Il regno del Sikkim
Tra i paesi dell’ Himalaya Il più ridotto territorio del Sikkim si stende lungo le montagne a sud del Tibet dalla regione più orientale del Nepal e verso est fino al regno del Drago in Bhutan, suggestivi ambienti tra le vallate dominate dalla catena himalayana ove sono sorti centri, città e villaggi circondati da risaie che da secoli hanno modellato i rilievi e ove da generazioni si tramandano antiche tradizioni poi legate alla diffusione del Buddismo nelle dottrine tibetane. Qui l’antico popolo dei Lepcha di stirpe tibeto birmana nel VI secolo estese il suo territorio e dall’ epoca inizia la lunga storia del Sikkim, poco dopo il capo Thekung Adek riunificò tutte le tribù e i clan putsho nominandosi come sovrano Panu per regnare su parte del territorio mentre quello più settentrionale del Limbuwa rimaneva dominio delle tribù Yakthung del popolo Limbu diviso anch’ esso in clan guidati dagli Hang che formavano i dieci governi tribali. Legati tra loro dalla lingua Rong, costumi e tradizioni dell’ antico politeismo animista religioso Mun dalle pratiche sciamaniche che ancora rimangono da quando secondo la tradizione IL guru Rmpoche venerato come Padmasambhava nel IX secolo giunse in questa regione e vi introdusse la dottrina tibetana del Buddismo , storicamente diffuso più tardi che altre popolazioni convertite integrarono alle antiche tradizioni. Oltre a quello dei Lepcha e Limbu nel periodo medioevale si estese il territorio del popolo dei Magar nepalesi che a lungo governarono i rispettivi domini fino al 1642 quando il lama Phuntsog di Namgyal venne consacrato capo religioso e unico sovrano della regione come il primo Chogyal dei dodici che si sono succeduti per oltre tre secoli nel regno del Sikkim da lui fondato. Nella regione occidentale venne esteso un vecchio centro ove sorse la prima capitale nella città di Yuksom con nuovi quartieri, palazzi, chorten e templi buddisti in gran parte conservati come li si trovano, dopo Phuntsog Namgyal nel 1670 come secondo sovrano Chogyal salì al trono il figlio Tensung inaugurando un fiorente periodo dopo aver trasferito la capitale da Yuksom a Rabdentse che vi rimase fino alla sua distruzione nel 1814 dall’incursione del regno nepalese di Gorkha. Nello stesso periodo il regno del Sikkim sostenne l’espansionismo della compagnia britannica East India nella regione con il conflitto combattuto per due anni dal 1814 con la guerra anglo nepalese di Gorkha conclusa nel 1816 con la cessione di territori occidentali ai britannici e il trattato per la pace ed amicizia di Sugauli. Il Sikkim rimase indipendente fino al 1853 quando divenne protettorato coloniale del British Raj e vi rimase fino all’ indipendenza dell’ India nel 1949, il partito State Congress del Sikkim sosteneva l’ annessione del nuovo stato indiano, mentre a favore del regno indipendente vi si opponeva il partito National iniziando un movimento sostenitore di un nuovo governo autonomo costituzionale. Represso nel 1950 dall’ultimo Chogyal e sovrano Palden Thondup con l’ aiuto dell’ India rimanendone protettorato e vi rimase fino al 1975 quando con un referendum per l’ abolizione della monarchia in Sikkim il paese divenne uno stato dell’ unione Indiana.
