Moldavia
Per secoli la regione tra l’ Ucraina meridionale e il delta del Danubio ha incrociato vie di commerci ed invasioni tra oriente ed occidente, nei remoti tempi dei miti gli Argonauti vi passarono verso la Colchide sull’ altra sponda del mar Nero in cerca del Vello d’Oro. Poi tribù migranti da est vi giunsero nell’ alba dei popoli indoeuropei, molto dopo furono Gaetae e Dagae indicati nella Tabula Peutingeriana che indicava i confini dell’ Impero di Roma. I Daci del sovrano Burebista dominarono dalla capitale Sarmizegetusa Regia, si scontrarono con le legioni romane, Traiano sconfisse Decebalo e qui l’ impero ebbe i confini orientali, come ce lo racconta la Colonna Traiana a Roma. Poi vi giunsero Unni, Avari, Bulgari, Magiari, Slavi, Mongoli, Turchi, Rus’, finchè un altro impero se la prese e poi anch’esso si frantumò nell’ arcipelago sovietico. La vecchia Bessarabia dei Turchi ebbe la sua indipendenza infilata minuscola tra Ucraina e Romania, ma anche qui sono sorte rivendicazioni di improbalibili etnie, conflitti vecchi e nuovi che hanno inventato strani territori autonomi a guardia di interessi e loschi affari, mentre la gente langue nella miseria.L’antica via di commerci ed invasioni che corre lungo il mar Nero dall’ ucraina Odessa lascia il mondo russo e l’ idioma ukrajins’ka mova con il suo cirillico cambia nel Limba moldovenească in caratteri latini appena oltre il confine dove la desolazione del territorio rimane la stessa. L’ ostica burocrazia di frontiera ucraina cambia con giovani dalle divise sgualcite che almeno abbozzano un minimo di cortesia, in verità un po’ sorpresi a vedere stranieri da queste parti dove non passa mai nessuno che non sia gente del posto. Dalla frontiera si sale verso Il fiume che arriva Carpazi come Dnestr in russo, qui diventa Nistru e segna il confine tra due mondi oltre che tra due paesi, sfocia nel vicino mar Nero dove la Moldavia non ha accesso, ma se soffia il vento da sud se ne sente l’ aria in questi lembi meridionali.Assieme al Prut che corre lungo l’ altro confine con la Romania, contiene il territorio e lo rende fertile in gran parte a seguire le immense pianure ucraine distese di girasoli e grano d’ estate, un po’ a nord è sbarrato a formare un lago nei pressi di Dubăsari , tra villaggi che rammentano la vecchia Bessarabia, si rincorrono campi coltivati all’ antica e trionfa la vite per i vini che già all’ epoca dissetavano i romani e poi tutti quelli a seguire.Magari fino all’ epoca che fu Bessarabia l’ ambiente era più piacevole e sano, ma trent’ anni di sovietica rincorsa al mito dell’ industria lo ha ben sconvolto avvelenando la terra di chimica che la doveva rendere fertile, radendo boschi millenari e intossicando l’ aria dei fumi di ciminiere, mentre edifici cupi si innalzavano attorno a centri antichi che divennero città.E però chi sta un po’ più in là con gli anni racconta che intossicati di industria forzata e falso socialismo reale, un misero stipendio lo avevano tutti e pure si poteva studiare e curarsi a spese dell’ impero tanto magnanimo quanto opprimente, ora si dovrebbe essere liberi ma nessuno capisce bene di far cosa in una vita che rimane miserabile per i più e agevole di ricchezze avute chissà come per i pochi.
