La Valle della Morte
Nella California meridionale, dove da nord ovest scende il vasto deserto di Mojave, l’ allucinante Valle della Morte racchiude uno tra i più vasti parchi Usa, in epoche remote territorio florido con l’ estinto lago Manly e popolato dalle antiche culture nordamericane, seguite dagli antenati di alcuni popoli nativi californiani fino a quando tutto divenne un desolato deserto. L’ inquietante nome fu dato metà del XIX secolo durante la corsa all’oro quando un centinaio di cercatori vi si avventurarono nel1849 perdendosi nel deserto ove abbandonarono ogni cosa prima di uscire fortunosamente in condizioni penose da quella che chiamarono Death Valley, ove la morte aleggia ad ogni passo.
La Valle della Morte
Nel lungo fluire dei millenni la geologia della Death Valley ha modellato il territorio come vasta fossa tettonica detta Graben tra due catene montuose nel lembo meridionale della grande depressione che attraversa l’ intero territorio californiano nota come Walker Lane, la valle è divisa in due zone tettoniche, sulla destra la Death Valley Fault Zone o Dvfz, e l’altra faglia laterale del Furnace Creek Fault Zone o Fcfz, intersecata nel territorio a sinistra dalla lunga detta di Garlock che scende da nord est lungo il deserto di Mojave. Vi giunge il fiume Amargosa, dopo aver attraversato il territorio limitrofo dell’ omonimo deserto di Amargosa che, assieme al corso periodico del Furnace Creek, si impaluda perdendosi nelle sabbie del bacino di Badwater nella sua depressione ad una novantina di metri sotto il livello del mare che lo rende il territorio più basso del nordamerica e l’ intero emisfero occidentale, con attorno le abbacinanti distese desertiche di sale. In epoche remote dalla fine del Pleistocene la valle fu a lungo florida con l’ estinto lago Manly che evaporando lasciò le ampie distese di sale e borace dove dalla seconda metà del XIX secolo sorsero le saline a sfruttarne i giacimenti fino ad essere abbandonati nella desolazione dove si trovano. Un vasto territorio che ha lasciato la sua antica memoria nei resti fossili da cercare nel deserto con i suoi segreti, come il mistero delle sailing stones o moving rocks nel curioso fenomeno delle pietre mobili che si trovano a Racetrackac. L’ estrema aridità la è dovuta alla cosìdetta ombra della pioggia, la Rain shadow delle vicine catene montuose che trattengono le piogge prodotte dall’ umidità proveniente dalla costa e, assieme al suo territorio desertico chiuso, lo rendono uno dei più caldi al mondo dalle temperature estive estreme con norme di sicurezza da seguire attentamente in questo deserto ove la vita sembra impossibile. La gran parte settentrionale del deserto di Mojave è racchiusa nella Valle della Morte protetta dal vasto parco della Death Valley con il territorio statunitense più depresso, desolato e caldo dalle condizioni estreme ove riescono a sopravvivere molte e varie specie di uccelli, numerose di rettili e mammiferi e perfino sei di pesci nei diversi habitat dal bacino, dalla depressione più arida ai rilievi che la circondano con al centro distese saline, dune di sabbia, creste, calanchi, i canyon, depositi alluvionali chiamati fan ed alcune scarse le zone umide formate in primavera. Flora e fauna sono simili al resto del deserto di Mojave, in alcune zone riescono a sopravvivere oltre seicento specie tra cactus, piante e fiori adattate alle condizioni estreme nel clima della valle, alcune riescono a crescere aderenti al terreno schiacciate dal vento, altre con lunghe radici che cercano la scarsa umidità nel sottosuolo, altre ancora hanno una pellicola che ne riduce l’ evaporazione, mentre la fauna è concentrata nelle zone di poco più agevoli alla vita adattata anch’ essa alle estreme condizioni del deserto. Tra gli insetti di vario tipo si trovano le tarantole dall’aspetto inquietante ed altri ragni oltre a scorpioni e il grande scorpione del tipo hadrurus velenoso più diffuso negli aridi territori dell’Arizona e New Mexico, come le iguana del deserto anche se meno che nei territori limitrofi, alcuni tipi di lucertole di vario genere tra le fessure nelle rocce e l’ edemica grande iguana chukwalla .La tartaruga del deserto del genere agassizii adattata alle condizioni estreme così come anche vari tipi e generi di serpenti e nelle zone più basse si annidano crotali velenosi