Bhutan nel Regno del Drago
Il regno del Drago
Tra i paesi dell’ Himalaya dai suggestivi territori, popoli e culture, il regno del Bhutan si stende tra il Tibet e le regioni indiane nord orientali fino al Sikkim , incastonato tra montagne e vallate, foreste e risaie, antiche città e villaggi, templi e monasteri, tradizioni secolari scandite da cerimonie ove la storia è armonica con la grandiosa natura che l’ha accolta. Rimasto a lungo isolato fino al VII secolo d.C quando dal limitrofo Tibet giunsero popolazioni che poi vi diffusero la cultura religiosa del Buddismo e dall’ epoca è iniziata la lunga storia del Bhutan noto come il Regno del Drago. Tradizione vuole che il diffusore del buddismo fu primo sovrano del regno tibetano Songtsen Gampo nel VII secolo con il governo dell’ autorità religiosa e regale, esercitando il potere attraverso i Penlop che governavano i vari territori. Dal XIII secolo divenne vassallo dell’ impero cinese con la dinastia Yuan , diviso poi tra signorie locali fino al XVII secolo quando da Ngawang Namgyal fu riunificato assumendo l’ alto titolo religioso di Zhabdrung, come fondamento delle leggi morali e sociali emanò il codice del Tsa Yig e a lui si deve la divisione tra il potere religioso del Je Khenpo da quello Deb Raja del sovrano Druk Desi , con la prima delle dinastie dall’ epoca regnanti in Bhutan. Nel 1627 i missionari gesuiti portoghesi Cacella e Cabral furono accolti a corte come i primi europei e le loro cronache raccontarono per prime quel regno chiuso ed isolato, poi in parte dominato dall’ ultima dinastia Qing cinese quando nel 1720 invase il vicino regno del Tibet. Più tardi vi fu il tentativo britannico che iniziava la colonizzazione dell’India e nel 1864 il regno concesse alla colonia del British Raj parte della regione meridionale in cambio di un protettorato, per tutto il XIX secol fu teatro di conflitti tra governatori locali, nel 1907 Ugyen Wangchuck venne proclamato sovrano continuando il legame con l’India mantenuto dopo la sua indipedenza nel 1949, mentre con la rivoluzione in Cina il nuovo governo della Repubblica Popolare invase il Tibet, per proteggersi il Bhutan accolse le guarnigioni indiane lungo il confine e all’epoca risalgono le vie di collegamento stradali e i primi mezzi a motore. Nel decennio successivo il sovrano Jigme Dorji iniziò l’apertura del paese, riformandone il regime feudale, venne abolita la secolare schiavitù del Bhutan e la restrizione delle tradizioni tribali. Furono costruite nuove strade, ospedali e scuole, oltre l’ adozione della lingua Dzongkha come ufficiale, per riunificare la cultura popolare venne ripreso il codice di comportamento del Driglam namzha che tra l’ altro imponeva gli abiti tradizionali. Il potere reale fu affiancato da nuove istituzioni poi tradotte nell’ Assemblea Nazionale del Bhutan mantenendo il potere regale, nel 1972 salì al trono il figlio Jigme Singye, continuandone il riformismo, nel 1988 proclamò l’obbligo a seguire le tradizioni buddiste tibetane del Bhutan, mentre la popolazione hindu di origine nepalese si ribellò in un conflitto con migliaia di profughi fuggiti in Nepal. Il paese iniziò ad uscire dall’antico isolamento e si cominciò ad aprire il Bhutan per un limitato numero di visitatori con un rigido regolamento per l’ ottenimento dei Visa ed itinerari prestabiliti, salvo speciali permessi individuali, come quello che mi fu conferito per motivi di studio. Nel 2006 Jigme Singye lasciò il trono al figlio Jigme Khesar che indisse le prime elezioni dirette completando il passaggio della democrazia in Bhutan, completata tre anni dopo con la proclamazione della Costituzione che sanciva l’ istituzione della monarchia costituzionale nel governo del Bhutan e, fondata sull’ agricoltura ed allevamento, è uscita dal suo isolamento anche l’ economia del Bhutan, aprendo ad un controllato turismo responsabile nella salvaguardia culturale ed ambientale.