Nel mondo Lepcha
Il popolo dei Lepcha ha convissuto per secoli con i Limbu, Bhutia, comunità di nepalesi e le altre popolazioni del Sikkim legate in parte da comuni tradizioni fondate sull’ antica religione Mun politeista ed animista dalle pratiche sciamaniche che si è integrata al Buddismo tibetano dopo la sua diffusione nella regione con la tradizione Rnyin Ma Pa della scuola Nyingma in una sintesi con il culto di divinità protettrici invocate dai lama in segrete formule esoteriche trasmesse ai novizi nei monasteri assieme agli antichi testi attribuiti a Padmadambhava e ai suoi discepoli dalla lettura cantilenata durante le lunghe cerimonie nei monasteri accompagnate da trombe e tamburi. Cuore dell’antico territorio tradizionale Lepcha è la suggestiva valle di Dzongu che ricordo dal difficile accesso durante la stagione delle piogge oltre all’ ottenimento di speciali permessi per questa resctrict area indiana, ma sempre ben accolto nei villaggi tra i rilievi montuosi, in ognuno ospitato nelle abitazioni in bambù Li, in tutti un tempio buddista come centro della vita spirituale e comunitaria, fondata sulla solidarietà dalle regole ispirate ad una grande libertà e profondo rispetto per il prossimo. Ogni comunità é divisa in vari clan ptso che riuniscono più famiglie governati collettivamente negando ogni forma di autorità istituita se non quella spirituale dei lama. Uomini e donne hanno stessi diritti e doveri, nella libertà individuale anche il sesso ne é parte prima e dopo il matrimonio, una moglie può avere rapporti con i fratelli o i parenti stretti del marito e può contrarre un matrimonio poliandrico con cerimonie distanziate di un anno vivendo assieme, ma i figli dalle varie unioni sono considerati del fratello maggiore e nipoti degli altri. Anche l’ uomo può avere più mogli, ma la donna ha sempre la sua libertà decisionale ed è consuetudine divorziare di comune accordo, conflitti matrimoniali e adulterini sono assenti, così come quelli di proprietà, mentre attività quali furto, violenza o omicidio sono considerate inconcepibili e puniti. La società è fondata dalla più antica tradizione arricchita ed integrata dal buddismo in una sintesi che si manifesta nelle cerimonie di nascita e funebri, ogni nascita viene preceduta da pratiche propiziatorie e subito dopo l’evento il neonato viene benedetto dal lama, ricevendo doni e festeggiamenti mentre il lama consulta gli astri e ne elabora l’oroscopo, infine con la cerimonia dell’imposizione del nome fa parte del clan ptso e riceve un educazione spirituale e sociale. Fondate sul Buddismo le pratiche religiose accompagnano l’esistenza al distacco dello spirito con la morte per poi reincarnarsi seguendo il suo Dharma nelle vite successive fino all’ Illuminazione per entrare nel Nirvana, quando si avvicina la fine il lama esegue il rito del phowa staccando un capello da dove deve uscire l’anima nel trapasso per vagare prima di reincarnarsi. Dopo vengono eseguite pratiche magiche e astrologiche per favorire lo spirito verso la nuova vita predestinata fino alla tradizione del funerale Celeste tibetano con il suo smembramento da dare in pasto ad avvoltoi o quello più diffusi della cremazione, poi continuano le offerte ad una immagine del defunto che viene bruciata e sostituita da una nuova quotidianamente fino a quando lo spirito vagante trova una reincarnazione. Oltre agli altri i Lepcha sono devoti algrande santuario del buddismo è il venerato monastero Pemayangtse di Pelling raggiunto attraverso i magnifici paesaggi del Nye Mae El per poi seguire un lungo tratto nelle suggestive gole del fiume Tiste e riuscirne ove si erge il monastero e ne ricordo all’ interno monaci riuniti per ripetere le antiche formule tantriche e i sacri testi tramandati dal lama sotto la guida del venerabile Samte Dorje, reincarnazione del fondatore. La musica delle trombe e tamburi accompagnano la cantilena che si diffonde tra le sale del monastero ove si svelano gli affreschi delle pareti, vicino lo Zangdok Pal Ri che riproduce la dimora celeste di Padmasambhava come fu descritta dalle visioni mistiche di Lhatsun Chempo, costruito pazientemente dal lama Dungzin Rimpoche.