come il Sidewinder più diffuso nella valle, ma meno aggressivo del serpente a sonagli rattlesnake del Mojave tra la scarsa vegetazione e l’altrettanto letale crotalo adamantino del tipo atrox.Nelle rarissime sorgenti e pozze periodiche i piccoli e rari pesci di Devil’s Hole noti come pupfish in via di estinzione, tra gli uccelli di varia specie e rapaci tipici del Mojave, ma qui meno diffuse per le estreme condizioni ambientali, sono riusciti ad adattarsi la gracula codalunga o grackle del tipo mexicanus , il corvo imperiale del tipo più comune corax, tra i bassi rilievi della valle il veloce uccello terrestre roadrunner predatore di rettili ed insetti. Adattato al deserto si trova il piccolo pipistrello del tipo myotis nordamericano, così come diverse specie e tipi di roditori adattati al torrido ambiente tra i rari cespugli, come lo scoiattolo chiamato antelope dalla coda bianca che lo copre riflettendo luce e calore. Quando il calore si attenua di notte esce la volpe pigmea kit dalla lunga coda e grandi orecchie, mentre è più frequente nelle zone centrali del parco la lepre californiana jackrabbit dalla coda nera, tra i rilievi di Hunter Mountain il cervo mulo hemionus dalla larghe orecchie, sulle creste rocciose e i canyon meno accessibili con pozze d’ acqua la pecora bighorn dalle grandi corna ricurve. Anche nelle zone più inospitali appare solitario o in piccoli branchi il coyote, che non ho mai visto così macilento ed affamato attraversando il deserto del Mojave come in questa desolata Death Valley ove si aggira furtivo cercando di sopravvivere di prede sfuggenti e nascoste.
Le vie dei pionieri
Il territorio fu popolato in epoche remote dagli antenati di alcuni popoli nativi californiani e quando il deserto si era ormai esteso nell’ XI secolo vi migrarono le comunità dei Nümü Tümpisattsi chiamati anche Timbisha da tümpisa, l’ ocra rossa ricavata dall’ argilla della valle adoperata per le decorazioni e le pitture rupestri, sopravvissero per secoli con gli alberi di mesquite controllandone il ciclo per ottenere il legname scarso nel deserto e la farina dai baccelli macinati, il mesquite ne divenne l’ alimento fondamentale assieme alla caccia e allevando il poco bestiame. La storia degli Shoshoni Timbisha di antica stirpe, simile a quella del popolo più settentrionale degli Shoshoni, è rimasta nella memoria delle antiche tradizioni tramandate per generazioni e la lingua Tümpisa o Koso, ma degli antichi nativi del deserto rimane una piccola comunità che qui sopravvive nello sperduto sito di Furnace Creek, dopo esserne stati scacciati. Come gran parte del territorio ove si stende il vasto deserto di Mojave, l’ ancor più desolata Valle della Morte durante la colonia spagnola rimase fuori dalle vie delle missioni così come da quelle dei primi pionieri che si avventuravano nel far west evitando la valle fino a quando durante la corsa all’oro venne attraversata da quei cercatori che si persero rischiando la vita dandole il suo sinistro nome. Quella storia venne poi raccontata dal pioniere William L.Manly ricordando al mondo che quella era la Valle della Morte e da allora lo fu per tutti coloro che ne hanno avuto notizia leggendo il suo Death Valley ’49, ma la pista era tracciata laddove la valle si restringe in una trentina di chilometri e per tutto il secolo quel breve e temuto tratto fu attraversato dalle carovane. Da Furnace Creek la Ca 190 con una ventina di chilometri ad ovest porta nei pressi del lago salato di Salt Creek lasciato dall’ estinto lago Manly raggiungibile con una breve pista lungo il corso di un raro torrente periodico quasi sempre arido, dove inizia il percorso circolare del Salt Creek nella suggestione dell’ ambiente lacustre che emerge dalla desolazione del deserto. Un’ altro breve itinerario sempre da Furnace Creek porta ai depositi naturali di borati più diffusi in questa parte della valle dove nella seconda metà del XIX secolo sorsero centri per l’ estrazione come l’ Harmony che ha lasciato i suoi resti raggiungibili con il breve percorso sullo storico sentiero del Borax trail. I carichi estratti venivano poi trasportati con le carovane di muli attraverso il deserto dette Twenty mule in carri come quello che è rimasto nei pressi. Continuando nella zona si possono raggiungere i simili resti dell’ altro centro di Eagle Borax, fondato vicino a