Magellano
“Avendo inteso che allora se era preparata una armata in la città di Siviglia, che era de cinque nave, per andare a scoprire la spezieria nelle isole di Maluco, de la quale era capitanio generale Fernando de Magaglianes, gentiluomo portoghese, ed era commendatore di Santo Jacobo de la Spada, [che] più volte con molte sue laudi aveva peregrato in diverse guise lo Mar Oceano, mi partii…”
Così inizia la Relazione del primo viaggio intorno al mondo del vicentino Antonio Pigafetta con le descrizioni dei luoghi e la cronaca dell’avventurosa spedizione del grande navigatore portoghese Fernao de Magalhães,
che dalla sua morte a metà del viaggio il ritorno fu condotto da Juan Sebastiàn Elcano.
Di nobile famiglia Fernando Magellano ebbe natali a Sabrosa e rimasto orfano fu preso nella corte di Giovanni II e ben istruito fu mandato nell’ Estado da India portoghese al servizio del vicerè Francisco de Almedia iniziando la sua carriera di grande navigatore. Venne inviato per la rotta delle spezie orientale alle isole Maluku note come Molucche, di dove s’avventurò ancora più ad est lasciando la sua missione e per tanto revocato dal comando, fu poi con la flotta di Alfonso de Albuquerque in Malesia per la conquista di Malacca prima di tornare in Portogallo.
Nel 1513 era in una spedizione del regno portoghese contro il sultanato dominante nel Maghreb al-Awsaṭ con la dinastia Sa’diana Saʿdiyyūn in Marocco dove partecipò alla battaglia di Azemmour e rimase ferito riportando perenne menomazione di una gamba. Sembra che avesse commerciato con mercanti arabi della Spagna moresca e i musulmani di Al-Andalus ch’era molto riprovevole in quel periodo di Reconquista e pertanto fu scacciato dalla flotta portoghese.
Ferdinando Magellano aveva navigato sulle rotte aperte da Vasco da Gama nei mari delle Indie tra il 1505 e il 1512 e studiò quanto possibile per la sua idea di trovare un passaggio attraverso il Nuovo Mondo America per l’ immenso e ignoto che oceano che si stendeva ad ovest cercando le rotte del Pacifico, scoperto dalla spedizione di Vasco Núñez de Balboa attraverso l’ istmo di Panama proprio in quel 1513, oltre il quale stava l’ Asia orientale con le sue ricchezze.
Nel 1500 Pedro Alvarez Cabral, a causa di un’ imprevista deviazione sulla rotta atlantica, era giunto molto a sud del nuovo continente in Brasile, otto anni dopo Vincente Yañez Pinzòn superò il Tropico del Capricorno fino al 40° grado, ma nessuno pensava di potersi spingere oltre verso l’ ignoto sud e passare in quell’ immenso oceano occidentale scoperto da Balboa. Il progetto di Ferdinando Magellano non fu considerato dalla corte portoghese, così passò alla Spagna di Carlo V che nel 1517 gli concesse cinque navi, per salpare il 10 agosto 1519 dal porto di Sanlùcar portando il vicentino Antonio Pigafetta che redasse la cronaca del viaggio nella sua Relazione del primo viaggio intorno al mondo.
“Luni a 10 agosto, giorno de santo Laurenzio, ne l’anno già detto, essendo la armata fornita di tutte le cose necessarie per mare e d’ogni sorte de gente (era[va]mo duecento e trentasette uomini) ne la mattina si feceno presti per partirse dal molo di Siviglia, e tirando artigliaria detteno il trinchetto al vento “
La partenza fu con cinque vascelli, la nave Trinidad imbarcava un’ equipaggio di cinquantacinque membri e stazzava centorenta tonnellate capitanata da Magellano, stazza simile la San Antonio con sessanta uomini comandata da Juan de Cartagena, mentre stazzavano novanta tonnellate con quarantacinque membri la Concepción di Gaspar de Quesada e la Victoria con Luis de Mendoza al comando, infine la più piccola Santiago di sessanta tonnellate e trentadue uomini d’ equipaggio comandata da Juan Serrano.
Di esse solo la Victoria tornò in patria dalla grande spedizione con al comando Juan Sebastiàn Elcano, che sostituì Ferdinando Magellano rImasto ucciso, assieme al cronista vicentino Antonio Pigafetta che tutto raccontò in quella nella Relazione del primo viaggio intorno al mondo. Poco dopo la partenza il 20 settembre, sei giorni dopo i vascelli giunsero alle isole Canarie “Marti a XX de settembre, nel medesimo anno, ne partissemo da questo loco, chiamato San Lucar, pigliando la via di garbin, e a 26 del detto mese arrivassemo a una isola de la Gran Canaria, che se dice Tenerife in 28 gradi di latitudine, per pigliar carne, acqua e legna. Stessemo ivi tre giorni e mezzo per fornire l’armata delle dette cose: poi andassemo a uno porto de la medesima isola “.
