EsplorazioniIn Africa
Le meraviglie d’ Egitto
Meraviglie d’Egitto
Plutarco di Cheronea racconta che il più erudito dei Sette Savi ateniesi hoi epta sophoi Solone, si recò in Egitto alla corte del faraone Apries che regnava nel VI secolo avanti Cristo e si intrattenne a lungo con i dotti Sonqi di Sais e Psenofis di Eliopolis che lo informarono sulla leggendaria Atlantide e sulle antiche costruzioni degli antenati, le piramidi di Giza, la grande Sfinge e ciò che emergeva dei templi ed altre piramidi lungo il Valle del Nilo.
Il secolo dopo Ecateo di Mileto visitò il Nilo e il suo delta descrivendone l’ambiente naturale, poi vi giunse Erodoto di Alicarnasso raccontando quel già antico Egitto nel secondo libro delle sue Storie, nel III secolo Manetone redasse gli Aegyptiaca con le Liste Reali e Diodoro Siculo narra di aver viaggiato a lungo e avventurosamente in oriente e in Egitto per scrivere i quaranta libri della sua monumentale Bibliotheca Historica.
Dopo che divenne la provincia romana di Aegyptus, nel 25 avanti Cristo il geografo greco Strabone di Amasea risalì il Nilo fino alla prima cateratta ove sorge la città dell’ antica Aswan con il prefetto Elio Gallo descrivendone ampiamente ambiente, popolazione, città e monumenti nel XVII della sua vasta Geografia
Gheographikà, ma le iscrizioni nei misteriosi segni geroglifici li trovò incomprensibili.
Nel V secolo la Valle del Nilo l’egiziano di cultura ellenista Orapollo redasse una Hieroglyphiká tentando di decifrare i geroglifici e affermò essere figure simboliche, poi Antonio abate, il monaco Pacomio ,l’ eremita Paolo di Tebe e altri missionari vi portarono il cristianesimo, molti templi pagani vennero distrutti, con altri vennero costruite chiese e dopo altri ancora vennero trasformati in luogo di culto dai cristiani Copti.
Con la conquista islamica si fece altrettanto per edificare moschee e lasciarono i siti del millenario Egitto alle sabbie del deserto che li ricoprirono in gran parte, dimenticandoli nelle descrizioni dei visitatori arabi e nei nei racconti di viaggio mirabilia, solo nel XII secolo l’arabo della Spagna moresca Al-Andalus Ibn Jubayr, dopo aver visitato l’ Arabia viaggiò in Egitto e raccontò nella sua Rihla le meraviglie che vi aveva visto. Quasi due secoli dopo il grande viaggiatore Ibn Battuta visitò e descrisse con ammirazione le piramidi di Giza e ciò che sorgeva dalle sabbie del deserto dei templi lungo il Valle del Nilo.
Mercanti ed eruditi
Tra il XIV secolo all’ inizio del XIX mercanti e viaggiatori raccontavano di quelle antichissime rovine che emergevano come montagne di pietra dal deserto e hanno lasciato testimonianze il nobile francese Ogier d’ Anglure sulla fine del trecento, l’erudito viaggiatore tedesco Johannes Helffrich nel 1565, il contemporaneo italiano Filippo Pigafetta che nel 1585 presentò una vasta relazione dei suoi viaggi in Terrasanta e il vicino oriente al papa SistoV con dotti prologomeni geografici e storici alle descrizioni di luoghi e genti visitate,
ma più d’ogni altro paese affascinato dall’ Egitto millenario.
Nello stesso periodo Prospero Alpini vi si si recò quale medico dell’ambasciata di Venezia nel 1580, vi rimase quattro anni viaggiando tra il delta e la fertile Valle del Nilo e il suo settentrionale raccogliendo una gran quantità di osservazioni botaniche e zoologiche che Alpini pubblicò nel 1592 in De plantis exoticis rerum Aegyptiarum e De plantis Aegypti , descrivendo l’ambiente nilotico e il deserto circostante.