Bessarabia
Dalla pianura meridionale ai monti Carpazi si stendeva la terra dei Daci che si romanizzarono dalla conquista di Traiano in poi, ne rimase poco dell’ antica cultura così della lingua che, attraversando i secoli, in Moldavia e Romania è la più latina delle neolatine. Mentre si sgretolava l’ impero questa via fu degli invasori che dilagavano a ovest, vi passarono gli Unni seminando rovine, poi le potenti tribù degli Avari e Bulgari, fu territorio di commerci bizantini e di migrazioni di Magiari e Slavi, poi i Mongoli che travolsero tutto e tutti per un immenso impero dalla Cina ai Balcani. Per i popoli terrorizzati essi dovevano venire direttamente dall’ infernale Tartaro ed erano incontenibili, a lungo la storia non è ben riuscita a spiegare la misteriosa ritirata delle orde che dominavano gran parte del mondo conosciuto, ma anche da qui vennero scacciati e la regione entrò nel cristiano principato di Moldavia che tracciò i suoi confini ad est lungo il fiume Nistro, protetti dalle poderose fortezze di Chilia e Cetatea Albă. Mentre l’ Europa si svegliava dal torpore medioevale nel Rinascimento, il leggendario sovrano Ştefan cel Mare fece fiorire il principato, ma questo territorio non poteva avere pace di lunga durata e poco dopo divennero preda dell’ Impero Ottomano e divenne la Bessarabia dei Turchi.A volte vi sono luoghi che custodiscono la memoria e qui l’ antico centro di Orheuil Vechi racchiude secoli di storia della Moldavia, resti medioevali di case e del caravanserraglio dove sostavano i mercanti , della fortezza eretta dal principe Stefan cel Mare a protezione di invasori e distrutta dai mongoli, le rovine della moschea dove pregavano i turchi, il monastero cristiano scavato nella roccia di Butuceni. Simbolo della cristianità che resisteva a migrazioni ed invasioni, dedalo di gallerie rifugio dalle violenze dei conquistatori o percorso segreto di fedeli alla chiesa quando l’ Islam dei Turchi divenne opprimente. Il dominio ottomano pesò per un paio di secoli, fino a quando la Russia non lo contese in decenni di conflitti e, mentre all’ altro capo d’ Europa cominciava il Secolo dei Lumi, l’ impero austriaco di prese il nord che divenne Bucovina, alla fine dell’ epopea napoleonica la Russia fece suo l’ est che rimase Bessarabia e più tardi l’ ovest moldavo assieme alla Valacchia divenne regno di Romania, ma era cominciata l’ incombenza russa su tutto il territorio.La tenace cristianità ortodossa non ha permesso più di tanto ai turchi dominatori di pesare sull’ anima moldava, se non con qualche usanza, piccanti kebab e dolci baclava, ma si è aperta a quella russa come stanno a raccontare mura dipinte di chiese e monasteri, icone di santi, principi e madonne d’ oro e ocra, culti e cerimonie, poi la lingua è stata costretta nell’ ostica scrittura cirillica. Qualcuno lo considera scellerato, altri alta strategia, sta di fatto che quel patto tra la sovietica Russia staliniana e la diabolica Germania nazista tra Molotov e Ribbentrop, allontanò di qualche mese la furibonda aggressione teutonica a S.Madre Russia che intanto si prese la vecchia Bessarabia. La nuova Repubblica Socialista Sovietica della Moldavia fu contesa nel fragori della seconda guerra mondiale con la Romania alleata dei nazisti, annesse e connesse tragedie di massacri, deportazioni, ebrei sterminati, poi il demone fu schiacciato e tornò la sovietica Moldavia.La più neolatina delle lingue fu costretta al cirillico russo, i travolgenti piani quinquennali seminarono anche queste terre di qualche industria dai fumi malsani e cupe periferie delle poche cittadine, qualche pensante palazzo governativo, mausolei e statue di ordinaria sovieticità, mentre le strade rimanevano quelle bessarabiche adatte a carretti e poche corriere sgangherate, ma buone per carri armati.
