Rajasthan
La regione del Rajasthan si stende tra il Punjab pakistano a nord ovest e verso est il Punjab indiano, ad est l’Uttar Pradesh, il territorio a sud est il Madhya Pradesh e sud ovest il limitrofo Gujarat e la regione pakistana del Sindh
Antico Rajasthan
Incrocio di popoli e culture che hanno percorso la storia del Rajasthan per millenni, parte del suo territorio vide fiorire la civiltà dell’Indo con vari centri, lasciando i più estesi resti nei territorio nord occidentale Kalibangan e per il distretto Hanumangarh nel sito di Karanpura, più a sud nella regione di Udaipur a Balathal. Dopo la decadenza dell’antica civiltà con l’ultimo periodo di Mohenjo-daro, vi si stese la grande migrazione dei popoli Indoari dal XVIII secolo a.C. con le comunità portatrici della cultura e la civiltà Vedica, poi riunite nei sedici grandi regni Solasa del Mahajanapada. Dal VII al III secolo a.C. fu dominio del regno Matsya con la capitale Viratnagar estesa poi con la città di Bairat nella regione di Jaipur, nel III secolo a.C. entrò nell’impero Maurya che con il sovrano Ashoka fu grande diffusore del buddismo lasciando numerosi resti, tra gli altri il grande tempio di Bairat. Tra il V secolo a.C. e il III d.C. sorsero gli altri antichi regni nel Rajasthan di cultura e tradizioni induista come il Salwa nel territorio settentrionale il centrale regno Sudra, a sud esteso al Gujarat settentrionale il regno Abhira.La vasta regione compresa tra il Rajasthan orientale e il Gujarat settentrionale nel periodo medioevale dal VI al XII secolo era nota come Gurjaradesa, a lungo dominata dall’ impero della dinastia Gurjara di tradizioni induiste che dall’VIII secolo si oppose tenacemente all’invasione islamica in India sconfiggendone le armate. Dopo quello che fu definito il conflitto Tripartito per il controllo dell’India settentrionale nel IX secolo, la regione centrale entrò nei domini della dinastia Chauhan di Sambhar con capitale Ajayameru come era nota la città di Ajmer. Entrarono in conflitto con i vicini regni della dinastia Tomar e l’impero Chaulukya, fiorito nel XII secolo con il sovrano Prithviraj vittorioso contro le armate islamiche guidate da Muhammad di Ghor nel 1191 con la prima battaglia di Tarain, poi sconfitto nella seconda battaglia conquistando l’intero territorio dei Chauhan. Parte della regione Marwar dal X al XII secolo fu governata dalla dinastia Chauhan di Nadol induista fino ad essere anch’essa travolta dall’armata islamica di Qutb al-Din nominato governatore Aibak. I Chauhan di Jalor furono vassalli dei Chaulukya, divenuti indipendenti nel 1160 con il territorio meridionale del Jalore fino al 1311 quando venne invaso dal Sultanato di Delhi con la conquista di. Vassalli del Sultanato di Delhi si resero indipendenti nel XIII secolo come Chahaman di Ranthambore resistendo ai tentativi di riconquista con l’ultimo sovrano Hammiradeva, per poi essere travolto nel 1301 con la conquista di Ranthambore. Dal X secolo a metà del XIII parte della regione fu nei domini della dinastia Chaulukya dalle tradizioni induiste e jainiste fondamento della sua cultura e l’architettura Māru-Gurjara nel monumentale e raffinato stile Solanki, tra gli altri nel Rajasthan il maestoso e decorato tempio jainista di Ranakpur, dal simile sontuoso stile i templi jain Dilwara tra i santuari che si ergono nella sacra città di Mt.Abu. Nei pressi di Jodhpur lo storico centro di Osian tra i vari templi dall’VIII secolo ospita il più antico jainista di Mahavira sacro anche all’induismo come il tempio Surga di Osian e nella città di Udaipur consacrato a Vishnu il tempio induista di Jagdish.
Regni Rajput
La regione meridionale del Mewar con il declino dei Gurjara nell’XI secolo fu governata dalla dinastia Guhila di stirpe Rajput in conflitto con la Chauhan, dal XII secolo si diviste in due con il ramo più antico governato da principi Rawal dalla cittadella con poderosa fortezza di Chittorgarh, resistendo al sultanato di Delhi fino alla sconfitta dopo l’assedio di Chittorgarh nel 1303. L’atro ramo, fondatore della propria dinastia Sisodia e del regno Mewar noto come il principato di Udaipur, conservando l’indipendenza fu poi l’unica dinastia Rajput ad accettare la sovranità Moghul, mentre le varie dinastie Rajput induiste in Rjasthan con la tenace resistenza dei Rajput per secoli respinsero la conquista islamica dell’India. Il sovrano Akbar nel 1568 con l’assedio di Ranthambore conquistò la fortezza infliggendo la prima sconfitta ai Rajput seguita da un’altra con l’assedio di Chittorgarh, infine l’armata dell’ultimo Maharana Pratap di Mewar fu sconfitto nella battaglia di Haldighati del 1576. Il Newar dal 1540 fu governato dodicesimo sovrano Udai Singh che come nuova capitale del regno fondò la città di Udaipur, ha resistito all’espansione Moghul, ma entrato in conflitto dinastico nel 1557, fu sconfitto da Maldev di , rifugiato nel territorio Mughul del sultanato di Malwa. Nel 1562 salì al trono il maharana Rathore che ha difeso il Mewar dal potente impero fino alla morte nel 1581 quando i Moghul restituirono il governo a Udai Singh divenuto i vassallo. Durante il periodo dell’influenza Moghul sulla più antica cultura locale, la monumentale e decorata architettura del Rajasthan ne integrò diversi stili così come la raffinata pittura Rajput nella sintesi delle tradizioni con la rappresentazione dei epici induisti e temi propri Moghul, dai ritratti e scene della famiglia regnante a quelli più popolari. Dall’inizio del XVIII secolo l’impero Maratha dominò la vasta regione fino al 1818 quando venne sconfitto dalla la compagnia britannica delle Indie Orientali che poi fondò la colonia indiana del British Raj dal 1857, governando la il territorio con l’agenzia Rajputana divisa in diciotto principati vassalli rimanendovi fino all’indipendenza indiana nel 1947. L’anno seguente fu la prima formazione del nuovo stato Rajasthan e dal 1949 con Hiralal Shastri, seguirono i vari Premier nei decenni fino al 2018 con l’ultimo rieletto ed in carica Ashok Gehlot. Dalla sua formazione come stato la politica del Rajasthan, attraverso i deputati eletti nell’Assemblea Vidhan Sabha, è stata sempre dominata dai partiti l Bharatiya Janata e Indian National Congress. La popolazione in gran parte legata all’agricoltura, allevamento e artigianato, ma anche con più recenti industrie minerarie, chimiche e ingegneria, oltre il turismo che incrementano l’economia Rajasthana. Il paese si stende nelle sette grandi Divisioni amministrative con capoluoghi nelle principali città che comprendono i trentratrè distretti del Rajasthani, tra antichi centri, città e siti storici in un variegato territorio in parte protetto dai parchi e riserve del Rajasthan popolati dalla ricca fauna endemica.
