Africa Australis
Leggendario Monomotapa
Dall’ antichità si sapeva che in Africa fin dall’ epoca del millenario Egittoche s’ allungava in Nubia , inviati presero la Via del Nilo per il profondo Sudan, i navigatori Fenici e della potente Cartagine ne conoscevano le coste e Annone ne discese quelle occidentali atlantiche, poi le esplorazioni romane sull’ antica Via dei carri attraversarono il Sahara giungendo al fiume Niger. Il resto nei secoli a venire fu tema di storie, leggende e racconti di viaggiatori seppur fantastici, la geografia e la cartografia medievale aveva delimitato immaginari confini ad est ed ovest del continente e i fiumi che l’ attraversavano, ma gli immensi territori australi ne rimasero sempre fuori, essi erano oltre i confini di tutto, anche di ciò che era tenebrosamente indicato con hic sunt leones.
I viaggiatori e geografi arabi cominciarono a descrivere le zone che penetravano per fede e per commercio, poi i portoghesi dal XV secolo scoprirono le rotte dell’ Atlantico e avanzarono lungo le coste del continente spingendosi fino ai limiti meridionali e Vasco da Gama la circumnavigò, Luís Vaz de Camões nel primo canto l’ epico poema Lusiadi Inizia così a narrarne l’ epopea “Abbiamo attraversato nella nostra navigazione tutta la parte settentrionale e meridionale dell’ oceano; abbiamo contornato tutta la costa africana; abbiamo visto cieli e terre disparàti” (Louis de Camoes”I Lusìadi”Canto I)
Ciò che stava all’interno rimaneva ignoto, nè leggende nè fantastici racconti di viaggiatori potevano farlo immaginare. Mentre i portoghesi avanzavano sulla costa atlantica, gli arabi nel medievale periodo Shirazi avevano fondato i loro centri e città su quella orientale creando la cultura swahili dalle Keniote Malindi e la vicina Mombasa, le isole di Pate e la florida Lamu, la tanzaniana Kilwa Kisiwani e la potente Zanzibar, dalla somala Brava alla più meridionale Sofala sulla costa del Mozambico.
Qui arrivava avorio e oro in gran quantità che un popolo evoluto sapeva estrarre e lavorare nel regno nero di Monomotapa che doveva trovarsi negli sconosciuti territori dell’interno tra i fiumi Limpopo e il maestoso Zambesi che si gettavano nell’ Oceano Indiano, ma dei quali era ignoto il corso e l’origine, le tradizioni locali parlavano della capitale Grande Zimbabwe, città di pietra cinte da possenti mura nelle terre e miniere ricche di rame, stagno ed oro, vi regnavano potenti sovrani le cui regine erano le sorelle ed avevano molte mogli, circondati da grandi corti e complicati cerimoniali. La prima descrizione fu del capitano Viçente Pegado riportata dallo storico João de Barros “ Fra le miniere d’ oro delle pianure fra i fiumi Limpopo e Zambezi c’è una fortezza fatta di pietre di incredibili dimensioni, e che non sembrano essere unite da malta … L’edificio è circondato da colline, su cui se ne trovano altri, simili al primo per il tipo di pietra e l’assenza di malta; uno di essi è una torre alta più di 12 braccia”.
Si raccontava che i cortigiani dovevano imitare i pregi e i difetti del sovrano, se balbuziente si doveva parlare come lui, se claudicante tutti dovevano zoppicare, se agile si doveva imitarlo, al suo cospetto si doveva strisciare e il suo volere era legge, ma se malato o ferito doveva essere soppresso perchè in lui stava il vigore del popolo e la ricchezza del regno. All’inizio del XVI secolo il portoghese Barolomeu Dias superò per primo il Capo di Buona speranza in Sudafrica seguito dall’ impresa di Vasco da Gama cercando le rotte dall’ Atlantico per l’ orientale Via delle spezie risalendo le coste meridionali africane fino a Sofala, dove nel 1489 Pedro da Covilha e nel 1501 Sancho de Tovar ebbero certe notizie del leggendario regno di Monomotapa descrivendone la ricchezza di cui si parlava, altri poi lamentarono che i neri che giungevano a Sofala preferivano vendere l’oro agli arabi anzichè ai cristiani, perchè loro si univano volentieri con donne del luogo e ne traevano confidenza con le popolazioni e cominciarono a fare altrettanto anche i cristiani per spingersi in quei territori e raggiungere quel favoloso regno.
Pedro de Anaia vi fece edificare il forte di São Caetano che fu il primo nucleo della colonia africana orientale portoghese , poco più tardi la corte del Signore delle Miniere che regnava sul Monopotapa era frequentata da mercanti portoghesi, come osservò nel 1561 il gesuita Gonçalo da Silveira nella prima ambasceria lusitana del regno Mutapa, descrivendone ambienti e popolazioni. Rimanevano tutti impressionati dall’abbondanza di avorio e di oro, dei grandi edifici di pietra che potevano competere con quelli europei e delle usanze della corte e dei sudditi, nelle cronache Deacadas da Asia lo storico João de Barros affermò che lo splendore della corte e della città superava quelli d’ oriente.