Popoli del Sikkim
Oltre al più numeroso dei Lepcha nei loro villaggi tra le risaie, centri e cittadine, tra gli altri popoli tradizionali del Sikkim praticanti delle scuole lamaiste Nyingma e Kagyu, sono i Bhutia di origine tibetana, mentre di tibeto-nepalese sono gli Yakthung meglio noti come Limbu che, diversamente dagli altri, praticano culti legati alla tradizione mitologica dei testi Thungsap e Peysap del Mundhum di antiche origini spirituali legate anche a pratiche sciamaniche, infine comunità nepalesi in gran parte induiste di Gurkha assieme a Sherpa e Tamang. In diversi villaggi sono mantenute le antiche tradizioni sciamaniche n nelle pratiche dei Jhakri con i rituali per favorire i raccolti, le cerimonie funebri e matrimoni, oltre alla cura degli infermi e la comunicazione con gli spiriti dei defunti, integrate nelle tradizioni Yungdrung del Bon e il buddismo tibetano, in parte simili alle ritualità del popolo dei Rai noti anche come Khambu nelle cerimonie dei sacerdoti sciamanici Nakchhong. Nel suggestivo territorio della foresta popolato da uccelli e una ricca fauna endemica, la storia dei Lepcha e Bhutia si ritrova nel e venerato e sito di Kabi Lungchok ove le due popolazioni stabilirono un trattato di fratellanza che ha lasciato i suoi resti con al centro la pietra della fratellanza e attorno le grandi statue dei fratelli di sangue che hanno condiviso il trattato e ogni anno vi si tengono cerimonie rituali che lo ricordano, non distante da uno più antico all’inizio del XVIII secolo venne riscostruito il monastero di Phodong in stile tibetano dalle pareti affrescate. Nel Sikkim indipendente il Buddismo di tradizioni tibetane è stata a lungo la religione ufficiale con i suoi stupa, chorten e monasteri , divenuto poi stato indiano gran parte della popolazione pratica l’ Induismo, nei vari templi e santuari, anch’ essi da ricercare tra centri, città e villaggi in un affascinante itinerario.
Yuksom e Pelling
Di difficile accesso dal Nepal Il distretto del Sikkim occidentale si stende lungo il confine tra le montagne ove nel 1642venne fondata la prima capitale del regno a Yuksom e nel 1701 vi venne edificato il primo grande e venerato monastero di Dubdi in stile tradizionale tibetano su due piani con una torre e la cupola dorata Gyaltshen a campana, all’ interno decorato due navate laterali dove ospitano rari manoscritti e testi rituali. Da esso inizia il circuito dei pellegrinaggi buddisti passando per la città di Pelling dai vari edifici storici e religiosi, tra gli altri su un colle sempre in stile tibetano secolo sorge il monastero di Sanga Choeling fondato nel XVII secolo, sempre dal simile stile poco fuori dalla città allo stesso periodo risale l’altro grande monastero di Pemayangtse che si erge su un colle con lo sfondo delle montagne innevate, tra i più venerati in Sikkim del Buddismo tibetano venne fondato dal lama Lhatsun Chempo nel 1647,come altri nella regione nell’ ordine e Nyingma derivato della scuola tantrica Vajrayana del Guru Rimpoche venerato come Padmasambhava. Edificato su tre piani dalle pareti affrescate e decorazioni, tra le altre statue ospita quelle di Padmasambahva e le sue due consorti, nella sala del tempio centrale Lakhang rappresentato nella sua forma irata come Dorje Bhurpa Vjarakila con più teste e braccia. il monastero di Pemayangtse con i suoi templi è uno dei grandi centri di pellegrinaggi nella regione e dai giardini con le residenze monastiche affaccia sui resti del palazzo reale e alcuni chorten della seconda capitale Rabdentse distrutta dai nepalesi nel 1814. La via dei pellegrinaggi passa per il sacro luogo ove la dea Sita lasciò le sue impronte nello sperone roccioso del Rani Dhunga venerato come Sita Paila, poco a nord ovest oltre il ponte Singshore, le cascate di Kanchenjungha e Changey , splende il lago Khecheopalri sacro ai buddisti nei loro pellegrinaggi continuando per l’altro sacro lago Kuthok con il chorten di Norbugang edificato nel 1642.La via termina ove sul colle tra i fiumi Rathong chu e Rangit nel medesimo stile tibetano e fondato nello stesso periodo degli altri si erge il monastero di Tashiding tra la piazza del mercato Sinek nell’ omonimo centro con il gompa Sinolochu da dove si accede attraverso una via con le sacre pietre Mani, bandiere e ruote di preghiera ove si apre l’ ingresso che porta agli splendidi edifici tibetani finemente decorati del Tashiding con il grande gompa Chogyal Lhakhang,, quattro chorten e la sala di preghiere Tsenkhang fino al Lhakhang consacrato al Guru Rinpoche con nei pressi la scuola e gli alloggi monastici, ogni anno vi si tengono la grandi cerimonie del Bhumchu tibetano consacrata a Padmasambhava con l’ esposizione del vaso contenente la sacra acqua da lui lasciata custodito nel monastero.
