Namibia
L’Africa del sud ovest
Come gran parte di quell’Africa Australis a lungo ignota agli europei e la cartografia dell’ epoca, il territorio della Namibia arido ed inospitale nell’ antichità era popolato da Boscimani cacciatori e raccoglitori nomadi del popolo San, quando giunsero poi allevatori bantu Khoi vennero spinti nelle zone più emarginate ed alcuni si unirono con loro nel popolo Khoisan dalle comuni tradizioni e lingue. Di essi nel territorio meridionale si stabilirono i Nama e in quello centro settentrionale i Damara, mentre quei nomadi boscimani furono spinti nel deserto del Botswana dove ne ho trovati gli ultimi che mantenevano vita e tradizioni originali, come alcuni che popolano le zone più isolate del Khomas tra le gole lungo il fiume Kuiseb e rimangono solo questi dall’ esistenza tradizionale che ancora riescono a sopravvivere. Successivamente iniziarono le migrazioni di popolazioni Bantu in varie tribù unificate da simili lingue e portatrici di una propria cultura , raggiungendo questi territori spinsero i Khoisan nelle zone meno ospitali tra il desertico Kalahari e il limitrofo bacino fluviale dell’Okavango dove si apre nelle paludi del suo Delta, mentre coloro che rimasero ne furono sottomessi. Nel XV secolo vi fu la migrazione dell’ altro grande popolo bantu di allevatori e agricoltori Herero che occuparono gran parte del territorio centro meridionale fino al vicino Botswana, entrando in conflitto con i Khoisan che ne furono scacciati assieme ai Damara, più a nord si stabilirono gli Ovaimbo di simile stirpe degli allevatori nomadi Himba che popolarono il settentrionale Kaokoland. Nel frattempo con la scoperta delle rotte atlantiche le coste furono incrociate dai navigatori portoghesi, nel 1485 Diogo Cão si spinse più a sud degli altri raggiungendo Cape Cross ove eresse una colonna padrao segnando il punto più meridionale del dominio lusitano, due anni dopo la spedizione di Bartolomeu Dias lo superò navigando lungo l’ intera costa desertica namibiana raggiungendo il Capo all’estremità meridionale del continente nell’agosto del 1487 sconvolto dai tifoni che chiamò Capo delle Tempeste, costretto a ritornare dall’equipaggio esausto. Dieci anni dopo Vasco da Gama scese per quella lunga costa fino al Sudafrica doppiando il Capo tempestoso che Dias aveva scoperto nel suo primo viaggio ribattezzandolo Buona Speranza prima di proseguire la sua impresa per l’ asiatica Via delle spezie aprendola agli europei. Ai primi navigatori seguirono altri viaggiatori, mercanti e missionari europei oltre ad olandesi dal Sudafrica che si stabilirono nella regione di Walvis Bay facendone una sorta di protettorato fino al 1878 quando fu annessa alla britannica Colonia del Capo . Dopo le esplorazioni dei tedeschi in questa parte del continente giunsero missionari e militari che colonizzarono la regione finche’ il generale Adolf Luderitz ne rivendicò il protettorato e dalla Conferenza berlinese del 1884 vennero le colonie della Mittelafrika germanica, nell’ orientale Ostafrika fu fondata la colonia del Tanganika che dopo il successivo dominio britannico divenne la Tanzania , mentre nella meridionale Namibia protetti dall’ armata coloniale i tedeschi si stabilirono nella Südwestafrika e nel 1890 ne furono stabiliti i confini con l’ Angola portoghese, il Bechuanaland britannico e il territorio del Sudafrica occupato dai coloni Boeri come venivano chiamati gli olandesi . La colonia fu presto insanguinata dalle guerre contro le rivolte del popolo Herero che vennero sterminate dalle famigerate Schutztruppe germaniche in un vero genocidio ormai da molti dimenticato, ma che fu il il primo grande olocausto del novecento. Come tutte le altre colonie africane germaniche dopo la sconfitta nella guerra in questa regione africana e la caduta dell’ impero germanico nella prima guerra mondiale anche la Namibia tedesca passò all’amministrazione britannica con unione Sudafricana fino al 1961, quando il territorio fu preso nel Sudafrica indipendente. Nel frattempo gli indipendentisti namibiani si erano organizzati nello Swapo che condusse una lunga guerra contro il dominio sudafricano e il suo regime all’ epoca bastato sul segregazionismo dell’ apartheid che ben ricordo quando sono stato per la prima volta da quelle parti. Slum emarginati, conflitti, scontri armati e tutto il resto che sembravano dimenticati ritornando in Sudafrica dopo la fine di quel regime e in questa nuova indipendente Namibia che ebbe come primo presidente Sam Nujoma in carica una quindicina di anni seguito da Pohamba fino al 2015 quando è stato eletto Hage Geingob.
