El Chapo Guzmàn
Ascesa e declino di uno dei più potenti imperi della droga nella storia criminale del trafficante messicano Joaquín Guzmán Loera detto El Chapo
Nella storia raccontata dalle vie della droga che hanno infestato il mondo, se a lungo in nefasto cartello colombiano di Medellin con il suo signore e padrone assoluto Pablo Escobar ne è stato uno dei devastanti capitoli, la violenta esplosione del narcotraffico dal Messico ha avuto come protagonista Joaquín Archivaldo Guzmán Loera che per l’aspetto tarchiato tutti chiamavano El Chapo. Destinato a divenire il potente signore della droga come il Chapo Guzmàn, è nato nel villaggio agricolo di La Tuna presso la cittadina di Badiraguato nello stato di Sinaloa da una povera famiglia contadina e da ragazzo era un gomero, come erano chiamati i lavoranti nelle prime coltivazioni che in seguito divennero le grandi piantagioni di oppio messicano. Per la sua intraprendenza entrò nell’ organizzazione del potente trafficante di marijuana ed altre droghe Héctor Luis Palma Salazar noto come El Guero che fu tra i primi ad aprire le vie nel territorio statunitense, mentre all’ inizio degli anni ottanta fioriva il cartello di Guadalajara sul traffico di droga. Fondato da Miguel Ángel Félix Gallardo detto El Padrino assieme ad Ernesto Fonseca Carrillo o Don Neto e Juan José Esparragoza Moreno noto come El Azul, mentre del commercio e le piantagioni di marijuana, con l’ immensa del rancho El Búfalo si occupava Don Rafa, come era ossequiato Rafael Caro Quintero. Sembra che il giovane Joaquín venne graziato in un agguato dei sicari di Guadalajara all’ organizzazione di Palma Salazar e fu preso come autista da Félix Gallardo e quando El Padrino iniziò ad importare la cocaina del potente cartello colombiano di Medellin, divenne uno degli incaricati nell’ organizzazione del trasporto che poi procedeva in territorio statunitense sulle vie aperte da El Guero Salazar, iniziava così il grande traffico di droga dal Messico.
Le Narcoculture
In quel periodo cominciava l’ incontenibile ascesa di quelle che sono state definite le Narcoculture nell’intrigo delle potenti associazioni criminali in violenti conflitti tra loro, la corruzione dilagante nelle forze di polizia ed esercito, politici e funzionari governativi fino ai massimi livelli, favorendo quel narcotraffico e alimentando l’ espansione del crimine in Messico che dal’ epoca si concentrò sul traffico di droga. Il cartello di Guadalajara, come gli altri che seguirono, agiva liberamente con l’ appoggio della Dirección Federal de Seguridad, nota come la corrotta Dfs, altre forze di polizia, ufficiali dell’ esercito, politici e alti funzionari governativi, elargendo milioni di dollari in tangenti, oltre alla protezione della Cia Usa dalle indagini della Drug Enforcement Administration o Dea nei suoi lucrosi traffici in territorio statunitense, in cambio dell’ aiuto ai terroristi Contras in Nicaragua. Nonostante le protezioni l’ agente Dea Camarena nel 1984, oltre a scoprire e far sequestrare l’ immensa piantagione di marijuana nel rancho del Búfalo, scoprì anche quei legami di Feliz Gallardo con la Cia e venne rapito per essere torturato a morte dai sicari del suo socio Don Rafa, da quanto è stato poi rivelato sembra con la supervisione della stessa Cia. L’evento fu importante anche per la successiva storia del narcotraffico messicano perché da quel momento la Dea fu costretta ad intervenire con le sue