Natura e parchi
Il variegato e suggestivo territorio del Bhutan è disteso per la catena Himalayana sud orientale dominato dalle sue imponenti montagne che si allungano ove si aprono ampie ed isolate valli verso fertili pianure, si stagliano innevate in magnifici contrasti con il cielo blu e l’ocra che declina sulle valli smeraldo delle risaie nella regione centrale fino alle fitte foreste meridionali, suggestivi e diversi territori in parte protetti dai parchi del Bhutan e le riserve naturalistiche. Distese nella varietà di ambienti e vegetazione, popolati dalla ricca fauna del Bhutan con gran parte di specie endemiche. Oltre settecento di uccelli, molte rare e in via di estinzione, come varie di rapaci himalayani, aquile pescatrici, aironi di vario tipo, buceri, tragopani, variopinti trogoni, pappagalli testa rossa, gru collo nero ed altre. Novanta specie di mammiferi, tra altre nelle montagne settentrionali i cervi wallichii diffusi fino alle vallate centrali assieme alla più rara specie barashinga , negli stessi ambienti della specie himalayana si trovano gli orsi bruni arctos e quelli noti come orsi labiati notturni melursus , nelle foreste che scendono dalle montagne i panda dal manto rosso. Tra le altre specie rare i camosci Takin lungo le scogliere rocciose, i felinidi noti come gatti orsini binturong, più a valle i maiali pigmei selvatici hog e le lepri ispidi dell’Assam del genere Caprolagus. Tra i predatoti himalayani più diffusi i lupi tibetani e branchi di cani asiatici qui noti come Cuon, sempre tra le montagne splendidi esemplari dei rari leopardi delle nevi e i meno imponenti leopardi nebulosi della specie Neofelis, scendendo nelle foreste meridionali si trovano bufali asiatici lungo i fiumi, le paludi e le radure assieme ai rinoceronti unicorni, oltre i branchi dei grandi elefanti indiani e le maestose temibili predatrici tigri reali del Bengala . Nell’Himalaya orientale il parco di Jigme Dorji è la più grande area protetta estesa dalle foreste subtropicali , per la regione centrale il parco del centenario Wangchuck si stende ad ovest dal Jigme Dorji e dal suo territorio orientale fino alla riserva di Bumdeling, verso quello settentrionale il massiccio con la montagna dal picco inviolato oltre i settemila del Gangkar, tra i contrafforti montuosi, boschi e le vallate si trovano specie rare e protette come l’orso muschiato himalayano, il leopardo delle nevi e la tigre reale del Bengala. Nella regione centrale il parco Singye di Wangchuck nella catena delle Montagne Nere, con le foreste ospitano varie specie di flora e fauna endemica, scendendo nel territorio centro meridionale la vecchia riserva reale del Manas è divenuta il primo e parco nazionale che preserva migliaia di specie faunistiche e botaniche, molte rare e in estinzione altrove, dichiarata patrimonio naturalistico Unesco, continua nello stato dell’ Assam nell’ omonimo parco nazionale indiano di Manas e la riserva delle tigri bengalesi. Oltre l’ alto passo del Thrumshing e il suo suggestivo territorio tra montagne e vallate si stende Il parco di Phrumsengla, anch’ esso dalla ricca fauna e piante rare, scendendo nelle foreste subtropicali si trovano quasi trecentocinquanta specie di uccelli. Nel distretto di Haat verso l’estremità occidentale la riserva maturale Toorsa di Jigme Khesar, isolata e disabitata, per il territorio nord orientale lungo i confini tibetani a nord e ad est con quelli indiani la riserva di Bumdeling oltre ad un centinaio di specie di mammiferi ospita le più rare come panda rosso, leopardo delle nevi e tigre del Bengala, varie di uccelli stanziali e migratori come la gru dal collo nero sacra ai buddisti e dichiarata patrimonio naturalistico Unesco. Nella regione più orientale attraverso le vallate fino alle foreste si trova la riserva di Sakteng in un territorio popolato da tribù nomadi isolate dove si è diffusa la leggenda dello Yeti e oltre alla fauna le piante fiorite lo trasformano in un magnifico ambiente multicolore a primavera. Nel territorio di Motithang centro occidentale poco ad ovest di Thimpu si trova l’ omonima riserva del Motithang, mentre le riserve e più meridionali sono la piccola Khaling ribattezzata Jomotsangkha lungo il confine indiano e la Phibsoo che ospita tigri, elefanti, cervi, gauri, cervi e buceri.