Chisinau
Oltre 750mila dei poco più di quattro milioni di abitanti, vivono nella capitale Chisinau, unica metropoli che racchiude una cinquantina di anni tra socialismo reale e liberismo pezzente, cinque secoli prima nacque come sorta di monastero e poi cittadella che traversò il Principato di Moldavia e l’ Impero Ottomano, poi il resto della storia di questo territorio che da sud accede alla città con l’ unica strada apprezzabile. Anche qui il nome fu russificato in Kishinev fino a quando l’ epopea del buon Gorbaciov lasciò libertà di indipendenze sovietiche e tornò l’ originale scrittura latina liberata dal cirillico e le sue denominazioni. Mentre era Kishinev si espanse di cupi quartieri e casermoni periferici che accoglievano i lavoratori delle pesanti industrie imposte da Mosca e che stanno lì vetuste ed obsolete ad aspettare che qualcuno se le compra e le riconverta, intanto la miseria dilaga in quei quartieri e in tutto il resto di questa Moldavia indipendente che invece sembra dove dipendere da tutto e da tutti.Alla tetra tipicità della periferia sovietica, anche qui contrasta l’ antico centro con i giardini, palazzi, piazze monumenti e chiese d’ epoca zarista, nel parco intitolato al leggendario Stefan cel Mare la sua statua ne vigila l’ accesso, al posto di un grande Lenin che non era più nel cuore moldavo, vi si rincorrono altre statue di scrittori ed artisti rumeni e russi. Anche il viale che corre lungo il parco porta il nome del condottiero moldavo contro i turchi, qui si affaccia il Teatro dell’Opera e del Balletto e porta al piazzale con due fontane che s’ illuminano a sera da dove si vede l’ opulento palazzo di vetro presidenziale. All’ altro capo del viale la Piazza delle Grandi Adunate accoglieva le parate militari e il trionfi sovietici dominata dal palazzo del partito da una parte e l’ Arco di Trionfo zarista che celebrava la sconfitta degli Ottomani, dietro la cattedrale ortodossa della Nascita di Nostro Signore con un altro parco che riporta al viale che continua con il Palazzo del Municipio e la sua torre dell’ Orologio che l’estetica zarista di primo ‘ 900 volle in gotico, davanti le Poste Centrali e più oltre la Sala dell’Organo con accanto il mercatino artigianale Vernisaj, poi il Teatro Nazionale Eminescu e la belle epoque zarista lascia spazio alla modernità sovietica del Moldtelecom scendendo per la Strada Bulgara fino al Mercato Contadino Centrale, quindi i magazzini UNIC e l’ interminabile via del Corso dove si vende e si compra quel che si può nella deprimente economia moldava.Alla fine sorge il Monumento ai Lottatori e Liberatori che celebra la liberazione dell’ Armata Rossa dall’ occupazione nazista, mentre al termine del lungo viale Negruzzi sorge il monumento che celebra l’ eroe bolscevico moldavo Grigore Kotovski contro il dominio zarista. Memorie di vecchie epopee eroiche che ormai pochi delle nuove generazioni sanno decifrare.Ci si dedica poco al passato quando non c’ è futuro per un popolo che sta sotto la soglia di povertà nel settanta per cento, con un’ infanzia devastata da oltre quindicimila orfani, venticinquemila handicappati e altri quindicimila ritardati, oltre migliaia di bambini abbandonati che sopravvivono in istituti senza mezzi, il resto vagabonda per periferie. La “liberta” nell’ indipendenza e le regole di mercato ha sprofondato le poche ma salde certezze sovietiche dove bene o male tutti avevano di che lavorare, dove abitare, come istruirsi e come curarsi, era molto deprimente viverci, ma non si è passato a meglio in nome di una delle solite “identità” che forse hanno entusiasmato l’ animo popolare, ma che serviva solo ad interessi di pochi e giochi di potere. Molti si chiedono perché la Moldavia non si è riunita alla sorella Romania e ormai l’ “identita” nazionale qui non la capisce più nessuno e tutti si chiedono cosa se ne fanno senza lavoro o remunerati da fame, poche scuole malandate e qualche ospedale fatiscente, un popolo depresso che si conforta solo con disgustosa vodka a buon mercato.