indagini e le pressioni sulle istituzioni messicane portando al primo arresto di narcotrafficanti con la cattura dello stesso Rafael Caro Quintero ed Ernesto Fonseca Carrillo, mentre Félix Gallardo con le sue protezioni governative riuscì a sfuggire, per poi essere arrestato anche lui nel 1989 e Joaquín Guzmán Loera iniziava la sua scalata al potere quando il territorio del cartello di fu diviso in diverse organizzazioni criminali da Gallardo prima della sua cattura. Il cartello di Juárez si impose nel controllo del territorio centrale e di Chihuahua con a capo Rafael Guajardo e il suo braccio destro Pablo Acosta Villarreal detto El Zorro di Ojinaga che, quando fu ucciso nel 1987, venne sostituito da Amado Carrillo Fuentes , nipote di Ernesto Fonseca Carrillo e chiamato El Señor de Los Cielos per la sua flotta di aerei usata nel trasporto dei carichi di droga. Il cartello di Juárez divenne molto potente con la loro guida espandendo il lucroso traffico nel territorio statunitense, poi Guajardo fu fatto uccidere nel 1993 dal suo socio e ne divenne capo assoluto l’ ambizioso Amado Carrillo. Nel territorio occidentale si affermò ben preso potente il cartello di Tijuana dei fratelli Arellano Félix, nipoti dell’ ormai tramontato El Padrino Gallardo, per questo detto anche Arellano Félix Organización o Afo , il resto nella regione di Sinaloa fu affidato al trafficante Ismael Zambada García noto come El Mayo assieme Héctor Luis Palma Salazar detto El Güero per controllare il traffico occidentale fino alla costa del Pacifico, mentre le frontiere tra la Baja California e Sonora per i territori statunitensi californiano e dell’ Arizona erano nei domini del Chapo Guzmán che poi prese il potere su tutti dal 1988 fondando il suo impero criminale con il cartello di Sinaloa.
Il cartello di Sinaloa
Iniziò la rapida ed incontenibile ascesa come signore assoluto nel traffico di droga di El Chapo Joaquín Guzmán Loera che nel frattempo aveva ideato ed organizzato un sistema di gallerie sotterranee per trasportare grandi carichi di cocaina oltre il confine statunitense e in ogni modo possibile, corrompendo doganieri, forze di polizia e magistrati, accumulando miliardi di dollari. Oltre marijuana e cocaina incrementò l’ enorme traffico di droga con le coltivazioni di oppio nel suo Triangulo de Oro della regione montuosa tra gli stati di Sinaloa, Chihuahua e Durango per la produzione di eroina che qui chiamano alquitrán negro per l’aspetto catramoso, successivamente nei laboratori altre droghe sintetiche come l’ Mdma o Ecstasy, metanfetamine e il micidiale oppioide sintetico noto come Fentanyl. Per consolidare l’ascesa del suo impero Alianza de Sangre, come era anche chiamato Il cartello di Sinaloa, entrò in conflitto con l’ altra organizzazione criminale ormai nota come Cártel Arellano Félix di Tijuana , divenuta poi ancor più potente dal 1997 quando ne prese il comando Ramón Arellano imponendo subito violentemente il potere del cartello assieme ai suoi fratelli. La prima guerra con il cartello di Tijuana degli Aurellano Fèlix si consumò in una lunga serie di scontri, violenze ed omicidi nell’ indifferenza delle autorità governative spesso corrotte e complici di entrambe le fazioni, quando i sicari degli Arellano attentarono El Chapo nel maggio del 1993 davanti l’ aeroporto di Guadalajara, per errore uccisero l’ arcivescovo Posadas Ocampo con sei dei suoi accompagnatori suscitando l’indignazione