Trekking bhutanesi
Oltre ai suggestivi parchi suggestivi ambienti del Bhutan sono aperti a percorsi di varia durata ed impegno, con il più breve ed agevole del Bumthang di tre giorni attraverso splendide vallate attraversate da fiumi trovando i templi e gompa, da Punakha l’agevole percorso di Samtengang anche nel periodo invernale in bassa quota come il Nabji korphu di sei giorni, mentre si raggiungono i sentieri di montagna per il Punakha-trail di tredici giorni, nell’ omonima valle l’itinerario del Gangtey che in nove giorni attraversa suggestivi paesaggi, villaggi e monasteri. Da Paro il più impegnativo percorso Dagala per cinque giorni tra laghi cristallini con la vista dei massicci himalayani, passando per il monastero di Taktsang e villaggi tradizionali fino a Thimphu, tornando a Paro per il passo di Dochula. Della stessa durata il sentiero del Druk raggiunge Punakha e Wangdue e attraverso il Bumthang in splendidi paesaggi, proseguendo nella Valle del Tang incontrando isolati villaggi tradizionali e dzong fino a Trongsa. Almeno una settimana per il più impegnativo percorso del Jumolhari da Paro salendo attraverso paesaggi per il massiccio del Jomolhari, proseguendo nel Bumthang fino a Wangdi. In una settimana l’itinerario del Merak-Sakteng nella remota regione orientale dal villaggio di Chaling fino a Phongmay incontrando isolati villaggi, accampamenti nomadi e chorten ad alta quota, in nove giorni il Salt-trek segue l’antica Via del Sale da Samdrup Jongkhar attraverso splendide vallate terminando a Trashigang. Nel distretto di Thimphu nord occidentale il percorso del Soi-yaksa di una settimana sale attraverso la varietà di ambienti dominati dal maestoso Jomolhari sacro al buddismo tibetano. Da Thimphu In nove giorni l’impegnativo itinerario del Dur con le sue sorgenti calde, sale attraverso i passi di Dochula e Pelela per Trongsa entrando nella valle di Bumthang, per antichi centri e il monastero di Kurjey, seguendo il fiume Yoleng Chhu sale a Gorsume e Gokthong e riscende r a Punakha, per tornare oltre il passo di Dochula a Thimphu. L’itinerario del Rodung orientale di due settimane parte da Trongsa e Jakar nel Bumthang, attraverso la regione centrale fino a quella orientale a Trashiyangtse, e villaggi torna a Samdrup Jongkhar. Partendo da Paro per dodici giorni il Laya Gasa lungo il confine tibetano è uno dei più spettacolari da Drukgyel attraverso alte praterie dominate dal maestoso Jomolhari, i massicci del Jichu Drake e Tsherimgang ove si trova l’antico e remoto villaggio seminomade di Laya con cultura e tradizioni unici e da dove con una decina di giorni l’itinerario si può estendere con il percorso detto Snowman che porta alle alte quote dell’Himalaya bhutanese.
Popoli del Bhutan
Nel IX secolo si completò la migrazione del più diffuso e dominante popolo dei Ngalop nella regione ove dall’ epoca convive con le varie popolazioni di analoga discendenza e stirpe dei Bhotiya, i distretti orientali sono antichi territori tradizionali degli Sharchop di stirpe indo tibetana, così come i Kheng nel territorio centro meridionale, mentre più a sud i Lhotshampa di origine nepalese assieme ad altri di medesima stirpe praticano l’ induismo in Bhutan. Nella regione sud occidentale si trovano villaggi con comunità dei Lepcha che in gran parte popolano il limitrofo Sikkim convivendo con le altre popolazioni nella condivisione del Buddismo e il culto di divinità protettrici invocate con formule esoteriche dai Lama che le trasmettono ai novizi nei monasteri, nella sua forma Yungdrung integrata al buddismo è in parte rimasto l’antico culto politeista del Bon dalle pratiche sciamaniche. Tra le varie popolazioni del Bhutan, nella regione orientale si trovano i Monpa diffusi nell’ Arunachal Pradesh indiano, di stessa stirpe i Layap vivono in piccole comunità di agricoltori ed allevatori isolate tra le montagne, come altre dalle origini comuni praticano la poliandria e, assieme al buddismo, l’antico culto con le pratiche sciamaniche del Bön. Assieme agli agricoltori induisti Lotshampa di origine nepalese nelle valli occidentali prima di essere in parte espulsi, di medesima stirpe sono le comunità dei Gurung ma di religione e cultura buddista come quelle dei Tamang, mentre legate all’ animismo sciamanico rimangono le comunità dei Kirati tra le montagne himalayane. Come manifestazione dell’ identità nazionale è imposto a tutti il codice Driglam namzha per il comportamento nelle varie le attività e ne regola anche l’ abbigliamento tradizionale, per gli uomini la tunica colorata Gho con la cintura kera e la sciarpa di seta Kabney, i diversi colori e le decorazioni ne manifestano lo stato sociale, cosi come per la lunga tunica femminile Kira agganciata con le due spille Koma sopra la camicia Wonju e la giacca anch’ essa decorata dalle lunghe maniche Toego. Oltre ad una esigua minoranze di cristiani nel sud discendenti dai convertiti da missionari portoghesi nel XVII secolo e ridotte comunità di immigrati fedeli all’ Islam, per tutta la popolazione è dominante la cultura e la tradizione buddista del Bhutan come religione di stato che non ne riconosce altre nel regno governato dal sovrano Druk Gyalpo nella tradizionale dualità del potere tibetano. Considerato come reincarnazione Zhabdrung del venerato gran maestro e lama fondatore del regno bhutanese n Ngawang_Namgyal, mantenendone gran parte dei canoni religiosi iniziò la separazione da quella tibetana con la propria cultura preservata da ogni influenza nel lungo isolamento del regno. Il buddismo in Bhutan legato a quello tibetano in gran parte segue la scuola del lignaggio Drukpa noto come del Cappello Rosso, emanazione della grande scuola Kagyu, con una minoranza che segue quello dell’ altra scuola Nyingma, entrambe dalle differenti liturgie e rituali della tibetana. L’organizzazione monastica affidata alla commissione statale del Dratshang_Lhentshog che, assieme ad altre istituzioni religiose, è guidata dal Je Khenpo , mentre il governo fino al secolo scorso era guidato dal Druk_Desi, dal 2008 abolita assieme al regime teocratico, ma mantenendo l’autorità regale.