Parchi e riserve
Il vasto deserto del Thar si stende tra steppe e dune in parte protetto dal vasto Desert Np in un suggestivo ambiente dai laghi salati estinti e savana verso la distesa di dune con flora e fauna dalle specie uniche , tra formazioni rocciose e antichissimi resti fossili nel Thar di piante ed animali oltre dinosauri. Per il suo ambiente dichiarato patrimonio o naturalistico. dalla flora endemica cespugli, arbusti e palme nei pressi delle piccole oasi, tra le specie di fauna del parco oltre rettili e roditori e varie più comini, l’antilope niger endemica come la gazzella indiana , le specie di volpi del deserto e bengalese. La variegata avifauna con specie migratorie e stanziali, l’otarda indiana aardeotis, in via di estinzione, come l’altra rara l’ubara asiatica, tra i rapaci l’aquila delle steppe nipalense, la maculata e l’aquila fulva rapax, oltre i vari falchi il più raro jugger, tra gli altri uccelli i più endemici gruccioni merop e coda blu, la quaglia selvatica e la ghiandaia indiana, numerose migratorie in inverno, come il della savana e l’elegante gru virgo, in gran parte si concentrano nell’oasi di Sudashri per la sua vicinanza con Bharatpu e il parco Keoladeo. Con zone regolate dal regime monsonico tra la catena dei monti Aravalli, che si allunga da nord est a sud-ovest, nel centro orientale distretto Sawait tra le foreste e le praterie si stende il grande parco nazionale di Ranthambore con la riserva delle tigri e altre specie endemiche, tra le altre leopardi indiani, orsi labiati, antilopi, langur, iene striate, sambar, macachi, coccodrilli, rettili e una gran varieta di uccelli da scoprire per i vari percorsi del Ranthambhore. Tra la ventina delle varie altre riserve e parchi rajasthani più affascinanti, nel suo distretto il Ramgarh Vishdhari di Bundi con la riserva della tigre e altre specie endemiche, per il nord occidentale Churu si aprono le praterie popolate da varie specie di uccelli e altra fauna protette dalla riserva Tal Chhapar. Nello lo storico distretto centro orientale di Alwar, parte del territorio è protetto dal parco con la riserva della tigre di Sariska che oltre i maestosi felini ospita diverse specie di fauna endemica, con alcune che si spostano per il corridoio naturale del leopardo di Aravalli attraverso la foresta tra i colli per il limitrofo Haryana. Poco nel variegato territorio di Bharatpur tra praterie, boschi e paludi, il parco nazionale Keoladeo ospita oltre trecentocinquanta specie di uccelli, cinquanta di pesci, diverse tra rettili, tartarughe e anfibi. Scendendo Nel distretto meridionale di Rajsamand ove si allunga la catena dei monti Aravalli, dominato dalla vasta e poderosa fortezza Kumbhal del XV secolo, il suggestivo ambiente è protetto dalla riserva faunistica di Kumbhalgarh con alcune specie rare e in via di estinzione, oltre numerose di uccelli. Per il limitrofo distretto sud occidentale Sirohi, nei pressi della storica città, la riserva faunistica del Mt.Abu protegge la grande varietà di flora e tra i più ricchi di fauna endemica del Rajasthan. Verso il territorio sud orientale il parco nazionale dei colli Mukundara esteso su tre riserve faunistiche e la più vasta di Chambal.
Popolo e cultura
Tra le religioni in Rajasthan gran parte della popolazione è legata all’Induismo e le antiche pratiche, culti e cerimonie con il vasto pantheon di Divinità, dalle tradizioni ispirate dagli antichi testi Veda, proprio della tradizione rajasthana il culto di Devnarayan manifestazione di Vishnu, tra gli altri il culto Bhairava per le divinità Shiva, Krishna e Durga, il culto Bhavani donatore di vita, potere della natura fonte di energia e della divinità solare Surya come luce suprema e alle varie divinità sono consacrati i numerosi templi induisti del Rajasthan. Oltre a minoranze buddiste dal VII secolo si diffuse la scuola Svetambara del Jainismo nella regione occidentale seguita in quella nord orientale dall’altra scuola Digambara e dal medioevo per i secoli sorsero i vari centri, santuari e templi. Dopo la diffusione in India settentrionale alla fine del XII secolo, l’islamismo Rajasthani giunse nel 1222 con il mistico predicatore Gharīb di Nawàz noto come Mo’inoddin Cishti ad Ajmer che ne divenne centro dell’ordine sufista Chishti poi dominante nel periodo medioevale. Oltre alla grande moschea Adhai Din Ka di Jhonpra, vi fu edificato il venerato mausoleo di Mo’inoddin Cishti nel santuario di Ajmer come centro di pellegrinaggi animato dalle cerimonie annuali nella grande festa dell’Urs, ma le comunità musulmane Meena hanno mantenuto pratiche e costumi legati alla tradizione preislamica come identità culturale. La regione prende nome dalla popolazione di stirpe Rajput che riunisce varie diverse comunità dalle antiche tradizioni, oltre che dalla comune storia e cultura legati dalle lingue Rajasthani nei vari dialetti locali, espresse nella più diffusa scrittura indiana Nagari anche per la redazione letteraria dalla medievale di poemi mitologici e storici, parte dell’antica cultura del Rajasthan nelle tradizioni popolari, musica e danze, arte ed architettura. La musica Rajasthana nelle sue vari forme devozionale e popolare, sempre accompagnata dai vari strumenti tradizionali, dai temi famigliari tipica delle comunità nel deserto i canti femminili panihari, altri iniziano con l’apertura classica Alap che ne indica la melodia del dooba, altri ancora su temi mitologici e gesta di eroi induisti. Diffusa la musica e canti popolari per celebrare le stagioni dei monsoni e del raccolto, praticata dalle comunità islamizzate Manganiar del deserto dai temi anche induisti, mentre la Langha è più legata ai musulmani, tra le forme la confraternita musicale Atrauli gharana del Jaipur dallo stile layakari ispirato dalla tradizione Raga. La musica accompagna le rappresentazioni e danze come la più popolare Ghoomar dalle donne velate nei variopinti costumi per i matrimoni e praticata in vari eventi popolari e religiosi, tra le popolazione del Thar dal culto induista Naga, dei Daliwal e Mewara è diffusa la danza tribale Kalbelia eseguita dalle donne mentre gli uomini esibiscono i cobra nelle ceste, diventa animata e suggestiva nei rituali della grande festa Panchami del Naga che celebra la mitologica divinità induista, mentre gli uomini incantano i cobra suonando i flauti, le donne mimano i sinuosi movimenti dei serpenti vestite di rosso e nero con la gonna Lengha il corpetto Angrakhi e il velo Odhani. Tra le varie forme artistiche dall’epoca Moghul deriva la raffinata pittura Rajput espressa in affreschi, tele e splendide miniature, ma su tutte le manifestazioni culturali emerge la monumentale e decorata architettura del Rajasthan nei vari stili da riscoprire negli storici centri e città assieme ai suggestivi sei forti collinari Rajasthani per la loro mirabile architettura e valore storico dichiarati patrimonio culturale Unesco.
