Salendo tortuosa la strada che segue antichi sentieri, Sorano sorge improvvisa cesellata nella rocca di tufo a dominare colli vellutati di verde e campi che variano i colori di stagione, tutto attorno si rincorrono i millenni da grotte preistoriche a resti neolitici e poi le memorie degli Etruschi che anche qui furono i signori prima dei romani, longobardi, medioevali dinastie e diocesi, senesi, fiorentini e tutto ciò che unisce la Maremma nella storia.
Natura generosa di antichi rifugi e spazi ideali ad abitarvi con terre fertili tra il Fiora e il Lente, torrenti e sorgenti d’ acque termali, così che l’ hanno sempre rispettata e Sorano sembra emanarsi da essa modellata sul suo scoglio di tufo ove si arrampica per i vicoli che diramano dalle porte dell’ antica cinta di mura.
Vi si affaccia il medioevo di casupole, palazzi, chiese e un seguirsi di cantine secolari scavate o tratte da grotte che non ha pari altrove, così come i piccoli spazi e terrazze s’ aprono alla vista che s’ allunga lontana sul paesaggio.
Tutto è tufo, anche le mura possenti fin dagli Aldobandeschi, primi signori del medioevo maremmano dopo Longobardi e altre genti di lontano, dal quel secolo XII esse crebbero assieme al borgo che fu tra gli imprendibili da assedi e saccheggi e ben poteva dominare ove passavano quelle vie di commerci e pellegrini verso Roma.
Da una parte la Porta de’ Merli, nei pressi sorge la Cappella della Madonna di Buonconsiglio sotto il suo campanile a vela, sulla facciata si apre il portale tra due finestre che accede ad una sola navata dalle pareti decorate che porta all’ altare ove s’ officiavano le cerimonie più importanti in Sorano, prima che la Collegiata San Nicolò la sostituisse come centro religioso del borgo.Al fine del tredicesimo secolo Margherita di Monfort volle impreziosire con artisti e artigiani da Siena la vecchia chiesa di San Niccolò, l’ opera della contessa fu proseguita ad ampliarla e arricchirla per i duecento anni che corsero al 1509 quando fu elevata a Collegiata, delle severe forme romaniche originali rimane il fondo e poi gli stili si sovrappongono dal rinascimentale al barocco tra le due navate sorte irregolari così che quella a sinistra è di molto più stretta della destra.
Dall’ altra parte delle mura sta la Porta di Sopra, che con quella de’ Merli e la Rocca Aldobrandesca, difendeva Sorano, poi venne su la Fortezza Orsini innalzata da quella dinastia giunta a governare la contea e infine furono i Lorena, che presero la Maremma nel Granducato di Toscana, a potenziare nel settecento le difese con il Masso Leopoldino, come qui si chiama il poderoso forte che tutto domina.
A lato della Porta di Sopra sulla piazza a sinistra s’ apre un loggiato che affaccia sui magnifici rilievi di boschi che incastonano i campi, dall’ altra troneggia la Fortezza Orsini che s’ accede dalla scalinata tra due corti per il castello difeso da fossato e mura, lì dimoravano i signori della contea e NiccolòIV Orsini vi chiamò da Siena artisti ad affrescarne le stanze, mentre più tardi sorse la Cappella di Santa Barbara ove i nobili eredi potevano raccogliersi in preghiera nell’austera modestia che la somiglia ad una casetta cinquecentesca.
Invano tentarono di espugnare la fortezza gli assedi da Orvieto all’ inizio del 400 e poi da Siena nel 1416 e nel 1454 entrambe durati un anno, più volte tentarono le armate papaline del vicino Stato Pontificio, mentre nel XVI secolo la fortificazione divenne ancor più possente e inespugnabile. Solo alla decadenza degli Orsini Sorano e l’ intera contea entrò nel Granducato, così che la vecchia fortezza si ridusse a presidio sui confini meridionali e poi abbandonata.
Nella seconda metà di quel secolo sedicesimo d’irata controriforma,tra le tante iniquità Santa Romana Chiesa se la prese ancora una volta con i giudei che cacciò da Roma e diversi s’andarono rifugiando in quel di Pitigliano e qui a Sorano ove ne sorsero le comunità che ben operarono a rifiorire i due borghi.Dalla Porta di Sopra s’ entra nel dedalo dei vicoli che seguono a salire e scendere i frastagli della rocca diramando dalla Via Selvi di antichi ingressi e botteghe che si inseguono passando laddove stava la comunità ebraica e la sua prima sinagoga eretta prima del confino nel ghetto che lo ricorda la via omonima ove e rimangono le tracce su facciate e porte, il vecchio Forno delle Azzime e dell’ altra sinagoga.