Tradizioni, cultura ed arte
La tradizione del Buddismo è fondamento di gran parte delle manifestazioni nella cultura in Bhutan, le rappresentazioni dell’ arte è ispirata da quella del Tibet fondata sul complesso modello circolare mistico del Mandala, assieme alle ricche e variegata forme artistiche nell’ iconografia con le rappresentazioni del Buddha e le varie divinità diffusa dalle raffigurazioni nei tradizionali dipinti tibetani assieme alle rappresentazioni Mandala per la meditazione su seta e cotone dei Thangka . Nelle statue, affreschi e dipinti tra le più raffigurate sono le rappresentazioni dell’entità spirituale Dorje Shugden tantrica nelle sue emanazioni, le divinità femminili Dakini e quelle dell’ illuminazione nella meditazione personale degli Yidam , le rappresentazioni di alcuni aspetti degli Adibuddha o Buddha Cosmici, quelle dei cinque grandi della Saggezza Tathaga in gran parte raffigurati da statue come è rappresentato Vairocana e il grande bodhisattva della compassione Avalokitesvara. Simile a quella tibetana dai temi ispirati al buddismo ma con stili propri l’ arte del Bhutan è definita come le tredici arti e mestieri Zorig Chosum espressa nel raffinato artigianato in legno, carta, bronzo e altri metalli, tessitura, scultura e pittura, i tradizionali e splendidi Thanka su seta e cotone che rappresentano il pantheon buddista e percorsi di meditazione, originata nel monastero di Chimi , si è espressa nell’ arte popolare la simbologia esoterica nei dipinti fallici affrescati sulle pareti delle case nei villaggi per scacciare gli spiriti maligni. L’ architettura tradizionale si esprime magnificamente negli Dzong dalle imponenti mura che racchiudono cortili con gli edifici, alloggi monastici, templi e gompa decorati, dagli arredi sacri, dipinti e statue in gran parte sorti nel XVII secolo.
Dzong e monasteri
Il codice per i comportamenti e il tradizionale abbigliamento Driglam Namzha regola anche i canoni degli imponenti edifici religiosi e amministrativi Dzong circondati da alte mura in pietra e mattoni dipinti di bianco e ocra rossa nella parte superiore a volte con grandi cerchi dorati. Dai portali si accede ai cortili ove si trovano i templi, il monastero e gli edifici governativi dipinti di bianco, rosso e altri colori vivaci con le simbologie buddiste degli otto Ashtamangala di buon auspicio comuni all’ induismo così come le svastiche che rappresentano il corso solare, mentre la raffinata arte del Bhutan si manifesta anche negli interni finemente decorati da statue, affreschi e i sacri dipinti Thangka. Davanti si tengono le periodiche cerimonie nelle grandi feste religiose Tshechu celebrate annualmente riunendo le comunità negli abiti tradizionali nell’ antica tradizione Karuna e invocando le divinità, mentre come un grande tanka dipinto viene dispiegato il Thongdrel raffigurante il venerato Padmasambhava circondato da divinità, culminando poi nelle suggestive danze Cham con le maschere che raffigurano varie entità e demoni accompagnate dalla tradizionale musica del Bhutan. Culminano con le sette rappresentazioni dello Shabdrung, iniziando dalla Choo-Shey accompagnata da canti gioiosi, la Dranyen Cham da strumenti musicali che celebrano la diffusione della scuola Drukpa, la danza dei signori della cremazione Durdag, le otto manifestazioni di Guru Rimpoche è rappresentata dalla danza Guru Tshen Gye seguita da quella dei cappelli neri Sha-Na-Cam e infine la suggestiva danza dei demoni Tungam che rappresenta le divinità terrificanti. Gli Dzong come fortezze nel suggestivo stile tradizionale racchiudono templi e gompa con i loro monasteri in Bhutan diffusi tra le magnifiche vallate e spesso arroccati o sulla sommità di alti colli rocciosi e le montagne che le dominano. da cercare tra le città, centri e villaggi dei venti Dzongkha come sono noti i distretti del Bhutan.