Thar
L’arido territorio centro occidentale si allunga sul vasto deserto del Thar, dal suggestivo ambiente con la variegata fauna endemica in parte protetto dal parco nazionale del Deserto, percorso dalle antiche carovaniere tra le oasi con i tre laghi Rajbaugh, Malik Talao e il Padam Talao. Vi sopravvivono i discendenti di antichi clan il popolo Thari tradizionalmente nomadi che conservano antichi costumi e tradizioni, come le comunità Lohar dai vari clan Rajput, ai margini del deserto la popolazione tribale Kalbelia di tradizioni nomadi e noti come incantatori di cobra dalle tradizioni induiste legate al culto del mitologico serpente celebrato nelle suggestive cerimoni e le danze Kalbeli. Le comunità più isolate del Thar mantengono antiche tradizioni e costumi in sperduti villaggi dalle povere capanne che contrastano con la ricchezza dei costumi e dei gioielli tramandati per generazioni, le donne avvolte nei sari di variegato cromatismo attorno a pozzi miserabili nell’ambiente ostile e gli uomini dai grandi turbanti nel nobile portamento degli antenati che scortarono per secoli le carovane arrivate dall’ovest. Da un centro che le accoglieva dal XIII secolo rimangono i resti nel villaggio di Kuldhara abbandonato ad antiche leggende che traspirano tra le mura corrose dal vento e la sabbia come altra magia del deserto che continua tra accampamenti di nomadi e altri villaggi. Con un lungo percorso verso il confine pakistano si può raggiungere Il tempio di Tanot Mata consacrato nel IX secolo alla dea Hinglaj Mata, nel villaggio di Lodhruva, edificato nel IX secolo nel raffinato e decorato stile , ne prende nome Il tempio jainista di Lodhurva, mentre poco a sud est tra le steppe e le dune la splendida Jaisalmer emerge come miraggio d’una fantastica città fortificata alle porte del.
Jaisalmer
La suggestiva Jaisalmer fu fondata nel XII secolo dal sovrano Rajput Rawal Jaisal , divenne un fiorente centro carovaniero dove si incontravano mercanti e viaggiatori, in gran parte rinchiusa dalla poderosa cittadella Sonar Quila nota come il forte d’Oro, dichiarato patrimonio storico e culturale Unesco che la domina dal colle di Meru con le mura in arenaria che splendono al tramonto nella secolare magia di Jaisalmer. Si accede da quattro grandi portali, oltre altri edifici, il palazzo reale Raj Mahal e il palazzo che ospita il museo storico del Fort , all’interno dal XII al XVI secolo furono edificati sette templi Jainisti, che diramano dal più antico e maestoso Parshvanatha dal monumentale e decorato stile locale in arenaria come gli altri santuari Jain che si ergono nel suggestivo ambiente del forte. Anch’esso nel decorato stile locale, alla fine del XV secolo risale il tempio di Lakshminath consacrato alla dea della ricchezza Lakshmi e Vishnu. Dominata dalla suggestiva fortezza di Jaisalmer, sorse la città di splendide residenze dei mercanti nello stile Haveli dalle facciate finemente decorate da rilievi e sculture in arenaria, con le più imponenti Ki-haveli di Salim Singh sorte su un più antico edificio all’inizio del XIX secolo come le Ki-haveli di Patwa. Dal XVII secolo si erge sontuoso palazzo Mandir divenuto un lussuoso albergo, ma l’antica magia sorge tra i portici che riparano dal sole i e palazzi con terrazze e finestre finemente intarsiate, filigrane di pietra che cesellano magnificamente le facciate di arenaria rossa delle case strette nei vicoli ombreggiati che si aprono improvvisi nelle piazze dai ricchi templi e palazzi di Jaisalmer tra gli animati i baazar. Ogni anno a febbraio animata dalla grande e suggestiva festa del Deserto attirando le comunità locali nei costumi tradizionali, tra parate, danze e rappresentazioni che culmina nella corsa dei cammelli nella splendida città d’oro che ancora svela la sua storia d’antica suggestione sulla carovaniera che passava per Mandawa e Bikaner.