Viaggio in Namibia
Windhoek: capitale della Namibia
La più recente storia la si ritrova nella capitale Windhoek che ricorda il suo passato coloniale con il novecentesco Palazzo del Parlamento Tintenpalast, la chiesa luterana Christuskirche che si divide i fedeli con la cattolica cattedrale e il vecchio forte tedesco noto come Alte Feste con vicino il controverso munumento equestre Reiterdenkmal che celebra la guerra di sterminio contro gli Herero e Nama.
Viaggiando in questo paese ho trovato quelli che sono chiamati bastardi Basters discendenti meticci dall’ incontro dei primi Boeri olandesi e il popolo Khoisan che dalla metà del XVII secolo iniziarono ad unirsi in Sudafrica , nel 1868 diverse famiglie migrarono nella regione namibiana di Rehoboth e da allora sono cresciuti fino agli attuali settantamila che continuano a parlare afrikaans popolando cittadine centrali, le campagne dove lavorano nelle fattorie, la costa dedicandosi alla pesca e alcuni quartieri della capitale. Le stesse zone dove sono distribuiti i circa centomila bianchi proprietari terrieri e commercianti in gran parte Afrikaner sudafricani che si sono aggiunti ai discendenti dai coloni tedeschi, diversi portoghesi fuggiti dalla guerra civile della vicina Angola e almeno trecentomila italiani che hanno cercato qui il loro nuovo mondo.
Namib: il più antico deserto del mondo in Namibia
L’ ovest si allunga sulla costa atlantica ove si rincorrono le alte dune desertiche del Namib che continua a nord nel Kaokoveld fino al confine con l’ Angola, l’ estremità nord orientale del Kavango prosegue con la striscia di Caprivi ad est Insinuata nella regione dello Zambesi con a nord lo Zambia ad occidente lo Zimbabwe e a sud lungo il confine con il Botswana che continua con il territorio desertico del deserto Kalahari fino al meridionale Sudafrica . Dall’ antichissima formazione geologica circa la metà del territorio è composto da affioramenti del substrato roccioso, il resto dai depositi superficiali più recenti in gran parte nell’ arido Kalahari e il lungo deserto di Namib dove si ergono i picchi granitici dello Spitzkoppe e più a nord il massiccio Brandberg che sono gli unici rilievi oltre l’ altopiano Waterberg centrale che racchiude l’ omonimo parco tra le alte rocce con la vegetazione che accoglie moltissime specie di uccelli, antilopi, bufali, rinoceronti, licaoni, ghepardi e leopardi.
