Pueblo. Indiani del sud ovest
Le popolazioni del sud ovest, nella suggestione di deserti, montagne e canyons cercando il tradizionale mondo degli Zuni, Hopi e Navajo
Discendenti del Popolo Ancestrale
Dopo aver travolto i popoli dell’ antico Messico edificando le loro città nella colonia della Nuova Spagna , nel XV secolo gli spagnoli avanzarono oltre i confini settentrionali e quando i conquistadores giunsero in quei territori trovarono grandi comunità indigene raccolte in villaggi che chiamarono Pueblos così come tutte le diverse tribù che vi abitavano e che si definivano Popolo, come Dinétah nella lingua Navajo, Moki o Moqui il popolo degli Hopi, poi confinati nell’ Arizona nord orientale nell’ omonima riserva Hopi che si trova nel territorio della grande popolazione Navajo.
Le altre tribù abitavano in gran parte il Nuovo Messico, gli A shiwi noti come Zuni sul confine con l’ Arizona, lungo il Rio Grandei Quères o Keres che stendevano il territorio ad ovest della regione di Albuquerque, i Tano o Tewa dal Rio Grande all’ Arizona ove si unirono al Popolo del fiume discendenti dell’ altra grande cultura Hohokam del sud ovest rimasti nella tribù Akimel O’odham chiamata Pima.
Gran parte dei centri e popolazioni discendenti dagli Anasazi furono rinominati dagli spagnoli traducendo i nomi tradizionali come Taos da Tua-tah o nostro villaggio del popolo Tiwa diffuso tra il Nuovo Messico e il Texas che a Picuris avevano altro grande centro, il vicino popolo Te-Tsu-Geh venne chiamato Tesuque , altri non legate alla denominazione nativa come il villaggio San Ildefonso nella contea di Santa Fe in Nuovo Messico con il vicino Pojoaque, la comunità Kha’po venne chiamata Santa Clara che era uno degli otto villaggi settentrionali assieme a Picuris e Walatowa nella contea Sandoval divenne Jemez.
Gli spagnoli trovarono la memoria dell’ antica cultura Anasazi anche nei discendenti del popolo Piro dalla lingua oramai estinta nella valle del Rio Grande, più a sud nell’arida regione di Bernalillo Isleta e in quella limitrofa di Sandoval il pueblo di Sandia, dopo la rivolta contro la colonia nel 1680 i profughi fondarono Ysleta Sur nel territorio texano di El Paso.
In Nuovo Messico l’ altra grande popolazione dei Keres nella regione di Cibola avevano fondato il grande villaggio di Acoma Aa’ku e il non molto distante Kawaika poi nota con il nome spagnolo di Laguna, la comunità Kotyit o Tǫ’gaa’ in Navajo che venne chiamata Cochiti e Katishtya o Tsédáá’kin anch’ essa ribattezzata dagli spagnoli San Felipe, Il pueblo Tó Hájiiloh fu chiamato Santo Domingo dai colonizzatori e poi Kewa dalla popolazione locale, l’antica comunità Tsia divenne il Pueblo di Zia e l’altra comunità nel vecchio villaggio di Tamaiya quello di Santa Ana .
Le tradizioni Pueblo
Da secoli quelle tribù e comunità indigene popolavano il sud ovest nordamericano che nelle loro tradizioni reclamavano la discendenza dal Popolo Ancestrale degli Anasazi, da quella cultura deriva l’ entità suprema del Grande Spirito divenuto poi Wakan Tanka e Manitou per tutte le popolazioni settentrionali e diffuso in tutte le Culture indiane , il creatore dell’ universo e degli spiriti che lo dominano in cielo e in terra. Dalle antiche tradizioni deriva l’ animismo indiano che interpreta il mondo degli spiriti ed antenati con lo sciamanesimo dalle diverse pratiche e ritualità tra le varie tribù, dove i clan hanno i loro diversi eseri mitici che li hanno generati e rappresentati nel totemismo.
Tutto è posseduto dagli spiriti, dagli animali ai luoghi e gli oggetti che vengono ritualmente simboleggiati dal feticismo, le cerimonie, i rituali e ogni evento che comunica la comunità con il mondo degli spiriti ed antenati sono guidate dagli sciamani che rimangono depositari della tradizione.