Dopo che gli Orsini lasciarono la contea al Granducato de’ Medici in cambio di quella di San Savino, all’ inizio del seicento sorse il ghetto stretto nella via che lo ricorda e dove comincia si notano ancora quei cardini della porta che si chiudeva al tramonto e si riapriva all’alba. Mentre a Pitigliano la comunità è sopravvissuta seppur minuscola, di qui gli ultimi se ne sono andati all’inizio del novecento e tutto ciò che vi avevano lasciato andò in rovina finchè molto dopo s’ è pensato di restituirne la memoria così come la si vede.
Di qui s’ attraversa il borgo a scendere per la Porta di Sotto che da sempre la si chiama de’ Merli, ove si accedeva per un ponte levatoio, da una parte sta la Piazza del Poggio dominata dalla Rocca Vecchia con la fortezza del Masso Leopoldino ove s’accede dalla scalinata che va ad ornare la piazza. La Torre dell’ Orologio svetta medievale sulla rocca che strapiomba ove scorre il Lente tra i boschi e clini di tufo coperti di verde che celano grotte e pertugi dimore e sacrari di remoti antenati.
All’ interno stava la medioevale Chiesa di Santa Caterina che assieme ad altro rovinò di frane all’ inizio dell’ ottocento e poi Leopoldo di Lorena ne ordinò ricostruzione e così la Rocca Vecchia fu il Masso Leopoldino, altro ricordo del benefattore di Maremma che per primo cominciò a bonificarne le terre malsane di malaria.Verso il Fiora sul colle di Montebuono sorge il castello conteso tra gli Aldobrandeschi e papa Bonifacio VIII in quei primi anni del secolo quattordicesimo che vedevano reclamare dallo Stato Pontificio terre di Maremma, così entrò nel patrimonio del vescovado di Orvieto, poi dominio degli Orsini, preso da Siena ed infine da Firenze e il Granducato di Toscana in quel percorso storico simile agli altri centri di queste parti.
Così fu per Montevitozzo preso da Orvieto agli Aldobrandeschi nel 1284 e nel quindicesimo secolo passato a Siena che lo cedette agli Orsini di Pitigliano e da loro ai Medici, simile storia dell’ aldobrandesco Montorio cinto da mura che racchiudono il borgo con il suo castello e la chiesa di Santa Maria, poi ceduto alla contea degli Ottieri ove rimase fino al Granducato. Da Sorano a settentrione vecchie vie seguivano la valle dello Stridolone dominata dal medioevale Castell’Ottieri che fu rocca di signori germanici e poi di quelli di Montorio, quindi presa da Orvieto nel successivo tredicesimo secolo, centro dei conti Ottieri per quattro secoli fin quando ne fecero vendita ai Medici.
Più oltre San Giovanni delle Contee degli Aldobrandeschi, incastrao tra i domini di Siena ed Orvieto e a lungo conteso tra i signori di Sovana, gli Orsini di Pitigliano e gli Ottieri che al fine lo mantennero fino a quegli inizi del seicento quando il Granducato di Toscana fece sue tutte queste terre.
Sulla Vitozza alto medioevale sorse San Quirico che, a distinzione di San Quirico d’Orcia, era chiamato San Quirichino, a San Valentino i sepolcri etruschi e romani testimoniano le antiche origini di una storia passata per la vicina Rocca di Fregiano.
Il borgo di Elmo fu tra gli ultimi feudi di Maremma fino all’editto granducale del 1749 che abolì definitivamente ogni residuo feudale in Toscana, nei pressi la medioevale Abbazia di San Benedetto del Calvello, il monastero benedettino che accolse Ildebrando di Sovana e da questi elevato di rango quando fu papa Gregorio VII. Vi potevano deviare i pellegrini sulla Via Francigena per Roma che transitava non distante nel senese, ma quando i benedettini lo lasciarono per altri conventi, non furono sostituiti e così decadde assieme al fervore religioso ch’ era passato dal medioevo ad epoca che declinava di molto i pellegrinaggi.
Nei pressi delle Terme di Sorano sorge la pieve di Santa Maria dell’Aquila che s’ annuncia da lontano con lo svettante campanile ed accoglie i fedeli dall’austero portale arcuato, il vicino Santuario della Madonna del Cerreto a metà dell’ ottocento sorse a sostituzione della decaduta Santa Maria dell’Aquila e come centro di pellegrinaggio consacrato all’ apparizione della Madonna ad una fanciulla nello stesso periodo della più celebre Lourdes.