Pagan, culla della cultura birmana
Viaggiando in Birmania, giungere nel grandioso sito di Pagan non è solo un affascinante viaggio nella storia del paese, ma un percorso nella suggestione del suo spirito, vissuto fin dalla prima volta che ne ho ammirato l’ incanto quotidiano dei templi secolari aspettando che si tingessero di ocra con la luce radente dell’indimenticabile tramonto e tornandoci si è sempre ripetuto quel rito di conoscenza e sensazioni che ho provato come unico tra tutti i paesi dell’ est asiatico. La storia racconta che il sovrano Aniruddha noto anche come Anawrahta estese i domini birmani del popolo Bamar nel regno Thuwunnabumi di Thaton fondato dal popolo Talaing dei Mon nel VI secolo e fiorito fino al XIII come centro della cultura indiana Dvaravati diffusa nel sud est asiatico, nel 1057 ne conquistò la capitale trasferendo i monaci e gli artisti nella sua nuova Arimaddanapura chiamata anche Tambadipa che rese splendida di templi e palazzi e per oltre due secoli i suoi successori l’arricchirono con altri templi, pagode e monasteri che ne fecero uno dei più grandi centri culturali dell’Asia buddista con Pagan, la splendida Città dei Templi a lungo capitale del potente e fiorente regno omonimo regno Pagan, fondamento della cultura birmana e la diffusione del buddismo nella dottrina Theravada. Dopo l’apogeo fino al XIII secolo, fu sulle vie devastatrici dei mongoli e quando rifiutò di divenire vassallo del potente impero cinese del Cathay il supremo sovrano di stirpe mongola Kublai Khan la fece saccheggiare delle opere e reliquie buddiste più preziose lasciandone i templi nella suggestione di Bagan ove rimane la splendida culla della tradizione religiosa e la cultura birmana, in un itinerario nella storia e lo spirito di questo paese.
Antica Bagan
Della più antica città di Bagan sorta nel IX secolo, prima che fosse presa e ingrandita da Anawrahta, rimangono pochi resti così come di quello che fu il primo Palazzo Reale, degli oltre diecimila che si dice sorsero poi rimangono almeno duemila monumenti disseminati in questo magnifico sito tra suggestivi templi e quelle che furono splendide pagode di vario stile consacrati alla diffusione e trionfo del buddismo birmano. All’interno delle antiche mura si trova la pagoda Mahabodhi edificata a metà del XIII secolo in parte ispirata allo stile indiano Gupta a somiglianza del più antico ed omonimo tempio indiano di Mahabodhi nel territorio nord orientale del Bihar a Bodhgaya, ove Buddha ebbe l’ illuminazione sotto l’ albero della Bodhi. Si erge su due piani da una base quadrata decorata da stucchi che raffigurano esseri mitologici, animali e spiriti Nat legati al più antico culto birmano, con stupa minori agli angoli, al centro una grande torre piramidale decorata da molte nicchie che racchiudono oltre 465 raffigurazioni del di Buddha nelle varie posizioni, su entrambe i piani si trova una grande statua dell’ Illuminato seduto. Nel complesso di trova anche la Ratana Gara o la Casa della gemma e uno stupa circolare in mattoni danneggiati, ma il resto del Mahabodhi , sebbene abbia subito danni come gli altri templi della valle nel devastante terremoto del 1975 e stato restaurato come lo si trova. Quando il sovrano Anawratha sostituì l’antico culto degli spiriti Nat con il buddismo, ordinò che tutte le immagini di quel culto e dell’ induismo fossero confiscate per racchiuderle in un nuovo santuario come supremazia della dottrina dell’ Illuminato e venne edificato il Nat_Taungkyaung definito come Santuario che contiene gli spiriti sul tempio induista del X secolo di stile Pyu consacrato a Vishnu, nel quadrilatero centrale del Nathlaung ,sormontato dalla cupola a sikhara, erano conservate le immagini della divinità. Leggenda vuole che venne edificato per contenere lo spirito di tutti gli altri templi sorti successivamente onde consolidare il buddismo nel regno,si erge isolato e danneggiato nei secoli a piramide quadrata con terrazze superiori, probabilmente costruito da artigiani e decoratori indiani dallo stile che ha ispirato i successivi edifici buddisti. All’ interno delle mura del centro più antico il tempio