Tra tutte le popolazioni del sud ovest emanazione del Grande Spirito è la divinità della fertilità Kokopelli , così come le molteplici manifestazioni degli Spiriti animali e di tutti gli altri che generano le Visioni nei sogni e che appaiono nei rituali alimentati dal peyote e altri allucinogeni accompagnando chi sa interpretarle nei Viaggi spirituali, come quelli che ho trovato tra gli indigeni Tarahumara della Sierra Madre settentrionale messicana.
Nelle tradizioni dei pueblo del nord ovest vi sono anche spiriti malefici ed esseri chiamati mutaforma assumendo terrificante aspetto come i lupi mannari Skinwalker ed altre molto più potenti entità malvage come lo Yenaldooshi temuto ed esorcizzato nei riti sciamanici della nazione Navajo .
Popoli del Sole
Il Popolo del Sole Enyaeva pai dell’ Arizona era diviso nelle quattro tribù Yavbe’a settentrione, Yavbe’ del nord est, Lkabaya, ad occidente e Guwevkabaya a sud est, mentre Il popolo del deserto dei Mađqwadabaya si unì poi con i Mohave che popolavano il territorio tra la Sierra Nevada e la Californi nel deserto di Mojave e il popolo degli Yuma dell’ Arizona noto anche come Quechan.
Di simile stirpe, con molte tradizioni comuni erano gli Havasupai del Colorado detti anche tribù del canyon come i vicini Hualapai che ordinariamente popolavano i territori attorno al maestoso Grand Canyon. Originariamente nomadi in estate vivevano in villaggi di semplici capanne Wa’m bu nya:va e in inverno si trasferivano nelle più riparate Uwas, nella regione del Colorado la tribù lkabaya abitava nelle capanne rettangolari Uwađ a’mađva, in seguito per l’ inverno le comunità utilizzavano caverne o antichi villaggi abbandonati, fino ad edificarne di nuovi in epoche più recenti.
Le comunità erano dirette collettivamente e in certi periodi e nei conflitti guidate dai guerrieri più valorosi mastava o personaggi di rilievo bamulva, mentre le scelte del villaggio e controversie tribali erano affidate a saggi bakwauu con il dono dell’ eloquenza. La religione animista, come per le altre popolazioni del sud est, si rivolgeva agli spiriti con riti e cerimonie guidate dagli sciamani coinvolgendo la comunità nelle danze invocative, propiziatrici ed esoteriche, come la danza mascherata degli Spiriti della Montagna.
L’ antico equilibrio iniziò ad essere sconvolto fin dal XVI secolo quando giunsero i primi conquistadores spagnoli che già nel 1540 si scontrarono con essi iniziando una rivolta che scatenò la violenta guerra chiamata Tiguex, tra i primi conflitti tra gli europei e gli indiani nordamericani di una lunghissima serie. Assieme ai centri coloniali vennero fondate numerose missioni spagnole dal messicano deserto di Sonora al più orientale territorio del Texas attraverso quello che venne chiamato Nuovo Messico e verso ovest la vasta regione limitrofa dell’ Arizona così da meglio sottomettere i pagani convertiti.
Di quelle che erano le nazioni sud ovest furono combattute e sottomesse le grandi tribù degli Hwalbá o Hualapai nel loro territorio che andava dal sud del Grand Canyon lungo il fiume Colorado spinti nell’ ovest dell’ Arizona settentrionale e poi costretti nel 1883 in una tetra riserva, simile destino riservato alla vicina Gente delle acque verdi blu Havasupai di medesima stirpe.