Bennetts Well dove si trova il monumento di Long Camp che ricorda l’avventura dei pionieri sopravvissuti nel 1849 dopo essersi persi in questo deserto che chiamarono Valle della Morte. Nell’ estremità occidentale della Death Valley vicino il centro di Panamint lungo la Sr 190 il Darwin Creek fluisce nella stretta valle precipitando nelle piccole ma scenografiche cascate di Darwin dove interrompere gli itinerari nell’ arido territorio con il breve percorso circolare del Darwin Falls. Sull’ Emigrant Canyon Road si procede per la pista dei Charcoal kilns , come erano chiamati i forni a carbone di forma conica ad alveare costruiti nel 1877 che producevano il carbone ad alimentare le fonderie delle vicine miniere di Argus Range e Modock per l’ argento e piombo, abbandonate pochi anni dopo lasciando i loro resti come li si trovano. Poco distante parte il percorso sul sentiero del Wildrose trai salendo con la panoramica vista sulla Wildrose Valley ai piedi della catena montuosa di Panamint, spaziando sempre di più sulla Death Valley occidentale fino a raggiungere il picco di Wildrose dal magnifico panorama ancora più ampio sul’ intera valle.
Le città fantasma
I pionieri che vi si persero chiamati Lost ’49ers e riuscirono poi ad uscirne, aprirono il primo dei percorsi nella parte più stretta del deserto, seguiti poi dai pionieri e i cercatori che hanno fondato i centri minerari lasciando le loro Ghost Towns che si possono raggiungere su vari percorsi. Dalla California State Route Sr 178, che attraversa il territorio sud orientale, si procede per l’ Ashford Canyon road raggiungendo il sentiero dove si trova il vecchio centro di Ashford sorto attorno al giacimento aurifero e la miniera fondata da Harold Ashford con ifratelli nel 1914, che ha lasciato i suoi resti alla fine del percorso dell’ Ashford Mill . Sempre all’ inizio del XX secolo , vicino la Skidoo Mine nel 1906 il centro di Skidoo fondato come Hovek , chiuso dopo una decina di anni e dell’ epoca rimangono i resti nell’ omonimo sito di Skidoo . A sud est di Stovepipe Wells passando per Beatty Junction si trova la gosth city di Chloride che ha lasciato resti ben conservati, fondata nel 1905 quando si trasferirono cercatori e coloni dal centro minerario di Bullfrog nel vicino territorio del Nevada , divenuto anch’ esso una città fantasma. Nel vicino Chloride Cliffs all’ inizio del XX secolo i cercatori Jack Keane e Domingo Etcharren scoprirono un giacimento aurifero poi sfruttato da una compagnia mineraria che vi fondò il centro di Keane abbandonato pochi anni dopo, lasciandone molti resti come si trovano a Wonder Mine di Keane . Da Furnace Creek ad est per la Death Valley Westside Road si prende il Trail Canyon che entra nel territorio ove negli anni trenta del secolo scorso furono trovati giacimenti di tungsteno sfruttati con la miniera di Tarantuala e poi abbandonati lasciando i resti a Broken Pick . Tra i rilievi del Panamint Range poco fuori la Valle della Morte il territorio fu popolato per secoli dai nativi ka-wai-ah-soo o Kawaiisu e gli antenati hanno lasciato memoria della loro storia e tradizioni nel petroglifi incisi nelle rocce, i discendenti ne furono scacciati quando vennero scoperti giacimenti d’ oro, argento e rame. Nel 1872 vi sorse la cittadina di Panamint che a lungo attrasse cercatori ed avventurieri per poi spopolarsi per l’ esaurimento dei giacimenti fino a divenire la città fantasma di Panamint come la si trova. Sotto l’omonima catena montuosa Panamint nel 1896 fu fondato il centro di Ballarat per rifornire le miniere vicine e il ricco giacimento aurifero del Radcliffe nel Pleasant Canyon poco ad est della cittadina poi abbandonata dopo il suo esaurimento. Sempre da Ballarat con i suoi resti, proseguendo sulla Wingate Road, non distante si giunge alla pista che porta al giacimento aurifero dove all’ inizio del XX secolo sorse il centro con la miniera di Keystone sfruttata poi dalla Lotus Mines fino ad essere abbandonata come le altre. Sulla stessa pista di Ballarat si continua per prendere quella dell’ Indian Springs Road fino al canyon di Surprise dove nel 1872 venne scoperto un giacimento d’ argento e fu fondato un centro minerario che ha lasciato anch’ esso i suoi resti. Tra le altre varie città fantasma della Death Valley e i territori limitrofi, nella contea di Inyo a sud di Aberdeen nell’ Owens