Ngakywenadaung possiede lo stupa omonimo Nga-Kywe-na-daung in mattoni di più antico stile Pyu a forma di zucca, tra i più antichi della città. Anche il tempio Pahto Thamya del X secolo è uno dei cinque edificati precedentemente dal sovrano Taungthugyi, anche se i dipinti murali sono del XI secolo nel regno di Sawlu, comunque precedenti all’ era di Anawratha. Dalle proporzioni armoniose di stile Pyu è sormontato da una cupola e il sikhara del loto, all’interno era decorato dai dipinti più antichi del sito, attorno altri quattro templi minori che conservano più piccoli che circondano il Tempio di Pahtothamya e all’interno di magnifiche immagini del Buddha. Diversi altri templi e pagode, come gli stupa di Minochanthal, edificati con il sovrano Kyansittha all’ inizio del XII secolo, sono sorti per contenere nove reliquie dell’ Illuminato inviate dal regno buddista dello Sri Lanka, così come altre che si trovano nei templi di Pagan. A simile tradizione stilistica è in parte legato il tempio Shwegugy o della Grande caverna d’ oro ,edificato nel 1131 dal sovrano Alaungsithunoto anche come Sithu , dalle eleganti grandi finestre arcuate e la sua storia raccontata dalle iscrizioni su due lastre nella sacra lingua indiana Pali, con l’ interno ove erano conservate immagini buddiste.
La pagoda dorata Shwezigon
Tra i monumenti più antichi e suggestivi l’ imponenti pagoda di Shwezigon si erge con la cupola dorata dalla metà del XI secolo, quando il fondatore del regno Anawrahta si convertì al buddismo nella dottrina Theravada edificandola per custodire alcune reliquie dell’ Illuminato e una copia del suo sacro dente custodito a Kandy nello Sri Lanka, leggenda vuole fosse portata da un elefante bianco che scelse il luogo ove costruire il tempio che fu poi completato dal sovrano Kyansittha alla fine di quel secolo. Il complesso è circondato da un muro con portali quattro i lati, quello centrale con a guardia un grande leone bianco mitologico e per una lunga passerella coperta si accede pagoda dove nei secoli successivi alla fondazione sono state aggiunte altre costruzioni. Attorno la piattaforma centrale vari piccoli padiglioni Tazaung ed uno più grande aperto, diversi edifici possiedono un tetto Pyatthat su vari strati finemente decorati, altri sormontati da Sikhara a torre di origine indiana, da un lato una piccola pagoda bianca ed altre costruzioni decorate da immagini del Buddha incastonate. Nella grande piattaforma centrale dalla base con grandi leoni dorati ai quattro angoli si innalza lo stupa rilucente sormontato dall guglia ad ombrello hti come in gran parte dei templi birmani, si accede da quattro scalinate ai lati, protette dagli esseri mitologici acquatici Makara induisti che conducono a tre terrazze decorate da terracotta smaltata raffiguranti le 547 Jataka con le storie delle vite anteriori del Buddha, mentre sulle terrazze inferiori erano rappresentati trentasette dei più venerati spiriti Nat nella città prima dell’ introduzione del buddismo, poi spostati in una piccola sala interna vicino la piattaforma, dall’ epoca L’antico culto dei Nat è rimasto nella tradizione birmana integrandosi al buddismo, tanto che nel vicino monte con il santuario di Popa si venera la Casa dei Nat. Lungo i quattro i lati davanti la scala centrale per la terza terrazza un padiglione contiene la grande statua del Buddha in piedi del XII secolo e su due pilastri del secolo precedente testi in lingua Mon raccontano la prima storia della Pagoda. L’ architettura della Shwezigon, con la grande e suggestiva pagoda centrale placcata in oro che splende magnificamente al sole, è stata ripresa in molti templi birmani nei secoli succesivi e come venerato santuario che racchiude reliquie è meta di pellegrinaggi, sontuosi quelli nel mese di dicembre che attira migliaia di pellegrini, in concomitanza con il nono mese del calendario birmano che originariamente era consacrato all’ antico culto degli spiriti Nat che sembrano aleggiare asieme al misticismo buddista nel quotidiano luccicare della pagoda fino alla magia della luce radente al tramonto che scivola magnificamente sulla Shwezigon e l’ intera valle dei templi.