Mandawa
Lo storico territorio dello Shekhawati nord orientale si stende con il suggestivo patrimonio artistico nei centri e città dagli edifici nel decorato stile Haveli con raffinati intagli ed affreschi, il distretto di Jhunjhunu ove si allunga la catena dei colli Aravati dai vari edifici e templi. Con i suoi pinnacoli e le candide mura si erge il tempio induista di Rani_Sati dagli interni finemente decorati tra affreschi e mosaici in vetro, ne diramano dodici santuari Sati tra i giardini ove si erge la grande statua di Shiva oltre santuari di altre divinità. Tra gli altri palazzi del distretto dal XVIII secolo noto come il palazzo dei venti sorgeva il Khetri Mahal che ha lasciato i suoi resti dai raffinati affreschi assieme al forte di Bhopalgarh e il tempio di Raghunath. La storica città di Nawalgarh fondata nel XVIII secolo ove dal più antico forte Bala Kila dall’epoca sono sorti vari edifici e sontuosi palazzi nel raffinato stile haveli di Nawalgarh, oltre diciassette templi induisti consacrati a varie divinità. Continuando si trova Mandawa estesa da un antico centro carovaniero nel XVIII secolo e protetta dalla fortezza di Mandawa con la residenza dei Marajah nello stile ispirato al medioevale dal grande portale ad arco affrescato da immagini di Krishna e all’interno scene mitologiche, raffinati intagli, suggestive decorazioni e specchi per le stanze. Nota come la suggestiva città degli Haveli dai sontuosi palazzi dei mercanti magnificamente decorati e affrescati nella pittura rajasthana, oltre il tempio di Thakurji consacrato a Krishna e finemente decorato, tra gli storici siti si ergono i vari palazzi di Mandawa nello stile haveli. Tra essi al XVIII secolo risale il più antico e sontuoso Haveli di Gulab Rai Ladia dalle porte e finestre finemente intagliate e affreschi che narrano scene di vita rajput, all’epoca risale il doppio Haveli di Goenka anch’esso finemente intarsiato e decorato, A metà del XIX fu edificato l’Haveli di Jhunjhunwala e dal simile stile in epoca coloniale lo Sneh Ram Ladia, sempre nel raffinato stile tradizionale nel 1920 fu completato il Bansidhar Newatia, poco dopo Il più recente Haveli di Murmuria dagli interni decorati con dipinti storici.
Kalibangan
A ritroso nella storia nel distretto di Hanumangarh settentrionale sorgeva un fiorente centro dell’antica civiltà dell’Indo sulla sponda sinistra ove scorreva verso il Thar mitico fiume Ghaggar scomparso che ha lasciato i resti millenari nel vasto sito di Kalibangan tra fortificazioni, quartieri, edifici e necropoli come tra le più antiche città indiane fondata già all’epoca della cultura Sothi-Siswal preistorica con la prima cittadella e ove sono state rinvenute ceramiche, oggetti e tessuti nello stile della più antica cultura dell’Indo fiorita dall’inizio del III millennio a.C. Al successivo periodo di Harappa risalgono i più numerosi rinvenimenti di ceramiche, oggetti ed utensili elaborati e decorazioni, dall’epoca il centro si estese nella città con la più grande cittadella fortificata e ampie piattaforme anche utilizzate per rituali e vari ove sono state rinvenute numerose ceramiche dai vari stili, oltre a numerosi sigilli che ne raccontano gli eventi. La parte alta settentrionale ospitava edifici rdi notabili, sacerdoti e templi, una più ridotta terza ad est sorta nel periodo di Harappa con altari per il culto del fuoco e altri edifici religiosi, a sud ovest della cittadella la con vari sistemi di sepoltura in fosse contenenti solo ceramiche, arredi e oggetti funerari.
Bikaner
Ai margini del deserto anche la storia di Bikaner è iniziata come centro carovaniero sulla rotta per il Gujarat, fiorito nel medioevo e dal XV secolo capitale del principato di Bikaner fondato dalla dinastia Rathore con il sovrano Rao Bika. Tra i più antichi induisti si trova il tempio Laxminath dai decorati santuari, al XII secolo risale il tempio jainista di Bhandasar su tre piani dalle mura in arenaria dorata scolpite, gli interni affrescati e le sale decorate. Dalla fine del XVI secolo nella sovranità Mughul, continuando come grande centro culturale ed artistico ove dalla fine del XVII secolo si diffuse il raffinato stile nella pittura di Bikaner. Dalla fine del XVI secolola poderosa fortezza di Junagarh sorge imponente in arenaria con le monumentali sette porte , dalla Karan in arenaria rossa come le altre, mentre la Suraj l splende in pietra dorata, tra il palazzo e la porta Tripolia si accede ai saloni e le camere reali. All’interno sorgono i vari palazzi del Junagarh, tra padiglioni, chiostri e cortili assieme ai vari templi nei diversi stili in marmo ed arenaria dalle raffinate decorazioni. Tra gli altri sontuosi palazzi Mahal quello delle udienze karan edificato nel 1680 , il Chandra con il salone dalle divinità placcate in oro e dipinti intarsiati con pietre preziose, il Badal Mahal dai dipinti di scene reali e devozionali. Nei pressi del forte il tempio di Har consacrato a Krishna nel 1846 in stile Moghul di marmo bianco e dal Junagarh diramano i quartieri ed edifici sorti dall’epoca e poi nell’estesa città di Bikaner con di templi e palazzi dagli splendidi haveli ad incantare mercanti e viaggiatori nell’atmosfera delle corti Maharaja. All’inizio del XX secolo risale il sontuoso palazzo di Lalgarh su tre piani dalla facciata in arenaria in stile indo saraceno che ospita il museo Sadul, dai vari saloni e padiglioni estesi al Laxmi Niwas divenuto un lussuoso albergo. Ne diramano antichi quartieri tra templi e palazzi, oltre il monumentale mausoleo Devi-kund in candido marmo nello classico stile Rajputana decorato che ospita i cenotafi reali chhatri , per poi perdersi tra colori e suoni dei mercati che attendono in gennaio la suggestiva festa dei cammelli di Bikaner. Passando nella natura prorompente a della riserva Gajner, poco a sud si trova il centro induista di Deshnoke ove per un antico mito i topi sono considerati reincarnazioni degli antenati, venerati nel tempio di Karni Mata, ricordo un certo disgusto ad entrarci scalzi per le cerimonie Mangla-Aarti dei sacerdoti della casta Charan con le offerte di cibi bhog ai topi che si muovono a centinaia tra i piedi.