internazionale. Il governo fu obbligato ad intervenire per arginare quei massacri proclamando la guerra ai narcotrafficanti con la presidenza di Carlos Salinas che due anni dopo fu accusato di loschi affari e coinvolgimento nel narcotraffico costretto a lasciare il paese per evitare l’ inchiesta su di lui e i funzionari corrotti. Allontanandosi dalle ricerche Joaquin El Chapo Guzmán con l’amante Maria del Rocio del Villar Becerra si recò in Guatemala per trattare un carico di droga con il trafficante Herrera Garcia, ma fu sorpreso ed arrestato nel 1993 dai militari guatemaltechi a Tapachula sul confine del Chiapas e subito estradato in patria per essere rinchiuso nel carcere di massima sicurezza noto come Altiplano o La Palma ad Almoloya de Juárez vicino la capitale che ha ospitato i più noti criminali e narcotrafficanti messicani. Nel frattempo il traffico di droga e gli affari del Sinaloa continuarono con gli altri soci nel cartello guidati da suo fratello Arturo Guzmán Loera detto El Pollo che poi venne ucciso dai sicari nemici. Dopo un primo periodo di carcere duro ebbe condizioni più agiate, corrompendo agenti di custodia e funzionari El Chapo riuscì ad evadere nel 2001 e in breve riprese il controllo dell’ organizzazione iniziando uno spietato conflitto contro i cartelli rivali che aprì un altro cruento capitolo nella guerra_messicana della droga sia tra i narcotrafficanti che con parte delle forze di polizia e militari, mentre il resto di quelle forze assieme a diversi rappresentanti istituzionali e governativi è sempre stato condizionato dalla dilagante ed onnipresente corruzione in Messico che a lungo ha impedito una reale opposizione al narcotraffico dominato dai potenti cartelli della droga ormai in perenne e violento conflitto tra loro in una lunga cronologia di guerra che sconvolge da anni il paese con decine di migliaia di morti.
La narcoguerra messicana
Nel 2006 gruppi armati di autodefensa popolari o guardias de la comunidad si organizzarono contro la criminalità scatenata dall’ organizzazione Michoacana nell’ omonimo stato di Michoàcan, dove sono intervenuti poi reparti dell’ esercito inviati dal presidente Calderón nel primo grande impegno militare governativo contro i cartelli con l’ operazione che fu detta Michoacán, poi nel 2008 per due anni contro Los Zetas, i cartelli del Golfo e Sinaloa in quella che venne chiamata l’ operazione del Norteste tra gli stati di Nuevo Leon, Cohaulla, San Luis Potosì e Tamaulipas, continuata con la Scorpion e nel frattempo furono attaccate e distrutte varie piantagioni di marijuana e laboratori dove si producevano droghe sintetiche e metamfetamine del Chapo Guzmàn. Mentre infuriava il primo periodo della lunga guerra della droga messicana, nel 2008 fu iniziato il Plàn Mexico o Plàn Mérida con l’ accordo tra il governo statunitense e quello messicano coinvolgendo altri paesi centroamericani per combattere il narcotraffico, ma per gli interessi e gli intrighi tra i governi, il coinvolgimento di istituzioni e politici, oltre che la mai sedata corruzione, la cosìdetta iniziativa di Mérida poco influì sul dominio dei cartelli dove quello del Chapo Guzmàn rimaneva il più potente scontrandosi violentemente con gli altri. Venne stipulata una tregua tra le organizzazioni criminali, ma Guzmàn violò il fragile patto di non aggressione iniziando dal cartello di Juárez, quando assieme alla sua famiglia in un agguato venne ucciso il capo Rodolfo