Il magnifico Ananda
Tra i più suggestivi dell’ antica città è il magnifico Tempio di Ananda, la leggenda vuole che alla fine del XI secolo otto monaci indiani giunsero alla corte di Kyanzittha racontando al sovrano di un leggendario tempio sorto tra le montagne dell’ Himalaya e ne fecero comparire la visione che lo impressionò decidendo di ricostruirlo e ne venne così splendido da far giustiziare gli architetti affinchè tale meraviglia non potesse più essere realizzata. Il nome deriva dal sanscrito Ananta pinya o Saggezza senza Fine, titolo attribuito al monaco Ananda che fu cugino e uno uno tra i primi discepoli del Buddha storico storico Siddhartha, divenendone il venerato custode della dottrina e Legge Cosmica regolata nel Dharma. Fu tra i primi a sorgere in città vicino alla porta Tharabar che è l’ unica rimasta delle dodici che circondavano il sito, il tempio di Ananda si erge elegantemente su una pianta a croce greca in una perfezione simmetrica che culmina dal centro con sikhara a torre dorato di stile indiano sormontato da una guglia ad ombrello hti, su tutti i lati del sikhara si aprono cinque nicchie che si che contengono immagini del Buddha. La doratura non è originale, ma realizzata nel 1990 per celebrare il nono centenario della sua fondazione,sull’ edificio centrale quadrato si trovano sei terrazze ove sono vari leoni mitologici Chinthes a guardia dei templi buddisti birmani, su ogni angolo della seconda un sikhara dorato più piccolo. Al centro della struttura che splende intonacata di bianco una stanza quadrata contiene quattro grandi statue immagini diel Buddha in piedi, attorno alla stanza centrale un corridoio dalle pareti con tre file di nicchie che contengono immagini del Buddha in varie posizioni e ottanta grandi rilievi su pietra raffigurano scene di vita del Buddha Gautama.
Sulla base e le sei terrazze le piastre di terracotta smaltate raffigurano le Jataka con le storie delle vite dei Buddha precedenti, su un lato della base 553 piastre la storia del demone Mara che cercava di impedire l’ Illuminazione, dall’ altro lato le divinità che celebrano la sconfitta del demone, mentre sulle terrazze altre Jataka raffigurano storie diverse, sulle prime tre 537 in lingua Pali indiana e quelle superiore 357 in Mon birmano. Al centro della pagoda Ananda una vasta sala quadrata che accoglie quattro alte statue lignee dorate che raffigurano i quattro Buddha precedenti nel gesto dell’ insegnamento Dhammachakka Mudra, dopo il raggiungimento del Nirvana , il primo del XII secolo lo raffigura come Kasyapa posto a sud mentre il Buddha Krakucchanda è a nord, il Konagamana o Kanakamuni rivolto ad oriente mentre ad occidente è posto il Gautama, entrambe ricostruiti nel XVII secolo nello stile Mandalay dopo che gli originali furono distrutti in un incendio. Nel complesso della pagoda Ananda Phaya chiamata anche Ananda Pahto, si trova l’ antico monastero in mattoni dell’ Ananda Oak Kyaung sorto nel nel 1137 circondato da mura con quattro portali sormontati da stupa, all’nterno affreschi che raffigurano scene di vita dell’ Illuminato del XVIII secolo.
Il tempio Gawdawpalin
Il tempio di Gawdawpalin venne edificato nel XII secolo durante il regno di Narapatisithu salito al trono come Sithu II nell’apogeo della città che vide il sorgere di numerosi templi e pagode oltre i grandi templi Dhammayazika e Sulamani, venne completato all’ inizio del secolo successivo dal successore Nadaungmya che fu il sovrano Htilominlo. Sui lati si aprono portali di accesso sporgenti con frontoni finemente decorati da intagli simili a quelli delle finestre, su quello principale ad est si trovano i mitici leoni bianchi protettori dei templi birmani, al centro si erge per cinquantacinque metri su due piani attorno al primo un corridoio ove troneggia su ognuno dei quattro lati una statua del Buddha seduto da dove si accede a tre terrazze, nel secondo piano di minori dimensioni si trova la principale raffigurazione del Buddha ed è sormontato da quattro terrazze anch’ esse con piccoli stupa agli angoli. Sulla sommità l’ immancabile sikhara sormontato dall’ ombrello hti. All’interno statue su piedistalli del Buddha seduto e alcune che raffigurano gli spiriti Nat, con le pareti dagli affreschi ormai sbiaditi, mentre il resto del Gawdawpalin è stato restaurato dopo il devastante terremoto del 1975 come diversi degli altri templi, colpiti da un nuovo terremoto nel 2016 che ne ha danneggiati almeno duecento.