Durante le sue ricerche naturalistiche visitò le rovine di Heracleopolis Magna, Eliopolis e la piana di Gizah , raccontando di essere salito sulla grande piramide di Cheope e di esservi entrato per quegli angusti cuniculi come avevano fatto i suoi contemporanei che furono i primi europei a descrivere le rovine che giacevano da secoli nel deserto, inaugurando l’ egittologia per l’ affascinante scoperta della storia millenaria e culla della civiltà.
I viaggi in Egitto del XVI secolo furono favoriti dalle rotte regolari con la presenza commerciale e diplomatica di Venezia ad Alessandria e il Cairo, il secolo successivo la Serenissima vide i propri traffici commerciali decadere e vennero ritirate le ambasciate presso le città delle province mediorientali dell’Impero ottomano, le imprese commerciali chiusero i loro empori, iniziarono le guerre turche e ai tanti mercanti e diplomatici si sostituirono pochi ricchi ed eruditi viaggiatori.
Studiosi e collezionisti
All’ epoca le relazioni di viaggi e studi pubblicati sull’ Egitto millenario erano le cinquecentesche dell’ italiano Prospero Alpini e il francese Pierre Belon, i successivI il Viaggi di Pietro Della Valle il pellegrino, descritti da lui medesimo , le mappe e i disegni di Mathieu de Chazelles, le note di Francesco Quaresmi da Lodi, la Relation d’un voyage fait au Levant di Jean de Thèvenot e la Description de l’Égypte di Benoit de Maillet. Nel settecento erano state quella francese Voyage du sieur Paul Lucas nel 1716, la danese Voyage d’Egypte et de Nubie di Frederic Louis Norden nel 1737 che raggiunse la prima cateratta, le Lettres édifiantes et curieuses de la Société de Jésus del prelato francese Claude Sicard, A Description of the East and Some other Countriesdel britannico Richard Pococke , Voyages and Travels in the Levant dello svedese Fredric Hasselquist pubblicato in inglese nel1766 ed altri.
Giulio Antonio Soderini, della nobile famiglia fiorentina trasferita a Venezia, viaggiò in Egitto con la stessa passione per le cose antiche e tornò con una gran quantità di oggetti con i quali creò il primo museo in Europa nel 1675. Dai primi viaggiatori la passione per i reperti archeologici divenne la moda del secolo e di quello successivo, studiosi e collezionisti cominciarono a percorrere la la Valle del Nilo alla ricerca dei siti già scoperti e i luoghi dove reperire materiale, divulgando diari di viaggio e osservazioni scientifiche e allestendo mostre che cominciarono a svelare l’ Egitto millenario con i suoi segreti da scoprire.
Il re francese Luigi XIV ci inviò il religioso Johann Miachael Vansleb per cercare antichi manoscritti dei quali era divenuto appassionato collezionista e il buon prelato ne reperì in buona quantità spingendosi oltre le rovine di Luxor nella regione desertica dove scoprì le rovine dell’antica capitale del faraone Akhenaton a Tell el Amarna, poi visitata dal gesuita francese Claude Sicard che nel 1720 riuscì ad individuare nel complesso templare di Karnak la leggendaria capitale Tebe, continuando poi la sua esplorazione lungo il Nilo fino ad Aswan, aprendo la via della Nubia alle successive esplorazioni che scoprirono Abydos e le rovine di Edfu che celavano il grande Tempio consacrato al dio Horus riportato poi alla luce da Auguste Mariette nel 1860.
Il danese Fredric Louis Norden , poi divenuto membro della Royal Socyety di Londra si spinse nei territori
nubiani pubblicandone le descrizioni in Voyage d’ Egypte et de Nubie, seguirono nel 1763 le spedizioni del tedesco Carsten Niebuhr in Nubia che venne depredato di tutti i reperti e britannico Richard Pococke che fu tra i primi viaggiatori nella Valle dei Re dove scoprì quattordici sepolcri , descritta nel suo A description of the east and some other countries.