Carrillo Fuentes detto il Viceroy nel 2004 scatenando una guerra durata due anni con oltre sessantamila vittime. Dopo quello di Juarez lo scontro infuriò contro il cartello del Golfo dominante il territorio della città costiera di Matamoros con a capo Garcia Abrego che, quando venne arrestato nel 1996, i conflitti per il potere portarono alla guida Cárdenas Guillén, che ne era uno degli associati assieme al meno noto fratello Antonio, divenendo il più potente narcotrafficante messicano dopo aver ucciso il suo amico e rivale Salvador Gómez e pertanto chiamato El Mata Amigo. Indiscusso capo nel cartello del Golfo, Cárdenas Guillen organizzò la potente banda armata detta La Compañía assieme ai sicari Los Zetas, che poi costituirono il loro cartello, così chiamati dal codice di identificazione Z uno del loro primo capo Arturo Guzmán Decena. La feroce formazione paramilitare decimò e scacciò Los Chachos del narcotrafficante Dionisio Román García Sánchez detto El Chacho legati al Cártel de los Valencia dal nome della famiglia che l’aveva fondato alla fine degli anni settanta e noto come Milenio. Per arginare la violenta espansione del sempre più potente cartello del Golfo con le sue bande paramilitari dei Los Zetas, l’ ormai rivale organizzazione di Sinaloa si oppose con le altrettanto addestrate e sanguinarie formazioni di sicari chiamati Los Negros in un feroce conflitto. Quando Osiel Cárdenas Guillén fu arrestato nel 2003, il Cartèl del Pacifico di Guzmán-Loera, come era ormai anche nota l’ organizzazione di Sinaloa, scatenò un nuovo devastante capitolo della narcoguerra nel 2005 contro i precedenti alleati del Chapo negli anni novanta che avevano fondato la potente organizzazione dei fratelli Beltrán-Leyva che dominava il traffico nel territorio occidentale. Inizialmente con il comando di Alfredo noto come El Mochomo, arrestato poi nel 2008, assieme ad Arturo Beltrán che venne ucciso l’anno dopo, prese in comando dell’ organizzazione criminale Héctor, mentre si occupava delle finanze e il riciclaggio l’ altro fratello meno noto Carlos. Durante la feroce guerra tra i cartelli, El Chapo continuava ad essere protetto dalle istituzioni e, oltre che avere a libro paga alcuni funzionari del suo enturage, sembra che abbia anche contributo ai finanziamenti della campagna di Felipe Calderón che fu eletto presidente nel 2006 promettendo guerra al narcotraffico, ma la repressione non coinvolse molto il cartello di Sinaloa con solo un migliaio di arrestati tra la sua manovalanza a fronte degli oltre cinquantamila associati agli altri in quattro anni. Nel frattempo il cartello di Tijuana, fondato e guidato dai fratelli Aurellano Fèlix , fu decimato da arresti ed uccisioni dei suoi capi a cominciare da Ramón Arellano ucciso in uno scontro con la polizia nel 2002, Benjamín Arellano Félix detto El Min venne arrestato nel 2002 per poi essere estradato molto più tardi. Francisco Javier noto anche come El Tigrillo fu catturato nel 2006 e due anni più tardi ebbe stessa sorte l’altro fratello Eduardo, mentre dopo una lunga detenzione venne rilasciato nel 2008 e riprese le sue attività criminali Rafael Arellano per finire ucciso cinque anni dopo. Alla fine dei fratelli Aurellano Felix rimasero Carlos con molto meno influenza degli altri tanto da non risultare più ricercato, Luis Fernando Sánchez Arellano detto El Ingeniero che prese la guida di ciò che restava del cartello assieme alla sorella Enedina.