Jodhpur
Dal Thar si stende poco a sud la regione del Marwar ove in parte continuano le pianure desertiche fino alla bassa catena dei monti Aravalli che si allunga da sud-ovest, dal XIII secolo vi si estese il regno di Marwar fiorito sulle rotte commerciali nella regione e con i mercanti del popolo Marwari, nel 1818 divenne protettorato britannico come principato di Jodhpur rimanendovi fino all’indipendenza indiana. Parte della regione si stende per il distretto di Jodhpur centrale con gli storici centri e città, tra le altre la più antica Mandore fondata nel VI secolo e fiorita fino al suo abbandono nel XV lasciando imponenti resti di palazzi e templi nel monumentale sito noto come i giardini di Mandore. Dalle rovine del forte al tempio consacrato ai milioni di dei e il padiglione con la Sala degli Eroi dalle pareti decorate e statue rupestri di eroi Rajput. Gli imponenti mausolei sorti dal XVII secolo con i cenotafi chattris dei vari Maharaja in arenaria decorati da intagli, pilastri, alte guglie, elaborati corridoi e sculture. L’ultimo sovrano Jodha di Mandore nel 1459 fondò la sua nuova capitale nota come la citta blu per la tinta delle antiche case nello stile dei brahmani estesa nella grande città di Jodhpur, sul colle che la domina si erge maestosa fortezza di Mehrangarh con la cittadella dai palazzi nel monumentale stile dell’epoca e il tempio di Chamunda, poco sotto i bastioni per preservare l’arido ambiente è stato aperto il parco del deserto Rao_Jodha tra suggestive formazioni rocciose e gole. Dalla cittadella di Mehrangarh si stende la città nei suoi quartieri e gli splendidi palazzi finemente decorati, antiche residenze di notabili e ricchi mercanti che gareggiavano in lusso e splendore, tra i siti storici, palazzi e templi di Jodhpur, al XVII secolo risale il pozzo a gradini di Toorji dal decorato stile locale come la residenza reale nel palazzo Ka-bag. Continuando per il centro si apre l’animato baazar di Sardar tra i vicoli ove affacciano i vecchi edifici con le botteghe e bancarelle dì ogni merce e da dove dalla fine del XIX secolo emerge la torre dell’orologio Ghanta Ghar in stile indo coloniale. Alla stessa epoca risale il monumentale mausoleo Thada con il cenotafio di Jaswant Singh del 1899 dalle pareti in marmo decorate che splendono tra i padiglioni e giardini. Nel 1943 il più recente e sontuoso palazzo Bhawan dell’ultimo Maharaja nella perfetta armonia del marmo e arenaria, integrato alla splendida città che riesce a trattenere il tempo e la storia tra le sue mura.
Mewar
La catena degli Aravalli con il variegato ambiente e gli storici centri, si allunga da nord per la regione del Mewar centro meridionale, antico territorio delle comunità tribali Banjara storicamente nomadi legati all’antica cultura e tradizioni. Prende nome dal regno di fondato nell’VIII secolo dalla dinastia Guhila con il primo sovrano Bappa Rawal ed esteso nel medioevo, rimanendo indipendente anche con l’egemonia Moghul e poi nella colonia britannica come principato di Udaipur. Oltre un passo che sale per gli Aravalli la cittadina di Gogunda fiorì dal XVI secolo, conservando parte della sua storia con i diversi Templi induisti e jainisti, tra i palazzi il reale Rawla del 1567 recentemente divenuto il lussuoso albergo Palace. In una suggestivo ambiente lungo gli Aravalli il distretto centro orientale con i suoi storici centri, prende nome dalla città di Sawai Madhopur, fondata nel XVIII secolo dal maharaja di Jaipur Madho Singh I di Saval e dall’epoca sono sorti vari siti storici e templi. Non distante si trova la poderosa fortezza di Ranthambore fondata nel X secolo e poi ampliata, tra i sei grandi forti del Rajasthan dichiarati patrimonio culturale Unesco, nel suggestivo ambiente protetto con il parco nazionale del Ranthambore dalla ricca fauna endemica. Poco distante verso il confine con il Gujarat all’estremità sud occidentale, ove si allungano ad ovest gli Aravalli, dal XV secolo si erge l’imponente fortezza di Kumbhalgarh tra le lunghe mura e bastioni con sette grandi portali e all’interno vari edifici, palazzi, nove templi e il suggestivo palazzo Badal Mahal, anch’essa nel patrimonio culturale Unesco tra i sei forti delle colline rajasthane. Continuando per il distretto di Udaipur meridionale ricco di storia e cultura si giunge nel sacro sito di Rishabhdeo, centro di pellegrinaggi induisti per i vari templi che diramano dal monumentale jainista sorto nell’VIII secolo che si erge candido nel suggestivo stile con cinquantadue guglie intarsiate e gli interni decorati
Udaipur
Con Udai Singh II di Mewar a metà del XVI secolo è iniziata la storia di Udaipur, adagiata tra i due laghi artificiali con più vasto Pichola aperto nel XIV secolo a sud e il più recente nel 1680 a nord ovest Fateh Sagar. Sulla sponda orientale del Pichola da un colle affaccia il sontuoso palazzo reale di Udaipur, fondato nel 1559 nella combinazione di stili Rajput e Moghul, si accede dai sontuosi portali Pols ai numerosi edifici finemente decorati all’interno e noto come city Palace di Udaipur. Dall’si accede al Suraj Gokhda, il cortile dei pavoni Mor-chowk, i palazzi Dilkhush Mahal della delizia, il Surya Chopar del sole, degli specchi Sheesh Mahal e delle perle Moti Mahal. Continuando il palazzo dedicato Krishna, la residenza reale Shambu Niwas, i sontuosi padiglioni vilas Bhim e Amar Vilas, sul giardino pensile affaccia il Badi Mahal, oltre il Fateprakash a sud sul lago tra i più sontuosi affaccia lo Shiv Niwas del XIX secolo su tre piani dai vari padiglioni che ospitano un lussuoso albergo. Tra gli storici siti del Pichola su un’isola si erge la il maestoso palazzo sul lago Jag Niwàs del XVIII secolo divenuto anch’esso un lussuoso albergo, su un’altra isola a su si trova l’altro sontuoso Jag mandir anch’esso reale residenza estiva del XVI secolo su tre piani dal vasto padiglione colonato in marmo bianco all’ingresso con torri ottagonali agli angoli. Nei monumentali stili Rajput e Moghul il Jag mandir si stende per sale e saloni dagli interni decorati tra corti interne, oltre le residenze reali femminili nel padiglione Zenana il lussuoso palazzo dei principi ka Mahal. Tra i vari siti storici, palazzi e templi di Udaipur, per gli animati vicoli del centro si erge candido il grande tempio Jagdish consacrato nel 1651 a Jagannath Rai su tre piani dalla svettante cupola, le pareti intarsiate e gli interni decorati, il santuario centrale con le venerate immagini di Jagannath in pietra nera dalle quattro braccia e Vishnu. Sul Ghat di Cangari per le abluzioni rituali nel Pichola, affaccia l’aristocratico ki haveli di Bagore del XVIII secolo tra cortili, all’interno oltre cento camere decorate, con affreschi e specchi, mentre sulle sponde del lago Fateh sagar si trova il medioevale tempio Mahakaleshwar di Shiva. Per i quartieri settentrionali sul Fateh Sagaril giardino delle fanciulle Sheliyon-ki-bari edificato all’inizio del XVIII secolo per le dame reali, tra padiglioni, statue di elefanti, fontane e la vasca del loto conservando il raffinato fascino dello Sheliyon, aperto nel 1887 il giardino nel vasto parco del Gulab Bagh tra vari padiglioni che diramano dal palazzo Navlakha, oltre biblioteca Saraswati una parte ospita lo zoo. Nella zona di Dewali su un colle una lunga scalinata porta al tempio induista Mata di Neemach dalla splendida vista sulla città, nell’altro colle Bansdara il palazzo dei monsoni dal 1884 residenza estiva dei Maharana e osservatorio astronomico nello stile tradizionale in marmo bianco, finemente scolpito tra cupole, padiglioni e cortili e gli interni decorati. Nella periferica Bargaon sul colle della tigre troneggia il più recente Tirtha di Pratap Gaurav Kendra e il tempio Bhakti Dham, dedicato alla storia del leggendario condottiero Pratap, dominato dalla sua grande statua sul vicino colle delle perle il suo altro memoriale di Moti_Magri.