Da Phuntsholing a Paro
Nel distretto di Chukha sud occidentale giunge l’ unica via di accesso dalla città indiana di Jaigaon oltre confine con il Bengala occidentale ove si trova Phuntsholing che si è estesa più simile alla limitrofa indiana da dove si entra attraverso la porta del Bhutan, mantenendo lo stile tradizionale come alcuni altri edifici sorti recentemente. Non distante si trova il parco con il tempio di Zangto Pelri per rappresentare il paradiso di Guru Rimpoche con statue e decorazioni nello stile stile tradizionale così come il venerato monastero di Karbandi , oltre l’animato mercato di Phuntsholing ai piedi di un colle che domina la città si erge il tempio di Rinchending. Più a nord per la sua ampia valle si stende l’ occidentale Dzongkha di Paro, secolare transito di migrazioni, commerci e cultura con il limitrofo Tibet , parte dei territori settentrionali tra montagne e vallate popolato da fauna endemica è protetto dal grande parco nazionale di Jigme Dorji esteso nei limitrofi distretti. Al centro della valle ne prende nome la storica città di Paro, poco distante in una profonda valle l’ aeroporto internazionale di Gnam Thang era l’unico del paese collegato con i piccoli aerei della linea DrukAir e ne ricordo all’ epoca l’impegnativo ma suggestivo volo da Calcutta attraverso le vallate dominate dalle alte montagne. Paro e il suo territorio conserva edifici e templi nello stile tradizionale affacciati sulle le vecchie vie animate da baazar, poco fuori si trova il tempio di Kyichu edificato nel VII secolo, visitato nel successivo dal Guru Rinpoche diffusore del buddismo e venerato come Padmasambhava che secondo la tradizione vi tenne parte dei suoi tesori spirituali. Oltre un ponte coperto si trova il maestoso dzong di Rinpung dall’antico monastero, come la fortezza sui gioielli il Rinpung venne fondato nel XV secolo e ricostruito fortificato nel 1644. Davanti si tengono le grandi e suggestive cerimonie con le danze mascherate del Tsechu, all’interno oltre al monastero si trovano gli appartamenti del re Gyalpo, i quattro santuari, il grande tempio delle Otto Manifestazioni, lo stupa di Sandalo, le cappella del Lama e quelle consacrate ai Buddha Amitaba e Akṣobhya oltre al venerato Avalokiteśvara dagli undici volti. Continuando nella valle è noto come la Tana della tigre per la sua magnifica posizione arroccato nella scogliera il maestoso monastero di Taktsang che si raggiunge in un suggestivo e mistico percorso, dalle facciate bianche decorate e tetti dorati, quattro templi principali e diversi edifici collegati da scale nella roccia con terrazze dalla splendida vista sulla vallata. L’interno sontuoso sotto la cupola placcata in oro e luci soffuse che illuminano le statue dorate, nella sala dei Mille Buddha scolpita nella roccia, si erge una grande statua che raffigura la tigre cheper la leggenda scelse il luogo ove costruire il monastero, sotto otto grotte, la Tholu Phuk ove Padmasmabhava è entrato con la tigre, mentre nella Pel Phuk i monaci devono meditare per tre anni.
La valle di Haa
Verso il confine con il Sikkim a sud, attraverso il territorio protetto dalla riserva naturale Jigme Khesar di Toorsa popolata da fauna endemica, si stende il più occidentale distretto di Haa, tra i suoi villaggi tradizionali ne prende nome la suggestiva valle di Haa che racchiude luoghi sacri e antiche leggende, nel centrale gewog di Uesu sulla rupe del cristallo sacro arroccato nella scogliera il tempio di Shelkardrak, oltre il sacro colle Miri Phünsum i templi nero e bianco dei Karpo e Nagpo edificati nel VII secolo, più in alto alla fine del XVIII secolo risale il Takchu Goemba noto come il gompa di Haa. Continuando per la regione occidentale si trova il monastero di Jangtsa_Dumtseg edificato nella prima metà del XV secolo dal lama Thangtong Gyalpo noto come il venerato Chakzampa, dalla struttura a Mandala con i piani corrispondenti ai diversi livelli di iniziazione, riccamente decorato. Sui colli settentrionali nella valle di Thimphu il monastero di Tango appare nella suggestiva struttura bianca con gli edifici circostanti e la torre centrale a tre piani costruita nel XVIII secolo, fu residenza del venerabile Pajo Drujom Zhipo e i suoi la discendenti lo ampliarono e arricchirono con preziosi arredi, statue, affreschi e dipinti. Il venerato Ngawang Namgyel nel XVII secolo meditava nelle vicine grotte e quando il Bhutan fu invaso dai tibetani tradizione vuole che la sua meditazione li fece sconfiggere, così il tempio fu a lui consacrato e la statua di Avalokiteshvara in legno di sandalo ne divenne la venerata reliquia, poco distante sempre a Ngawang Namgyal si deve la fondazione del monastero di Chagri, centro di meditazione del lignaggio lamaista dei Drukpa meridionali.
