A nord del Daghestan , con il suo territorio meridionale affacciato sulla costa del Mar Caspio, si stende una delle regioni del Caucaso russo come la Respublika Kalmykija ove rimane l’ enclave buddista della popolazione di stirpe mongola spinta più ad occidente dei Kalmyk anche noti come Calmucchi, discendenti da una delle grandi trIbù degli Oirad che si spostavano dalle steppe cinesi occidentali e la Mongolia al territorio del Kazakistan da dove raggiunsero ad ovest la limitrofa Kalmykia.
Gli Oraid delle steppe
Con il declino del primo impero mongolo cinese governato dalla dinastia Yuan, alla fine del XIV secolo, tra i suoi clan che se ne separarono quello più potente dei Borjigin nella regione nord occidentale del decaduto impero fondò la dinastia Yuan settentrionale, mentre le tribù Oraid ad ovest e in Mongolia si contendevano la regione con le altre potenti tribù dei Khalkha, rimanendo fieramente indipendenti anche nei secoli successivi con la dinastia Ming che regnò sul Celeste Impero cinese fino al 1644 seguita dai Daicing gurun o Manciù fondatori della dinastia Qing. Per tutto quel lungo periodo gli Oraid riuscirono a resistere all’ espansione cinese in Mongolia e il loro khan Esen Taishi a metà del XV secolo ne estese il territorio dalla Mongolia alla Siberia riunendoli nella confederazione Derben delle quattro tribù Khoit, Bayids, Zakhchin e Kalmyks, dominando la regione fino alla loro sconfitta nel 1757 in Zungaria che si stendeva nel territorio settentrionale della regione occidentale cinese dello Xinjiang . Nel frattempo all’inizio del XVII secol, dopo averne riunite le comunità, il khan Altan discendente di Qublay portò la tribù Torghut ad ovest nel Kazakistan orientale, mentre l’ altra tribù dalle simili origini Oirat dei Khoshut o Qosighu migrarono ove si stende il territorio del lago Zaisan Koli nella regione khazaka di Semey, ostacolati dai Kazaki di stirpe turco mongola islamizzati nei commerci con i centri musulmani della regione, stabilirono rapporti con quelli sorti durante la conquista russa della Siberia. Pur conservando parte delle antiche tradizioni religiose mongole le tribù Oraid si convertirono al Buddismo che si era diffuso nella regione centroasiatica con i monaci Berretti Gialli della scuola Gelug o Modello di virtù che fu l’ ultima fondata nel XIV secolo del buddismo tibetano Nang pa . All’ inizio del XVII secolo altre tribù Oraid si riunirono nella confederazione del popolo degli Zungari divenuto ben presto il più potente nella regione che dal 1620 fondarono il vasto khanato di Dzungar esteso da est oltre il confini occidentali cinesi dalla regione del Xinjiang meridionale verso nord alla regione siberiana, ad ovest in Kirghizistan e parte del territorio già occupato dalle altre trbù Oirad in quello orientale del Kazakistan.
La terra kalmyka
Nello stesso periodo i Torghut e altre comunità delle quattro tribù Dörbet Oirad migrarono ad ovest attraverso la Siberia meridionale e gli Urali verso la regione del basso Volga a nord del Mar Caspio guidati dal loro capo taish Kho Orluk con incursioni nei centri russi e i villaggi della popolazione di origine turca dei Bashkir. Raggiunta la costa del Mar Caspio occuparono il territorio del decaduto khanato di Astrakhan rivendicato dai russi ch,e per impedire una loro alleanza con le popolazioni di stirpe turca, stabilirono un trattato con la tribù dei Kalmyk, che dall’ epoca in occidente furono chiamati anche Calmucchi , per proteggere i confini russi dalla confederazione Nogay Yortu delle tribù turco mongole nota come l’ orda di Nogai, costrette a ritirarsi nei territori sud orientali e ad ovest verso il Mar Nero nella regione Qırım Hanlığı di dominio turco nel Khanato di Crimea vassallo dell’ impero ottomano, mentre il rimanente degli sconfitti Nogay si rifugiarono ad Astrakhan protetti dalla guarnigione russa. L’ espansione dei Kalmyk nella regione continuò travolgendo l’ altra popolazione turca dei Karakalpak migrati dall’Asia Centrale e oltre il Mar Caspio nel 1636 conquistarono i territorio attorno alla grande penisola di Mangyshlak dominato dai Turkmeni, alla fine del XVII secolo e l’ inizio del successivo i Calmucchi guidati dal Khan Ayuka alleati dei russi ebbero la massima espansione e durante il regno dello zar Pietro I nel 1722 schierarono le loro armate a fianco di quelle imperiali russe nella loro guerra Persiana. Quando venne a mancare il Khan Ayuka nel 1724 iniziarono i conflitti per la successione nell’ormai vasto khanato di Kalmyk ove giungevano coloni russi e tedeschi, mentre la Russia impose un suo consiglio nel governo del khanato continuando ad esigerne i contingenti militari per le sue guerre e la Chiesa ortodossa cercava si convertire i Calmucchi. Con il regno di Caterina I l’ impero russo iniziò la sua grande espansione ad est dalla costa settentrionale del Mar Nero nei domini dei tartari islamizzati del Khanato di Crimea che fu definitivamente conquistato nel 1783, continuando dalle regioni caucasica settentrionale e costiera di Kabardia e Circassia al khanato di Kalmyk annesso anch’ esso all’ impero russo nel 1771 e passato sotto il governatorato di Astrakhan, mentre gran parte della Crimea venne annessa nel governatorato di Novorossiya. Lo stesso anno gran parte del popolo Kalmyk venne convinto dal suo khan Ubashi pronipote di Ayuka a tornare alle antiche terre originarie della Zungaria nella regione nord occidentale cinese del Xinjiang sperando di poter rimanere indipendenti nei domini cinesi ove i Calmucchi orientali vengono ancora chiamati Torghut.