Chittorgarh
La città di Chittorgarh estesa dall’antica Chitrakuta fu protetta dalla possente fortezza di Chittor edificata nel VII secolo. con la cittadella che fu poi capitale dei primi sovrani del Mewar, il sultanato di Delhi invase il regno e con il lungo assedio di Chittorgarh nel 1303 prese la città rimanendo nel suoi domini fino al 1568 quando entrò in quelli del potente impero Moghul con il secondo assedio di Chittorgarh. Ne rimangono i monumentali resti del primo forte ampliato fino al XII secolo, mentre il più vasto ed imponente fu edificato nel XV, alla cittadella con la fortezza di Chittor si accede dal ponte con dieci archi sul fiume Gambhiri per le mura che racchiudono i resti di fortificazioni, palazzi e templi, assieme agli altri cinque imponenti forti del Rajasthan dichiarato patrimonio storico e culturale Unesco,. Tra gli altri storici siti all’VIII secolo risale la prima fondazione del tempio di c poi ricostruito nel XV, come torre devozionale l’alta Stambha di Kirti del XII secolo con il tempio Jainista dal raffinato e decorato stile simile all’altra alta Stambha di Vijaya su nove piani del XV secolo che si erge sugli edifici consacrati a Vishnu del Vijay, vicino rimangono i resti del palazzo reale di Rana-kumbha e al centro della cittadella simile stile l’altro maestoso palazzo di Padmini.
Monte Abu
Nel distretto di Sirohi sud occidentale per i colli Aravalli, tra le formazioni rocciose del Toad in un suggestivo ambiente montano si eleva la vetta del Guru-shikhar ove si trovava l’antica Arbudaanchal affacciata sulla stretta valle del lago Nakki, entrata nei domini del regno dei Parmara che vi edificò la poderosa fortezza di Achalgarh lasciando i suoi resti. Dal XV secolo divenne un centro della dinastia Deora-Chauhan, poi ceduto come protettorato britannico ed esteso nella città di Mount_Abu, dominata dalla sacra montagna ove tra l’XI e il XVI secolo sorsero i tempi jainisti Dilwara in parte scavati nella roccia in marmo bianco finemente scolpiti e decorati consacrati diversi e venerati Tirthankara, tra i cinque splendidi Dilwara il più antico e monumentale fu consacrato nel XI secolo come venerato tempio Vimal vasahi dal vasto ingesso con pilastri finemente scolpiti come i santuari in candido marmo. Al 1230 risale il tempio di Luna Vashi dal simile stile decorato e scolpito che dirama dal santuario centrale Rang mandap circolare con le figure di 72 Tirthanka nella fascia superiore e 360 più piccole di monaci nella inferiore, dieci elefanti in marmo nella sala Hathishala, nelle altre nicchie con figure mitologiche e divinità. Il tempio di Pittalhar fu edificato nel XIV secolo mantenendo lo stile rupestre come l’altro santuario Jain di Parshvanatha. su tre piani tra pilastri e sale scolpiti, al primo la statua di Chaumukha, nei due superiori figure della mitologia Parshvanath dal copricapo con nove cobra e le altre divinità, oltre i più sontuosi di minori dimensioni i due Dilwara di Mahaveer e Jirnoddha. Tra i vari templi induisti al primo secolo risale il Rishikesh in marmo dalla cupola e le pareti scolpite, affacciato su una sponda del Nakki il tempio Raghunath consacrato nel XIV secolo alla manifestazione di Vishnu nel decorato stile Mewar dalle pareti scolpite ed affrescate con il santuario che ospita la venerata figura di Shri Raghunath. Sempre sul Nakki il piccolo tempio di Uman , salendo per settecento gradini sul colle si erge il tempio rupestre di Gaumukh consacrato al mistico Vashishtha fondatore mitologico dei primi quattro clan Rajput, prende nome dalla sacra mucca che esaudisce i desideri raffigurata in marmo ove dalla bocca sgorga una sorgente, all’ingresso la statua di Nandi con le vicine di Krishna, Rama e Vashishtha. Salendo per oltre trecento gradini in una gola il tempio Adhar devi consacrato alla manifestazione di Durga, con i santuari che ospitano statue delle divinità, il sacro pozzo Doodh Baori dall’acqua santa, con una splendida vista sulla città animato da fedeli e pellegrine per festa del Navratri. Dal lago Nakki su un colle dal XIV secolo si erge la fortezza di , all’interno oltre vari edifici il tempio Dashavtaar dal sontuoso ingresso scolpito da varie danze sacre, dall’Achalgarh salendo sulla vetta il santuario consacrato a Shiva nel tempio Achaleshwar. Edificato nel IX secolo nello stile dell’epoca, il suggestivo Achaleshwar fu ampliato nel XV decorato e scolpito oltre statue di divinità e della venerata Chamunda all’interno. Il suggestivo Mount Abu, oltre i vari siti storici e templi, custodisce il suo patrimonio naturale nella foresta con la riserva del dalla ricca flora e fauna endemica con oltre duecento specie di uccelli, cervi, sambar, langur, manguste. volpi, lupi, iene, orsi labiati e leopardi indiani da scoprire attraverso i percorsi nella riserva del Mt.Abu.
