Le cascate di Iguazù
Le suggestive cascate di Iguazù nella magnificenza della foresta ove la natura rimane ancora sovrana
All’ estremità settentrionale dell’ Argentina e sul il limitrofo territorio sud occidentale del Brasile, la regione era popolata dalle comunità di indigeni che si definivano semplicemente uomini o Abá, prima dell’ arrivo degli europei, poi i missionari gesuiti li chiamarono Guaranì come sono noti. Un’ antica leggenda narra che un dio voleva in moglie la giovane Naipù che fuggì assieme al suo amato e la collera divina trasformò lei in una roccia e lui in un albero divisi per sempre dalle possenti cascate che creò sul corso del fiume dalla Grande acqua o Yguazù che, scorrendo ad ovest scende da un altopiano per precipitare in un suggestivo ambiente in quelle maestose cascate. Nel loro idioma guaraní gli indigeni chiamarono anch’esse Ig-guasu o Acque grandi, che ispirò i i primi coloni portoghesi a ribattezzarle Iguaçu e a quelli spagnoli dal territorio argentino con il nome a tutti note come Iguazù. Dal secolare libero dominio dei Guaranì, la storia del territorio di Iguazu continuò quando, cercando un via attraverso la foresta per raggiungere il forte Asunción in Paraguay, la spedizione del conquistador spagnolo Cabeza de Vaca guidato dagli indigeni nel 1541 giunse alle magnifiche cascate che ribattezzò Saltos de Santa María. All’ inizio del XVII secolo giunsero i missionari gesuiti da evangelizzare i Guaranì, tra il territorio della colonia brasiliana portoghese e quella spagnola argentina e del Paraguay sorsero le missioni gesuite o Reducciones con centri che divennero piccole cittadine accogliendo le comunità indigene in armonia, come San Ignacio fondata nel 1632, Santa Ana, Nuestra Señora de Loreto e Santa Maria la Mayor nella colonia spagnola argentina e dall’ altro lato brasiliano São Miguel in quella portoghese. A metà del XVIII secolo le potenze coloniali decisero di metter fine a quel libero ed armonico enclave missionario scatenando contro gli indigeni e i gesuiti una guerra che fu detta guaranitica a riprendendo il territorio per spartirselo, scacciandone poi gli oltre trentamila Guaranì si spopolò, le missioni abbandonate e le grandi cascate furono dimenticate fino alle prime spedizioni scientifiche europee nel XIX secolo. In questa regione confinano il meridionale stato del Paranà brasiliano, dove nel 1939 è dove è stato creato il parco nazionale Iguaçu , con la vasta provincia argentina orientale di Misiones che comprende l’ estensione della vasta area protetta con l’ omonimo parco di Iguazú. Al cospetto di questa meraviglia naturale sono arrivato sia sul lato argentino dalla cittadina di Puerto Iguazu, sia da quello brasiliano venendo dalla vicina poco più grande città di Foz do Iguaçu ed ogni volta ne ho vissuta la suggestione. Volendo, anche se non affaccia sul magnifico parco delle cascate, non distante da entrambe oltre il confine con il Paraguay che s’ attraversa sul Ponte brasiliano detto da Amizade, si trova la più vivace, animata e transito di traffici più o meno legali Ciudad del Este, poco distante sul confine è sorta una delle più grandi centrali idroelettriche del mondo con la diga di Itaipu .
La regione è coperta da ciò che resta di quella che era grande foresta della Mata atlantica che si estende su quella costiera brasiliana, ospita almeno il sette per cento di tutte le specie vegetali ed animali del mondo e molte si trovano solo in essa, un tempo copriva il vastissimo territorio dalla foresta costiera brasiliana della Restinga all’ Argentina e Paraguay, in gran parte distrutta per l’ allevamento e piantagioni ne rimane meno di un sesto. Qui in epoche remote il fiume Iguazù scorrendo per oltre milletrecento chilometri si gettava direttamente nel grande Paraná, ma nei millenni la potente erosione delle cascate ha scavato il lungo e profondo canyon che, retrocedendo per pochi millimetri all’ anno, ne mutano la forma lentamente ove precipitano in duecentosettantacinque salti lungo il loro vasto e magnifico anfiteatro naturale come tra le più grandi e maestose cascate del mondo.
