Civiltà Gandahara
Nel Pakistan nord occidentale fino al territorio orientale dell’Afghanistan si stende la storica regione ove dopo la leggendaria spedizione di Alessandro in Asia dal III secolo a.C sorse la grande cultura indo ellenistica del Gandahara fondata sulla diffusione del buddismo e fiorita nei successivi lasciando i suoi suggestivi resti di antiche città, templi e monasteri da cercare tra suggestivi ambienti e antichi villaggi.
Popoli indoariani
Dopo la dissoluzione dell’antica civiltà dell’Indo dal XVIII secolo a.C. anche nella regione pakistana settentrionale si estese la grande migrazione delle popolazioni Indoariane, divise poi in clan di allevatori seminomadi riuniti nelle varie confederazioni tribali Rigvediche, e tra le altre nell’India nord occidentale dal XII secolo a.C venne fondato il regno di Kuru. Nella tarda età del bronzo fu depositario del più antico periodo Vedico dalle tradizioni religiose del primo induismo fondato sui sacri testi ed inni in sanscrito dei Rigveda diffusi dall’India fin dal XV secolo a.C., poi dall’antico induismo della tradizione religiosa Vedica nel VI secolo a.C. si separarono i movimenti ascetici e yoga non legati al bramanesimo che fondarono la dottrina Sramana divenuta uno dei fondamenti del buddismo e il gianismo. Dagli antichi popoli indoariani nella regione tra Afghanistan e Pakistan settentrionale discesero i Dardi, mentre rimasero isolate nelle vallate dominate dalla catena dell’Hindu Kush i villaggi tribali dei Nuristani che ancora sopravvivono nel territorio afgano ribattezzato Nuristan e chiamati infedeli Khafir dai musulmani costretti alla conversione forzata, mentre di simili origini e stirpe nelle valli del Chitral pakistano i Kalash ancora faticosamente cercano di mantenere antichi costumi e tradizioni. Dal vicino territorio afghano fino al Punjab si estese il regno Bahlika, mentre nell’omonima regione settentrionale dal XIV secolo a.C. si impose la prima cultura dello Swat che ha lasciato i suoi resti e necropoli così come la confederazione tribale indoariana dei Kamboja che nel territorio occidentale dal VI secolo a.C. furono tra i fondatori di uno sedici regni del potente stato indiano nord occidentale Mahajanapada, nella regione tra il’Afghanistan e la valle dello Swat venne fondato quello del Gandhara centro dell’antica cultura vedica, mentre vi si estese il potente impero persiano con la conquista Achemenide nella Valle dell’Indo che dominò per i successivi la regione come satrapia orientale della Bactria.
I regni ellenisti
Dal 327 a.C. quando l’impero persiano fu travolto dalla leggendaria spedizione di Alessandro in Asia, la tradizione religiosa venne sintetizzata tra la popolazione nel buddismo della Bactria diffuso nei secoli successivi dal monachesimo buddista Greco che ne prese nome con regni indo ellenistici che fiorirono con la spartizione del vasto impero di Alessandro il Grande. Dal II secolo a.C. con l’estensione del regno indo greco del Yavanarajya fino al Pakistan si diffuse la sua cultura ellenistica orientale e lo Swat venne anche identificato con Il leggendario territorio dell’Oddiyana come centro per la diffusione del Buddismo Vajrayana. Oltre il mito la diffusione del buddismo qui si deve in gran parte ai monaci inviati dal sovrano Ashoka nel II secolo d.C. durante il dominio del suo vasto impero indiano Maurya, tra gli altri il più famoso studioso missionario e redattore di sacri testi venerato come Dharmaraksita, seguirono quelli poi inviati a metà del I secolo a.C. dalla Bactria con il sovrano Menandro del suo regno indo ellenista, come l’altro anch’egli venerato maestro del Dharma Mahadharmaraksita. La cultura induista vedica e il buddismo ha lasciato i resti di centri e templi ove tra gli altri rimango quelli dell’antica città di Taxila, mentre con