Ajmer
Risalendo il centrale distretto di Ajmer si stende sulle pianure verso ovest per gli Aravalli, con il centro di Ajayameru la storia di Ajmerè inziata nei domini dalla dinastia Chauhan di Sambar , poi provincia nell’impero Moghul e per il XIX secolo nel protettorato britannico. Dall’epoca si è estesa la città di Ajmer conservando il suo patrimonio storico, in parte adagiata sull’artificiale lago Ana Sagar tra i giardini e padiglioni Moghul. Al VIII secolo risale la prima fortificazione di Taragarh su un colle che domina la città, poi ampliata nel XII dalla dinastia Chauhan lasciando i resti della poderosa fortezza di Ajmer dai tre grandi portali e le gallerie che collegavano gli edifici dalle pareti finemente decorate, tra il altri il palazzo Rani Mahal e il mausoleo islamico di Syed Hussain. Passando per il memoriale dedicato a Prithvi Raj con la sua grande statua equestre, tra I vari siti storici di Ajmer, la residenza principesca Moghul nel palazzo Akbari con il museo Rajputana, alla fine del XIX secolo risale Il tempio Jain di Soniji Ki Nasiyan con le varie sale decorate e il Swarna Nagari tra figure placcate d’oro e la grande scultura in oro che raffigura la sacra città di Ayodhya,nella periferia dal simile stile jainista il più recente tempio di Nareli si erge su un colle con ventiquattro santuari minori Jinalaya consacrati ai rispettivi tirthanka. Animata dai pellegrini islamici e nota come la città Sufi ove tra i vari siti religiosi sorge il santuario nel mausoleo Dargah Sharif di Ajmer dalla candida cupola con la moschea del XIII secolo in stile indo saraceno che ospita il sepolcro del venerato diffusore della fede Mu’in_al-Din, a primavera si anima di devoti e pellegrini per la grande festa dell’ Urs e dai luoghi pervasi di islamico Sufismo indiano, si torna alle antiche tradizioni induiste tra i templi e i siti nella vicina città santa di Pushkar.
Pushkar
Adagiata sul lago Pushkar, legato alla mitologia di Brhama, ne prende nome la città di Pushkar con i vari templi e i ghat e gradini affacciati sul sacro lago per le abluzioni rituali ove seguendo i pellegrini si giunge al venerato tempio di Brahma del XIV secolo nello stile dell’epoca poi ampliato e rivestito da lastre di marmo con la guglia del sikhara rosso, gli interni decorati e il santuario centrale con l’immagine di Brahma a quattro teste e la consorte. Dal tempio di Brahma il sacro percorso per il colle di Ratnagiri porta al tempio di Savitri dal santuario dell’incarnazione di Visnu nel cinghiale Varah, dall’alta cupola dorata e gli interni decorati, tra l’animazione di fedeli e pellegrini si erge con la spettacolare vista sulla città. Sacra anche ai Sikh e centro dei loro pellegrinaggi per il venerato tempio gurudwara di Singh sabha che si erge in candido marmo su due piani con la sala centrale che ospita i sacri testi. Pervasa di santa spiritualità nella mistica Pushkar tra i suoi sacri siti regna la pace che s’anima a marzo grande festa dell’Holi , tra ottobre e novembre l’alta festa del Kartik Mela ove giungono con i costumi tradizionali per la suggestiva fiera dei cammelli di Pushkar sul lago.
Amber
La città di Amber fu fondata nel X secolo, divenuta poi capitale della dinastia Kachhwaha, gran parte della sua storia è legata alla cittadella con la fortezza di Amer dallo stile Rajput e poi Moghul dal XVI secolo con Man SinghI di in marmo bianco ed arenaria rossa. Prende il nome dalla dea Amba manifestazione di Durga e le fu poi consacrato il tempio Jagat alla fine del XVII secolo in città, mentre all’interno della cittadella fu edificato il tempio Shila Devi. Come le altre cinque fortezze rajasthane patrimonio storico e culturale Unesco, si erge maestosa su un colle che affaccia sul lago Maota da dove un percorso attraversa il giardino Kesarkyari dai padiglioni Moghul, salendo a dorso di elefante per la cittadella di Amer distesa su sei quartieri e quattro cortili. Si accede dal monumentale portale del sole Suraj Pol finemente scolpito verso il primo grande cortile Jaleb Chowk, l’altra porta dei leoni Singh Pol conduce al secondo cortile con la sala delle udienze Diwan-i-Aam in arenaria rossa e marmo dai decorati pilastri con due file di colonne, le esterne rosse e le interne bianche, anch’essa decorata dalla pareti scolpite ed affrescate. Tra gli altri suggestivi siti monumentali nella cittadella di Amber la porta di Ganesh accede alle stanze interne e l’altro salone delle udienze Diwan-i-Khas e il palazzo di vetro Sheesh Mahal per il soffitto decorato da specchi, nei pressi il palazzo dei piaceri Sukh Niwas e il giardino esagonale dai padiglioni Moghul. Sopra la porta di Ganesh il Suhag Mandir per dame reali. Continuando per le suggestioni dell’ Amber, l ‘ultimo quarto cortile dalle pareti decorate ospita il palazzo Zenani Deorhi per le consorti del Raja e le regine madri con l’adiacente tempio Jas Mandir. Collegato da un passaggio sotterraneo il colle delle aquile Cheel ka Teela sul lago Maota, all’inizio del XVIII secolo vi fu edificato il forte di Jaigarh in arenaria rossa come la cittadella ove vi fu posizionato il grande cannone Jaivana, circondato dalle mura decorate e i bastioni, il Jaigarh ospita vari edifici in arenaria dalle pareti scolpite sul vasto giardino dai padiglioni in stile persiano.Poco distante Sawai Jai Singh II fece edificare il terzo forte di Nahargarh, tra i vari edifici il palazzo Madhavendra Bhawan su due piani, con l’appartamento reale del Maharaja e nove per le consorti, il Diwan-i-aam con la sala delle udienze, per i corridoi affacciano pareti affrescate e intagli minakari, così come e le sale decorate nella sintesi di stile tradizionale e vittoriano britannico. Dominati dal Nahargarh tra fontane, padigioni e un tempio, finemente decorati nel marmo si trovano i giardini Kanak di Vrindavan a ricordo della valle consacrata a Krishna, da dove poco a sud si stende la splendida Jaipur con i suoi animati quartieri maestosi palazzi e venerati templi