Sulamani il Piccolo Rubino
Anche il grande ed elegante Sulamani Guphaya, meglio noto come tempio Sulamani venne edificato durante il fiorente regno di Narapatisithu che, come vuole la leggenda raccontata in un’ iscrizione nel portico settentrionale, lo fece costruire ove trovò un rubino sulamani dandogli nome. Dallo stile simile agli altri templi dell’ epoca, è circondato da mura con quattro portali ai lati ad est il principale che accede al tempio che si erge su una pianta quadrata a due piani con le pareti della base decorate da piastre in terracotta smaltata con le consuete rappresentazioni delle Jataka che raccontano le vite precedenti del Buddha.Il primo piano è sormontato da tre terrazze e statue dell’ Illuminatoin ognuno dei quattro lati, attorno un corridoio affrescato da immagini sacre e mitologiche come gli esseri acquatici Makara e i serpenti Naga, mentre le nicchie racchiudono immagini del Buddha su piedistalli. Il secondo piano più piccolo ha quattro terrazze anch’esse decorate, sulla sommità il sikhara che termina con la guglia ad ombrello. Un tempo il complesso del Sulamani si estendeva con altri edifici che lo completavano circondati da mura dal portale sormontato da uno stupa, il monastero Sulamani Kyaung, la sala per le ordinazioni dei moNaci e le loro residenze, la biblioteca con gli antichi testi buddisti
La Pagoda Thatbyinnyu
La suggestiva pianura dei templi è dominata dalla maestosa pagoda Tahtbyinnyu che è tra le più alte della città, edificata nel XII secolo durante il regno del sovrano Alaungsithu, si erge su due piani in mattoni stuccati dalla grande base quadrata, su entrambe i piani si aprono tre terrazze ognuna con uno stupa minore sui quattro angoli. Dall’ architettura monumentale simile ai templi maggiori, nel Thatbyinnyu le consuete piastre smaltate con le raffigurazioni della Jataka sono andate perdute, sulla cima della base un’ edificio a cubo circondato da un corridoio contiene l’ immagine del Buddha più venerata del tempio, più in alto si erge la torre del sikhara che termina nella tipica guglia ad ombrello hti dorata, si accede da portali arcuati sui quattro lati con quello principale ad est più grande con corridoi dalle nichie che contengono molte raffigurazioni del Buddha seduto su piedistalli, tra le altre si trovano alcune che raffigurano gli spiriti Nat.Vicino si trova la più piccola Pagoda del conteggio nota come Tally costruita subito dopo quella di Thatbyinnyu con i mattoni eccedenti e i resti del sostegno di una gigantesca campana in bronzo.
Il Tempio delle Sorelle Seinnyet
Noto anche come Tempio della Sorelle, Seinnyet con il tempio Seinnyet Ama e la pagoda Seinnyet Nyima, si trova su un colle poco fuori della città sorto nel XII secolo per volere della regina Seinnyet su un’ unico piano su una base a cubo con portali sui quattro lati e quattro terrazze sulla cima, nelle prime tre piccoli stupa agli angoli e la superiore sormontata da un sikhara a torre circolare in stile indiano. I frontoni stuccati con raffigurazioni di esseri mitologici e animali e all’ interno la statua del Buddha seduto nel gesto del mudra Bhumisparsha in meditazione, altre pareti affrescate con le storie Jataka sulle precendenti vite dell’ Illuminato. La pagoda Seinnyet Nyima del tempio Seinnyet Ama, edificata dalla sorella della regina su pianta quadrata con tre terrazze e piccoli stupa agli angoli di ciascuna, quella superiore è sormontata da una cupola a campana con sulla cima un disco circolare Amalaka e da un un disco circolare di pietra con creste verticali sul bordo esterno.