Il popolo del sole Enyaeva degli Yavapai diviso nelle quattro grandi tribù la Kewevkapaya del sud est, la Wipukpaya a nord est, la Tolkepaye occidentale e la Yavepe centrale, ognuna con diverse comunità che entrarono in contatto con gli spagnoli nel 1582. Accolsero anche una missione del religioso domenicano Garcès nel 1776 che favorì i contatti, ma continuarono la loro vita tradizionale fino al 1850, quando cominciarono a scontrarsi con i messicani, dopo la guerra con gli Usa, terminata con la sconfitta messicana e l’ imposizione del trattato stipulato nel 1848 a Guadalupe i vasti territori settentrionali assieme alla California passarono agli Stati uniti in quella che fu chiamata la Cessione messicana , dappertutto iniziò l’ arrivo dei coloni nordamericani, ma gli Yavapai scarsamente armati cercarono di evitare il conflitto.
Quando fu scoperto l’ oro nel 1863 vennero travolti dagli avventurieri scontrandosi con loro e l’ esercito statunitense per un anno dal 1872 in un impari conflitto che si concluse in un massacro di Yavapais e costretti nella riserva di Valle Verde assieme agli Apache dopo che un’ epidemia li aveva decimati, poi trasferiti di nuovo con gli Apache sul Sentiero delle lacrime verso le riserve dell’ Oklahoma e ancora decimati riducendoli ad un paio di centinaia che sopravvivono nella riserva di Prescott.
Il mistico mondo Zuni
Il popolo degli Zuni di medesima stirpe delle altre tribù indiane della regione che discendono degli antichi dominatori della cultura Anasazi si chiamavano A’shiwi mentre il nome dato dagli spagnoli Zuñi era un adattamento di un termine dal significato sconosciuto della lingua Zuni diversa da tutte le altre popolazioni della regione e che è rimasta assieme alla loro tradizionale religione sciamanica con le sue cerimonie, danze, riti e mitologia.
Nelle famiglie matrilineari le donne avevano grandi libertà e ruolo decisionale, le famiglie erano riunite in comunità con tredici grandi clan e sette società iniziatiche dalle diverse ritualità e cerimonie guidate dai depositari della tradizione e sciamani che dirigevano i sei maggiori culti nelle abitazioni kiva .
I villaggi erano edificati in gruppi di sei con al centro un settimo in sette regioni, le cerimonie erano dirette da sei Sacerdoti della Casa e la settima Sacerdotessa Madre che ogni anno si scambiavano doni di mais e cereali nei sette colori delle regioni, giallo da nord, rosso da sud, bianco da est e azzurro da ovest, mentre nero era il colore delle regioni sotterranee e multicolore da quelle superiori celesti.
Il culto fondamentale era rivolto alle potenti divinità Kachinas e le loro emanazioni come i Gemelli della Guerra Ahayuta venuti dal dio creatore Awonawilona per proteggere i primi antenati e tutti i successori , la divinità della fertilità e della pioggia Ololowishkya chiamato anche Kokopelli dalle tribù vicine raffigurat0 come un suonatore di flauto, Il mitico eroe Yanauluha che portò l’ agricoltura e la medicina sciamanica e il temuto demone cannibale Átahsaia, mentre alla Madre del Sale veniva dedicato il pellegrinaggio Ma’l Oyattsik’i verso la sua residenza nel salato lago Zuni .
Anche per loro il primo incontro con gli spagnoli avvenne durante le esplorazioni nel 1540 che trovarono sette grandi villaggi pueblos lungo le rive dell’ omonimo fiume Zuni. Il secolo seguente diversi villaggi furono abbandonati per l’ espansione dei Navajo e le incursioni e i saccheggi delle bellicose e tribù dei razziatori Apache, mentre gli spagnoli continuavano ad occupare la regione cercando di sopprimerne cultura e religione per imporre la loro. Nel 1680 si unirono ad altre tribù nell’ epica Rivolta Pueblo che riuscì a spingere gli spagnoli fuori dal Nuovo Messico, per poi riunirsi sulla mesa Dowa Yalanne, dove si erano rifugiati il secolo precedente per sfuggire alla spedizione di Coronado, poi convinti nel 1692 dal riconquistatore Diego de Varga a lasciare la roccaforte e tornare ai loro villaggi e vi sopravvissero fino al 1848 quando gli statunitensi li costrinsero alla riserva Zuni in Arizona.
