte la loro esistenza tradizionale.
Tra gli ultimi nomadi
Sui monti dei dintorni, per secoli convissuti con gli altri, ora si fa strage anche degli Hazara , giunti con le orde mongole di Gengis Khan, i villaggi irrigati dai canali sotterranei karez susseguono fino alla valle di Urak circondata dai monti innevati fino a primavera ove con i suoi riflessi splende il lago Hanna, da qui in inverno i nomadi si spostano verso i pascoli di Pishin Lora e il lago Bund Khushdil Khan sostando nell’oasi di Hurak Tangi dopo aver superato la frontiera dell’Afghanistan provenendo dalla regione di Kandahar quasi inabitabile dall’invasione sovietica quando l’ho traversata. Poi la guerra civile , il regime dei Talebani e il lungo conflitto in corso, così assieme a tanti profughi anche gran parte dei nomadi ha lasciato le valli del Kabulistan e il Korangal per i territori dei Baluchi. Ormai anche qui tutto è lacerato da aspirazioni d’ indipendenza, sconvolto da repressione martoriato dal conflitto e la violenza sugli emarginati. Ricordo quei nomadi senza futuro e i villaggi degli agricoltori powindah distrutti o abbandonati, vessati e spesso rapinati dai mujaheddin, la storia ha continuato a travolgere questa gente con i Talebani che qui disseminavano le basi di Al Qaida e gli affiliati riuniti nell’estesa rete della potente formazione terrorista Haqqani che come altre si è dicata anche al grande traffico di droga, poi il dilagare in questo paese dei talebani pakistani Tehrik-i-Taliban dagli indicibili crimini e l’ imposizione della Shari’a. I nomadi vivevano duramente, ma indipendenti, incapaci ad un sistema che non fosse scandito dalle stagioni e dai ritmi naturali, ma quel mondo ha travolto tutto con Il devastante conflitto, fino alle leggi per la completa Islamizzazione dello stato applicando le più oscure leggi della Shariʿa come quella per la Blasfemia punita la pena di morte, lle leggi contro tutte le minoranze religiose in Pakistan che giustificano impuniti attacchi in tutto il paese con continue esplosioni della violenza settaria, persecuzioni e attacchi integralisti accentuati dalle le leggi dell’ordinanza Hudud per applicare alla lettera la Shari’a, particolarmente ciò che è considerato sesso illegale secondo lo Zina coranico, come l’adulterio delle donne punito con lapidazione, la pena di morte per i reati omosessuali, il carcere alle vittime di stupri, amputazione per i furti, e varie pene per altri reati minori. Era tutto estraneo a questa gente che s’ è persa nella storia con i sopravvissuti che ho trovato seguendone per un tratto le carovane sulle antiche piste , prima di ripartire dopo un ultimo chay mentre andavano lentamente verso un orizzonte dove non sapevano più cosa trovare.