la sua diffusione nella regione la dottrina ne prese nome come buddismo del Gandhara dal I secolo a.C., fondato sui più antichi manoscritti buddisti indiani con i testi del Gandharan che, diversamente dagli altri in Pali e Sanscrito, vennero redatti nella locale scrittura. Con la spartizione delle regioni asiatiche conquistate da Alessandro venne fondato il vasto impero Seleucide esteso in Asia Centrale ove nel 256 a.C. sorse il regno ellenistico della Battriana con la sua capitale nella fiorente città afghana di Balkh che secondo la tradizione nel V secolo a.C. era patria dei primi due discepoli del Buddah storico e primi diffusori della dottrina Trapusa e Bahalika, dall’epoca divenuto venerato centro. Da qui in epoca ellenistica iniziò la successiva diffusione del Buddismo nel suo sincretismo con l’antica cultura greca portata dalla spedizione di Alessandro con le rappresentazioni dell’arte Greco buddista legata anche alle tradizioni indiane che dall’Afghanistan alle valli dello Swat si estese nella regione del Gandhara ove vennero edificati templi e monasteri. Dopo il fiorire del buddismo con il regno di Kanishka dal II secolo a.C. e i suoi successori nei seguenti, la regione e lo Swat fu a lungo il centro della grande cultura che ne prese nome come la civiltà Gandhara continuando ad edificare centri, templi e monasteri arricchiti poi dalla sintesi tra lo stile ellenista ed indiano dell’arte Kushan. Con la decadenza dell’impero Kushana la regione della Battriana e lo Swat dal III secolo entrò nei domini del regno sasanide unito di Kushanshah che mantenne le antiche tradizioni buddiste assieme alla propria fondata sul del Manicheismo persiano e pervasa anche da molte influenze indiane dell’induismo . Con le vittorie in Asia Centrale sull’impero Sasanide nel 450 anche il regno del Kushanshah fu travolto dall’avanzata delle potenti tribù degli Unni bianchi Eftaliti, all’inizio tollerarono le tradizioni religiose, ma dall’inizio del VI secolo con il regno di Mihirakula i buddisti vennero perseguitati con la distruzione di gran parte dei loro centri, templi e monasteri lasciati poi in rovina, come racconta nelle sue cronache il monaco buddista cinese Song Yun che nel 520 visitò il teritorio.
L’Invasione islamica
Con la decadenza della cultura buddista dall’VIII secolo la regione entro nei domini del regno governato dalla dinastia induista Shahi edificando vari centri e templi consacrati alle divinità Hindu che hanno lasciato i loro resti, per contenere l’avanzata islamica e proteggere le vie commerciali il regno edificò numerose fortezze tra le montagne sui confini meridionali che ancora rimangono, come l’accesso allo Swat nel passo di Malakand. Mentre dallo stesso periodo secolo continuavano le conquiste musulmane in India, la regione nord occidentale pakistana rimase alla dinastia induista Shahi, l’ultimo sovrano Jayapala riuscì a respingere ancora l’espansione islamica della dinastia Ghaznavide fino all’inizio del XI secolo quando l’impero venne esteso dal sovrano Mahmud di Ghazni conquistando il territorio dello Swat e tutti i regni induisti del Punjab da dove avanzò in India e dall’epoca l’islamismo divenne dominante travolgendo ogni altra antica cultura. Dopo i due secoli del dominio induista sull’antico Gandhara vennero convertiti alla fede islamica la popolazione degli Swati di stirpe Pashtu, entrato nei domini dei sultanati che seguirono nella limitrofa provincia afghana nord orientale del Kunar, rimanendovi a lungo fino alla conquista britannica dell’India divenuta la grande colonia del British Raj che a metà del XIX secolo vi si estese nel locale regno Dera Yusufzai divenuto protettorato e alleato come principato dello Swat nel 1849, governato come sorta di teocrazia fondata sulle leggi islamiche affidate ai capi spirituali Akhund.