Il Popolo della Pace Hopi
Anche gli Hopi, che si definivano Popolo della Pace Hopituh Shi-nu-mu, rivendicano la discendenza dall’antico Popolo ancestrale degli Anasazi e dalle tradizioni di quella cultura è stata in parte ereditata la complessa cultura Hopi fondata sulla mitologia religiosa del Maasaw ove lo Spirito del Sole Tawa o Taiowa dall’ immensità dello Spazio Infinito Tokpella creò il Primo Mondo e l’ umanità che lo abita.
Il grande e complicato mito della Creazione Hopi, con la religione e le tradizioni che ne derivano, è la fonte dell’intera esistenza di questo popolo, il creatore inviò il nipote Sotuknang per creare i Nove Universi e fu lui che generò lo spirito della Gran Madre . Lo Spirito della Morte Masauwu è il Dio della Terra, custode del Quinto Mondo e del Fuoco, Maestro del Quarto Mondo Mondo Superiore ove gli uomini fuggirono dalla malvagità del Terzo Mondo per la promessa del pacifico Quarto Mondo. Masauwu donò ai primi uomini il loro primo territorio a Oraibi da dove si estesero.
Pahana è il fratello smarrito quando iniziarono le migrazioni per entrare nel Quarto Mondo, quando tornerà i malvagi scompariranno iniziando la nuova era di pace nel Quinto Mondo. Tra le altre divinità originate dalla prima creazione a vegliare sul popolo Hopi sono i potenti kachinas che entrano in contatto con i mortali e vengono onorati dagli iniziati alla società Kachina, così come le altre sono celebrate nel ciclo completo delle ceremonie tradizionali seguendo il calendario lunare.Nelle cerimonie più importanti degli Hopi con le danze rituali compaiono le maschere esoteriche Kachina che rappresentano ed invocano i potenti spiriti della natura divinizzati Kachina , mentre si invocano gli antenati, la fertilità e il benefico spirito della pioggia nella danza del Serpente .
Mitologia e tradizioni sono l’ essenza dell’ intera esistenza dell’ individuo e nella comunità scandita dalla ritualità cerimoniale e dalla condotta morale che ne ha fatto per secoli una salda etica dell’ unità tribale poco o per nulla adattabile alle consuetudini degli europei e tantomeno ai tentativi di imporre il cristianesimo come altrove. I primi contatti con gli europei iniziarono nel 1540 con l’ arrivo degli spagnoli di Vàzquez Coronado che inseguiva il mito alla ricerca delle leggendarie Sette citta d’ oro di Cibola, si scontrarono con loro distruggendone un villaggio , poi non vi furono poi altri conflitti fino al 1629, quando arrivarono i primi missionari ad imporre il cattolicesimo e nel 1680 gli Hopi si unirono ad altre tribù Pueblo in una rivolta scacciando gli spagnoli che tornarono alla riconquista della regione del Rio Grande nel 1692. Con una nuova rivolta alla fine del XVII secolo fine al dominio spagnolo nel loro territorio che fu minacciato poi dell’invasione dei Navajo, nel 1882 Il governo satunitense li costrinse nella riserva degli Hopi in Arizona.
La Nazione Navajo
La gente del popolo dei Navajo era chiamata dalle altre popolazioni gli alienati o nemici Dinè Ana’ì , diversamente da altri la società tradizionale è matrilineare, le famiglie delle donne possiedono bestiame, abitazioni e campi agricoli,le figlie ereditavano i beni e i figli maschi appartengono a al clan materno ove il fratello maggiore della madre riveste un ruolo importante nella famiglia.
Per secoli hanno vissuto nelle abitazioni hogan in legno coperto di fango, quelle maschili sono conici o quadrati con un’ accesso rettangolare, quelle femminili ortogonali sempre con la porta rivolta ad est esposta al sole, case più grandi o diverse sono usate per riti sciamanici, guarigioni e le cerimonie che sono l’essenza della cultura Navajo.