La Pagoda di Bupaya
La più antica pagoda di Bupaya che si erge imponente sul fiume Irrawaddy, secondo la leggenda fu edificata dal dal mitico sovrano Pyusawhti che regnò sulla regione alla fine del III secolo, Il nome Bu o zucca e Pahya o pagoda si deve alla su forma di bulbo che il sovrano fece edificare nel punto ove venne sradicata una pianta di zucca per celebrare la sua ascesa al trono. Sorta probabilmente più tardi durante la fondazione della città nel IX secolo, è costruita nell’ antico stile Pyu originato da quello indiano, in forma di cupola a bulbo. Dal portale è custodito da due leoni bianchi mitologici birmani Chinthes che qui sono anche dorati, si accede per una serie di terrazze verso lo stupa cilindrico sormontato dal tipico pinnacolo dorato ad ombrello hti, all’ interno vari padiglioni riccamente decorati. La più antica pagoda Bupaya originale in mattoni è andata distrutta nel devastante terremoto del 1975 che ha danneggiato gran parte dei templi e come la si vede è stata ricostruita nel più solido cemento e interamente dorata.
Il tempio del re Htilominlo
Il tempio di Htilominlo prende il nome dal suo fondatore Nandaungmya che regnò nei primi decenni del XIII secolo, noto anche come il sovrano Htilominlo. circondato da portici la grande piattaforma inferiore è sormontata da tre terrazze, così come la superiore di dimensioni più ridotte, tutte con piccoli stupa agli angoli e decorate dalle tipiche lastre di terracotta smaltate che raffigurano le storie del Buddha Jataka, mentre su altre mura esterne rimangono stucchi decorati da animali mitologici. Al tempio si accede da quattro portali sui lati e sulla sommità della parte superiore si erge un sikhara a torre di stile indiano con la guglia ad ombrello hti, ma non dorato come altrove. Sulle pareti delle entrate nicchie arcuate contengono immagini del Buddha e su entrambe i piani altrte quattro grandi statue del’ Illuminato, le mura interne affrescate con altre raffigurazioni buddiste policrome, come molti altri anche questo tempio di Htilominlo è stato danneggiato dal terremoto del 1975 e restaurato
L’ ultimo Tempio Mingalazedi
Anche il tempio di Mingalazedi è stato danneggiato dal terremoto del 1975 e poi restaurato come lo si trova, fu l’ ultimo ad essere edificato prima dell’ invasione mongola di Kublai Khan, rappresentando l’ apogeo architettonico dello stile di Pagan. Circondato da mura alla base si trova l’ antica biblioteca in mattoni che custodiva la Tripitaka con le scritture e gli insegnamenti del Buddha, ove ne sono state rinvenute diverse su lacca del XIII secolo. La pagoda centrale di Mingalazedi si eleva su tre terrazze rettangolari decorate dalle consuete piastre smaltate con le storie buddiste della Jataka, hanno sugli angoli stupa minori e scalinate che portano alla piattaforma dove si eleva il grande stupa a campana in anelli concentrici
Il maestoso Dhammayangyi
Il sontuoso tempio di Dhammayangyi si erge dalla pianura come il più grande e da lontano appare come una maestosa piramide che si eleva da una vasta base quadrata su sei terrazze, rimasto incompletato dopo la morte del sovrano Narathu che lo fece edificare nel 1170. La leggenda vuole che quando prese il trono uccidendo il padre e il fratello, cercava ritrovare il suo karma ormai maledetto per compensare la sua violenta usurpazione, lo fece costruire mettendo a morte o mozzando le mani agli operai che riteneva negligenti, ma poco dopo si dice venisse ucciso anche lui da sicari inviati dal sovrano del regno bengalese di Pateikkaya. Dalla larga base al Dhammayangyi si accede da quattro portali ognuno con un Buddha seduto su piedistallo al tempio centrale, nelle mura si aprono grandi portali arcuati che portano alla pagoda terrazzata, nel santuario occidentale si trovano le raffigurazioni affiancate del Buddha Gautama e del futuro Maitreya, mentre il sikhara a torre originario è crollato.