Kangchenjunga
Nel territorio parte del definito sacro paesaggio dell’ Himalaya tra grandiosi scenari che dalle montagne si stende verso nord nel distretto del Sikkim settentrionale più vasto e meno popolato, sul confine nepalese ad ovest si erge il maestoso massiccio del Kangchenjunga che con la sua più alta vetta di 8.586 metri è la terza al mondo, avvolto nelle leggende come dimora della divinità Dzö-nga che si manifesta nello Yeti chiamato dalle popolazioni locali Meh-Teh. Considerato sacro al buddismo Buddismo tibetano alle sue pendici si trova una delle nascoste valli Beyul che dona l’ immortalità, secondo la tradizione celata e protetta dalle divinità per volere del venerato Padmasambhava e all’inizio del XVIII vi venne edificato il gompa esteso nel monastero di Tholung raggiungibile per un lungo percorso a piedi. Attorno al Kangchenjunga attraverso il passo del Goecha La , da dove si può giungere al campo base, lungo il grande ghiacciaio del Zemu con un’ affascinante itinerario nel suggestivo, in parte protetto dal vasto parco nazionale del Khangchendzonga. Per il suo magnifico territorio dichiarato patrimonio naturalistico mondiale Unesco, ospita una ricca fauna endemica con oltre cinquecento specie di uccelli e varie di mammiferi come asini e ovini ribetani cervi muschiati, gli orsi nero e bradipo himalayani, leopardi delle nevi e varie altre specie rare, estesa nella limitrofa riserva del Fambong Lho e continuando oltre il confine nepalese nella vasta riserva che ne prende nome come parco del Kanchenjunga, mentre poco a nord oltre quello tibetano per splendide vallate nella vicina riserva tibetana di Qomolangma.
Namchi e Pakyong
Sempre lungo il confine nepalese per la catena del Singalila verso il Bengala occidentale la splendida flora endemica è protetta dalla riserva dei rododendri Varsey, scendendo a sud ovest attraverso il santuario faunistico di Maenam dalla flora celebre per le piante medicinali, si entra nel distretto del Sikkim meridionale per il territorio disteso tra i vari villaggi e poco oltre una comunità tibetana si trova la cittadina di Ravangla ove per celebrare la nascita di Gautama nel 2006 è stato edificato il parco del Buddha attorno la grande statua dell’ Illuminato e nel quartiere Kewzing, consacrato all’ antico culto himalayano il monastero Bon di Yung Dung, poco fuori da un più antico sito dall’ordine buddista della scuola Kagyu tibetana è stato ricostruito e il nuovo monastero di Ralang Continuando tra i villaggi si stendono le grandi piantagioni di tè del Temi sui rilievi ondulati in un suggestivo territorio per giungere al capoluogo del distretto nella città di Namchi con i suoi nuovi chorten e gompa oltre templi hindu divenuto un centro di pellegrinaggi nel colle di Samdruptse ove si erge la più grande statua che raffigura il venerato Padmasambhava. Oltre il colle di Tendong circondato dalla foresta poco fuori dalla città si trova il monastero di Ngadak anch’esso meta di pellegrinaggi e nei pressi del villaggio di Barfung il gompa Doling. Da Namchi e il suo territorio si continua nel distretto più orientale del Sikkim che dal 2021 a sud est è stato diviso nell’altro distretto di Pakyong tra le valli ove dalle sorgenti nell’ Himalaya orientale scorre il fiume Teesta, seguendone il corso ove si incrocia con l’ altro fiume Rangpo ne prende nome la cittadina di Rangpo e continuando su una sponda sorgeva l’ antico centro di commerci esteso nella città di Rorathang che del suo passato oltre alcuni edifici conserva l’animato mercato settimanale dell’ Haat baazar. Ad est si accede al territorio protetto dalla riserva del Pangolakha tra le omonime montagne popolata da una ricca fauna endemica che continua tra laghi, cascate, villaggi e gompa nell’altrettanto suggestivo territorio dell’Aritar limitrofo, tra le montagne himalayane è arroccato il villaggio di Dzuluk ove transitava l’ antica via per il Tibet dal Sikkim orientale, sempre lungo il Rangpo da un altro antico mercato sulla rotta commerciale con il Tibet si è estesa la città di Rongli e continuando si trova il capoluogo del distretto nella città che ne prende nome come Pakyong.