Valley lungo la sponda orientale dell’ omonimo fiume Owens, nel 1863 fu fondata Chrysopolis , chiamata City of Gold per i ricchi giacimenti auriferi, ma ben presto abbandonata per il suo isolamento e i conflitti con gli indiani che continuarono fino alla costruzione del forte Independence con la sua guarnigione militare, nel frattempo sorsero altri centri nel più favorevole territorio occidentale della Owens Valley e anche Crysopolis divenne una città fantasma. Ancora lungo il corso del fiume Owens sorse il distretto minerario di Russ nel 1860 e fu fondato il centro divenuto la cittadina di Bend City, rasa al suolo dal terremoto di Lone Pine del 1872 non ha lasciato resti, mentre ne rimangono del vicini centro minerario di Kearsarge. Sempre tra i monti della contea di Inyo dal 1866 per oltre novanta anni fiorì la miniera di argento, piombo e zinco a Cerro Gordo con i vicini centri di Keeler, la cittadina di Swansea sorta nel 1860 sulla riva orientale del lago Owens come fonderia per i lingotti e nel 1906 l’altro centro minerario di Greenwater fondato dal cercatore di rame Arthur Kunze prendendone nome come Kunze anch’ essa poi abbandonata nel deserto. Nella catena montuosa dell’ Argus Range della contea di Inyo furono scoperti ricchi giacimenti di argento e piombo nel 1875 e sulla Lookout Mountain venne fondata la cittadina di Lookout che iniziò a spopolarsi alla fine del secolo. Il deposito di Bishop Creek Station divenne il centro di Laws nel 1883 e dall’ inizio del XX secolo prosperò come stazione su un percorso della lunga ferrovia Southern_Pacific fino a quando questo tratto della venne chiuso e la cittadina abbandonata lasciando l’ omonimo sito storico con il museo di Laws. Poco a sud ovest della Death Valley su un altro centro minerario nel 1907 venne fondata Old Ryan nota anche come Lila C dal nome della figlia del proprietario Tell Coleman che come tutte le altre città fantasma ha lasciato i suoi resti persi nel deserto.
Il parco della Death Valley
Il parco della Death Valley si estende tra la zona settentrionale della valle di Panamint ad ovest delle omonime montagne, la zona del territorio meridionale di quella di Eureka nella contea di Inyo e poco a sud in gran parte della vicina valle di Saline , mentre ad est continua nel territorio sud occidentale che lambisce il deserto del limitrofo Nevada. Verso sud l’ estensione del parco giunge in quello del monte Owlshead separato con il Jubilee Pass, dove si trova l’ ingresso, dai vicini Mts Black mentre da nord si entra passando per la vecchia e sontuosa residenza di Scotty’s Castle. Il vasto bacino scende ad una novantina di metri sotto il livello del mare nel Badwater con ad est le gole e i calanchi che scendono dalle delle Black Mountains, dominato dal Dante’s View dallla spettacolare vista sul bacino e ad ovest si stende l’ abbacinante deserto di sale del Devil’s Golf .S ono vari gli itinerari per raggiungere la Death Valley, tra i più spettacolari attraverso il deserto di Mojave scendendo da nord ovest sulla californiana State Route Sr 395 continuando per la via verso est che passa nella città di Olancha per poi superare il Panamint Springs e il Towne Pass entrando dall’ ovest nella valle, da est partendo dalla Contea di Inyo californiana verso ovest sulla State Route Sr 190 per Death Valley Junction procedendo fino all’ ingresso del parco. Si può partire dal Nevada per la Sr 95 continuando sulla la Nv 374 west fino alla cittadina di Beatty dove inizia la Death Valley Road o venendo da Las Vegas sempre dalla si prosegue per la Sr 267, nota anche come Scotty’s Castle Road, che da Scotty’s Junction passa per lo Scotty’s_Castle fino ai confini della valle. Altre vie per raggiungere l’ arida vallata sono meno agevoli ed alcuni percorribili solo in fuoristrada come quello che attraversa le suggestive dune di Eureka da nord in uno spettacolare itinerario, così come quella che dalla valle di Panamint ne percorre il territorio superando il panoramico passo chiamato Emigrant sulla vecchia pista dei pionieri. Sempre dalla Panamit Valley sulla California State Route Sr 178 il percorso è più agevole raggiungendo da sud ovest la cittadina di Shoshone , dove si può arrivare anche con l’ altra State Route Sr 127 attraverso la contea di San Bernardino passando per il piccolo centro di Baker e la Death Valley Junction.