La Kalmykia russa
Parte dei calmucchi rimasti con le loro comunità nei territori russi durante il regno di Caterina I si unirono ai fermenti popolari culminati nel 1772 con il dilagare della rivolta di Pugačëv combattuta contro il potere zarista dai cosacchi assieme alle milizie contadine e passata così alla storia per essere guidata dal cosacco Emel’jan Pugačëv che si proclamò pretendente al trono e dopo un anno di varie vittorie venne duramente repressa. Per la loro partecipazione alla rivolta la tradizionale unità sociale dei Kalmyk che popolava quella che poi divenne la Calmucchia in territorio russo, venne divisa e governata dall’ impero zarista nei loro tre territori divisi tra i distretti di Astrakhan, Stavropol, Volga e Don ove vennero chiamati kalmyk Donskoi e poi inquadrati tra i Cosacchi del Don , alcune comunità nelle limitrofe steppe del Kalmuk tra la regione del Volga e il Mar Caspio, mentre poche altre furono trasferite ad est negli Urali e in Siberia e dal’ epoca rimasero nei domini dell’ impero russo fino alla Rivoluzione del 1917. Fin dall’ inizio parte dei Kalmyk si unirono agli antibolscevichi della Russia meridionale nell’ Armija dei volontari controrivoluzionari militanti nell’ Armata Bianca del Belaya che per oltre quattro anni scatenarono la violenta e devastante Guerra civile, mentre nella regione le forze controrivoluzionarie vennero sconfitte nel 1920 e i militanti Kalmyk si rifugiarono con ciò che rimaneva dell’Armata Bianca nei centri turchi sul Mar Nero. Nella sua lungimiranza per rispettare ed integrare le diverse etnie Lenin si appellò al popolo dei Kalmyk nel sostegno al nuovo corso rivoluzionario promettendo il ritorno alle loro terre come ad altre etnie inaugurando la politica sovietica della Korenizacija per l’ integrazione delle popolazioni diverse da quella russa costituendone repubbliche nei territori originari e ai Calmucchi venne assegnato l’ Oblast’ autonomo Kalmyk che rimase tale fino al 1935 quando fu trasformato nella Repubblica Socialista Sovietica autonoma del Kalmyk. Con l’ invasione nazista dell’ Unione Sovietica i reparti tedeschi inquadrati nell’ Heeresgruppe del sud conquistarono la Kalmykia sostenendone i nazionalisti anticomunisti e mentre massacravano gli oppositori Kalmyk inquadrarono i collaborazionisti nei reparti Kalmüken Verband, Abwehrtrupp e il più numeroso corpo di cavalleria corazzata Kalmucken per la repressione nelle regione della resistenza sovietica e i partigiani Kalmyk antinazisti. Dopo la riconquista del territorio alla fine del 1943 l’ intera popolazione venne accusata da Stalin di collaborazionismo senza distinzione tra i militanti nazisti e coloro che vi si opposero ordinando lo stesso anno la deportazione dei Kalmyk nei territori centroasiatici e siberiani abolendo la Repubblica Kalmykia divisa tra quelle limitrofe. Solo dopo la Destalinizzazione nel 1957 fu permesso ai deportati ed espatriati il ritorno ricostituendo l’ oblast’ autonomo di Kalmykia come parte dell’Unione Sovietica rimanendovi fino alla sua dissoluzione nel 1990 e poco dopo entrò a far parte della nuova Federazione russa come l’autonoma repubblica di Kalmykija caucasica, unica enclave buddista tibetana ai margini orientali d’ Europa dell’antica popolazione Kalmyk .