Venendo dal Sudafrica nel più meridionale territorio della regione di Karas si trovano le sorgenti calde di Ai-Ais con l’area protetta che lungo il fiume Orange collegata al sudafricano Richtersveld in una delle più impervie zone africane meridionali formando un parco transfrontaliero. Oltre l’ arido territorio sudafricano del Karoo con il suo omonimo grande parco si entra in quello che Il popolo Nama chiama Vasto Luogo Namib considerato il più antico deserto del mondo con flora e fauna particolari adattate a quest’ ambiente unico condizionato dalla fredda corrente marina di Benguela da sud a nord che trovando cl’ aria calda avvolge la costa di nebbie e basse nuvole producendo l’ umidità necessaria alle piante endemiche del deserto tagliato da letti di fiumi quasi perennemente asciutti ma che nei millenni hanno scavato grandi e suggestive gole come quella del Fish River a sud e la centrale del Kuiseb. Per un centinaio di chilometri nell’ interno si stende l’ area mineraria di Sperrgebiet, a lungo interdetta per I suoi ricchi giacimenti di diamanti, è accessibile parzialmente nel parco che ospita uccelli, rettili e mammiferi adattati all’ arido territorio oltre ad alcune specie rare, come i cavalli selvatici del deserto e le iene brune. La regione del Namaqualand è il tradizionale territorio dei Nama di origini simili ai bantu ottentotti che sono migrati dal vicino Sudafrica nella regione namibiana centro meridionale, hanno affinità con le lingue e aspetto fisico con i più antichi Khoisan e divisi in varie entità tribali come la più numerosa Topnaar che è tra le più emarginate del paese.
Procedendo si trova la cittadina di Lüderitz di teutonica atmosfera e architettura bavarese, dalla Luderitzbaai seguendo la costa poco a largo le isole ricche di guano frequentate da pinguini e la città fantasma di Kolmanskop dai vecchi edifici tormentati dalla sabbia. Salendo verso Sossusvlei si inseguono le spettacolari dune tra le più alte del mondo in un ambiente unico come le suggestive gole di Sesriem. Qui si stende il vasto parco Namib dal deserto popolato da antilopi, orix, iene, sciacalli, rettili, uccelli endemici e struzzi verso l’ altipiano a est di Swakopmund anch’esso ricco di fauna endemica e migliaia di rare piante Welwitschia fino al fiume Swakop. Nella costiera regione Erongo passando per la laguna di Sandvisbaii che si apre splenda sul litorale , si raggiunge Walvis Bay anch’ essa adagiata in una magnifica baia popolata da colonie di uccelli e fenicotteri, nella lunga scoperta delle rotte sull’ Atlantico vi giunse per la prima volta nel 1487 il navigatore portoghese Dias battezzando la baia Santa Maria da Conceição, divenendo un buona approdo sulla rotta per il Capo dell’ estremità meridionale africana. In seguito per la gran quantità di balene che incrociano al largo venne a lungo frequentata dalle baleniere e chiamata Baia delle Balene Walvisbaii dagli olandesi che vi fondarono la cittadina nel 1783, poi colonia tedesca mantiene il suo aspetto teutonico così come la vicina Swakopmund così chiamata dai coloni che la fondarono nel 1890 per essere sul delta del fiume Swakop. Da qui fino all’ altro fiume Kunene si allunga la suggestiva Skeleton Coast tra le alte dune che affacciano sull’ oceano e poco all’ interno rilievi ove si aprono gole e canyon dalle suggestive variazioni cromatiche , inizia dalla baia di Hentie da dove si raggiunge il vicino Cape Cross così chiamato per il padrão sormontato da una croce lasciato nel 1486 dal navigatore portoghese Cão e dove si trova una grande colonia di otarie. Spesso si innalza la nebbia prodotta dall’ incontro tra la fredda corrente marina e il calore che viene dal deserto avvolgendo i relitti di vecchi naufragi che emergono come spettri.