Percorsi nella Valle della Morte
Venendo da nord nella Death Valley e il suo vasto parco si trova quello che fu il sontuoso Death Valley Ranch noto anche come il castello Scotty’s, costruito negli anni venti del secolo scorso dal ricco avventuriero Walter Scott, poco distante si arriva ove si erge il suggestivo cratere di Ubehebe lasciato da un antico vulcano in un magnifico ambiente da scoprire con i tre percorsi dell’ Ubehebe trail .Tornando sulla strada che entra nel parco come Californa State Route Sr190 che ne attraversa la zona settentrionale, si raggiungeil non distante centro di Stovepipe da dove prendere la spettacolare via attraverso le dune di Eureka che si stendono ondulate di sabbia dal territorio meridionale dell’ omonima valle. Sempre passando per Stovepipe oltre le Eureka , poco a a sud tra i monti all’estremità settentrionale del fondovalle, si trovano le altre dune di sabbia del Mesquite flat raggiungibili solo a piedi per attraversarle nel loro suggestivo ambiente con il percorso sul sentiero del Mesquite. Nello stesso territorio si può continuare per le alte e ripide scogliere rocciose che diramano magnificamente dalle pendici del monte Tucki ove si aprono gole e suggestivi canyons in gran parte poco accessibili, mentre più agevoli sono quelli raggiungibili da Furnace Creek sulla via Sr 190 a nord ovest passando ancora per il centro di Stovepipe Wells e continuare sulla breve pista verso il canyon di Mosaic che si apre come un mosaico di sedimenti policromi in una parete nord occidentale della valle da percorrere con il sentiero del Mosaic trail che sale nella suggestiva gola tra pareti di marmo levigato, proseguendo nell’ affascinante ambiente del Mosaic fino ad una fessura che penetra la parete del Monte Tucki. Il Mosaic è il più agevole da raggiungere direttamente dalla strada, un po’ meno il vicino ed ancor più suggestivo canyon di Grotto, anch’ esso dalle pareti policrome che sfumano dal grigio al blu stringendosi in angusti passaggi che salgono e ridiscendono per il sentiero del Grotto trail meno frequentato degli altri, ma dal percorso spettacolare che permette di scoprire la suggestione di questo magnifico Canyon. Tra rilievi sul lato opposto della valle la pista che segue la vecchia Titus road ne attraversa il territorio desertico tra le rocce verso la suggestiva gola con l’ omonimo e spettacolare canyon di Titus dai diversi tipi di piante e fiori in un affascinante ambiente popolato dagli animali del deserto e dove gli antenati dei Timbisha hanno lasciato la memoria di antiche storie e tradizioni con incisioni e petroglifi nei luoghi sacri e vicino le sorgenti. Dalla magia del Titus un altro percorso limitrofo poco a nord su una pista di ghiaia porta al profondo ed angusto canyon di Fall tra le rocce levigate che procede ad est fino a restringersi in pochi metri, la pista Lower Fall l’attraversa scendendo fino a trovare sulla parete del canyon una crepa per deviare riprendendo il percorso che continua con quella sulla ghiaia sfuggente dell’ Upper Fall. Al termine del percorso si continua ad est uscendo dalla gola per lasciare il canyon di Fall nel limitrofo territorio ai margini di altri canyons dove nel XIX secolo i giacimenti minerari attirarono cercatori e coloni che hanno lasciato i loro resti nel vecchio centro minerario divenuto la città fantasma di Leadfield e proseguendo sempre ad est oltre il confine del Nevada, l’ altra ghost city abbandonata nel deserto di Rhyolite. Dall’ altro lato ovest della valle si trova il canyon di Bridge dalle suggestive pareti di sedimenti policromi che sfumano dal bianco al grigio, marrone, ocra, rosso e viola con striature nere lungo il torrente periodico che l’ ha scavato nei millenni passando per il magnifico arco del Natural Bridge. Da Furnace Creek a pochi chilometri verso est si apre il canyon di Twenty Mule che prende nome dai muli adoperati per trasportare