Il tramonto e la fine del Chapo
Anche con l’ elezione del Presidente Peña Nieto nel 2012 Joaquín Guzmán Loera rimaneva il potente ed imprendibile El Chapo, sempre protetto dagli apparati governativi e funzionari corrotti, fornendo anche informazioni alla Dea statunitense per colpire i cartelli nemici che controllavano la regione di Tijuana e l’ emergente Familia Michoacana. Alcuni capi dei sicari Los Zetas, che nei conflitti furono al servizio del potente cartello del Golfo, dal 2006 si imposero come il nuovo cartello della Familia, come è stata chiamata l’ organizzazione criminale di narcotrafficanti del Michoacano nell’ omonimo stato del Michoàcan. All’ epoca guidata da Nazario Moreno González detto El Chayo e il Màs Loco, prima di fondare il mistico e sanguinario cartello dei Los Caballeros Templarios, passato poi a José de Jesús Méndez Vargas noto come El Chango che cercò di mantenere il controllo della Familia Michoacana sul territorio in guerra con le altre organizzazioni, seminando il terrore nel Michoàcan come gli altrettanto sanguinari Templaros di Moreno Gonzales. In quel periodo della narcoguerra, mentre infuriava il conflitto con il cartello del Golfo e gli alleati Los Zetas che controllavano i confini orientali messicani, iniziò a mancare la protezione delle istituzioni governative con la pressione del governo statunitense che non poteva più sostenere le attività di Guzmán e la sua ormai mitica imprendibilità per la pubblica opinione internazionale. In collaborazione con la Cia e la Dea un reparto speciale della Marina messicana nel febbraio del 2014 individuarono El Chapo e lo catturarono in un residence nella città costiera di Mazatlàn pensando così di risollevare la pessima reputazione del governo, con l’ ipocrita soddisfazione di tutti i suoi corrotti funzionari e politici arricchiti con le tangenti milionarie e la felicitazione delle agenzie statunitensi che l’ avevano tollerato. La richiesta di estradizione fu sospesa dal governo del presidente Enrique Peña Nieto che voleva gratificarsi del successo processandolo il patria e lo fece rinchiudere nella prigione di Almoloya noto come l’ Altiplano in regime di carcere duro. Ad oltre un anno dalla cattura l’ undici luglio del 2015, da un lungo tunnel sotterraneo scavato dal quartiere di Santa Juanita fino alla doccia della sua cella, avvenne la rocambolesca evasione del Chapo che, oltre alla corruzione delle guardie, sembra sia stato possibile per l’ intervento di funzionari governativi per screditare il presidente e poi ricatturarlo come trofeo dei futuri candidati alle elezioni. Sicuramente protezione e corruzione ai più alti livelli favorì la clamorosa fuga di Guzman alimentandone la leggenda, mentre il governo ne era travolto iniziando la caccia con ogni mezzo. Pianificando un difficile espatrio per un’ improbabile fuga definitiva, dal suo rifugio segreto El Chapo si è tradito con il suo incontenibile narcisismo incontrando nel suo rifugio l’ attrice Kate del-Castillo, incaricata tempo prima per progettare un film sulla sua vita, che portò l’ attore Sean Penn ad intervistarlo per la rivista Rolling Stone e per la prima volta Joaquín Guzmán Loera raccontò del suo impero in quella lunga intervista che sembra abbia rivelato la sua posizione attraverso intercettazioni. Fu tra le ultime recenti vicende del Chapo che, oltre le intercettazioni, molto probabilmente fu invece tradito dal suo isolamento e l’ odio degli altri narcotrafficanti che gli davano la caccia fornendo informazioni e ne venne scoperta la base a Los Mochis dove si era spostato ad inizio gennaio del 2016. Sfuggito all’ irruzione da una galleria preposta alla fuga dopo uno scontro a fuoco, venne infine catturato da tre militari che tentò invano di corrompe e richiuso poco dopo dal carcere che aveva violato con la sua evasione. L’anno dopo con la sua estradizione terminava la lussuosa e stravagante vita criminale di Guzmàn con la sola concessione di non essere condannato a morte, rinchiuso nel Metropolitan Correctional Center di Manhattan, a New York sfilarono i testimoni e redatti i capi d’ accusa nel più celebre processo narco della storia per essere condannato all’ ergastolo nel supercarcere di massima sicurezza Supermax in Colorado noto anche come l’ Alcatraz of the Rockies o Adx da dove non si può fuggire e dove passerà il resto della vita Joaquín Archivaldo Guzmán Loera detto El Chapo.
“Fornisco più eroina, metamfetamina, cocaina e marijuana di chiunque altro al mondo.. Quando non ci sarò più, il traffico di droga non diminuirà“.