Transnistria
La striscia che s’ allunga sulla sponda orientale del fiume Nistro tra Ucraina e Moldavia si è nominata Republica Moldovenească Nistreană, ma ben pochi sanno che esiste a meno che non ci si capiti quasi per sbaglio transitando da quelle parti.Come per altri territori che hanno insanguinato la storia recente rivendicando indipendenze varie tra Caucaso e Balcani, questa Transnistria ne cerca giustificazione in remoti popolamenti etnici, qui stavano Daci e Geti che poi Roma sottomise, qualche secolo dopo tribù slave convivevano malamente con rumeni e turchi, poi la zona venne abbracciata dal regno Rus’ di Kiev, il Granducato di Lituania e infine quel’ Impero Ottomano che si espandeva ad ovest e che per tre secoli dominò dal Mar Nero alle sponde dell’ Adriatico. Mentre nell’ Europa occidentale s’ accendeva il secolo dei lumi il vecchio regno Rus’ era divenuto Impero e la Santa Madre Russia si riprese l’ intera Ucraina oltre quei territori che andavano verso il Danubio chiamati Bessarabia. Tutto fu travolto dalla rivoluzione bolscevica e, mentre finiva la Grande Guerra in Europa, il soviet indipendente dell’ Ucraina si prese la striscia a est del fiume Nistro che poi fu definita Oblasti Autonomo di Moldavia e infine Repubblica Autonoma di Moldava nell’ ambito dell’ Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. La popolazione in maggioranza era rumena che però doveva imparare il cirillico per scrivere la sua lingua che nulla aveva a che fare con l’ alfabeto russo, una delle tante incongruenze imperiali, ma intanto un altro impero cresceva ben più malefico e le armate della svastica inondarono di terrore l’ Europa avanzando in Russia dove i morti furono milioni. Anche questa volta la Madre Russia, anche se non più Santa ma Bolscevica, cacciò gli invasori inseguendoli fino alle tane dalle quali erano partiti e in quelle fogne ne fecero la fine che meritavano.Nel frattempo le potenze che combattevano i demoni del nazismo s’erano spartiti l’ Europa tracciandone i confini tra ovest ed est, così la vecchia Bessarabia finì nell’ Unione Sovietica con la Moldavia che ne era una delle tante Repubbliche consacrata all’ agricoltura, mentre quella striscia di terra lungo il fiume Nistro divenne un gigantesco arsenale di armi sorvegliato dalla quattordicesima armata di stanza a Tiraspol.Quando crollarono i muri e iniziò la frenetica corsa a cercare indipendenze più o meno giustificate aldilà della cortina di ferro, nazioni e popoli si liberarono a ragione, altri trovarono occasione di riaprire antiche contese dimenticate tra presunte etnie dal Caucaso ai Balcani, pezzo di mondo che s’ era sopito nella lunga pax imperiale da odi arcaici che andarono alimentando interessi più pragmatici. Conflitti dal sapore tribale, odi di religione, pulizie etniche, stragi, deportazioni e massacri tra gente che conviveva fino a poco prima nell’ orgiastica esplosione di quei demoni latenti nell’ ignoranza fino alle sponde dell’ Adriatico.Anche la Repubblica Moldava rivendicò la sua indipendenza e in essa a sua volta nel 1990 quella Transnistria popolata da slavi e zeppa di armi, mentre cominciavano i massacri nei Balcani si fece poco caso al conflitto da quelle parti che ha seminato di morti e di mine la striscia contesa per due anni lungo il fiume che i russi chiamano Dniester e rumeni Nistru. Questa Pridnestrovskaya Moldavskaya Respublika la riconoscono in pochi, ma in realtà è opera di un ricco ras del posto, tale Igor Smirnov che si inventò false elezioni per farsi eleggere presidente e scatenare le sue milizie contro la polizia moldava, un migliaio di morti in pochi mesi di conflitto aiutato poi dai resuscitati cosacchi ucraini e dalla quattordicesima armata russa del generale Alexander Lebed che divenne “contingente di pace” nel territorio dopo la tregua, stabilendone de facto l’ indipendenza con capitale Tiraspol. La saggia meteora riformatrice della Glasnost e Perestrojka di Michail Sergeevič Gorbačëv ebbe vita breve per un così appetibile impero in decadenza e l’ occidente non poteva permetterlo, si fece di tutto per sostituirlo con un ubriacone sensibile ai richiami del capitalismo più selvaggio e la Santa Madre Russia divenne territorio per mirabolanti ascese di oligarchi, loschi trafficanti, mafie varie, reduci di polizie segrete e personaggi vari che ne divennero la classe dirigente. Essa ha favorito la nascita di questa Transnistria e ne garantisce la sopravvivenza come un suo fantoccio ai margini dell’ Europa, dove si finge obsoleta Repubblica Sovietica con l’ apparenza di bandiere rosse stellate e statue del povero Lenin che si rivolta nella tomba, mentre