Thimphu
Nella regione centro occidentale con la sua valle da un piccolo centro si è estesa la città di Thimphu che conserva il suo patrimonio culturale con i vari edifici e templi, per i quartieri centro meridionali sul colle Doeboom Lam si erge il candido stupa di Thimphu edificato nel 1974 nel classico stile tibetano dalla guglia dorata e gli interni finemente decorati. Oltre i quartieri settentrionali si trova il monastero di Dechen Phodrang, da un’altura che domina la capitale si erge il monastero di Phajoding fondato nel XIII secolo dal lama Shigpo che fu tra i primi diffusori del buddismo, andato quasi in rovina è mantenuto da monaci per conservare quel che rimaneva dell’antico splendore. Poco distante su un’altro colle lo dzong di Simtokha fu edificato nel 1629 per sottomettere un demone che insidiava i viaggiatori da un lama dell’ alto lignaggio Zhabdrung. Al centro del cortile una torre centrale Utse a dodici lati contiene una grande statua del venerato protettore Mahakala, all’interno statue e dipinti di vari Buddha, divinità, le Otto manifestazioni del Guru Rimpoche, i bodhisattva Jampelyang e Shakya Gyalpo. Sempre nei pressi di Thimphu lo dzong di Tashichho venne edificato all’inizio del XIII e ricostruito nella prima metà del XVII, poi danneggiato da un terremoto nel 1897 per essere di nuovo ricostruito, in autunno davanti si riuniscono fedeli e pellegrini per le suggestive cerimonie nel Tsechu di Thimpu nei costumi tradizionali e le rituali danze Cham mascherate.
Punakha
Nello Dzongkha di Punakha Il distretto centrale prende nome dalla storica città di Punakha a lungo capitale, conserva anch’ essa edifici e templi sulle vie del centro, il maestoso Pungtang Dechen Photrang della Beatitudine si erge come una fortezza edificato nel 1638, meglio noto come il sontuoso dzong di Punakha. Con lo splendido panorama verso le montagne alla confluenza dei fiumi Pho Chhu e Mo Chhu cinto da mura, con la centro una torre su sei piani, tra tre cortili ove in uno si trovano un candido stupa, un’ altro le residenze monastiche e il terzo interno il sepolcro del venerato fondatore Ngawang Namgyal, gli altri edifici e sale da preghiera decorate con centinaia di immagini sacre, statue e thangka. A marzo per sei giorni si celebrano le grandi e suggestive cerimonie del Dromche nei costumi tradizionali con le danze rituali mascherate Cham, che ricordo come le più suggestive tra i sacri cerimoniali Tsechu negli altri santuari. Dalla città per la splendida valle di Punakha lungo i fiumi Pho e Mo Chu il territorio è modellato dalle coltivazioni di pregiato riso rosso e bianco distese tra i villaggi con al centro quello di Ritsha dalle case tradizionali tra giardini, orti e frutteti, salendo per le colline di Dompala si trova l’altro villaggio di Limbukha sempre nel suggestivo ambiente tra le risaie. Continuando per la limitrofa valle di Khamsum su un colle dalle splendide viste sulle montagne si erge il chorten Namgyal edificato per la pace e l’armonia nello stile tradizionale dai tetti dorati con gli interni finemente decorati, dalla sponda destra del Mo Chhu su una roccia Il tempio di Nyingpo edificato a metà del XVIII secolo sempre nello stile e decorazioni tradizionali come il monastero di Talo sorto alla fine del XVII secolo con Il lhakhang dalla forma di torre utse circondato dagli altri edifici e le terrazze che scendono lungo il colle con un piccolo chorten bianco e su un crinale che domina le valli di Punakha e Toebesa si trova il monastero femminile Sangchhen-dorji dal candido stupa centrale. Nel territorio di Lobesa, venne edificato il maestoso tempio di Chimi alla fine del XV secolo e ad est si trova il tempio con il monastero di Yonphula, con ricchi arredi interni e dipinti, ogni anno vi viene celebrato il cerimoniale del Yonphu Choedpa.
