Portorico
Portorico: la fortezza dei Carabi
Gli indigeni di stirpe taino che abitavano Portorico da secoli chiamavano Borikén quella catena di montagne coperte di foreste che emerge dal mar Caraibico, come la vicina Santo Domingo con la quale condivise gli onori coloniali delle Grandi Antille. Sembra che la battezzò San Juan Bautista il capitano Alonso Pinzòn proseguendo con la sua Pinta nell’epico primo viaggio di Colombo dopo la scoperta del Paradiso.
Ci giunse poi Ponce de Leòn nel 1508 mentre iniziava a cercare la Fonte della giovinezza , trovando una bellissima baia che sembrava un vero Puerto Rico e ne divenne il nuovo nome, dagli indios Arawak seppe che l’oro dei loro monili si trovava nei fiumi dell’isola, la voce si sparse rapidamente tra le colonie e oltre oceano, così il Puerto Rico vide sbarcare a centinaia coloni, avventurieri, nobili e pezzenti attirati da questo nuovo Eldorado, ma d’oro ve ne era ben poco e comunque i pacifici indios Taino e Arawak subirono il trattamento di quell’ America indigena e delle isole incrociate dalle rotte dei Caraibi. La cultura taino fu spazzata via e le comunità isolane dei Caribe, Arawak e Taino così come quelle costiere Galibi e Zambo furono sterminati in pochi anni.
La nuova colonia era la più miserabile del Nuovo Mondo e non in grado neanche di acquistare gli schiavi importati dall’Africa con la tratta negriera per le piantagioni che andarono in malora, l’unico interesse dell’imperiale madrepatria era per la posizione strategica di Portorico così che la capitale San Juan divenne poderosa fortezza ove stanziava una guarnigione per controllare le rotte caraibiche, ma il resto dell’isola rimase incolta e selvaggia, rifugio di mercenari, disertori, pirati, schiavi fuggiti, avventurieri e vagabondi, i cui discendenti che vivono nell’interno ancora sono i Jìbaro come gli indigeni chiamavano coloro che fuggono e si rifugiano nella foresta. Essi si mescolarono con gli Arawak e la popolazione divenne la più “meticcia” delle Antille.
La colonia fu a lungo lasciata a se stessa fino all’ emanazione nel 1815 della Cedùla de Gracia con la quale si riconosceva la cittadinanza spagnola alla popolazione e che favorì l’arrivo di mercanti e piantatori, così quei Jibaros oziosi e vagabondi furono impegnati nel lavoro dei campi e piantagioni, ma rimasero i miserabili che erano. Si crearono delle classi sociali ben separate al cui vertice stavano i ricchi mercanti e propietari terrieri, mentre tutte le altre erano divisi a seconda del territorio che occupavano nell’isola e classificati dalle “impronte”. Quelle dei cittadini si riconoscevano dall’uso delle calzature, i braccianti delle piantagioni di canna da zucchero dalle orme larghe, i montanari delle piantagioni di caffè le avevano grandi e pesanti e quelli delle piantagioni di tabacco sottili e corte per l’uso del piede nell’affondare le pianticelle in terra, a lungo la curiosa classificazione servì ai gendarmi per identificare la popolazione, fino a quando tutti hanno cominciato ad usare le scarpe che hanno reso i piedi meno “classisti”.
Priva di influenze afroamericane, inglesi e francesi, come la vicina Santo Domingo e le piccole Antille , questi portoricani sono molto diversi, particolarmente dalle britanniche Saint Lucia, Antigua, Grenada, Dominica, Barbados ,Trinidad&Tobago, ereditando il fiero spirito indipendente dagli indios Arawak e il carattere spavaldo,confusionario, un po’ ozioso e attaccabrighe degli spagnoli che furono i più emarginati tra tutti coloni caraibici, ma che hanno saputo respingere gli attacchi dei britannici di Francis Drake nel 1595, dei francesi ed olandesi tra il 1625 e il 1797, rimanendo sempre legati alla Spagna della quale San Juan fu l’inespugnabile fortezza su queste rotte dei Caraibi fino all’ autonomia nel 1867.
La prima fortificazione della vecchia città di San Juan fu la Fortaleza iniziata nel 1533 e divenne il Palazzo del Governatore,poi sorse il massiccio Castillo del Morro nel 1582 e infine i poderosi bastioni che difesero la città da ogni attacco.La città vecchia si visita nel suo arrampicarsi con gli antichi edifici dalle facciate dipinte e i balconi di ferro fioriti che affacciano sulle strette calli dai nomi graziosi indicati dalle targhe di pietra, facciate massicce e sontuose ricordano abitazioni di nobili hidalgos, capitani e alti prelati, vecchie botteghe e antiche osterie si nascondono nei vicoli stretti ed ombrosi che si aprono improvvisi su zocali eleganti o piazzette di chiese silenziose. Isolati si stagliano il Convento domenicano e la chiesa San Josè, continuando per la Cattedrale di San Juan Bautista e il vecchioseminario.
Con la guerra ispano americana del 1898, gli Stati Uniti oltre che di Cuba si impossessarono di Portorico e la più spagnola delle isole caraibiche spesso fa ribollire l’antico orgoglio verso gli yankee, a differenza delle vicine isole Vergini americane. Da San Juan si va per la suggestiva Cordillera Central dominata dal Cerro de Punta e la foresta lussureggiante de El Yunque per poi trovare i vari dei laghi e i tanti fiumi che l’alimentano e lungo il rio Blanco s’arriva alla vecchia città coloniale di Ponce davanti l’isola Caja de Muertos , di nome sinistro ma dalle magnifiche spiagge di Carrucho, Pelicano e Playa Larga che bordano la foresta dalla flora e fauna uniche.
Continuando sull’itinerario a riscoprire quest’isola si incontrano le altra città coloniali di San Germàn e Rincòn con i vecchi edifici e la memoria del tempo che fu, per poi proseguire lungo le spiagge che s’inseguono magnificamente sulla costa. Poco al largo l’ isla Culebra ch’era popolata anch’essa dagli indos Taino quando la incrociò Colombo , governati dal caicco Agueibanà Il Grande Sole che poi accolse Ponce de Leòn incantato dalla sua playa flamenco . Continua a farsi ammirare come le splendide spiagge della vicina isola di Vieques nelle Vergini spagnole che si contendono quest’angolo dei Caraibi con le altre isole Vergini sparse tra le americane e le britanniche. Più oltre verso Santo Domingo s’incrociano le più distanti isole portoricane di Mona e Desecheo che ripropongono il candore delle spiagge affacciate sul mare magnificamente cangiante di riflessi blu e turchesi su quest’altra delle rotte caraibiche.