Nelle zone più isolate ed inospitali dell’ interno si possono trovare gli ultimi Boscimani, i loro antenati erano diffusi in un area vastissima, testimoniato dalla grande quantità di pitture ed incisioni rupestri sparse in tutta l’Africa australe, probabilmente portatori di una cultura originale della quale si è persa memoria. Nel XV secolo furono costretti a rifugiarsi nelle zone più inospitali dall’ invasione delle tribù bantu, ma fu con l’ arrivo degli olandesi Boeri che li chiamarono “uomini della boscaglia” bosjemen che iniziò iil loro genocidio provocandone l’ estinzione in Sudafrica . Ne sopravvivono i piccoli gruppi Kaudan, Naon ,Aukwe e in quello più numeroso dei Kung nel Kalahari desertico che ho trovato in Botswana, mentre quello Ai-Hum si può incontrare nel Namib. Sono questi i nomadi cacciatori e raccoglitori Boscimani sopravvissuti dell’ antico popolo San , non hanno relazioni con altre popolazioni africane, anche somaticamente con pelle giallastra, occhi mongolici, bassa statura e la sorprendente rugosità della pelle. Fondano la loro esistenza sulla caccia con frecce avvelenate da sostanze vegetali potenziate dal veleno di scorpioni e serpenti, riunendosi in bande venatorie nomadi che vagano alla continua ricerca di selvaggina ed acqua. Come ho già scritto altrove, trovandoli nei miserabili accampamenti del deserto mi chiedevo dove mai alcuni altri reporters abbiano fotografato quei cacciatori nudi, liberi e “felici” apparsi su libri e riviste, forse ne sopravvivono alcuni “esemplari”, ma tra il Kalahari e il Namib si trovano solo individui coperti di stracci che spesso mendicano un pò di cibo, ai margini di un mondo che non capiscono e dal quale sono inevitabilmente travolti.
Il deserto finisce nella regione nordoccidentale di Kunene , dove si trova l’ ultimo centro di Opuwo per procedere nel remoto Kaokoland popolato dagli elefanti del deserto adattati all’ arido ambiente, antilopi, orix, kudu, zebre di montagna, struzzi, giraffe e rinoceronti neri nel territorio dalle tribù Himba. Tradizionalmente allevatori che si spostano seguendo le scarse piogge e i rari pozzi d’acqua, li si incontra tra le capanne di rami coperti di terra impastata negli sperduti villaggi, organizzati nei clan tribali matrilineari Omaanda diretti da una matriarca Onganda, le donne dalle elaborate acconciature dal fiero portamento con i corpi seminudi tinti di ocra ostentano il ruolo femminile nella vita tribale. Le giovani raccolgono i lunghi capelli in due trecce sporgenti in avanti che crescendo possono aumentare tingendole di ocra rossa come il resto del corpo, quando si sposano mettono tra i capelli la piccola pelle di antilope Omarembe che manifesta il loro stato da rivoltare se vedove, sul petto la conchiglia Ozohumba si tramanda nelle generazioni femminili.
Dal deserto poco a sud si sale per i rilievi centrali verso le praterie di Etosha che ospitano l’ omonimo grande parco tra i più estesi del mondo con oltre ventiduemila chilometri quadrati dove si formano molte piccole lagune con le piogge tra novembre ad aprile che attirano un grande varietà di uccelli, colonie di fenicotteri e una ricchissima fauna sparsa nel vasto territorio che si visita dai tre centri di Okaukuejo , il campo di Halali e il ricostruito forte tedesco di Namutoni , teatro di una furibonda battaglia contro Himba nel 1904. Ho visitato tutte le riserve naturali africane e ho trovato indimenticabile questo parco Etosha che conta oltre trecento specie di uccelli e centoventi di mammiferi con antilopi di vario genere, orix, kudu, impala, iene, sciacalli, zebre, giraffe, rinoceronti, ghepardi, leopardi, ben oltre duemila elefanti e quattrocento leoni. Proseguendo si trova il territorio degli allevatori e agricoltori Damara che giunsero in epoche remote probabilmente dal Sudan meridionale, emarginati dall’ arrivo dei Nama e poi scacciati dagli Herero nel XVIII secolo, da una quarantina di anni verso la regione Kunene venne creato il Damaraland governato con loro funzionari dalla cittadina di Khorixas e da allora molti sono occupati nelle miniere e fattorie.