I primi gesuiti guidati da Gonçalo da Silveira giunsero a redimere quelle anime pagane con successo, ma subito dopo tornavano ai costumi che non intendevano abbandonare, gli arabi convinsero i sudditi che i portoghesi volevano impadronirsi del regno e da Silveira venne ucciso, scatenando la reazione lusitana con una spedizione condotta da Francisco Barreto nel 1572 e sconfitta dalle armate mongaze. Ne seguì un’altra guidata da Vasco Fernando Homem che travolse il vassallo di Quiteve e ne distrusse i villaggi e quello di Tskikanga non oppose resistenza all’avanzata nel territorio delle miniere, dove la delusione portoghese nel vedere le enormi difficoltà di estrazione indusse ad abbandonare il progetto di impossessarsene per gli alti costi che si sarebbero dovuti affrontare, ma ormai il secolare regno di Monomotapa era conquistato.
Nel 1628 gli ambasciatori portoghesi a corte vennero uccisi e tre anni dopo il regno fu sconvolto dalla guerra civile poi sedata dal sovrano Mavura, convertito con il nome di Filippo, che regnò fino al 1652 e i suoi successori furono tutti convertiti,ma i portoghesi erano più interessati al protettorato e i suoi vantaggi commerciali che non all’esplorazione dei territori limitrofi e l’Africa australe rimase ignota per tutto il successivo periodo dell’impero Monomotapa fino all’inizio al XIX secolo quando furono riscoperti i resti della mitica Grande Zimbabwe.
Olandesi e britannici
Nel frattempo gli olandesi avevano cominciato ad interessarsi a quei territori incogniti dell’Africa meridionale e nel 1621 fondarono la Compagnia delle Indie Occidentali per contendere il dominio portoghese sulle vecchie rotte atlantiche e le coste africane, si impossessarono delle loro basi in Guinea e del castello di São Jorge da Mina con la poderosa fortezza ad Elmina sulla Costa d’ Oro in Ghana ove giungeva una delle vie degli schiavi. Fondarono nuovi centri in Angola procedendo sulle coste africane in Mozambico per controllare la rotta aperta da Vasco da Gama che incrociava il Capo di Buona Speranza sfruttando i monsoni verso l’antica Via delle Spezie in oriente.
Nel 1652 furono inviati tre vascelli di coloni in Sudafrica che fondarono la Colonia del Capo Kaapkolonie dove ne giunsero altri che cominciarono a spingersi nei territori sconosciuti dell’interno contendendoli ai popoli Xhosa e i potenti Zulu che erano migrati negli antichi territori tribali dei Khoi chiamati ottentotti e dei nomadi San definiti Boscimani, iniziò l’epopea della “transumanza”che i pionieri Voortrekker e i coloni Boeri olandesi definirono orgogliosamente il Die Groot Grande Trek.
I coloni boeri avanzarono con il bestiame nelle regioni esplorate dalle avanguardie occupando i pascoli delle tribù Xhosa spingendosi nella regione del Fish River in Namibia e nel territorio degli Herero, con i quali iniziarono un lunghissimo e sanguinoso conflitto che decimò le tribù fino al 1880. Entrate nel protettorato tedesco di Namibia, nel 1884 iniziarono le guerre contro la nuova colonia tedesca del Sud est culminate con il genocidio del popolo Herero terminato del 1907, primo olocausto del novecento, nel frattempo gli boeri olandesi Afrikaner si scontrarono con il regno Zulu e in due guerre contro l’occupazione britannica tra il 1880 e il 1902.
Per tre secoli portoghesi, olandesi e britannici si impegnarono sulle coste africane australi, dalle orientali del Mozambico a quelle atlantiche dell’ Angola passando per il territorio del Capo di Buona Speranza, con commerci e conquiste esplorando solo i territori interessati , ignorando i limitrofi che rimasero ignoti oltre lo Zambesi , tra il Botswana e l’ interno del Sudafrica fino alla metà del XIX secolo, quando vi giunse l’unico e grande protagonista della loro scoperta, David Livingstone che gli indigeni chiamarono il Cercatore di Fiumi.
Seguendo quelle Vie della storia e delle esplorazioni che hanno sempre ispirato una vita di viaggi in ogni continente, anche in quei territori africani gli itinerari più affascinanti sono stati sulle antiche cronache arabe del medioevale Shirazi dai fiorenti centri e città tra il Kenya e la Tanzania, quelle portoghesi per il leggendario regno di Monomotapa nella vecchia Rhodesia divenuta lo Zimbabwe e il vasto Mozambico. Sui resoconti degli esploratori, attraverso i grandi parchi africani, nel Congo orientale e l’ Uganda, lungo lo Zambesi dallo Zambia nei territori del Kafue e del Nsumbu fino al suggestivo Mosi-oa-Tunya ove precipitano le cascate Vittoria, la natura selvaggia del Chobe per il Botswana dal Delta Okavango e le piste del deserto Kalahari fino alla Namibia e il vasto Sudafrica. In ogni viaggio e traversata che mi hanno impegnato in quei territori tra grandiosi ambienti naturali e antiche popolazioni a cercare ciò che è rimasto simile a quei racconti e ciò che è mutato irreversibilmente travolto dalla storia.
Estratto da: Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. Africa:Africa Australis © Photo gallery: Africa South East