Ripresa la navigazione venne messo ai ferri Juan de Cartagena che aveva fomentato un tentativo di rivolta, incrociando le isole di Capo Verde scesero al largo delle coste del Senegal e della Sierra Leone , poi sulla rotta di Cabral la bonaccia al largo delle coste africane ritardò di venti giorni l’arrivo in Brasile il 29 novembre 1519. “Luni a tre d’ottobre a mezzanotte se dette le vele al cammino de l’austro, ingolfandose nel mare Oceano, passando tra Capo Verde e le sue isole in 14 gradi e mezzo; e cosí molti giorni navigassimo per la costa della Ghinea, ovvero Etiopia, (ne la quale ha una montagna, detta Sierra Leone, in 8 gradi di latitudine) con venti contrari, calme e piogge senza venti fino a la linea equinoziale, piovendo sessanta giorni di continuo contra la opinione de li antichi. Innanzi che giungessimo a la linea, 14 gradi, molte gropade da venti impetuosi e correnti de acqua ne assaltarono contra el viaggio “.
Qui le piogge tropicali si protassero per tre mesi, il 13 dicembre la piccola flotta sostò a Rio de Janeiro e gli equipaggi riposarono e si rifocillarono con cibi freschi. “Passato che avessimo la linea equinoziale, in verso el meridiano, perdessimo la tramontana, e cosí se navigò tra il mezzogiorno e il garbin fino in una terra, che si dice la terra del Verzin in 23 gradi 1/2 al polo antartico, che è terra del capo de Santo Agostino, che sta in 8 gradi al medesimo polo: dove pigliassemo gran rinfresco “
L’ 11 gennaio 1520 fu esplorata la foce del Rio de la Plata sperando di trovare un inesistente passaggio verso le Indie, quindi verso il sud nelle difficoltà del maltempo.Il 31 marzo raggiunsero la costa della Patagonia atlantica sulla baia di San Julian Juliàn, a 490 20’ di latitudine sud e Magellano decise di costruirvi abitazioni sulla riva per affrontare l’ inverno australe, “Poi seguendo el medesimo cammino verso el polo Antartico, accosto da terra, venissemo a dare in due isole piene di occati e lupi marini. Veramente non se poría narrare il gran numero de questi occati. In una ora cargassimo le cinque navi. “
Qui Magellano fu contrastato da alcuni capitani che volevano tornare fomentando un’ ammutinamento e alla rivolta reagì facendo sparare sui rivoltosi, giustiziando i prigionieri e lasciare a terra bandito Gaspar Quesada, altre fonti dicono che venne decapitato, ma è il racconto di Pigafetta che stiamo seguendo. “Stessemo in questo porto, el quale chiamassemo porto de Santo Giuliano, circa di cinque mesi, dove accaddettero molte cose. Acciò che Vostra illustrissima signoria ne sappia alcune, fu che, subito entrati nel porto, li capitani de le altre quattro navi ordinarono uno tradimento per ammazzare il capitano generale: e questi erano el vehadore de l’armata, che se chiamava Gioan de Cartagena, el tesoriero Alovise de Mendoza, el contadore Antonio Cocha e Gaspar de Casada. E squartato el vehador da li uomini, fu ammazzato lo tesoriero a pognalade, essendo descoperto lo tradimento. De lì alquanti giorni Gaspar de Cazada per voler fare un altro tradimento, fu sbandito con un prete in questa terra Patagonia. El capitano generale non volle farlo ammazzare perchè lo imperatore don Carlo lo aveva fatto capitano. “
Nella lunga sosta entrarono in contatto con gli indigeni che dovevano essere i Tehuelche, descritti come voraci e di alta statura, ce portavano pelli alle gambe da farle somigliare a zampe pata di animali e così chiamati Patagoni . “Essendo l’inverno le navi intrarono in uno bon porto per invernarse. Quivi stessemo dui mesi senza vedere persona alcuna. Un dì a l’improvviso vedessemo un uomo, de statura de gigante, che stava nudo ne la riva del porto, ballando, cantando e buttandose polvere sovra la testa. Questo era tanto grande che li davamo alla cintura e ben disposto: aveva la faccia grande e dipinta intorno de rosso e intorno li occhi de giallo, con due cuori dipinti in mezzo delle galte “.