Gangtok
Da un piccolo villaggio con la costruzione del monastero di Enchey nel 1840 per l’ ordine buddista tibetano Nyingma si estese il centro divenuto la città di Gangtok durante il protettorato britannico nel regno del Sikkim, alla fine del XIX secolo da Tumlong vi venne spostata la capitale e vi rimase per tutto il periodo dell’ indipendenza del Sikkim continuando ad esserne capitale dopo il 1975 quando divenne uno federato indiano. Divenuto anche grande centro di pellegrinaggi hindu e buddisti, oltre il più vecchio tempio induista di Thakurbari fondato nel 1935 e il Ganesh Tok, lasciando il centro verso la parte superiore della città si trovano gli edifici dell’ altro grande tempio hindu di Hanuman Tok edificato nel 1952 consacrato all’ omonima e venerata divinità dalle sembianze di scimmia e protettore della saggezza Hanuman. Costruito dall’ ordine Nyingma nel 1945 e consacrato a Padmasambhava il candido stupa Do-drul si erge tra i due chorten e il Lakahang con le statue del venerato Guru Rinpoche, vicino il monastero altre grandi raffigurazioni di Padmasambhava. Più in basso, edificato nello stile tradizionale, l’ istituto Namgyal di tibetologia è stato aperto nel 1958 per preservare cultura, tradizioni ed arte tibetana poco fuori si trova il centro di Sa-ngor come unico monastero edificato dall’ordine Sakya del buddismo tibetano nella regione. A nord-est della centrale ed animata piazza del mercato su un colle dalla sua prima fondazione del XIX secolo nel 1909 venne ricostruito il grande monastero di Enchey nello stile di pagoda con una splendente cupola dorata dai pilastri scolpiti gli interni e finemente decorasti da arredi sacri, statue e raffigurazioni del Buddha , Padmasambhava, Loki Sharia e altre divinità con al centro la sala delle preghiere affrescata, ospita una gran varietà di maschere rituali adoperate nelle danze durante le grandi cerimonie annuali. Tra tutti i grandi centri di pellegrinaggi buddisti poco fuori dalla città si erge il e venerato monastero di Rumtek come il più grande del Sikkim dal lignaggio buddista Kagyu tibetano della scuola Karma aperto nel 1966 nel più tradizionale e sontuoso stile tibetano dalla facciata splendidamente decorata con gli interni ricchi di affreschi, dipinti, statue ed arredi sacri ove si tengono le quotidiane preghiere e cerimonie dei lama in un’ atmosfera di suggestiva spiritualità tra fedeli e pellegrini. Lasciata la città per risalire tra le montagne splende il lago Tsomgo dai magnifici cromatismi cangianti con le stagioni sacro all’induismo e buddismo ove ogni anno in estate si riuniscono fedeli e pellegrini nelle cerimonie del Purnima diffuso nella regione consacrato ai vari saggi Guru che hanno seguito il percorso spirituale del Karma Yoga e da qui si stende il suggestivo territorio tra una ricca flora e fauna endemica di montagna protetto dalla riserva alpina di Kyongnosla.