i carichi di borace e vari minerali estratti nella seconda metà del XIX secolo, nel sentiero affiancato dalla via con l’ omonimo percorso del Twenty Mule, tra magnifici calanchi che continuano in quelli dorati e policromi dei limitrofi Golden canyon e Gower Gulch in uno dei territori più affascinanti nella Valle della Morte da scoprire con il percorso del Gower Gulch Loop o Golden trail. Oltre il sentiero del Golden si trova il percorso per il canyon Desolation simile agli altri vicini con magnifiche rocce policrome dipinte dalle stratificazioni minerali dall’ arancione al verde e altre striature. Il sentiero finale sale su una cresta del Desolation canyon con una spettacolare vista sulla valle e a sud ovest le magnifiche formazioni rocciose di Artist’s Drive e Palette anch’esse dalla suggestiva varietà di colori, raggiungibile poco a sud ovest per la Badwater Road dove prendere la pista con il percorso di Artist’s Drive. Dall’ altro lato occidentale alla base delle Black Mountains parte il percorso dello Sidewinder con il sentiero che sale tra le strette gole dello Sidewinder canyon, tornando sulla via della Sr 190 vicino a Furnace Creek. Sulla pista del Twenty Mule Team si attraversano le rocce multicolori, calanchi con sedimenti policromi e chiari colli di fango rappreso formati dall’ antica evaporazione del lago estinto fino al al canyon di Twenty Mule. Ne diramano sentieri per i colli limitrofi da dove la vista spazia su magnifici panorami e tra le dune variegate, uno attraversa i rilievi scendendo per l’ ampia gola del Gower Gulch , mentre un altro verso nord sempre tra suggestivi paesaggi porta tra le rocce dorate del canyon Golden che si tingono d’ ocra al tramonto. Poco distante dal magnifici Golden e Gower Gulch continua lo spettacolo di questo indimenticabile territorio che circonda l’ ancor più affascinante ed unico ambiente di Zabriskie Point elevato sul fantastico paesaggio ondulato di colli e calanchi policromi all’estremità occidentale dei monti Black, con lo sfondo delle abbacinanti pianure di sale magnificamente riflesse nel deserto tingendosi di rosa al tramonto. Da qui i panorami sono tra i più affascinati e suggestivi nella Death Valley in ogni direzione, volgendo lo sguardo a nord est tra i calanchi gialli ed arancioni si erge il Manly Beacon, mentre poco a destra risplendono le rocce d’ ocra che salgono per il monte Red Cathedral, a sud i rilievi policromi che si innalzano come dipinti di antichi sedimenti dietro l’ Artist’s Drive. Poco sotto i tratti superiori del Gower Gulch, che porta l’ acqua delle rare piogge, sedimenti e minerali erosi alle saline sottostanti, raggiungibile anche da qui per il sentiero del Gower trail , mentre il territorio sottostante si lascia scoprire con il percorso circolare tra i calanchi policromi di Badlands , dominati dall’ estremità settentrionale della Black Range con lo spettacolo d’ ocra cangiante dello splendido Badlands Peak. Lasciate le suggestioni dell’indimenticabile Zabriskie Point si prende la Dante’s View Road per giungere poco distante l’ omonimo rilievo del Dante’s_View che si eleva magnificamente sul territorio e il vasto bacino di Badwater con splendide viste, ancor più ampie salendo lungo le creste del rilievo con i brevi sentieri del Dante’s e da dove si può prendere il suggestivo percorso più lungo che scende nel bacino con il Badwater trail .
Usciti dalla Valle della Morte che ha svelato la sua vita, l’ itinerario nell’ affascinate territorio prosegue attraverso il parco Joshua Tree con le sue suggestioni e più a sud dove si stende il deserto di Anza Borrego, attraversandola nella sua suggestiva desolazione torna a memoria la Land of Illusion di Richard Lingenfelter “..una terra di illusione, un posto nella mente, un miraggio tremolante di ricchezze, di mistero e di morte..”
Mappe pdf: Death Valley Death Valley Park Visitor Guide California Nevada