Ne vennero catturati due per mostrarli in patria, mentre ne veniva incediato un villaggio e uccisi gli abitanti inaugurando quello che poi fu il genocidio dei Tehuelche patagonici. In primavera inviò il vascello più piccolo in avanscoperta che non fece ritorno, quindi il 24 agosto il viaggio riprese, ma al largo del Rio Santa Cruz, le navi furono spinte nell’estuario nel quale rimareso intrappolate fino al il 18 ottobre, tre giorni dopo erano a 510 di latitudine e Magellano trovò il passaggio a ovest, scoprendo quello stretto che poi prese il suo nome. Subito dopo la scoperta dello Stretto di Magellano, il capitano Gomez si ammutinò con un gruppo di marinai e tornò in patria con la San Antonio, il resto della spedizione proseguì a sud ovest e doppiò il capo più meridionale del continente, dove la notte ardevano o una gran quantità di fuochi accesi dagli indigeni indigeni che furono detti Fuegini e quel lembo di terra nella Patagonia meridionale fu chiamata Tierra del Fuego.
Nel 28 novembre 1520 i vascelli giunsero al Capo Horn battezzato Cabo de Hornos e quindi entrarono nell’ immensità di un oceano ignoto e calmo in quel periodo, per cui venne battezzato Pacifico. Da qui iniziò una lunghissima navigazione senza ombra di terre , mentre le provviste si consumavano e, come scrive Pigafetta: “ I biscotti di bordo che noi avevamo come cibo, non erano più pane, ma un miscuglio di polvere, di vermi e di orina di topo, dall’odore nauseabondo. L’acqua era guasta, maleodorante e difficilmente bevibile. Per non morire di fame, dovemmo far ricorso al cuoio del sartiame. Ma i venti e le intemperie lo avevano talmente indurito che fu necessario farlo stemperare nell’acqua di mare per quattro o cinque giorni prima di poterne fare delle braciole. Si pagavano i sorci un ducato l’uno “.
Nel marzo 1521 finalmente raggiunse le Marianne, subito ribattezzate islas de los ladrones a causa della relativa attitudine degli abitanti con i quali nacque un conflitto per poi ripartire dopo aver ripreso le forse stremate dalla lunghissima navigazione. In pochi giorni arrivarono in un’ isola delle Filippine ben accolti dagli indigeni e vi restarono commerciando con le popolazioni delle varie isole vicine, ma anche approfittando della loro benevolenza per convertirli.
Per coloro che rifiutavano si passava a metodi sbrigativi, come scrive Pigafetta a proposito di un villaggio restìo all’ evangelizzazione: ”E così noi lo bruciammo ed innalzammo una croce sul luogo dell’incendio.” Oltre alle conversioni più o meno forzate, era costume considerare tutti gli abitanti delle terre “scoperte” come sudditi della corona spagnola e Magellano lo fece anche con il principe di Zebù Cebu, al quale diede protezione contro un suo vassallo ribelle che governa la vicina isola di Mactan.
Si recò con cinquanta uomini armati nell’ isola il 27 aprile dove lo attendevano millecinquecento indigeni guidati dal Datu locale Lapu-Lapu sulla spiaggia e ne venne una battaglia rapida e cruenta “Per tante lancie e pietre che ne traevano non potessemo resistere. Le bombarde de li battelli, per esser troppo lungi non ne potevano aiutare; sì che venissemo retirandosi più de una buona balestrata lungi dalla riva, sempre combattendo ne l’acqua fino al ginocchio. Sempre ne seguitorno e ripigliando una medesima lancia quattro o sei volte, ne la lanciavano. Questi, conoscendo lo capitano, tanti se voltorono sopra de lui, che due volte li buttarono lo celadone fora del capo; ma lui, come buon cavaliero, sempre stava forte “ .
Rimasero uccisi otto spagnoli e lo stesso Magellano ferito ad una gamba e non riuscì a raggiungere le barche battendosi furiosamente nello specchio d’ acqua mentre il braccio destro venne trafitto da una lancia e la testa colpita da una pietra, poi fu raggiunto da un gran munsero di indigeni che lo finirono, così come ne racconta la morte Pigafetta.