Il popolo dei Calmucchi
I Calmucchi, come vennero chiamati in occidente fin dal tardo medioevo i Kalmyk, furono tra le popolazioni mongole occidentali di simile cultura e tradizioni, fino al XV secolo hanno a lungo condiviso la più antica storia deglialtri Mongoli tradizionalmente allevatori nomadi che si spostavano con glia accampamenti stagionali di yurte kibitka illuminate dall’ alto dall’ apertura charač con al centro il focolare considerato sacro. Tra i semplici arredi, tappeti e coperte in una cassa erano conservati le rappresentazioni di idoli burchan assieme agli oggetti di valore e accanto un piccolo tavolo decorato con recipienti rituali . Gli uomini vestivano calzoni e un’ ampia camicia kijlik con sopra la giacca bešmet stretta da una cintura intarsiata e in inverno una pelliccia, un copricapo a tese quadrate, stivali e gambali, mentre le donne indossavano ampie tuniche e calzoni dai copricapi machass dalle visiere e stivali, più decorati nelle feste e cerimonie come nei matrimoni celebrati sempre molto giovani. Fino alla loro migrazione ad ovest nei territori russi ove iniziarono a divenire sedentari, mantenendo fino alla fine del XIX secolo l’antica e complessa società di stirpi claniche che riunivano varie famiglie governate ereditariamente da un anziano, all’ epoca del nomadismo formavano le comunità choton riunite nella più ampia stirpe ajmak governate da un capo zajsang ereditario, a loro volta unite nell’ organizzazionetribale degli ulu con a capo un principe nojon. La religione era fondata sullo sciamanesimo Mongolo dalla ritualità legata al mondo degli spiriti e la natura fino al XVI secolo quando il Khan Altan della potente tribù dei Tumed, dalla più sud orientale regione del Tibet tra la sua e le altre tribù mongole ne diffuse la scuola lamaista tibetana del Buddismo, a lungo integrato dagli antichi culti che ancora sopravvivono nelle comunità siberiane e buriate in quello che è definito il culto giallo dello sciamanesimo . Dall’ epoca vi si convertì il popolo Kalmyk e anche le tribù migrate ad ovest con qualche comunità di quelle rimaste in Kirghizistan che furono islamizzate, mentre tra tutte sono rimaste le tradizioni orali dell’antica mitologia come il poema Džanga tramandate dai narratori con i canti džangarči e tul′či, ma che si sono andate perdendo tra i Kalmyk in Russia, così come è sempre meno diffusa l’antica lingua Oirat rimasta tra le comunità calmucche caucasiche, mentre cultura, tradizione e religione dei Kalmyk sono ancora mantenute nei culti, ritualità e cerimonie nelle famiglie, i clan familiari e le lunghe celebrazioni dei matrimoni in Kalmykia .
Kalmykia buddista
Una cultura che si ritrova tra la popolazione di città, centri, villaggi nei vari distretti della Kalmykia in parte compresi nell’estremità occidentale della vastissima pianura di steppe che si stende dalla depressione del Caspio dai variegati e magnifici ambienti naturali che nel territorio calmucco hanno come espressione il grande lago Manych-Gudilo dal suggestivo ambiente da dove sorge il corso che attraversa la steppa sud occidentale calmucca dell’omonimo fiume Manych , continuando nella depressione delle pianure verso il Caspio ove si stende il sud orientale distretto di Chernozemelsky, l’ambiente naturale popolato da fauna endemica e varie specie di uccelli è protetto dalla riserva naturale che si stende nel parco Chyornye Zemli. Dal centro russo fondato nel 1865 come la calmucca Elsny e poi ribattezzato Stepnoy, si è estesa la città di Elista divenuta capitale della repubblica sovietica e poi dell’autonoma repubblica nella Federazione Russa con il primo presidente e magnate Kirsan Ilyumzhinov sostenitore del ritorno all’ antica cultura buddista che, oltre a riaprire templi e costruirne di nuovi, fece edificare nuovi quartieri ed edifici, tra i vari il villaggio della Siti Cess in stile moderno che ricorda vagamente motivi tradizionali completati nel 1998 per ospitare l’ Olimpiade degli scacchi. Nello stesso anno per celebrare la visita del Dalai Lama venne inaugurato il tempio come dimora d’oro del Buddha Shakyamuni di Burkhan in stile tibetano e meta di pellegrinaggi come il complesso sorto tre anni prima con il monastero di Choikorling che assieme agli altri edifici religiosi rendono la capitale Elista cuore della tradizione buddista di questo popolo. Dalla sontuosa Altn Bosch o la Porta d’oro, in stile tradizionale buddista cinese dal grande cancello e la facciata dipinta che racconta la storia del popolo Kalmyk, si accede al centro di Elista attraverso la piazza Lenin con il suo parco di Druzhba ove si trovano gli altri stupa e templi buddisti, vi si staglia la Pagoda di Sette giorni che protegge dagli spiriti nefasti con al centro il grande tamburo rituale che secondo la tradizione ruotandolo esaudisce le invocazioni dei fedeli, poco distante la grande statua del Budda d’ Oro e lo Stupa dell’ Illuminazione dalle pareti interne decorate da dipinti e Mandala tibetani e al centro la ruota di preghiera, proseguendo dall’ altro lato l’altrettanto sontuosa Porta de Sud simile alla Porta d’ Oro ma decorata in stile tibetano.