Provincia pakistana
Alla fine del periodo coloniale venne istituita la federazione dei vecchi stati principeschi musulmani per il Dominion in Pakistan che, dopo un conflitto tra la popolazione musulmana e hindu, fu ratificato con la spartizione dell’India del 1947 tra la nuova repubblica indipendente indiana e la separata repubblica islamica del Pakistan con l’adesione del principato dello Swat rimasto come regione autonoma fino al 1969 quando venne incorporata nella provincia Khyber Pakhtunkhwa lungo i confini afghani. Dopo vari governi nel 1977 con un colpo di stato salì al potere in il generale Zia-ul-Haq Inaugurando la sua dittatura che negli anni ottanta tra le varie imposizioni emanò le leggi per la completa Islamizzazione dello stato e l’applicazione delle più nefande regole della Shari’a, mentre l’’espansione delle scuole religiose coraniche Madrass divennero i centri per il fanatismo religioso più radicale che ha alimentato la formazione dei combattenti Mujaheddin contro i sovietici nel 1979 e il decennio di guerra in Afghanistan ove Muhammad Zia-ul-Haq ha impiegato i servizi segreti pakistani Isi per sostenere le operazioni ed armare gli estremisti islamici assieme agli Stati Uniti. Da essi derivarono poi le formazioni terroriste i sostenute dal Pakistan in nome della guerra santa jihad, da vari gruppi uniti come i talebani pakistani è stato fondato il Tehrik-i-Taliban dalle sanguinarie formazioni, uniti poi all’altrettanto spietato esercito islamico del Lashkar-e-Islam e i degni correligionari nel territorio tribale centro occidentale del Khyber di stirpe Pashtun i Soldati di Dio, come si definiscono i feroci militanti del Jundallah che nella regione del nord ovest dal 2004 assieme ai loro alleati hanno scatenato la guerra del Kyber nell’insurrezione del Pakhtunkhwa con violenze contro la popolazione, continuate poi con altri sanguinari attacchi. Dopo il primo conflitto nello Swat per il controllo della regione nel 2007, le formazioni dei Tehrik-i-Taliban due anni dopo hanno scatenato il secondo sanguinari conflitto dello Swat alla fine respinto dall’esercito, ma nel frattempo i fanatici islamici, come avevano fatto i loro criminali confratelli Talebani in Afghanistan con la distruzione dei Buddah di Bamiyan capolavori della grande arte Gandahara, gran parte delle statue buddiste di epoca Kushan nello Swat furono anch’esse distrutte assieme a reperti artistici e quelli rimasti saccheggiati per rivenderli nel mercato archeologico occidentale.
Arte Gandhara
Nella sintesi con la cultura ellenistica con i suoi regni la regione fu centro della grande arte Indo-Greca fondamento dei propri modelli stilistici per i templi e monasteri in una notevole influenza dell’arte in India dall’epoca, oltre le rappresentazioni buddiste nello stile classico greco raffinati nella grande arte del Gandhara, tipici nella sua architettura gli stupa che si elevano su una piattaforma quadrangolare per la cupola che svetta da arco rialzato. I monasteri decorati da rilievi tra colonne ioniche e capitelli corinzi, anche gli edifici e l’urbanistica dei centri ispirati da quelli ellenici con elementi classici greco romani assieme a modelli iranici e centroasiatici nelle facciate e pareti in pietra con piccoli capitelli che ricordano quelli persiani. Nel suo ultimo periodo lo stile Gandhara si arricchì di elementi di derivazione indiana tipici della più antica arte Afgana, mentre continuava nella scultura le rappresentazioni nei rilievi in pietra, argilla o stucco, della vita del Buddah storico, ma che lo raffigurava sempre più come divinità nella proporzioni maggiori rispetto agli altri personaggi rappresentati rivelandone l’aspetto trascendente, oltre a raffigurare le sue emanazioni altre divinità e Bodhisattva dell’Arte buddista diffusa poi in Asia, a volte associate a quelle induiste. Nella tradizione ellenista del Gandhara il Buddha è anche raffigurato come protetto dal divinizzato eroe mitico Eracle greco, così come dal pantheon e la mitologia greca furono prese varie rappresentazioni buddiste, alcune ispirate dalle raffigurazioni della dea Atena nello stile classico ellenico, lo stesso Eracle con la clava è comune nelle raffigurazioni del venerato Vajrapani che fu tra i primi bodhisattva, sempre dalla mitologia greca altre raffigurazioni sono ispirati dal gigante con la sua possente figura, dal dio del vento gelido Borea signore nel freddo settentrione del mondo, così come la divinità Hariti come dea madre e protettrice dei bambini è stata ispirata dalla greca dea della fortuna Tyche, mentre alcune personificazioni sempre nello stile indo ellenistico sono associate all’antico pantheon mesopotamico come la dea Nanaya. Il classicismo greco sulla scultura del Gandhara si rivela nella dominante raffigurazione dei personaggi rispetto lo spazio, i bassorilievi che rappresentano le divinità buddiste le raffigurano con attributi di quelle elleniche, anche nel drappeggio delle vesti come l’Himation greco, personaggi dalle vesti tipicamente elleniche tra gli altri siti si trovano nei rilievi di Buner rivenuti tra i resti di un tempio nell’omonimo distretto nei pressi dello Swat, da quel poco che rimane dei dipinti nelle composizioni si evince un’ispirazione simile alla più antica arte cristiana, mentre nell’oreficeria lo stile presenta motivi sarmatici e indiani e anche i fregi ellenistici degli amorini decorativi nei frontoni hanno ispirato le raffigurazione degli spiriti femminili Apsara presi dalla tradizione induista.