L’ orientalista ed illuminista Constantin François de Volney nel 1782 fu il primo ad ipotizzare la discendenza degli antichi abitanti dell’ Egitto da quei I popoli nilocamiti che abitavano il Sudan meridionale e la Via del Nilo, trovandone conferma dai tratti somatici delle statue rinvenute e della grande Sfinge di Gizah, pertanto oltre che per le sue idee illuministe trovava scandaloso che i popoli negroidi che avevano dato nobili origini agli egizi fossero oggetto dello schiavismo africano.
Nel 1759 il sovrano del Regno di Sardegna e principe di Piemonte Carlo Emanuele III di Savoia inviò l’ archeologo archeologo e naturalista Vitaliano Donati con l’incarico di reperire materiale per la fondazione di un museo archeologico e di un giardino botanico. Per un anno si dedicò alla ricerca botanica e geologica, a Karnak riportò alla luce due grandi statue di Ramses II e di Iside, nella vicina Valle dei Re reperì un gran quantità di oggetti e continuò le ricerche negli antichi monasteri copti fino al Sinai, trovando antichi codici e oggetti tolemaici e romani.
Proseguì il suo viaggio in Medio Oriente alla ricerca di reperti fino in Oman, da dove si imbarcò per l’India, ma morì durante la traversata, nei suoi diari a catalogare la gran quantità di reperti con la descrizione dei luoghi visitati e a Torino fu allestita una prima mostra di quello che divenne il più importante museo di antichità egiziane del mondo dopo quello del Cairo.
Egittologia
Nel 1798 Napoleone Bonaparte s’ impegnò nella campagna d’ Egitto, assieme allo stato maggiore si portò un reggimento di scienziati e studiosi che dilagarono lungo il Nilo a d reperire e scavare tutto ciò che trovavano. Dominique Vivant Denon con un drappello di giovani eruditi studiava accuratamente e disegnava ogni tempio e monumento incontrato e nel 1802 la pubblicazione del Voyage dans l’haute et basse Egypte svelò al mondo la visione di una straordinaria e millenaria civiltà fino all’epoca relegata ai grevi testi di millantati specialisti e di racconti più o meno fantasiosi di viaggiatori.
L’opera di Viavant Denon e degli altri studiosi al seguito di Napoleone fu poi raccolta da Edme François Jomard e pubblicata nel 1828 nella vasta Description de l’ Egypte che, con la fondazione dell’ Institut d’ Egypte ad opera di Eduard de Villiers du Terrage e Jean Baptiste Prosper Jollois, sollevò definitivamente l’ Egitto millenario dalle paludi delle leggende e le incerte cronache di viaggio alla nuova materia storica e scientifica dell’Egittologia
Dopo la sconfitta napoleonica ad Abukir nel 1801 e i successivi due anni di occupazione dell’ esercito britannico, il condottiero albanese Mehmet Alì prese il potere come reggente Kedhivè del dominio Eyalet egiziano ottomano e con il suo Kedivato , sbaragliò i corrotti funzionari bey mamālīk mamelucchi e aprì agli europei. Ben presto al Cairo furono aperte ambasciate e consolati di tutta Europa, giunsero commercianti, studiosi, archeologi, collezionisti, geografi e avventurieri che facevano riferimento alle rispettive rappresentanze diplomatiche, tra le quali quella francese affidata al piemontese Bernardino Drovetti che si dedicò al reperimento di una enorme collezione assieme all’avventuriero francese Jean Jaques Rifaud, mobilitando vere e proprie bande di cercatori.
Il dominio di Bernardino Drovetti sulla ricerca nei siti archeologici era assoluto e tutto doveva avere la sua approvazione, solo con l’arrivo del console britannico Henry Salt nel 1816, incaricato di reperire materiale per il British Museum di Londra, ebbe un concorrente nell’ accaparramento di quanto più potevano dell’immenso patrimonio archeologico,spesso senza esclusione di colpi e servendosi delle rispettive bande di fedeli cercatori.