è in realtà territorio dominato dalla mafia russa, libero mercato dei suoi prodotti dal petrolio ai contrabbandi vari, dalla droga alle armi delle quali è immenso deposito e supermarket mondiale.Da recenti definizioni di un ammirato capo si stato italiano se il dittatore della Bielorussia Lukašenko è “amato dal popolo”, Putin è “dono divino”, infatti protegge anche la dinastia del dittatore mafioso Transnistriano Smirnov che con la sua società Sherif, controlla tutti i loschi traffici della regione e ben quarantamila tonnellate di armamenti del vecchio deposito sovietico, dalle armi leggere ai missili, dalle testate radioattive a quelle chimiche, oltre ogni bengodi di distruzione, tutto a disposizione di chi paga.Qui lo shopping della morte è libero fin dalla nascita del fantoccio indipendente e tra i “best clients”, oltre qualche “stato canaglia” vi sono stati vari criminali dei conflitti nella ex Yugoslavia, sanguinari dittatori africani, pashmerga curdi, Hezbollà libanesi, Hamās e Jihad palestinesi, salafiti nordafricani, terroristi Ceceni, , talebani afghani e i vari gruppi di al-Qaeda,alla faccia della lotta ai fondamentalismi e ai terrorismi vari.La dinastia mafiosa protetta dalla Russia lucra indisturbata dalla comunità internazionale e la vita degli 800mila abitanti di questo reame da mappa mundi medioevale è tra le più miserabili che si trovano in giro per il mondo, anche i carretti tirati da ronzini diffusi in Ucraina, Moldavia e Romania qui sono un lusso, le campagne deserte con case che paiono capanne, la cosiddetta “capitale “Tiraspol è un cupo insieme di agglomerati, casermoni spesso senza luce né acqua, gente trasandata che traspira miseria e disperazione, ubriachi di vodka a buon mercato, povere donne che cercano tra qualche bancarella con poche cose, le giovani senza speranze e diverse partite nella speranza dell’ “ovest” dove le riducono a vendersi per pochi denari.
GagauziaNon è un piccolo reame mafioso creato per trafficare droga e armi come quell’ osceno protettorato russo della Transnistria, ma si trova un altro minuscolo territorio dagli incomprensibili motivi di indipendenza, che si attraversa rapidamente verso la Romania.I turchi chiamarono Gagauz Yeri quest’altro territorio che risuona con nome da mappa mundi medioevale di Gagauzia nel Budjak della Moldavia Meridionale tra Ucraina e Romania. Ci arrivarono con l’ avanzata dei selgiudichi che sottrassero la zona ai principi di Moldavia e ne fecero provincia dell’ impero Ottomano a sua volta presa dai russi di Kyev tre secoli dopo e ne pretesero la conversione al cristianesimo ortodosso e i gagauzi dal diciottesimo secolo sono l’ unica popolazione di antica fede islamica che pecca di apostasia. La zona divenne parte della Bessarabia russa che si estendeva tra Moldavia e Ucraina, dalla quale venne scacciata l’altra popolazione turca Nogai che non volle rinunciare all’ Islam, mentre i gagauzi converiti ebbero sempre la protezione russa nei confronti dei moldavi, fino alla loro pretesa di autonomia.Un ‘altra minuscola indipendenza nel mosaico di rivendicazioni dalla frammentazione dell’ impero sovietico, la cui esistenza e ragion d’ essere è ignota al mondo ameno che non si sia esperti di quella micro geopolitica o non ci si transiti trai due paesi che la incastrano. Anche qui sembra che la popolazione si sentiva estranea al resto della neonata Moldavia frammentata dall’ impero, i gagauzi turchi si scontrarono con i militari moldavi e, come altrove al sangue si cercò rimedio per renderli autonomi. Dopo anni di scontri prima e di trattative poi, proclamarono l’ indipendenza definitiva nel 1995 coinvolgendo le minoranze di moldavi, bulgari, russi e zingari rom, con capitale Comrat dove vivono trentamila dei centosettantamila abitanti dello staterello. Si governano con l’ Adunarea Populară Gagauzo, l’ Assemblea del Popolo Gagauzo che, oltre a legiferare nello statarello, può partecipare alla politica della Moldavia con il suo capo di governo Guvernatorul Găgăuziei e il Comitato Esecutivo Comitetul Executiv, tutto dominato dal partito separatista gagauzo Khalky.Incastrato nella Moldavia qui quasi nessuno ne parla la lingua, gran parte il turco e un po’ il russo di sovietica memoria, sembra impossibile ma anche l’ agricoltura è più miserabile della povera Moldavia dove almeno producono un discreto vino, qui al massimo distese a pascoli che si dividono il territorio con i campi di girasoli, poche vecchie strade percorse da carretti trainati da cavalli, qualche auto e camion sgangherati, case rurali malconce e villaggi desolanti.
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