Tra gli antichi siti
Nel territorio afghano di Hadda vennero edificati diversi centri e stupa buddisti nel più antico stile battriano unito al primo ellenistico, tra i vari il grande monastero di Tapa Shotor decorato da numerose nicchie e rilievi scolpiti, statue e fregi che raffigurano scene del Buddha con discepoli e Bodhisattva che hanno ispirato il Gandahara diffuso da qui al limitrofo territorio pakistano settentrionale fino allo Swat. Poco distante dall’antica città di Balkh nella regione della Battriana afghana nel II secolo d.C. furono edificati i due grandi monasteri di Nava Vihara a lungo fiorente centro del buddismo nella regione fino al IX secolo e poi decaduti poi dopo la conquista islamica, mentre rimasero nei secoli i colossali Buddah di Bamiyan magnificamente scolpiti nella roccia per finire distrutti dal criminale fanatismo musulmano dei Talebani che ancora infestano l’Afghanistan. Nella pianura della Battriana sono stati risparmiati i resti della città di Alexandria sull’Oxus rivenuti nel sito di Ai-Khanum, tra le prime ellenistiche della regione che ha lasciato vari edifici e templi, Il palazzo reale e la necropoli. Ove inizio la storia di Peshawar nell’antico territorio del Puruṣapura poco a nord est nell’omonimo distretto ove sorge la città di Charsadda, seguendo il corso del fiume Swat alla confluenza con il Kabul su una sponda sono stati rinvenuti i resti della città di Pushkalavati con i più antichi risalenti tra il XIV e l’VIII secolo a.C. nel tumulo di Bala Hisar che ne fu il primo centro esteso nel VI secolo a.C. come capitale locale della satrapia persiana Achmenide, poi estesa con la città ellenistica di Peucela e fiorita fino al II d.C. lasciando le rovine di vati edifici, templi e stupa, con gran parte dei reperti sono conservati nel museo archeologico di Chasadda. Verso il limitrofo Punjab settentrionale pakistano, l’antico centro indiano di Sagala venne conquistato dalle armate di Alessandro nel III secolo a.C. e, ricostruita nel successivo, fu capitale locale del regno indo greco ellenista di , dopo la sua conversone al buddismo, ne divenne celebrato diffusore il sovrano Menandro I e dall’epoca ne furono edificati templi e stupa che hanno lasciato i loro resti.
La via dello Swat
Nella provincia del Khyber il suo distretto più grande prende nome dal percorso dal fiume Swat che scende dalle sorgenti tra le vallate glaciali nella catena dell’dell’Hindu Kush attraverso la suggestiva valle di Kalam, continuando per l’altra più ampia e ancor più spettacolare che ne prende anch’essa nome come la storica valle dello Swat che conserva anch’essa i resti della fiorente civiltà indo ellenistica. Il grande orientalista ed esploratore italiano Giuseppe Tucci fu tra i primi a ricercare gli antichi siti di quella cultura e ne pubblicò gli studi nel suo La via dello Swat che mi ha ispirato viaggiando nella regione seguendone i percorsi, fu anche il fondatore dell’istituzione Maip come Missione Archeologica Italiana in Pakistan che nelle valli dello Swat ha trovato tra i più suggestivi esempi della grande arte Gandhara, tra gli altri nel 1956 iniziò gli scavi che hanno portato alla luce i resti del santuario buddista Butkara nella valle percorsa dal fiume Jambil, con il più antico Grande Stūpa risalente al III sec. a.C. e una delle prime rappresentazioni del Buddha seduto e gli altri decorati con capitelli indo corinzi sorti fino al VII secolo d.C. Alla fine degli scavi nel 1962 tra i monti verso la vicina valle del fiume Saidu iniziarono quelli dell’altro santuario nel sito di Saidu Sharif con i suoi stupa edificati dal I al V secolo d.C.su due terrazze aperte sui monti tra le due valli. Oltre ad altri siti nello Swat la missione italiana dal 1984 ha scoperto e scavato i resti dell’antica città di Barikot fiorita dal V secolo a.C. e conquistata da Alessandro il Grande nota poi l’indo greca Bazira, ove nel III a.C. venne edificato uno dei primi templi buddisti con lo stupa di Barikot e tra gli altri resti nello stile Gandhara sono state rinvenute le più antiche sculture buddiste in Pakistan. Parte dei reperti rinvenuti dalle missioni italiane sono conservati nel museo di Arte orientale a Roma intitolato a Giuseppe Tucci e nelle collezioni sempre dedicate alle arti orientali nella sezione Gandhara nel museo Moa di Torino.