Henry Salt trovò un prezioso alleato nel grande studioso ed esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt
scopritore dei siti dell’ antica Giordania, su incarico dell’ African Association di Londra nel 1813 prese la Via del Nilo fino ad Abu Simbel dove osservò e descrisse le parti emergenti dalla sabbia dell’ enorme tempio scavato nella roccia, proseguì nell’ Alta alla Nubia sudanese per cercare una via verso il lontano bacino del Niger che si credeva collegato a quello nilotico. Non trovando la rotta da Dongola raggiunse Suakin sulla costa per procedere tra i siti dell’ Antica Arabia sulla via del pellegrinaggio Hajj islamico alla Mecca, lasciando un’accurata relazione sulla geografia e le popolazioni di quei territori interdetti agli infedeli, tornato al Cairo nel 1815 continuò i suoi itinerari egiziani s nel Sinai.
Henry Salt riuscì a reperire una vasta collezione per il British Museum e il rivale Bernardino Drovetti trattò con il regno sabaudo la vendita di gran parte della sua nel 1824, con la quale fu creato il grande Museo Egizio di Torino e il resto fu venduto al Louvre ,gli aveva arricchito enormemente la sua raccolta con reperti di ogni tipo contando sul potere che aveva come consigliere del Khedivé e adoperando tutti i mezzi a disposizione contro chi tentava di rovistare la storia nella Valle del Nilo senza il suo permesso, come si rese nelle sue avventure gigante delle piramidi italiano Giovanni Battista Belzoni.
Sulle vie dei Misteri d’ Egitto
La millenaria storia dell’ Egitto rivelata da studiosi e archeologi protagonisti dell’ egittologia che ha una gloriosa storia e molti viaggiatori più o meno noti, i primi svizzeri furono il celebre Johann Ludwig Burckhardt e Heinrich Menu von Minutoli che ga reperito la collezione dell’ Ägyptisches Museum nel berlinese Neues, dei tedeschi pioniere fu Karl Richard Lepsius. Diplomatico e viaggiatore Henry Salt a cavallo del XVIII secolo e il successivo fu il capostipite della lunga schiera di egittologi britannici e a lui si deve la prima collezione di reperti nel British Museum.
Capitolo fondamentale fu la spedizione napoleonica d’ Egitto che portò schiera di scienziati e studiosi guidati dal matematico Jean Baptiste Joseph Fourierche s’ occuparono anche di rilevamenti sul territorio come l’ ingegnere Pierre Simon Girard e soprattutto di sondarne lo straordinario patrimonio archeologico con il cartografo Edme François Jomard, gli studiosi d’ antichità Edouard de Villiers du Terrage, Jean Baptiste Prosper Jollois ed altri. Venne fondato l’ Institut d’ Egypte al Cairo diretto da Gaspar Monge per raccoglire, studiare e catalogare I reperti e di tutto fu pubblicata la monumentale Description de l’ Egypte. Protagonista fu Jean François Champollion per aver finalmente decifrato definitivamente i geroglifici rivelando i segreti della scrittura egizia inaugurando l’ egittologia nella quale si sono ben distinti gli studiosi francesi successivi a cominciare da Auguste Mariette fondatore del Museo egizio del Cairo nel 1858.
All’ impresa napoleonica partecipò il diplomatico e collezionista Bernardino Drovetti, discusso accaparratore di reperti la cui copiosa vendita al regno sabaudo costituì il primo nucleo del ricco Museo egizio torinese, ma degli italiani il primo grande fu il toscano Ippolito Rosellini che diresse le campagne archeologiche nel 1828 con Jean François Champollion assieme agli archeologi compatrioti Alessandro Ricci e Giuseppe Raddi, segnando importanti capitoli con le loro scoperte e studi e arricchendo le collezioni egizie del Louvre e del Museo archeologico di Firenze. Dall’ epoca molti sono stati gli egittologi italiani fino al grande Fabrizio Sergio Donadoni i cui testi hanno accompagnato tutti i miei viaggi in quell’ Egitto millenario, assieme alle antiche cronache di Vitaliano Donati e le avventurose memorie del Gigante delle Piramidi Giovanni Battista Belzoni.
©Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. Africa :Le Meraviglie d’Egitto
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