“Quando visteno questo tutti andorono addosso a lui: uno con un gran terciado li dette una ferita nella gamba sinistra, per la quale cascò col volto innanzi. Subito li furono addosso con lancie de ferro e de canna e con quelli sui terciadi, fin che lo specchio, il lume, el conforto e la vera guida nostra ammazzarono. “
Il ritorno sulla via delle spezie
La morte di Magellano fece capire agli abitanti che i nuovi arrivati non erano invincibili come credevano e anche il sovrano Humabon del rajanato Gingharian sa Sugbo di Cebu divenne ostile facendo attirare molti spagnoli in un’ imboscata il 10 maggio, dove ne furono uccisi una ventina compresi Duarte Barbosa e il capitano Joao Juan Serrano . Il centinaio di sopravvissuti non era sufficiente a far navigare i tre vascelli e venne bruciata la Concepciòn, per ripartire con la Victoria al comando del successore di Magellano Juan Sebastiàn Elcano, iniziando il lungo viaggio del ritorno.
La navigazione riprese nelle Filippine incrociando prima le isole di Cagayan e poi quella che chiamarono Pulaoan di Palawan sbarcando quindi a Mindanao ove si informarono sulla rotta da seguire per raggiungere le agognate Molucche “Pigliando lo cammino al greco e andando a una città grande detta Maingdanao, la quale è nell’isola di Baluan e Calaghan, acciò sapessemo qualche nova de Maluco, pigliassemo per forza uno biguiday (è come uno prao) e ammazzassemo sette uomini. In questo erano solum dieciotto uomini, disposti quanto alcuni altri vedessemo in questa parte, tutti de li principali di Maingdanao. Fra questi uno ne disse che era fratello del re de Maingdanao e che sapeva dove era Maluco. Per questo lassassemo la via del greco e pigliassemo la via de scirocco “.
All’ epoca era in corso la penetrazione islamica in parte dell’ Asia orientale iniziata da tempo ad opera di mercanti arabi e persiani che vi avevano posto da tempo basi commerciali dall’ India settentrionale alla Malesia e zone costiere dell’ Indocina, giungendo nelle Filippine meridionali, per le vie dell’ Indonesia attraverso Giava nella regione di Sulawesi fino al Borneo settentrionale nel Sarawak e il sultanato del Brunei. Così, avendone avute notizie presero la rotta delle spezie più orientale lasciando quelle isole Moros filippine per risalire la costa del Borneo nord occidentale tra il Sarawak e il territorio del Brunei governata da un sultano musulmano.
“Seguendo poi nostro viaggio, entrassimo in uno porto, in mezzo de le due isole, Saranghani e Candighar, e ce fermassimo, al levante, appresso una abitazione de Saranghani, ove si trova oro e perle. Questi popoli sono Gentili e vanno nudi come li altri. Questo porto sta de latitudine in cinque gradi e nove minuti e lungi cinquanta leghe da Canit“. Invece di approfittare dell’ apparente benevolenza, gli spagnoli ne bersagliarono la flotta del sultano a cannonate per fuggire sui due vascelli malridotti, approdando su due isolette nell’ estremità settentrionale del Borneo Sabah, dopo aver abbordato una giunca per rifornirsi di viveri, fecero rotta per le isole delle spezie nelle Molucche dove giunsero il 6 novembre.
“ Passate queste due isole, mercore, a sei di novembre, discopersemo quattro isole alte al levante, lungi dalle due quattordici leghe. Lo piloto, che ne era restato, disse come quelle quattro isole erano Maluco; per il che rengraziassimo Iddio e per allegrezza descaricassemo tutta la artiglieria. Non era da meravigliarsi se éramo tanto allegri, perchè avevamo passato ventisette mesi, manco due giorni in cercare Maluco.” Erano passati due anni e tre mesi dall’ inizio della spedizione che, nonostante gli eventi naturali, ammutinamenti, violenze e scontri con le popolazioni, oltre alla morte di Magellano, con il comando di Juan Sebastián Elcano era riuscita a percorrere la Via delle Spezie fino alla sua estremità orientale.
Vi erano giunti attraverso gli oceani, come aveva previsto Cristoforo Colombo prima dei suoi epici viaggi che incontrarono il Nuovo Mondo America. Tuttavia, secondo il trattato di Tordesillas , che divideva il mondo nelle due rispettive sfere di influenza tra l’ impero spagnolo ad ovest e quello portoghese ad oriente, in essa stavano navigando e a Timor il sultano propose agli spagnoli accordi commerciali molto convenienti per liberarsi dal dominio portoghese. “.. le isole dove nascono li garofoli, sono cinque: Tarenate, Tadore, Mutir, Machian, Bachian. Tarenate è la principale, e, quando viveva lo suo re, signoreggiava quasi tutte le altre. Tadore è quella dove èramo: tiene re. Mutir e Machian non hanno re, ma si reggeno a popolo, e quando li due re de Tarenate e de Tadore fanno guerra insieme, queste due li serveno de gente. La ultima è Bachian e tiene re. Tutta questa provincia, dove nascono li garofoli, se chiama Maluco “.