La Pagoda Lawkananda
Poco a sud dell’ antica città Sulla riva del fiume Irravaddy si erge maestosa la pagoda di Loka Nanda, meglio nota come Lawkananda edificata nel 1059 dal fondatore del regno Anawrahta per custodire un secondo dente del Buddha apparso miracolosamente dopo che il primo avuto dallo Sri Lanka come reliquia era stato posto in quella di Shwezigon fatta costruire poco prima. Dall’ antico molo su fiume si passa tra due grandi leoni mitologici Chinthes per salire la scalinata che porta alla grande e suggestiva pagoda dorata Lawkananda o Gioia del mondo nell’antica lingua pali, dalla forma cilindrica rimane come altro venerato santuario del buddismo birmano. Sulla base ottogonale in tre piani si sale da tre gradinate ai lati verso la cupola cilindrica riccamente decorata da motivi floreali, originariamente intonacata di bianco è stata dorata in epoca moderna e sulla sommità il tipico pinnacolo birmano ad ombrello hti decorato da gioielli, all’ interno l’inaccessibile santuario con la reliquia del venerato dente dell’ Illuminato, su un lato della piattaforma una struttura con due statue che recano una campana e un grande tamburo cerimoniale di legno, vicino un’ altra che contiene la raffigurazione del Buddha seduto in stile locale.
Il monastero Pyathadar
Il monastero con il tempio di Pyathadar fu edificato nella prima metà del XIII secolo dal devoto sovrano Kyaswa come uno degli ultimi grandi edifici sacri della città, circondato da mura si accede dal portale a volta monumentale sul lato orientale con accanto altri due minori . All’interno vari passaggi con nicchie che custodiscono immagini dell’ Illuminato e un’ ampio spazio con una grande raffigurazione del Buddha nella posizione che chiama la Terra a Testimoniare, una scalinata porta alla vasta terrazza, con al centro un tempio più piccolo e sulla sommità un sikhara anche qui con la guglia di vari livelli hti, da dove lo sguardo spazia nella circostante valle dei templi che si tinge magnificamente d’ ocra al tramonto.
L’antico Pahtothamya
Edificato alla fine del X secolo dal sovrano Nyaung-U Sawrahan, il tempio di Pahtothamya è uno dei più antichi della valle sorto a sud della vecchia città agli albori della sua storia che la rese grande e potente. Di dimensione ridotte rispetto agli altri ad un solo piano, sul lato orientale si trova un’ anticamera a volta con il portale principale e ingressi minori ai lati. L’interno è labilmente illuminato solo dalle finestre perforate, al centro una stanza quadrata circondata da un corridoio che contiene tre immagini del Buddha nella posizione che chiama la Terra a testimonianza, con quella centrale più imponente dalla veste rossa su un piedistallo, alle pareti resti di affreschi con alcuni in stile Mon. Nel corridoio che circonda la cupola centrale altri affreschi raffigurano le storie Jataka delle precedenti vite del Buddha e gli insegnamenti da apprendere con la circumambulazione fino alla raffigurazione del Buddha disteso che raggiunge il Nirvana. Da una scala a chiocciola si accede alla terrazza sulla sommità ove si innalza una cupola a bulbo con il contenitore a disco Harmika che custodisce le reliquie dell’ Illuminato sovrastato da una guglia a punta.
L’isolata pagoda Dhammayazika
Nella zona più isolata della pianura si erge magnificamente la pagoda di Dhammayazika fatta edificare alla fine del XII secolo dal sovrano Narapatisithu per custodire le reliquie buddiste donate dal regno dello Sri Lanka nei cinque edifici minori che circondano il tempio centrale in mattoni sormontato dall’ imponente cupola dorata ad anelli concentrici magnificamente decorata. Le tre terrazze alla base della cupola contengono anche qui le terracotte smaltate che raffigurano i 547 racconti Jataka sulle vite precedenti del Buddha, mentre una scalinata conduce al grande portale ad arco finemente decorato. Diversamente dagli altri templi di pianta quadrata, ha la base pentagonale con portali sui cinque lati consacrata alla futura apparizione del Buddha come Maitreya, pertanto non possiede solo le quattro raffigurazioni dei precedenti Buddha che hanno raggiunto il Nirvana come Kasyapa, Kakusandha, Konagamana e Gautama sui quattro lati presenti nelle altre pagode, ma nel quinto qui aggiunto vi è l’ immagine del futuro Maitreya. Ognuno dei cinque edifici sacri che circondano il Dhammayazika è sormontato da un sikhara a torre simile agli altri templi con la guglia ad ombrello hti dorato.