Darjeeling
Tra le montagne himalayane orientali si aprirono le vie per i commerci sul percorso che dal Tibet vi passava per la regione nord orientale indiana attraverso la valle del Chumbi con i suoi centri e villaggi che si stende al sud dell’ altopiano tibetano ove per l’alto passo himalayano Nathu La, proveniente da Gangtok la via collega la regione al Bengala Occidentale per la città di Kalimpong e il suo territorio parte dell’autonoma regione indiana del Gorkhaland ove si allunga il territorio bengalese occidentale nel suo più settentrionale distretto di Darjeeling . Legata a quella del Sikkim con il suo territorio la storia di Darjeeling iniziò durante la colonia britannica nel XIX secolo quando nel 1841 Archibald Campbell vi fondò le grandi piantagioni del pregiato tè Darjeeling che ancora si stendono ordinate sui colli in un affascinate paesaggio ove da uno dei fiorenti centri commerciali si è estesa la citta Darjeeling che prende nome dalla regione. Dalla città bengalese nord occidentale di Siliguri vi si arriva salendo attraverso suggestivi paesaggi, piantagioni, centri e villaggi con la vecchia ferrovia dell’Himalayan a scartamento ridotto aperta nel 1881, in un affascinate itinerario con i vagoni dell’ epoca e la locomotiva a vapore dichiarato patrimonio culturale Unesco . L’ Induismo e il buddismo Vajrayāna assieme ad atre tradizioni sono fondamento culturale di Darjeeling che oltre ai vari e frequentati templi si manifesta nelle grandi cerimonie e feste religiose diffuse in Sikkim e Bengala, tra le altre il Tihar che si celebra per cinque giorni in autunno simile al Diwali induista indiano, così come le celebrazioni del Dol Purnima sono parte della grande festa della primavera praticata dalla tradizione induista nell’ Holi che continuano con le altre feste primaverili del Rama Navami per celebrare la discesa di Vishnu come emanazione di Rama. I buddisti celebrano Il capodanno tibetano Losar tra febbraio e marzo e la nascita di Siddhartha Gautama con la festa del Jaymti in primavera, dalle antiche tradizioni sciamaniche poi integrate al buddismo , il popolo Rai dei Khambu due volte all’anno in primavera ed autunno celebrano il Sakela con le danze rituali nei costumi tradizionali, simile alle cerimonie delle altre popolazioni di stirpe sino tibetane Kirati. Comune a tutti d’ ogni fede con le varie manifestazioni tradizionali, culturali ed artistiche si tiene l’animato carnevale di Darjeeling per dieci giorni in inverno per rappresentare il patrimonio culturale di tutte le popolazioni della regione. Lo storico centro coloniale dirama ove affacciano gli edifici e palazzi vittoriani nella piazza Chowrasta e da dove si incrociano i viali Nehru e Bhanubhakta Sarani, si sale sul colle dell’ Osservatorio dalla vista con sulla città e le cime innevate con il massiccio del Kanchenjunga, vi si trovava il monastero buddista Dorje-Ling distrutto dai nepalesi nel 1788 e ricostruito come monastero di Bhutia nell’omonimo vicino centro. Al suo posto nello stesso periodo venne edificato Il grande tempio hindù di Mahakal con le bandierine di preghiera e campane sulla via che sale al santuario centrale consacrato a Shiva ove si ergono tre lingam dorati che rappresentano le divinità Brahma, Vishnu e Maheswar. Vi si trovano anche statue di divinità buddiste, un candido chorten tibetano con le reliquie del lama Dorjey Rinzing fondatore dell’ antico monastero e il tempio è venerato dai fedeli di entrambe le religioni con sacerdoti hindu e lama che vi officiano le cerimonie assieme, mentre dal santuario diramano altri templi minori consacrati a varie divinità hindu. Oltre ai templi centri di pellegrinaggi hindu e buddisti sul colle dell’Osservatorio, sono sorti diversi gompa del buddismo tibetano, poco fuori dalla città il Yiga Choeling con il monastero di Ghum fondato nel 1850 ed esteso all’ inizio del XX secolo come centro della scuola Gelug dallo stile e decorazioni tradizionali con all’ interno la venerata grande statua del Buddah Maitreya nei pressi Il monastero di Samten Choeling dal medesimo stile con una vasta biblioteca di testi sacri ed oltre un centinaio di volumi del canone l buddista tibetano Kangyur. Tra gli altri Nel 1914 venne edificato il monastero Mag-Dhog Yolmowa di Aloobari consacrato al Buddha Gautama e Padmasambhava con diverse rappresentazioni all’ interno e affreschi sulle mura e che conserva anch’ esso antichi manoscritti sacri, sull’ omonimo colle è stato fondato nel 1959 il centro per i rifugiati tibetani di Lebong che ospita le famiglie depositarie delle tradizioni ed artigianato e a rappresentare l’armonia tra popoli e religioni nel 1992 tra i colli di Jalapaharè stata edificata la grande e candida Pagoda della Pace di Darjeeling. Alla sua estremità meridionale qui termina l’ itinerario nel Sikkim o vi inizia seguendolo a ritroso , ad ovest si può continuare in Nepal attraverso la suggestione dell’ Himalaya tra centri, città, villaggi ove sono sorti templi hindu e santuari buddisti, mentre ad est sempre tra maestosi scenari si ritrova l’antica cultura e le tradizioni buddiste nei palazzi e monasteri nel regno del Drago in Bhutan.
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