Il vasto territorio centro orientale è popolato dagli Herero, allevatori gli di origine Bantu che nel XVI secolo migrarono inizialmente nella regione del Kaokoland divenendo agricoltori, vi rimasero le tribù Ndamuranda e Tjimbame, mentre le altre scesero a sud entrando in conflitto con i Nama e spinti in varie zone, le Zearaua si stabilirono nella regione centrale chiamata Omaruru , le Maherero in quella dell’ Okahandja e le Mbanderu nel più occidentale Hereroland, altre nell’ arido territorio del vicino Botswana. Mantenendo le antiche tradizioni tribali e la lingua con l’ arrivo dei primi europei gli Herero vennero emarginati, ma dai contatti e gli scambi ne presero alcuni costumi così le donne iniziarono a vestirsi come le colone. Nel periodo della colonia germanica assieme ai Nama organizzarono una rivolta che scatenò sanguinose guerre e la conseguente violenta repressione tedesca guidata dal generale Von Trotha per quattro anni dal 1904 con un vero genocidio. I sopravvissuti di questo fiero popolo sono rimasti tenacemente legati a costumi tradizioni e antichi riti cosi come si trovano nei villaggi attraversando i territori namibiani fino al Botswana, nell’ equilibrio tra l’ organizzazione patrilineare oruzo e quella matrilineare eendag e con fondamentale ruolo femminile nella società fieramente ostentata dalle donne nei variopinti abiti rielaborati da contadine europee dell’ epoca coloniale
Nel territorio del Kalahari ad est si trova la riserva attraversata da corsi d’ acqua periodici occupata dal parco Khaudum con centinaia di specie di uccelli, ricco di fauna anche migratoria, antilopi, giraffe, leopardi e leoni, da qui si entra nella lunga striscia di Caprivi racchiusa tra il territori dello Zambia meridionale, la regione occidentale dello Zimbabwe e le paludi che si aprono nel settentrionale Botswana. Vi si trova la riserva Mahango dalle paludi e foreste fluviali che continuano qui dal fiume Okavango con una fauna simile al suo vicino Delta, così come nella vicina riserva con la quale forma il grande parco Bwabwata popolata da una gran varietà di uccelli, coccodrilli, ippopotami, antilopi, zebre, iene, ghepardi, leopardi e leoni. Continuando la vecchia riserva Mamili divenuta il parco chiamato Nkasa Rupara attraversato dalle migrazioni di animali con il vicino Botswana, soprattutto grani mandrie di bufali e branchi di elefanti, vi si trovano oltre quattrocento specie di uccelli, tra i fiumi e le paludi centinaia di coccodrilli ed ippopotami , varie specie di antilopi anche rare, kudu, impala, iene maculate, licaoni, babbuini, leoni e leopardi. Nel vicino parco Mudumu dalla flora endemica nei boschi di mopane e le pianure alluvionali uccelli di varie specie, coccodrilli ed ippopotami nelle paludi, antilopi, impala, iene, bufali, zebre, giraffe, rinoceronti, ghepardi, leopardi e leoni. E’ anche il territorio del popolo bantu noto come Kavango che qui occupa l’ omonima regione nord orientale dalla metà del XVIII secolo divisi in cinque tribù, ma solo due hanno stessa lingua e tradizioni basate su famiglie e clan matriarcali, più ad est si trovano i vari popoli Caprivi stabiliti nell’ omonimo territorio nordorientale Caprivi che fino alla fine del XIX secolo era nel regno Kololo zambiano e il dominio dei Barotse , comprendono gli Hambukushu e altre tribù come i Masubia simili ai vicini Subiya , spinti dagi zambiani Lozi dai loro insediamenti si trasferirono qui dal Botswana tra il XVII e il XVIII secolo con i vari villaggi di agricoltori ed allevatori si trovano nei pressi dei fiumi e lagune ove praticano la pesca spostandosi durante i periodi alluvionali su piccole canoe. Li vedi sagomare sull’ acqua specchiata da quel cielo antico che pare infuocato dal tramonto, mentre la luce degrada nella notte e s’ accendono quelle tenui delle capanne ai bordi della palude che s’ allunga nella savana dove inizia a pulsare la vita della notte e s’ addormenta quella del giorno. Qualcuno ha detto che l’ Africa è un pensiero, un’emozione, quasi una preghiera e lo sono anche qui con questi silenzi infiniti, i tramonti di un cielo che sembra molto più vicino.
© Paolo del Papa, Itinerari africani:Namibia [spacer color=”218463″ icon=”fa-flickr”] Photo Gallery: Namibia photo