La Pagoda dell’ elefante Shwesandaw
La pagoda di Shwesandaw si erge tra le più alte della valle, edificata nel 1057 dal fondatore del regno Anawrahta, anch’ essa come le altre volute dal sovrano per diffondere in buddismo tra la sua gente, dopo il rifiuto del sovrano di Thaton Manuha di concedergli una copia del Tripitaka con insegnamenti buddisti invadendone il regno, fece poi edificare anche questa pagoda per custodire capelli del Buddha come reliquia, all’ interno sono state rinvenute molte statue in pietra e bronzo dell’ Illuminato trasferite nel locale museo archeologico. Intonacata di bianco e mirabilmente visibile da lontano si innalza su cinque terrazze quadrate con agli angoli statue della divinità hindu Ganesha dalla testa di elefante, venerato dai birmani come Maha Peinne assieme ad altre divinità induiste prima dell’ introduzione del buddismo, ma rimaste nella tradizione. Anche qui su tutte le terrazze originariamente erano terracotte smaltate con le Jataka che raffiguravano le storie del Buddha come insegnamento ai fedeli, ma andate perdute. Ripide scalinate sui lati delle terrazze portano alla sommità con una magnifica vista sulla valle dei templi dove si erge lo stupa a campana sormontato dal la consueta guglia ornamentale a forma di ombrello cerimoniale che termina in un hti dorato. Vicino allo Shwesandaw si trova il tempio Shinbinthalyaung rettangolare dell’ XI secolo con diversi ingressi e piccole finestre, l’ interno dalle pareti affrescate racchiude una venerata raffigurazione del Buddha disteso in mattoni.
Il tempio Gubyaukgyi
Ai margini settentrionali della valle verso est nei pressi del villaggio di Wetkyi il tempio di Gubyaukgyi fu fatto anch’ esso edificare all’ inizio del XII secolo durante l’ apogeo del regno con il sovrano Kyanzittha che vide il sorgere dei maestosi templi come l’ Ananda dalla sofisticata architettura e la pagoda di Myazedi, mentre il Gubyaukgyi ha vari motivi stilistici indiani simili a quelli del tempio di Mahabodhi, ispirati all’ omonimo e più antico che si trova nella sacra città indiana di Bodh Gaya ove il Buddha raggiunse l’illuminazione. Differentemente dagli altri edifici sacri di Pagan, il Gubyaukgyi è un tempio rupestre dal soffitto e le pareti originariamente interamente affrescati dalle storie buddiste Jataka, si accede da unun’anticamera centrale con il portale, sugli altri lati gradi finestre in pietra perforate e le facciate un tempo decorate da stucchi che sono rimasti su quella orientale, differentemente dagli altri templi a campana o cilindrici lo stupa centrale è vagamente piramidale. All’ interno nella prima stanza si trova una grande raffigurazione del Buddha seduto su un alto piedistallo in mattoni nella posizione della Terra a Testimone, nella parete retrostante e il soffitto rimangono gli affreschi di con raffigurazioni buddiste, mentre le altre stanze contengono varie immagini dell’ Illuminato più piccole. Le opposte pareti settentrionali e meridionali del tempio sono affrescate con le raffiiguarazioni dei ventotto Buddha descritti nel libro degli insegnamenti Tripitaka.
La Pagoda di Giada Myazedi
All’ opposto meridionale della valle, nel villaggio di Myinkaba si trova la pagoda Myazedi edificata dal principe Yazakumar nella prima metà del XII secolo come memoriale dedicato alla madre, chiamata anche Pagoda di Giada con all’ entrata due grandi leoni mitologici birmani Chinthes. Dalla piattaforma si accede con scalinate attraverso livelli degradanti quadrati che portano allo stupa dorato, il muro del primo è decorato da nicchie con le cuspidi dorate che racchiudono piccole raffigurazioni del Buddha, agli angoli del secondo altre statue di leoni, dietro la pagoda uno stupa a campana e un’ edificio sormontato da diverse guglie ornamentali hti, mentre un’ altro racchiude l’ iscrizione Myazedi su pietra del 1113 che è la più antica birmana, dedicata da Yazakumar al padre Kyanzittha fondatore del tempio, la grande pietra contiene la stessa iscrizione sui quattro lati nelle diverse lingue Pali, Mon, birmana antica e Pyu. Da essa si sa che Kyanzittha, non sapendo che il principe Yazakumar era il suo unico figlio, aveva nominato successore Alaungsithu, nominando il principe come governatore dell’ occidentale provincia di Arakan.