Per Il mito della Creazione Diné Bahane ‘ credono di aver attraversato tre mondi prima di arrivare al presente, nel primo Mondo Oscuro ove vivevano i primi quattro Diyin Diné, è nata la Prima Donna e il Primo Uomo che ne uscirono perché non poteva prosperare la vita per andare nel secondo Mondo Blu abitato da alcun animali ove regnava Táshchózhii che ne venne offeso e l’ cacciò nel terzo Mondo Giallo dove si trovavano le quattro montagne sacre poi sommerse da un diluvio, così il primo uomo assieme alla prima donna e i Diyin Diné, cercarono un altro luogo trovando il Quarto Mondo con la luce, gli astri, il sole e le stagioni e dove si trovavano tutte le cose del creato.
L’ umanità prosperò divisa nel Popolo Santo dei Diyin Diné e la Gente della Terra della prima coppia umana che mantiene l’equilibrio con la Madre Terra e l’ esistenza umana è dominata dall’ Hózhóójí, armonia con il mondo e l’ equilibrio con gli altri. Il Santo Popolo Diyin Diné incaricò il Popolo della Terra di cercare le quattro montagne sacre come i confini del loro territorio Dinétah che non avrebbero mai dovuto lasciare, così trovarono Sisnaajini nel Withe Peack tra le Montagne Rocciose in Colorado, Tsoodzil nel Mount Taylor in New Mexico, in Arizona centrale trovarono Dook’ooshid nel San Francisco Peaks e in Colorado nell’ Hesperus Mountain Dibè Nitsaa .
Da quella mitica era questo è sempre stato il loro territorio sacro ove hanno condotto per secoli l’ esistenza nell’armonico equilibrio tra la gente e la natura, celebrandola con le tante cerimonie come quella della Via della Benedizione Hózhǫǫjí, mentre la Via Nemica Ana’í Ndáá’ preserva il popolo dalle avversità, sempre accompagnate con la suggestioni dei riti, le danze e i canti Navajo.
Quando il loro mondo fu minacciato si opposero fieramente in vari conflitti all’ invasione dei loro territori dal XVII secolo degli spagnoli prima e dai messicani poi fino ai coloni e militari statunitensi. Sul finire della Guerra di secessione tra gli stati del sud e e quelli del nord il governo statunitense per ottenere il sostegno del Nuovo Messico e Arizona intervenne con l’ esercito contro le razzie dei Mescaleros e dei Navajo spingendoli nel ristretto territorio della riserva di Bosque Redondo nel New Mexico costringendo oltre ottomila Navajo a percorrere settecento chilometri a piedi mentre donne e bambini poerivano in quella che è ricordata la lunga e tragica marcia Navajo. Le trattative per convincere il resto della popolazione vennero affidate al colonnello Christopher Carson noto come Kit Carson, ma fallirono decidendo lo sbrigativo intervento militare e per un anno dal 1863 si scatenarono le sanguinose guerre Navajo.
Nonostante la fiera resistenza guidata dal capo Hástlin Dághá chiamato Barboncito anche questo popolo venne sconfitto e relegato in quella che i Navajo chiamarono la terra Naabeehó Bináhásdzo tra Arizona, Nuovo Messico ed Utha con al centro la Monument Valley, nella vasta riserva ove sopravice questo popolo in quella che è divenuta la Navajo Nation.
Durante la seconda guerra mondiale nel Pacifico furono preziosi all’ esercito statunitense per l’ elaborazione del Code talker per le comunicazioni belliche nella complicata ed intraducibile lingua navajo incomprensibile ai nemici giapponesi,ma anche quegli eroi se ne tornarono dimenticati alla loro riserva ove continua ad aleggiare l’ antico spirito del popolo Navajo o quel che ne è rimasto tra i villaggi ove il loro antico mondo è ricordato nella fiera nostalgia dei canti Navajo.
“Quando percorro il buio della notte, quando rivolgo il viso all’aurora, quando guardo la luna che sbiadisce, quando sto ritto contro il sole all’orizzonte, quando sorrido al grano che matura, la mia Terra mi chiama, mi chiama e dice: figlio mio.”
Le parole di un antico canto si spargono nell’ aria con il ritmo dei tamburi che le accompagna mentre il fuoco lancia baleni di luce che si disperde tra le rocce di una notte che annuncia l’ autunno dopo che un anziano ha raccontato le storie dell’ antico mondo dei pueblo.