Dal lato argentino sul circuito Inferior si arriva all’estremità inferiore delle cascate nei pressi di quella di Dos Hermanas e il Salto Bossetti, quando il livello del fiume non è troppo alto poco oltre si può traghettare per Isla San Martin popolata da uccelli. Per il sendero Macuco si attraversa la foresta pluviale fino alla cascata Arrechea godendo lo spettacolo delle altre, mentre per altri percorsi si arriva alla suggestione della Garganta del Diablo con la profonda gola ove precipita magnificamente la cascata separandola dalla parte brasiliana da dove si ammira ancor meglio come Garganta do Diablo, tra le altre minori ma altrettanto suggestive nella parte brasiliana precipitano quelle di Benjamin Constant, Deodoro e Floriano. Sempre dal lato brasiliano la passerella sull’ acqua per il percorso Trilha das Cataratas porta al centro delle cascate vicino la Garganta do Diablo fino a Porto Canoas, un altro percorso porta alla suggestiva cascata del Salto do Macuco e tornando ci si può imbarcare per proseguire fin sotto il fragoroso precipitare della cascata centrale . Sul lato argentino, oltre la principale si trovano le altre cascate di Dos Hermanas, Ramirez e Chico, passando al disotto le acque fumanti e fragorose per un sentiero si raggiunge lo spettacolo del Salto San Martin, mentre altri sentieri si immergono nel magnifico ambiente e in battello anche da qui si può passare sotto la grandiosità della cascata principale. Attorno si stende da entrambe i lati il parco Iguazù dal suggestivo spettacolo della foresta simile in tutto il territorio, tra la parte argentina e brasiliana con percorsi e sentieri che l’ attraversano. Tra i diversi dal lato brasiliano il percorso del Trilha do Poço Preto parte da una passerella sospesa da oltre trecento metri che porta ai sentieri de parco nella foresta ricca di flora e fauna per poi imbarcarsi per risalire un tratto del l Rio Iguazú. Il più breve e meno impegnativo Trilha das Bananeiras in un paio di ore sui sentieri che attraversano anch’ essi la foresta ricca di vita passando per suggestive piccole lagune nascoste. Sul limite del parco prossimo all’ accesso il piccolo e magnifico Parque das Aves che ospita una straordinaria varietà tra centottanta specie di uccelli molte uniche e rare, attraversato da un sentiero ove affacciano gigantesche voliere che li proteggono nella foresta, assieme a varie specie di farfalle e rettili.
Attorno all’indimenticabile spettacolo delle cascate si stende il suggestivo ambiente naturale diviso tra l’ argentino Parque Nacional Iguazú di Iguazú e il contiguo territorio brasiliano ove continua nell’ altrettanto magnifico dell’ Iguaçu nella foresta che ammanta entrambe con oltre duemila diversi generi tra alberi, piante, cespugli e fiori, in gran parte endemici e molte rare specie botaniche, come cactus, orchidee ed altre. Sciamano farfalle d’ ogni genere dai colori sgargianti, una grande varietà di insetti endemici e rari, almeno duemila specie di formiche , in gran parte ancora ignote, dominano la vita del sottobosco dalla grande Formica tigre, come è chimata la Dinoponera australis per la sua voracità, le altrettanto fameliche formiche legionarie del genere Eciton_burchellii, oltre gli sciami delle minuscole e distruttive chiamati corrección che attaccano e divorano ogni altro insetto o piccoli vertebrati. Tra gli alberi la foresta è animata da molte e varie specie di uccelli oltre i colorati tucani dal grande becco giallo, pappagalli, rapaci come le rare aquile delle foreste, stormi di quelle che sono chiamate rondini delle cascate del genere cypseloidinae che nidificano sulle pareti dietro le acque che precipitano . Una gran quantità di rettili dì ogni dimensione strisciano nascosti tra i cespugli e i tronchi degli alberi secolari, mentre nelle piccole lagune e lungo la riva del fiume spuntano a gruppi gli alligatori jacarè. Tra i vari mammiferi se ne trovano di rari come il piccolo carnivoro coati dalla proboscide detto Nasua nasua, nel sottobosco i grandi tapiri erbivori che pascolano timidi come i curiosi formichieri, tra i felini in tutta la regione solo qui si trovano gli eleganti e temibili giaguari del genere Panthera onca, vi sopravvivono i più piccoli predatori ocelot ed altri in via d’ estinzione altrove come i puma del genere jaguarondi.
Anche tornarvi si rimane sempre stupiti da questo magnifico spettacolo che solo la natura sovrana può offrire, pensando che un tempo l’ intera regione ne era il vasto scrigno andato perduto, qui come in tante parti di questo ed altri continenti ove ho visto la stolta cupidigia che ha sottratto le foreste all’ equilibrio del mondo, lasciandone sempre meno frammenti di meraviglie come questo affascinante piccolo universo di Iguazù.