La valle Phobjikha
Continuando per lo Dzongkha di Wangdue Phodrang, si incontrano fedeli e pellegrini per il lago di Adha Tsho
da dove si apre la vasta e suggestiva valle del Phobjikha, nel territorio centrale dominato dalla catena delle montagne Nere himalayana che si stende nella regione tra le più ricche e varie flora e fauna e oltre al magnifico ambiente naturale, tra centri e villaggi si trova anche il suo patrimonio culturale. Nell’ omonimo villaggio dal XVII secolo Sorge il monastero di Gangteng con il santuario su quattro piani da dove diramano gli altri edifici dalle candite pareti e le finestre colorate circondati dalle ruote di preghiera. La parte superiore in legno dipinto e intagliato con raffigurazioni religiose, il resto con le divinità protettrici, all’interno arredi sacri, dipinti, statue del guru Rinpoche e varie divinità. Quando dall’ altopiano tibetano giungono le Gru dal collo nero sacre ai buddisti a novembre vengono celebrate nelle cerimonie del Tshechu con i monaci e fedeli nei costumi tradizionali che culminano nelle suggestive danze rituali Cham. Poco distante a nord est meno sontuoso si erge sulla scogliera il tempio di Kumbu sorto nel XVII secolo come residenza della divinità Ma Sripa Gyalmo protettrice nell’ antica tradizione Bonpo e verso il territorio occidentale della valle l’ altro e più antico Lhakhang di Damchen.
Bumthang
Nel distretto centro settentrionale di Bumthang disteso per la sua valle , oltre agli antichi centri tradizionali, si trovano alcuni dei più affascinanti dzong, il monastero di Kurjey su un colle che domina l ‘ omonima cittadina edificato XVI secolo, lo dzong di Jakar ospita alcune antiche reliquie e una statua del Buddha Sakyamuni del VII secolo, mentre il pavimento in legno è intarsiato con turchese e altre pietre preziose. Non distante al VII secolo risale la prima fondazione del lhakhang di Jambay , tradizione vuole che il sovrano tibetano Songtsen Gyampo lo fece edificare assieme ad un altro centinaio in un solo giorno sul corpo di gigantesco demone per rinchiuderlo tra il Tibet e il Bhutan. Continuando per la valle del Bumthang , oltre il sacro lago ardente Membar Tsho, fondato nel XIII secolo si trova il monastero della roccia alta a Thowadra su un antico eremo dove meditò Padmasambhava, sovrastanti la rocca e la sorgente sacra di Gelongma Pelmo con il trono di pietra di Guru Rinpoche, frequentato da pellegrinaggi e luogo di meditazione. Nei pressi della cittadina di Chamkhar il grande monastero di Tamzhing fu edificato nel 1501 come altri nella regione dal venerato maestro Pema_Lingpa della scuola Nyingma dagli interni finemente decorati con statue e dipinti, qui il maestro elaborò le particolari danze sacre per le suggestive celebrazioni del Tshechu. Poco distante sulla riva sinistra del fiume Chamkhar il monastero di Kenchogsum edificato nel VII secolo dal sovrano tibetano Trisong Detsen, un’altra tradizione vuole che sia uno dei templi fondato dall’altro re Songtsen Gampo con il suo Lhakhang dei Tre Gioielli. All’interno le statue decorate di Vairocana e Avalokiteshvara più antiche, oltre quelle dei grandi maestri Nyingmapa , sulle pareti affrescate i dipinti del XVIII secolo. Tra i rilievi della valle di Trang su una parete rocciosa il suggestivo monastero di Kunzangdrak anch’esso legato a Pema Lingpa e ne contiene le reliquie tra gli arredi, statue, affreschi e dipinti. Sulla riva del fiume Tang Chuu vicino il villaggio di Misethang si trova il Tang Rimochen, con il tempio sorto ove Padmasambhava rimase in meditazione con Yeshe Tsogyal sua discepola e consorte spirituale assieme all’altra sua consorte celeste Mandarava che vi lasciarono le loro venerate impronte. Sulla parete rocciosa dietro al tempio il sepolcro della figlia del sovrano tibetano Thisongdetsen regnante nell’VIII secolo, assieme alle preziose Chiavi mistiche del futuro, ad est nella valle il monastero di Lhodrak Karchu edificato recentemente per preservare la cultura tibetana.