Ciò assicurò merci e spezie alla spedizione, ma nel frattempo giunsero notizie su una flotta partita dal Portogallo per intercettarli e dovettero ripartire in gran fretta con i vascelli in pessime condizioni. Poco dopo il Trinidad affondò e il solo Victoria riuscì a prendere la via di ritorno l’ 11 febbraio 1522 con quarantasette uomini al comando di Juan Sebastián Elcano, facendo rotta sulla via dell’ Indonesia occidentale per Sumatra dall’ interno popolato dai Batak e la costa occidentale dominata dal sultanato di Aceh islamico.
“Marti de notte, venendo al mercore, a undici de febbraro 1522, partendone de la isola de Timor se ingolfassemo nel mare grande, nominato Lant Chidot; e pigliando lo nostro cammino tra ponente e garbin; lasciassemo a la mano dritta a la tramontana, per paura del re de Portogallo, la isola Zamatra, anticamente detta Taprobana “.
Lungo la costa della Malesia meridionale la navigazione continuò nell’ Oceano Indiano verso il Capo di Buona Speranza per sfuggire ai portoghesi. “E per cavalcare lo Capo de Bona Speranza stessemo sovra questo capo nove settimane con le vele ammainate per lo vento occidentale e maestrale per prora e con fortuna grandissima; il qual capo sta de latitudine in trentaquattro gradi e mezzo e mille e seicento leghe lungi dal capo di Malacca, ed è lo maggiore e più pericoloso capo [che] sia nel mondo “.
Alla fine di marzo giunse sulla costa africana sud orientale rimanendo alla fonda due mesi ferma senza possibilità di rifornimenti su quei territori controllati dai portoghesi, quindi riuscì a doppiare il Capo sconvolto da una tempesta che la danneggiò ulteriormente. “Alcuni de li nostri, ammalati e sani, volevano andare a uno luogo dei Portoghesi, detto Monzambich, per la nave che faceva molta acqua, per lo freddo grande e molto più per non avere altro da mangiare….Ma alcuni de li altri, più desiderosi del suo onore, che de la propria vita, deliberarono, vivi o morti, volere andare in Spagna“ .
Nell’ ultima navigazione con il vascello a pezzi e altri decessi tra gli uomini, il Victoria riuscì ad incrociare le isole di Capo Verde dominio dei portoghesi ai quali gli spagnoli riuscirono a sfuggire faticosamente e raggiungere il porto Bonanza di Sanlucar de Barrameda alla foce del rio Guadalquivir il sei settembre “Sabato, a sei de settembre 1522, intrassemo nella baia de San Lucar, se non disdotto uomini e la maggior parte infermi. Il resto, de sessanta che partissemo da Maluco, chi morse per fame, chi fuggitte nell’isola di Timor, e chi furono ammazzati per suoi delitti “.
Finalmente furono poi nella vicina Siviglia l’ otto di settembre al fine del primo grande viaggio attorno al mondo, Juan Sebastián Elcano fu accolto con tutti gli onori e nominato nobile di Spagna , mentre la notizia della prima circumnavigazione del globo si diffondeva in tutta Europa e con essa l’ inconfutabile nozione della rotondità della terra e la distinzione tra l’ Asia orientale e il Nuovo Mondo America, la scoperta di quelle rotte del Pacifico ove da allora s’ andò cercando un altro mondo ignoto nel continente Oceania.
Grande protagonista però fu Longa et peroclosa navigatione di Antonio Pigafetta vicentino nella sua “Relazione del primo viaggio intorno al mondo“, altra ispirazione per tutti noi che in quel mondo viaggiamo cercando di raccontarlo così come lo si è visto. “Dal tempo che se partissemo de questa baia fin al giorno presente avevamo fatto quattordici mila e quattrocento e sessanta leghe e più, compiuto lo circolo del mondo, dal levante al ponente. Luni, a otto de settembre, buttassemo l’ancora appresso al molo de Siviglia.”
© Paolo del Papa: Viaggiatori ed esploratori. Vol.Attraverso gli Oceani.Magellano.
Fonte Antonio Pigafetta:
Relazione del primo viaggio attorno al mondo
Relazione di Pigafetta
Pigafetta Relazione
Testo Relazione di Pigafetta
Photo gallery: New World Routes | Pacific Routes