Taxila
Nei pressi ove passa l’antica via Uttarapath in Pakistan che collegava l’Asia centrale all’India, rimangono i resti dell’antica città e centro buddista di Taxila nel Punjab settentrionale ad est dello Swat con il suo sito archeologico dichiarato patrimonio culturale Unesco, su un più antico centro dell’VIII secolo a.C. che ha lasciato i suoi resti e tumuli nel sito di Bhir Mound, sulla sponda orientale del fiume Indo come la Città della pietra tagliata venne fondata Takṣaśilā meglio nota come Taxila. Nel VI secolo a.C. e nel successivo dopo la definitiva conquista della Valle dell’Indo, entrò nei domini del vasto impero persiano divenendo una delle fiorenti città della satrapia Bactriana come centro sulle vie commerciali dall’Asia Centrale frequentata da mercanti e viaggiatori che giungevano dalla varie regioni dell’impero persiano e vi sorse la sua antica università di Taxila, divenuta poi anche centro di studi buddisti. Fu tra le grandi e fiorenti città trovate e conquistate da Alessandro nel 326 a.C., divenendo poi uno dei centri della grande cultura ed arte Gandhara nella sua mirabile sintesi tra le rappresentazioni classiche greche con quelle buddiste. Dall’epoca la fiorente città di Taxila fu uno dei capolavori dell’architettura ed arte antica centro asiatica, durante il regno ellenistico di Bactria con la sua espansione nella regione nel 180 a.C., Il sovrano Damaytra noto come Demetrio I sulla sponda opposta dell’antica Taxila fondò la nuova città di Sirkap ispirata all’urbanistica ed architettura greca dalle strade ove affacciano i resti di palazzi, stupa e templi anche Jiainisti nel proprio stile Derasar, ove sono stati rinvenute steli con rappresentazioni mitologiche greche, statue ed opere elleniste assieme a monete, oltre ad altre in stile indiano. Quando si estese vasto impero Kusana nella regione pakistana e la valle dello Swat nel I secolo d.C. Il secondo sovrano Kanishka, celebrato come il grande diffusore del buddismo, sempre nel territorio dell’antico centro fondò la città di Sirsukh che ha lasciato i suoi resti cinti da mura e sempre in epoca kushana nel II secolo d.C. venne edificato il vasto tempio con lo stupa di Dharmarajika come santuario che ospitava frammenti di ossa del Buddah, al lungo centro di pellegrinaggi fino al V secolo d.C., quando con l’invasione degli Unni bianchi Eftaliti venne anch’esso devastato come altri siti buddisti nella regione ed abbandonato fino ai resti rinvenuti nel 1913 per tornare alla luce nel sito del Grande stupa di Taxila come lo si trova. Anch’esso più distante dal centro dell’antica città e allo stesso periodo risale il monastero di Mohra Muradu, che ha lasciato le scale laterali da dove si accedeva ad un cortile e una grande vasca ove affacciavano le residenze della scuola monastica, la sala di riunioni decorate da statue del Buddha e oltre al’edificio centrale due stupa, l’altro vicino monastero di Jaulian su un colle venne edificato nel II secolo d.C. dal simile stile, dallo stupa centrale diramano altri ventisette minori, cinquantanove cappelle decorate con scene del Buddha storico e due altri edifici ospitavano le residenze monastiche.