Sempre nel villaggio di Myinkaba si trova Il Tempio del Palazzo induista Innhpaya consacrato a Brahma raffigurato all’ interno da fini intagli assieme a quelli di altre divinità hindu e figure di epoca Mon.
Il tempio de re Manuha
Vicino si erge il grande tempio buddista di Manuha, la sua leggendaria storia trovata in un’ iscrizione racconta che quando il sovrano Anawrahta decise di diffondere in buddismo nel regno ne chiese una copia del Tripitaka con gli insegnamenti a Manuha che regnava sul Thaton dei Mon, al suo rifiuto ne invase in regno imprigionando Manuha con tutti i suoi artisti e artigiani condotti a Pagan per la loro maestria nell’ edificare i templi che sarebbero seguiti. Dopo un decennio di prigionia Manuha chiese ad Anawrahta il permesso di costruire un tempio vendendo ad un mercante un suo prezioso gioiello in cambio di sei carri pieni d’ argento per finanziare il tempio sorto attorno a quattro stanze con grandi immagini del Buddha ove custodire le reliquie. Il tempio rettangolare intonacato di bianco sorse nel 1067 come tra i più antichi della città e rimane veneratissimo dai birmani, dal portico centrale un portale conduce al santuario e altri due portano a stanze minori. Ai bordi dei due piani inferiori si trovano pinnacoli ad hti, sulla sommità del terzo più piccolo si erge una più grande guglia hti ad ombrello cerimoniale di diversi livelli. Della storia leggendaria di Manuha rimangono le quattro stanze ognuna dalla parete dipinta d’oro con un Buddha, nella parte anteriore altre tre stanze anch’ esse con immagini del Buddha nella posizione seduta, mentre la raffigurazione più grande dell’ Illuminato è fiancheggiata da altre due minori, la parte posteriore è occupata da un’ unica stanza con una lunga raffigurazione del Buddha disteso dall’ espressione beata. Il terremoto del 1975 fece crollare il tetto danneggiando gli interni poi restaurati, vicino il tempio più antico un edificio sorto recentemente accoglie le statue del sovrano Manuha e la sua consorte, in una stanza raffigurazioni policrome di Mai Wunna e i suoi due figli che sono i più noti spiriti Nat ancora venerati dai birmani nel santuario del monte Popa.
Il Monte Popa
Lasciato l’ incanto dell’ antica Bagan con la sua suggestiva valle dei templi verso sud ad una cinquantina di chilometri poco ad est si trova il grande santuario che ospita la dimora dei trentasette spiriti Nat dell’ antica tradizione religiosa birmana. Quel culto fondato sull’animismo e la venerazione di spiriti, con l’ introduzione del buddismo si è conservato legato alla religiosità ispirata dalla dottrina Theravada in una sintesi molto viva nella tradizione birmana e questo ne è il santuario più venerato. La leggenda vuole che il sovrano Anawrahta, fondatore del regno nell’ XI secolo, incaricò il suo messo Byatta di raccogliere quotidianamente fiori dal monte Popa, un giorno trovò una fanciulla chiamata Mai Wunna che si nutriva di quei fiori e si mise con lei generando due figli in una grotta sul monte, ma venne fatto giustiziare dal sovrano provocando poi la morte di Mai Wunna per il dispiacere. Divennero entrambe spiriti Nat rimanendo per l’ eternità sulla montagna e quando anche i loro due figli vennero uccisi li raggiunsero anch’ essi come spiriti, oltre che qui e nel tempio di Manuha, venerati ogni anno nelle celebrazioni tenute a Taungbyone vicino a Mandalay. Il santuario di Popa si erge magnificamente sull’ omonimo monte ove si sale per i 777 gradini della scalinata coperta e animata da scimmie, sulla cima due enormi statue di leoni mitologici Chinthes dorate che proteggono gran parte dei templi birmani, da dove si accede al tempio con una pagoda a spirale dorata circondata da molte altre minori. Il monastero Popa Taungkalat racchiude le statue policrome dei trentasette spiriti Nat più venerati dai pellegrini provenienti da tutto il paese che recano offerte, particolarmente nelle suggestive cerimonie della luna piena Nadaw e Nayon.
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