Jaipur
La storia di Jaipur iniziò nel XVIII secolo con la decadenza di Amber, il sovrano Jai Singh II, detto l’astronomo per il suo dilettarsi nella scienza del firmamento, decise una nuova capitale con diverse ispirazioni dalle altre splendide città del Rajasthan. Nel 1610 fece aprire il lago artificiale Man_Sagar che splende tra i colli popolato da una ricca fauna ove dalle sponde meridionali sorse la splendida Jaipur che s’apre come un Mandala Pithapada in quartieri ordinati, tra splendidi palazzi, templi e i siti nella città rosa di Jaipur in arenaria d’una raffinata fattura al culmine del monumentale e decorato stile Rajput che all’epoca si è magnificamente espresso come nel fantastico palazzo dei Venti nell’Hawa mahal dalla facciata simile a gigantesco organo producendo un suono irreale che si diffonde leggero tra le vie della città perdendosi nella campagna. Completato nel 1799 nell’eclettico stile in arenaria rossa e rosa l’Hawa_Mahal fu residenza femminile della famiglia reale da dove affacciarsi sulla città dalle decorate finestre senza uscire e mostrarsi in pubblico, nel più raffinato stile su cinque piani dalla splendida facciata in arenaria rosa e rossa tra dettagli in candido marmo con oltre novecento jharokha tra finestre ad arco di varie dimensioni e balconi. Lo splendido palazzo dei Venti si stende tra a corridoi, segreti passaggi e nicchie nascoste i cortili si inseguono per giardini, fontane e padiglioni in marmo, diramano dalla monumentale corte centrale con le grandi arcate intagliate, le stanze e saloni finemente decorati sulle pareti e soffitti con scene storiche, dipinti e lussuosi arredi. Non distante si erge il monumentale palazzo reale di Jaipur edificato nel 1727 e poi ampliato, noto anche come il maestoso complesso del City palace con ampi viali tra vari cortili, giardini, edifici, padiglioni, si stendono i vari palazzi della suggestiva cittadella reale di Jaipur dalle ricche decorazioni con le residenze dei marahaja. I palazzi Diwan e Khas per le udienze pubbliche, e le riunioni con la corte, Per la regina il Maharani anch’esso dai lussuosi saloni decorati che ospita un una collezione di armi, mentre l’altro Mubarak Mahal ospita il museo di Man Singh II. Continuando nella cittadella reale di Jaipur, tra i più antichi mahal su sette piani il monumentale Chandra con i primi due che ospitavano i padiglioni del piacere Sukh Niwas,, il Rang Mahal dalle vetrate multicolori e il Chhavi Niwas, ai due piani superiori i padiglioni Shri Niwas e il Mukut Mandir. Tra gli altri edifici religiosi il tempio Govind consacrato a Krishna e la consorte Radha in stile tradizionale dagli interni decorati. La Città rosa è magnifica sintesi dello splendore dei maharaja, ma nulla può competere con la geniale magnificenza dell’osservatorio astronomico Jantar Mantar di Jai Singh dagli avanzati strumenti di misurazione astrale in marmo, con diciannove Yantra che calcolano la posizione delle stelle e pianeti, il tempo e le altitudini oltre la previsione delle eclissi. Strane costruzioni dedicate all’astronomia nel suggestivo Jantar_Mantar come tempio enigmatico consacrato alla purezza delle forme che continua ad incantare i visitatori. Jai Singh fece edificare la sua residenza reale nel lago Man Sagar ampliata nel XVIII secolo come il sontuoso palazzo sull’acqua Jal Mahal su cinque piani in arenaria rosa e quando il lago è in piena ne emerge solo il quinto con il giardino Chameli Bagh sul tetto. Ai quattro angoli le torri sormontate da cupole nello stile Chhatri e i cenotafi reali ottagonali con quello di Jai Singh II in marmo dai venti pilastri finemente scolpiti sotto la cupola e oltre la sua splendida architettura la suggestione del Jal Mahal splende dalle pareti dorate al tramonto. Tra gli altri palazzi per la famiglia reale il settecentesco Raj, ampliato in stile europeo Art Déco, all’inizio del XX secolo il palazzo Rambagh divenuto un lussuoso albergo. Dall’epoca della fondazione sono sorti parchi tra edifici e padiglioni nei vari stili, il Rani Bagh con il palazzo Sisodiya, del XVIII secolo, nel 1868 fu aperto il parco Ram Niwas tra padiglioni decorati e l’edificio che ospita il museo Albert Hall con le vaste collezioni archeologiche, religiose e di arte indiana, lasciato il centro lungo il viale Malviya Nagar si trova il più recente e vasto parco noto come circolo Jawahar dominato dalla grande facciata d’ingresso in stile Moghul. Sull’omonimo colle nel 1761 fu edificato il tempio di Moti Dungri consacrato a Ganesh in pietra e marmo dagli interni decorati, nei pressi il più recente del 1988 ma nel tradizionale stile Il Birla Mandir si eleva su una piattaforma dalle pareti scolpite. Continuando ad est tra i colli lasciata la città dall’inizio del XV secolo si si trova il venerato sito induista di Galtaji dai vari santuari in una gola con il tempio delle scimmie Galwar Bagh, non distante a sud la divisione di Sanganer tra i vari centri e villaggi, ospita l’antico tempio jainista Sanghiji del X secolo nello stile tradizionale in arenaria rossa finemente decorato, a Shivdaspura l’altro piu recente digambara jaindi Padampura completato nel 1946 in stile tradizionale come venerato centro di pellegrinaggi. Oltre i templi e principeschi palazzi, la magica Jaipur si riscopre per le vie ove affacciano i vecchi edifici, i mercati animati da suoni e colori mentre tra carretti e mezzi di ogni tipo emergono cammelli montati da Rajput o la sagoma pesante di un elefante. Lasciato il Rajasthan l’itinerario continua per la città Delhi che conserva la secolare memoria, proseguendo per la cittadella di Fatehpur Sikri divenuta centro dell’impero Moghul e poi la splendida capitale Agra con quartieri, palazzi, moschee ed imponenti mausolei che rimangono gli affascinati monumenti della sua epoca.