Lhuntse e Mongar
Il nord orientale distretto del Lhuntse è tra i più remoti e dal magnifico ambiente ove vi si estende Il vasto Centennial National Park di Wangchuck e all’ estremità nord orientale nell’omonima valle la riserva di Bumdeling tra laghi e foreste popolate da una ricca fauna e una gran varietà di uccelli. Dal paesaggio spettacolare, con scogliere che dominano le suggestive gole percorse da fiumi, foreste e villaggi tradizionali, ove quello di Dungkar è celebrato come luogo originario della dinastia regnate Wangchucked, ospita i suggestivi dzong, templi, santuari e centri di pellegrinaggi del Lhuentse. Si annunciano con la grande statua del venerato Padmasambhava di Takila e qui si trovavano i leggendari e mistici otto dzong di Singye nel mito trasformati ed incastonati tra le rocce dal Guru Rinpoche e celebrati nel vicino monastero. Da un piccolo tempio rovina è stato restaurato il gompa di Yodra nello stile e decorazioni originarie, alla fine di una stretta valle seguendo il corso del fiume Kuri Chhu sulla sponda orientale dalle roccesi erge lo dzong di Lhuntse fondato nel XVI secolo poi restaurato con cinque templi e altri due in basso. Continuando lungo il fiume si trova il tempio di Kidlung e con un brave percorso oltre un ponte sospeso il tempio Nagtshang di Thimyul con il candido stupa edificato il secolo scorso, nell’ omonimo villaggio al XVII secolo risale la prima fondazione dello dzong di Jangchubling poi ampliato come lo si trova. Dalle più ridotte dimensioni quello di Khowchung edificato nel 1505 che conserva le ricche decorazioni, oltre l’ alto piccolo tempio di Karphu su un colle come centro di pellegrinaggi sorge lhakhang di Gonpakarp del XIX secolo dal simile stile e decorazioni tradizionali del lhakhang di Garmey nel centro di Tungkhar, per una scogliera con dipinti sacri si trova il venerato monastero di Rinchen Bumpa ove tra ottobre e marzo dopo il raccolto i pellegrini salgono e vi rimangono una settimana in preghiera. Dal Lhuntse attraverso il parco nazionale di Phrumsengla tra montagne e foreste popolate da fauna endemica, si sale per l’ alto passo Thrumshing e tra spettacolari scenari si scende nel distretto centro orientale del Mongar che prende nome dalla sua città dominata da un colle con lo dzong di Mongar ove giungono fedeli e pellegrini per le grandi e suggestive cerimonie del Sipa-Chi-Doe e Damsi Torma di Mongar. Verso il villaggio di Thidangbi si trovano I resti dell’ antico dzong di Zhongar, in quello di Gortsom si celebrano con gli antichi riti Bon e buddisti le cerimonie dell’ Iha per la fertilità e i raccolti, dal villaggio di Serzhong un percorso sale alla sacra grotta di Aja Ney tra i leggendari e venerati luoghi di Guru Rinpoche ove giungono pellegrini in una mistica atmosfera. Continuando su un colle che domina il corso del fiume Drangmechu e la sua valle lo dzong di Trashigang fu edificato nel 1659 come fortezza a difesa delle incursioni tibetane, non distante tra le lussureggianti risaie al VIII secolo risale la fondazione del tempio Gom kora ampliato nei successivi su due piani dagli interni decorati ed affrescati tra arredi sacri statue con sale che custodiscono preziose reliquie
Trashigang
Dal Mongar a nord est si entra distretto di Trashiyangtse ove si incrociano i confini indiano e tibetano dal territorio in parte protetto dalla riserva naturale di Bumdeling con all’ interno come capoluogo del distretto si trova la cittadina di Trashi Yangtse da dove seguendo il corso del fiume Chu Kulong tra i lussureggianti rilievi emerge il candido stupa nel chorten di Kora edificato nel XVIII secolo sul luogo ove fu sottomesso un demone. Oltre il centro di Duksum passando per villaggi tradizionali tra campi e risaie si scende a sud nel limitrofo distretto di Trashigang, percorso dalle antiche vie che collegavano l’ Assam indiano e il Tibet, verso l’ India vi scorre il fiume Drangme Chhu come è qui noto il Manas attraverso un suggestivo territorio in parte protetto dal reale parco nazionale del Manas dalla ricca fauna endemica. Su una scogliera che domina la valle a difesa delle incursioni tibetane nel 1659 venne edificato lo dzong di Trashigang con il suo monastero dai templi che diramano dal santuario Goengkhang consacrato alle divinità protettrici riccamente decorato. Divenuto centro per l’amministrazione della regione vi si è estesa la città di Trashigang che conserva edifici in stile tradizionale, da est vi giunge la lunga via della Lateral Road che percorre l’ intero Bhutan meridionale da Phuentsholing. Attraverso il territorio ove si stende la riserva di Sakteng, si scende per l’ estremità sud orientale nello Dzongkha di Samdrup Jongkhar lungo il confine meridionale con l’Assam indiano ove il distretto prende nome dalla città di Samdrup Jongkhar. Edificato recentemente come fortezza ma nello stile tradizionale vi si trova l’ omonimo dzong che ospita gli uffici amministrativi, nel centro su tre piani si erge Il tempio di Zangdopelri come dimora celeste di Guru Rinpoche con il suo nuovo monastero e sempre sul confine il territorio è protetto dalla riserva di Jomotsangkha distesa tra le foreste con una ricca fauna. La regione orientale era parte della storica provincia del Kurmaed ove si incrociavano le vie tra la Cina e l’ India a sud attraverso l’ Assam e il Bengala nord occidentale indiano giunge nella città di Darjeeling da dove risalendo per le montagne si continua per la regione del Sikkim, mentre tornando a nord nel Trashiyangtse dal confine con il suo suggestivo territorio e antica cultura si apre il Tibet.
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